FARE DEI BUONI PROGETTI CULTURALI

A cura di: Mario Della Penna

Se vuoi comunicare con Mario Della Penna: mariodellapenna@theorein.it

 Piccole considerazioni intorno al mondo dell'associazionismo

Fare dei buoni progetti culturali, o che almeno nelle intenzioni siano ritenuti tali, è cosa seria e difficile.

Gli operatori culturali che si prefiggono tale scopo, escludendo le grandi aziende, non sono poi tanti.

Coloro che hanno a cuore la promozione culturale nel più dei casi scelgono di costituire un'associazione, perchè tale forma operativa deve rispondere a poche regole semplici, piuttosto che impelagarsi nei mille rivoli della burocrazia e degli adempimenti amministrativi che comporta ancora oggi in Italia, la costituzione di una società ad hoc.

La varietà di interessi e di proposte presenti nel mondo associativo, sono indicatori che dimostrano quanto sia diffusa la partecipazione della cittadinanza a fatti di pubblico interesse.

Negli anni Novanta e nei primi anni del Duemila si registrano molte novità nella regolamentazione del terzo settore. L'associazionismo si è trasformato in un contenitore di attività sociali, culturali e ricreative che si è andato ad affiancare a quello tradizionalmente svolto da grandi organizzazioni sindacali e professionali.

L'inserimento del terzo settore nel Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, è una prova di questo dinamismo inedito dell'associazionismo.

Nella città di Pescara, da quando è stata aperta l'iscrizione all'albo delle associazioni, si sono registrate 315 associazioni, suddivise in 7 consulte di settore. In rapporto al numero di abitanti, la città adriatica, è balzata ai primi posti nazionali, superando in proporzione città come Milano.

Questo dato è un forte indicatore della dinamicità di una città, e dimostra quanto sia avvertito il bisogno e la partecipazione cittadina, a tematiche di natura culturale e ricreativa.

Tuttavia, leggendo nello specifico i vari statuti e le varie relazioni sulle attività svolte o che si intendono svolgere, c'è da dire che tra le pieghe di questo mondo associativo si nascondono diverse anomalie:

  • alcuni bilanci sembrano appartenere più a società per azioni che a semplici associazioni;

  • diverse entità sono state costituite in maniera autoreferenziale e per rispondere ad esigenze elettorali del tale consigliere o assessore di turno;

  • alcune associazioni sono di difficile collocazione nei diversi settori stabiliti o sono doppioni di gruppi già inseriti in altri contesti (es. organizzazioni parrocchiali, militari, governativi, sindacali, rappresentativi di categorie).

Resta inteso, che associarsi a vario livello è un diritto democratico del cittadino, tuttavia contribuire a fare chiarezza e "pulizia civica" in questo settore dovrebbe essere un dovere per chiunque. Veniamo ai fatti strettamente legati all'oggetto di questa riflessione:

La mancanza di un coordinamento tra i vari assessorati competenti e tra le varie associazioni per la programmazione e lo svolgimento di attività culturali, ha provocato e provoca ancor oggi, una frammentarietà di iniziative, prive di un minimo segnale di  progettualità e di una visione complessiva dell'indirizzo culturale a cui si vuole tendere.          

Come detto sopra, se tutti coloro che costituiscono associazioni avessero grandi disponibilità di denaro certamente costituirebbero imprese e non di certo sarebbero costretti ad elemosinare quei piccoli o grandi contributi ad Enti governativi o Fondazioni varie. Detto questo, credo ci sia bisogno di un riordino e di un coordinamento anche tra coloro che erogano contributi per il mondo associativo.

Presentare un progetto ad inizio anno, ed arrivare quasi alla fine di settembre senza conoscere quali sono stati gli esiti delle risposte dei vari Enti a cui sono stati sottoposti, rende impossibile l'attuazione di qualsiasi serio progetto culturale.

Ipotizziamo che si presenti un programma in cui sia stato previsto un convegno, una mostra e una produzione multimediale su un determinato argomento, e si stabilisca un budget di spesa di tot. euro;

messo che si richieda contributi così come da bandi emessi annualmente dai vari Enti governativi (Regione, Provincia, Comune) ed eventuali Fondazioni;

ribadendo come detto sopra, che ognuno di questi organismi, ha i propri tempi e modi di valutare ed eventualmente erogare fondi per le attività ricevute come proposte;     

risulta evidente, che man mano che i mesi passano e si ricevono notizie positive o negative e natura dell'importo ottenuto rispetto a quanto richiesto, i vari progetti subiscono accelerazioni o decelerazioni;

ora chi possiede un minimo di esperienza nell'organizzare progetti culturali, sa benissimo che alcuni elementi sono indispensabili e che non ammettono incertezze di alcun genere, pena l'impossibilità di portare a compimento l'avventura progettuale. In generale è bene precisare che:

  1. Non è possibile impegnare docenti o artisti per tutto l'anno, senza conoscere una data certa, e un budget disponibile, per assicurarsi la loro presenza (molti di loro hanno l'agenda fissata per i prossimi sei mesi); 
  2. Non è possibile neppure prenotare una sala o un auditorium per l'intero anno non conoscendo appunto i giorni effettivi per il loro utilizzo;
  3. Bisogna continuamente rimodulare il progetto rispetto a quello iniziale a seconda delle disponibilità economiche a disposizione.

Il risultato di questo mancato coordinamento e pianificazione, è l'assoluta casualità e frammentarietà degli eventi prodotti.

Chi scrive, in passato ha fatto l'esperienza di partecipare come membro alla commissione cultura del consiglio di circoscrizione di propria appartenenza, e successivamente ha collaborato per alcune iniziative con gli assessorati alla cultura della provincia e del comune della propria città.

Ogni volta che ci si doveva dare delle direttive e degli obiettivi da perseguire ci si scontrava sull'impostazione metodologica generale da imporsi.

Alla fine di ogni riunione è stata sempre scelta l'impostazione di non darsi e non dare specifici indirizzi, lasciando così tutta la programmazione alla libera iniziativa delle varie associazioni o società.

Questa scelta, che può apparire ad una prima lettura, più democratica e rispettosa delle competenze altrui, in realtà nasconde, a mio avviso, una scarsa capacità progettuale, una scarsa visione generale della cultura, la paura di essere impopolari con la conseguente perdita di consenso elettorale, nel caso in cui si scegliesse la soluzione contraria, ovvero quella di indicare il percorso di massima che un assessorato intende seguire e al contempo invitare i vari operatori culturali a dare il proprio contributo in termini di esperienza e capacità progettuale.

Personalmente, avendo forse una visione troppo di taglio universitario, mi sono sempre opposto davanti a questo atteggiamento prudenziale e puntualmente sono stato sempre messo in minoranza. Il prodotto di questa non-scelta produceva allora e ancora produce i seguenti risultati:

  • Le associazioni che rispondono ai vari bandi, oppure che propongono durante l'anno dei progetti, vivono in funzione di un si o di un no. Ma chi le giudica? Con quale competenze? Con quali parametri? Perchè alcune vanno bene ed altre no?
  • Ci sono associazioni che invece non partecipano ad alcun bando, ma vengono chiamate ed inserite nel cartellone per una specie di "volontà divina", o perchè tradizionalmente sono sempre state presenti, qualsiasi schieramento politico fosse a governare (il minor danno che ciò può comportare è un impegnarsi al minimo; tanto chi osa dirmi di no!)
  • Ci sono infine i "grandi nomi" o le grandi compagnie" la cui presenza nel cartellone è indiscutibile. Si spera che la loro comparsa possa servire a reclutare il maggior numero di pubblico o di abbonamenti. Per questa categoria non si bada a spese e non si prova neppure a contrattare sul prezzo e sulla qualità delle loro prestazioni.  

Conclusioni:

Concertazione? Si! Compartecipazione? Si! Ma prima di tutto un progetto alto da voler perseguire e una chiarezza nelle regole con cui competere. In altri termini possiamo riaffermare che:

  • è necessario creare un albo delle associazioni, come giustamente è stato fatto ad esempio nella città di Pescara, è bene suddividerle per consulte di settore; ma è altrettanto necessario entrare nel merito di queste categorie operative perchè spesso le associazioni si registrano in settori culturali e poi di fatto non rispondono minimamente a tali requisiti;
  • è necessaria una vigilanza più attenta, in modo da allontanare quelle entità camuffate da associazioni, perchè falsano "il mercato".
  • gli amministratori, nell'allestire i vari programmi, dovrebbero coordinarsi tra loro e non farsi concorrenza (il più delle volte sleale);
  • se l'amministrazione pubblica non dispone di personale all'altezza del compito o non sufficientemente motivato per occuparsi di ideazione, progettazione e allestimento di attività culturali, e pertanto richiede il supporto di esperti esterni, allora questi dovrebbero essere remunerati e magari iscritti in appositi albi professionali che ne certifichi il loro operato (troppe volte si inventano dei format che riscuotono successo, che una volta presentati al tavolo dell'assessore di turno, qualche furbetto scopiazza o addirittura copia in sana pianta e lo rivende come propria creazione);
  • sull'assegnazione di fondi e sulla gestione in generale del denaro pubblico, andrebbero riviste le regole e applicati dei severi controlli;
  • qualsiasi attività, una volta effettuata, dovrebbe essere relazionata nei dettagli ed archiviata in un apposito registro (servirà a comprendere a fine anno, quante iniziative si sono svolte; da parte di chi; con quale esito; con quali costi; con quale ritorno d'immagine e di contenuto; quanta popolazione è stata raggiunta; quali sono state le presenze per fascia di età; quanti avvenimenti sono stati similari; quante iniziative sono state di respiro locale, quante nazionale o internazionale; quali sono stati i punti deboli; quanto la logistica ha funzionato e in che maniera si è distribuita l'iniziativa nel territorio complessivo; ecc.  

Theorèin - Novembre 2006