LA TEOLOGIA CRISTIANA. APPUNTI PER UN CORSO SISTEMATICO

A cura di: Vito Sibilio
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CHRISTUS TOTUS
Elementi di ecclesiologia cattolica

(prima parte)

“Il mondo è stato fatto in vista della Chiesa”
(Erma)

“Come la volontà di Dio è un atto che si chiama mondo,
così la sua intenzione è la salvezza dell’uomo,
e si chiama Chiesa”

(Clemente di Alessandria)

Il Cristo totale è la Chiesa e la Chiesa è il Cristo totale. Questo perché la Chiesa è essenzialmente e pienamente il Corpo Mistico di Cristo. Di tutte le immagini simboliche che la Sacra Scrittura ha adoperato per lumeggiare il mistero della Chiesa questa è senz’altro la più pregnante. Solo considerandola un organismo mistico, ossia una struttura stabile di strumenti realmente e misteriosamente uniti a Colui Che li adopera, la Chiesa può essere rettamente intesa, sceverando in essa ciò che è essenziale da ciò che non lo è, per cui si configura come una completa realtà umana e divina ad un tempo, una realtà cioè teandrica .

Il grande mistero ecclesiologico promana dunque da quello cristologico, è il luogo del compimento della missione pneumatologica, il frutto di quello soteriologico e si riflette pienamente in quello mariologico e, in subordine ad esso, in quello giosefologico. E’ quindi sulla scia di quanto abbiamo detto nei capitoli precedenti che continuiamo la nostra esposizione.

LA NATURA DELLA CHIESA

Possiamo arrivare a capire la Chiesa come Corpo Mistico solo andando per gradi, solo esplorando dal basso verso l’alto le regioni nelle quali si estende il suo insondabile mistero.

La Chiesa è, anzitutto, l’assemblea dei chiamati, di coloro che fanno parte della comunità –universale e locale – che offre a Dio il culto a Lui gradito: è questo il senso della parola Ekklèsia in greco, che a sua volta rende bene l’ebraico Qal. Essa è infatti la vera Assemblea di Dio, la Qal YHWH . La Sacra Scrittura illustra bene, con le immagini suggeritele dallo Spirito Santo, la reale dimensione di questa Assemblea; in particolare nell’AT le immagini adoperate sono varianti del tema del Popolo di Dio, su cui ci soffermeremo più avanti. Ma assai significative sono le figure del NT. Anzitutto quella dell’ovile, la cui porta è Cristo. Essa illustra la prima e unica condizione per essere nella Chiesa: passare attraverso il Redentore e rimanere in Lui. In questo ovile tutti siamo dunque custoditi, mentre esso stesso è in Gesù. Indi quella del gregge, di cui lo stesso Cristo Dio, adempiendo le profezie (Is 40, 11; Ez 34, 11 ss.), è il Pastore, Che lo guida tramite i capi stabiliti da Lui e Che addirittura dà la vita per le pecore, la cui docilità è dunque l’unica risposta possibile a tanta dedizione. Ancora un’altra immagine è quella del podere o campo o vigna di Dio, coltivato da Lui stesso, datore di vita per le anime. Questo luogo si identifica con ciò che vi cresce: l’Antico Olivo la cui radice sono i Patriarchi e in cui si rincontrano Giudei e Gentili (Rm 11, 13-26); l’Albero di Senape che, nato dal più modesto dei semi, è cresciuto sino a coprire tutta la terra e si è trasformato nelle sue stesse strutture, esplicitando ciò che alle origini era nascosto ; la Mistica Vite, di cui il Padre è il vignaiolo e noi i tralci, mentre essa è Cristo stesso (qui siamo ad un passo dal Corpo Mistico), che ci innesta in Lui per portare frutto . Tutte queste immagini hanno in comune l’idea di Chiesa come una realtà organica, viva. Ma la Chiesa è anche l’edificio di Dio, di cui tutti siamo pietre vive e di cui Cristo è la pietra angolare, scartata dai costruttori ma capace, per decreto divino, di stritolare chiunque abbia la ventura di esserne schiacciato . L’edificio è fondato sui XII Apostoli, ma è costruito solo da Dio. Il suo basamento visibile, Pietro e i suoi successori, sono cristomimetici, ossia il Redentore opera per mezzo loro. E’ la Casa di Dio, perché vi abita il Suo Spirito; a maggior ragione ne è il vero Tempio, appunto di pietre vive, per il culto perpetuo. Queste figure mettono in evidenza sempre l’idea di unità armonica e sacra. Tale realtà, come architettonicamente strutturata, ancor meglio si esprime nell’immagine della Città Santa, la Nuova Gerusalemme, dove Dio vive con gli uomini, contemplata dall’apostolo Giovanni mentre scende dal Cielo, ossia quando diviene così come l’Altissimo l’ha pensata, alla fine del mondo . La città esprime ancor meglio la molteplice unità della Chiesa e la sua armonia.

Questa città è appunto l’umanità nuova, riunita come in un solo organismo per essere Sposa di Cristo, ossia tutta e completamente sua , per generargli sempre nuovi figli nell’economia sacramentale di cui è strumento , e costituirsi quindi come Madre degli Uomini . Tale Sposa e Madre, nata dal Battesimo e quindi Immacolata, fecondata dallo Spirito e quindi Vergine , è unita al Cristo come ogni donna al suo uomo, in modo da fare una carne sola. Infatti la Genesi (2, 24) dice: I due saranno una sola carne. E San Paolo annota che Cristo amò la Chiesa dando il modello sponsale per eccellenza (Ef 5, 25-26). Perciò, dopo lo Sposalizio mistico consumato sulla Croce, Cristo e la Chiesa sono un solo Corpo. Biblicamente, il corpo è la persona che lo possiede. Perciò la Chiesa si unisce a Cristo in una persona mistica. Questa persona mistica è una sussistenza di relazione, ossia La Chiesa esiste e dura solo perché è legata a Cristo. Senza di Lui è nulla, mentre Lui, senza la Chiesa, sussiste di per Sé, sia come Uomo che come Dio, nella Sua Persona Divina. Uscita dal Costato squarciato del Redentore Nuovo Adamo, la Chiesa Nuova Eva è da subito unita a Lui in un vincolo eterno, che la costituisce suo mezzo unico ed esclusivo di salvezza per tutti. In questo evento si capovolge la sorte dell’umanità traviata dalla Colpa: da Adamo fu tratta Eva in modo incruento ed essi diedero la morte a chi nacque da loro, mentre da Cristo fu tratta la Chiesa in modo cruento, per dare la vita a chi rinasce da questa nuova Coppia. Ma, mentre Eva fu unita ad Adamo dopo essere stata tratta e separata da lui, La Chiesa nasce già unita a Cristo, ne è il riflesso, la continuazione, l’integrazione, la pienezza. Esce da Lui senza diminuirlo o separarsi da Lui .

Questo meraviglioso progetto fu voluto da Dio Padre stesso: Egli creò l’uomo perché, modellato su Cristo, gli fosse tanto simile da diventare parte di Lui; perché l’umanità tutta, creata nel tempo, fosse beata nell’eternità per suo gratuito dono. Tale piano, realizzato in Gesù Cristo, è compiuto incessantemente dallo Spirito, che non smette di unire alla Chiesa, nonché di guidare e santificare in essa coloro che sono predestinati. Così l’umanità si eleva oltre la natura e diventa Famiglia stessa di Dio, in Cristo, per lo Spirito, col Padre stesso . In ragione di ciò, la Chiesa nel suo compiersi e nel suo destino ultraterreno sono i veri, unici scopi per cui Dio Uno e Trino ha fatto il mondo, gli obiettivi in vista di cui Egli guida con Provvidenza i fatti storici, non perché essi debbano sboccare nell’eterno, ma perché, con immensa liberalità, Colui Che creò l’universo volle elevarlo fino a Se’, proprio tramite questo mistero . Tale elevazione avviene attraverso il suo componente più alto, l’uomo, che è integrato in Cristo. Egli, tramite tale elevazione, si realizza in tutte le cose, le riunisce a Sé, restaurando e migliorando l’armonia originaria tra Dio, uomo e natura turbata da Adamo. Tale mistero fu prefigurato e preparato nell’Antica Alleanza, ma realizzato solo in Gesù. Egli, Uomo e Dio, è l’unico e vero Fondatore della Chiesa : annuncia il Regno che in essa si manifesta e compie; sceglie i XII Apostoli e Pietro loro Principe; istituisce i Sacramenti che la vivificano; si immola per essa, risorgendo vittorioso e continuando a nutrirla di Sé nell’Eucarestia; manda il Suo Spirito perché scorra in essa come linfa. Perciò Cristo non solo fonda la Chiesa, ma ne è il Fondamento. Il Suo Spirito, Che vuole le medesime cose del Padre e del Figlio stesso, accetta di essere mandato nella Chiesa e vi compie tutte le funzioni abbondantemente descritte nei capitoli precedenti, parlando di Lui e della Giustificazione . In questa maniera i Divini Tre compiono, Ciascuno nel Suo modo proprio, nella Chiesa, il Loro piano di salvezza. Tale piano si compirà definitivamente quando, finito il mondo e separato il grano dalla zizzania, la Chiesa tutta sarà nella gloria, formata da tutti gli eletti, come Pleroma del Cristo, ad opera dello Spirito, per gloria del Padre.

In attesa di quell’evento, la Chiesa rimane nella storia, anche se contemporaneamente la trascende, immersa in essa secondo la logica dell’Incarnazione, carica di tutta la realtà umana, per interagire con essa, fecondarla, animarla, salvarla. Tale dimensione è anche la matrice della sua continua prova: immersa nel mondo, spesso in molti suoi membri e persino in molte sue strutture essa ne è condizionata o appesantita . Ma, in virtù della Grazia, questo appesantimento non rimane fine a se stesso, ma contribuisce, a dispetto di satana, alla realizzazione del disegno di Dio nel mondo. Per questo, come dicevo, la storia della Chiesa è storia e teologia insieme, mentre la teologia della Chiesa è teologia e storia insieme .

In ragione di ciò, la Chiesa è contemporaneamente più cose, ognuna delle quali si colloca nella profondità della seguente: comunità organizzata , ceto dei fedeli, società sui generis eppure reale , Corpo Mistico ; essa inoltre si dispiega in più livelli spazio-temporali: la terra, il purgatorio, il cielo . Per tale ragione, come dicevo, è una realtà teandrica. In essa si realizza il mistero dell’unione degli uomini con Dio, perché tramite lei tutte le cose sono ricapitolate in Cristo, in quanto innestate in Lui; ma anche perché, in virtù dello sposalizio mistico tra la Chiesa e Gesù Cristo, la prima partecipa della sua misteriosa sussistenza in un modo particolarissimo, per cui esiste in Lui, con Lui e per Lui, per mediazione della Sua Umanità. Questo significa non solo che Gesù, in quanto Dio, vuole che essa esiste, ma che non vuole che esista fuori di Lui in senso ontologico, ossia che il modo di esistere della Chiesa, la sua stessa essenza, la sua natura, è di esistere in relazione al Redentore, come ho già detto. Inoltre, ogni membro della Chiesa è, in essa, anch’egli orientato ad essere stabilmente unito a Cristo e, tramite Lui, al Padre nello Spirito: è a tale scopo che, come vedremo, sono compiute, nella Chiesa, tutte le azioni sacramentali e spirituali.

Tale scopo determina la funzione stessa della Chiesa, che è sacramento di salvezza universale, mysterion. Ossia è per suo tramite che agisce e si manifesta l’opera salvifica dell’Umanità Santa e Santificante di Gesù Cristo, per opera dello Spirito. In poche parole, lo Spirito, mandato da Cristo, unisce a Lui le membra mistiche e opera tramite loro e in loro. Questa opera si compie appunto coi sacramenti, che formano e innestano le membra nel Cristo. Egli cioè genera il Suo Corpo per sussistenza, non per sostanza. Esse non sono Dio, ma sono in Cristo Uomo e Dio, e quindi sono rivestite della Sua Umanità e Divinità. La Chiesa, che appunto così ne risulta, quasi che il Capo replicasse Se stesso in ogni membro, contiene e comunica la Grazia invisibile, che è appunto la Vita di Cristo in noi. Perciò appunto è essa stessa sacramento (in senso analogico). Essa raduna tutti gli uomini nel Nuovo Adamo, Che se ne serve a Suo piacimento. La Chiesa, per volontà del Suo Mistico Capo, si accresce continuamente.

In tale ottica si comprendono perciò meglio le tre figure chiave per interpretare tutta la natura della Chiesa: Popolo di Dio, Corpo di Cristo, Tempio dello Spirito.

Il Popolo di Dio è tale perché non si identifica né con una razza, né con una lingua, né con una nazione, né con una cultura, ma con Dio, Che l’ha fatto proprio, quale nazione santa, stirpe eletta, sacerdozio regale. In esso si entra non per nascita, ma per rinascita, ossia per il Battesimo. Il suo Capo è il Cristo, e quindi il Popolo stesso è messianico, ossia unto di Spirito Santo, perché il vincolo che lo lega al suo Signore è più forte di ogni vincolo analogo terreno. Ha come condizione la figliolanza divina, estesa a tutti i suoi membri. La sua Legge è quella di Mosè, di per sé naturale anche se rivelata, ma elevata e integrata con quella soprannaturale della carità. Ha la missione di salvare il mondo, propagandosi in esso. Il suo fine è il Regno di Dio, ossia esso – che è Cristo stesso - si realizza pienamente nella Chiesa, fino alla beatitudine di tutti gli eletti. Tale Popolo è sacerdotale, perché i suoi membri sono consacrati a Dio e al Suo culto, santificando e santificandosi in tutte le cose; è profetico, perché annuncia la Fede professandola, approfondendola, diffondendola e vivendo in attesa del suo compimento; è regale, perché domina su tutte le cose, schiacciando il peccato, diffondendo la verità, servendo i sofferenti e soffrendo esso stesso per la salvezza del mondo; in tutti questi aspetti, il Popolo è uniformato a Cristo.

In virtù di questa conformità e di questa unione strettissima, il Popolo di Dio, il cui Capo appunto è Cristo, senza cessare di essere popolo, ma divenendo qualcosa di più, è -ancor meglio- Corpo del Capo Suo, ossia appunto Corpo Mistico, organismo reale. Solo così diviene realmente uniforme a Lui ed è gradito al Padre, al Quale è unito proprio tramite Cristo, Che è Suo Figlio.

Questa comunione tra noi e Lui è reale: noi siamo realmente associati alla Sua vita, depositari dei Suoi segreti, partecipi della Sua missione, della Sua gioia, delle Sue sofferenze; siamo edificati in Lui perché ci nutriamo di Lui nell’Eucarestia e quindi siamo trasformati per ciò che mangiamo e beviamo; in noi scorre la Sua Grazia come un sangue; abbiamo la Sua stessa Madre; siamo saldati a Lui perché abbiamo il Suo stesso Spirito, il Medesimo Che unisce Padre e Figlio e Che, nella Chiesa, ci fa Membra del Redentore in modo quindi più reale di quanto un membro del nostro corpo umano sia parte di noi stessi. Tale unione si è realizzata proprio quando Gesù, salito al Cielo, ci ha potuto mandare lo Spirito, unendoci a Lui. Questa unione ha tre caratteristiche ontologiche: tutte le membra sono unite anche tra loro in quanto unite al Capo – per cui il bene e il male che compiamo giovano o danneggiano invisibilmente tutti- il Capo è solo Cristo – per cui partecipiamo al Suo primato ma dobbiamo seguire la Sua strada di morte e resurrezione, mentre Lui stesso provvede alla nostra crescita così come ognuno di noi cura le proprie membra- la Chiesa è Sposa di Cristo – per cui, come dicevamo, l’unione tra noi e Lui è analoga a quella tra marito e moglie, che sussistono in un nuovo soggetto vivente pur nella loro distinzione essenziale, mentre da tale connubio continuamente sono generati nuovi figli. Il suggello di tale matrimonio tra l’Agnello e la Sposa è stato il Sangue versato per gli uomini. Cristo e la Chiesa formano quindi quello che all’inizio chiamavamo il Cristo Totale, la pienezza di Colui Che ha voluto che tutte le cose si realizzassero in Lui. Siamo diventati Cristo (sant’Agostino), perché Egli presentò Se Stesso quasi come unica Persona unita alla Chiesa assunta in Lui (san Gregorio I Magno), ossia divenendo una sola Persona mistica con lei (san Tommaso d’Aquino), in quella che ho chiamato una sussistenza di relazione. Infatti non solo la Chiesa esiste in Cristo e noi nella Chiesa, ma questa totalità tra Lui e la Chiesa si rapporta in modo univoco alle Altre Persone Divine e all’umanità. Cristo, per il Padre e lo Spirito, è una cosa sola con la Chiesa. Costei, per il mondo, è una cosa sola con Cristo. Senza la Chiesa, Cristo non opera né è conosciuto nel mondo. Questo Mistico Corpo perciò vuole, sente e comprende in Cristo come una sola cosa (Bernardo di Chiaravalle) . Opera cioè in Lui, con Lui e per Lui, sia che preghi, sia che agisca, sia che patisca, sia che gioisca, venendo a completare ciò che manca alle azioni del Cristo storico e costituendone il completamento e il prolungamento, sia in questo mondo che nell’altro, così da collaborare alla Redenzione e alla Salvezza di tutti gli uomini, a cominciare dai suoi membri, che agiscono l’uno a vantaggio dell’altro. Quando poi il mondo terminerà, il Pleroma regnerà con Cristo nei secoli dei secoli.

Il segno maggiore di questa realtà ineffabile, che eleva il genere umano ad una dignità sublime, è il fatto che in noi tutti e singoli abiti lo Spirito Santo, lo Spirito di Cristo. E non abita in noi come in una dimora occasionale, ma come nella dimora a Lui più consona, ossia, come abbiamo detto, in un Tempio, svolgendo nel Corpo Mistico la funzione di una Mistica Anima, principio di vita, in quanto risiede e opera totalmente e perfettamente sia nel Capo che nelle Membra e simultaneamente in loro. Egli inoltre risiede solo nella Chiesa e fuori di essa nel mondo non è presente da nessuna parte in tal maniera, per cui essa è la Sua sacra dimora: come si trovò bene in Cristo, così in noi, a Lui uniformati, si trova altrettanto bene. Svolgendo le funzioni Sue proprie nella Chiesa, lo Spirito ne mostra la natura sacrale: Egli opera infatti solo in questo sacro recinto. Essa è il Tempio futuro contemplato da Ezechiele. E’ Lui Che fa si che ogni membro svolga la sua funzione specifica, diversa per grado e ruolo. In ragione di ciò, la Chiesa si struttura, a seconda delle funzioni delle sue membra, quale Comunione Gerarchica, sottomessa ai Capi visibili scelti da Cristo nello Spirito, ai quali sono sottoposti sia gli uffici – ossia i compiti istituzionali – che i carismi – ossia i doni liberi e miracolosi che il Paraclito concede per adornare la Sposa dell’Agnello. In questa sottomissione all’Invisibile tramite il Visibile da Lui istituito c’è l’unico criterio per riconoscere se qualcosa o qualcuno sia realmente unito alla Chiesa e al Suo Capo .

LE PROPRIETA’ DELLA CHIESA

La Chiesa, in virtù dell’unione con Cristo, ha quattro qualità sostanziali, inseparabili l’una dall’altra: è Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

La Chiesa è Una, perché il modello e il principio del suo mistero è l’Unità nella Trinità delle Persone Divine. Lo è perché il suo Fondatore ha riunificato tutti in un solo Popolo e in un solo Corpo mediante il Suo Sangue versato sulla Croce, e lo è sul modello dell’Unione Ipostatica della Persona Divina del Verbo, suo Capo; in effetti, essa stessa sussiste nel Verbo Incarnato. La Chiesa inoltre è Una perché un solo Spirito la abita tutta, la regge in ogni cosa e la riempie ovunque, producendo la comunione delle membra tra loro e col Capo, e divenendo Egli stesso principio attivo della Unità ecclesiale. Infine è Una perché tutti mangiano un solo e medesimo Pane e bevono un solo e medesimo Vino, mostrando di essere un solo e medesimo Corpo. L’Unità della Chiesa si manifesta nel tempo attraverso la Professione di una sola Fede trasmessa e codificata dagli Apostoli, mediante la Celebrazione comune del Culto Divino e dei Sacramenti, nella obbedienza ai legittimi Pastori stabiliti da Cristo in Sua vece attraverso la successione apostolica nel sacramento dell’Ordine . Sebbene sia Una, la Chiesa non è priva di molteplicità intima, garantita dalla pluralità di liturgie, di teologie e di legislazioni canoniche. Laddove però tale pluralità si afferma attraverso la negazione della fede (eresia) o dell’autorità legittima (scisma), inevitabilmente l’Unità della Chiesa si rompe e i responsabili, lacerando il Mistico Corpo del Cristo, si separano da Lui per discordia. Se coloro che causarono tali lacerazioni non furono esenti da colpe – che però esigono sempre di essere contestualizzate nella storia e non escludono responsabilità anche di chi rimase nella vera Chiesa – quelli che oggi sono ancora loro seguaci non sono colpevoli se ignorano la natura del loro errore; anzi presso di essi, fratelli separati, sussistono ancora quei doni che il seme dell’eresia e dello scisma non ha soffocato, per cui essi contribuiscono alla salvezza dei cristiani non cattolici e li preparano alla riunificazione. Il processo di unificazione, chiamato ecumenismo, è pertanto doveroso, non perché la Chiesa di Cristo non sia già completa, ma perché coloro che ne sono distaccati possano ritornare alla sua pienezza e lo stesso Cristo abbia sollievo nella Sua Passione . Tale processo si ottiene pregando, soffrendo e operando. Le opere più qualificate in tal senso sono il rinnovamento e la conversione, che eliminano i motivi di divisione; la preghiera comune con la sua forza d’intercessione e la conoscenza reciproca che la rende possibile; la formazione ecumenica e il dialogo teologico ; la cooperazione negli ambiti caritativi. Lo scopo dell’ecumenismo è la piena restaurazione in Cristo dei cristiani divisi e non va confuso né con forme di imperialismo religioso né di confederazionismo né di irenismo teologico .

La Chiesa è Santa, in modo indefettibile, perché il Santo, Gesù Cristo, l’ha riscattata col Sangue, l’ha unita a Se’, fonte di santità, e l’ha riempita del Suo Spirito Santo. E’ Santa, perché, in virtù dell’Unione con Cristo e della presenza dello Spirito, è santificante, perché santifica i suoi membri con mezzi santi per un fine santo, essere santi come Dio stesso. E’ Santa perché è perfetta nel Suo Capo e nella Madre Sua, perché molti suoi membri sono santi in modo autentico e sono canonizzati, moltissimi altri lo sono in modo perfetto e perché comprende anche la folla dei salvati nell’altro mondo. E’ Santa, perché la sua vita è la Carità, che sola sostiene tutte le sue azioni, specie le più sublimi, che senza di essa non sarebbero possibili. E’ Santa, pur comprendendo nel suo seno i peccatori; essi infatti sono chiamati alla salvezza, e solo con la loro morte potranno essere realmente e definitivamente espulsi dal Mistico Corpo; fino ad allora, almeno potenzialmente, anch’essi possono contenere e ricevere la Grazia. Questa convivenza di zizzania e buon grano nella Chiesa terminerà solo alla fine dei tempi; in vista di essi, la Chiesa stessa ha l’obbligo di vigilare su se stessa, tramite i suoi Pastori e mediante ogni suo membro, perché si perfezioni ed estirpi da sé ogni difetto che dispiaccia a Dio, causi la Passione e Morte di Cristo, contristi lo Spirito e scandalizzi gli uomini. Ecclesia semper reformanda.

La Chiesa è Cattolica, ossia è Universale, in due sensi. Anzitutto perché in essa sussiste la pienezza del Corpo di Cristo (il Pleroma appunto); tale sussistenza non è data dalla quantità dei membri, ma dal fatto che essi siano uniti a Cristo – anche un solo uomo, se unito a Cristo, sarebbe “Chiesa Cattolica”- e dal fatto che solo in essa vi sono tutti i mezzi di salvezza: la vera fede, il pieno culto, il ministero ordinato. La Chiesa è poi Cattolica perché mandata in missione a tutte le genti, in quanto tutti gli uomini e tutti i popoli sono chiamati da Dio ad entrarvi. Solo così l’intero genere umano sarà ricapitolato in Cristo, Nuovo Adamo. In ragione di queste due forme di Cattolicità, tale attributo è proprio di tutte le parti della Chiesa, a cominciare da quelle locali, ossia dalle comunità radunate attorno al proprio Vescovo, purchè sussistano in esse i mezzi di salvezza ed esse siano in comunione con Cristo tramite il Suo Vicario in terra, il Papa. Tale Cattolicità mira, come dicevo, alla missione. Lo sforzo missionario è sorretto esso stesso da una riflessione teologica, la missionologia. Esso verte sull’unico vero scopo della Chiesa: annunciare al mondo il Vangelo e battezzare tutte le nazioni per salvarle. Per renderlo possibile, è legittimo avviare il dialogo culturale con chi non professa la fede cattolica; esso è ecumenico in vista della restaurazione dell’Unità che è essa stessa un obiettivo missionario; tuttavia mentre il dialogo è un mezzo e non il solo, la missione è il fine . Naturalmente, finchè l’annuncio del Vangelo non li raggiunge, gli acattolici non sono privi di ogni grazia per la loro salvezza, ma sono, in modi differenti, uniti alla fonte della salute, in quanto Cristo è morto anche per ognuno di loro e vuole salvi tutti. La Chiesa, con il suo culto e la sua santità, dispensa, in modo misterioso ma reale, anche ai non cattolici la Grazia, attraverso le vie straordinarie o nascoste. Per esempio la Chiesa è strettamente unita a coloro che, battezzati, non obbediscono al Romano Pontefice (scismatici) e non professano tutte le verità di fede (eretici); maggiore però è il numero degli errori professati, minore è l’unione col Corpo Mistico. Al di fuori del novero dei battezzati, in attesa della luce del Vangelo, sono provvisoriamente uniti in modo imperfetto al Mistico Corpo anzitutto coloro che conservano intatta la Vecchia Alleanza (gli Ebrei), poi coloro che hanno mantenuto integra l’alleanza con Abramo nella fede nell’Unico Dio (Musulmani). In quanto a coloro che professano religioni non monoteiste, essi, in virtù delle verità naturali che Dio ha dispensato loro e che impreziosiscono le loro religioni – la cui origine rimane del tutto umana – partecipano di una qual certa vera unione nello Spirito Santo e ricevono le grazie necessarie per ottenere la salvezza nell’ascolto della voce della coscienza e nella disponibilità potenziale a servire il Vero Dio, se e quando si manifestasse loro. Tale grazia è concessa anche a chi, senza sua colpa, non professa alcuna fede. Tutti costoro, quando e qualora conoscano la Chiesa Cattolica quale strumento di salvezza e rifiutino di aderirvi, non possono più essere salvi; qualora l’abbraccino ricevono però un mezzo di salvezza più perfetto e una prospettiva di gloria più alta. Perciò, sia se membri consapevoli di essa, sia se tramite essa, anche se inconsapevolmente, santificati, tutti gli uomini si salvano solo tramite la Chiesa. Extra Ecclesiam nulla Salus . Le religioni non sono tutte uguali, solo la Cattolica è fondata da Dio e salva, e le altre fedi di per sé possono solo causare la rovina eterna . Ragion per cui, chi è nella Chiesa solo col corpo ma non con l’anima – ossia chi vive in peccato – chi la trascura come mezzo di salvezza (i cosidetti credenti non praticanti), chi addirittura la abbandona e la disprezza pur essendo stato battezzato in essa (agnostici, atei, apostati, empi) non può giungere alla salvezza eterna. In quanto alle anime che sono nell’Oltretomba, se salve, sono pienamente incorporate al Mistico Corpo, sia se in uno stato di purificazione, sia se già nella Gloria. Coloro poi che vissero prima di Cristo in attesa della Sua venuta con una fede in Lui almeno implicita, furono uniti a Lui in modi preparatori ma reali, embrionali rispetto al pieno Corpo, con tutti i mezzi allora necessari alla Salvezza, in forme sempre più perfette succedutesi nei secoli con l’accrescersi della Rivelazione: l’Alleanza con Noè, quella con Abramo, quella con Mosè.

La Chiesa è infine Apostolica, perché fondata sulla predicazione e la testimonianza degli Apostoli, scelti da Cristo per costituire il Nuovo Israele; perché custodisce e trasmette il loro insegnamento con l’aiuto infallibile dello Spirito Santo, attraverso la Scrittura e la Tradizione, interpretandola col Magistero; perché è istruita, santificata e guidata dai loro Successori, il Papa e i Vescovi. Gli Apostoli infatti sono stati scelti da Cristo per continuare la Sua missione, appositamente formati a tale scopo e muniti dei Suoi stessi poteri sacerdotali e regali; a loro promise di rimanere accanto sino alla fine del mondo, impegnandosi evidentemente a dare loro dei Successori e a sostenerli. In particolare a San Pietro, costituendolo Capo del Collegio Apostolico e conferendo a lui solo tutti i poteri che gli altri hanno ricevuto solo insieme a lui e sotto la sua autorità, Gesù Cristo ha affidato la funzione di essere fondamento visibile della Chiesa e Suo Vicario in Terra. Ragion per cui, come dice Nostro Signore nel Vangelo, chi ascolta voi ascolta Me, chi disprezza voi disprezza Me e Colui Che Mi ha mandato (Mt 10,40). La missione apostolica ricapitola in sé tutta la missione della Chiesa. Agli Apostoli incombe l’onere di insegnare, celebrare, governare, annunziare. I Nomi dei SS. XII Apostoli dell’Agnello sono scritti sui basamenti delle colonne della Celeste Gerusalemme, ossia la Chiesa: Pietro, Paolo, Giovanni, Giacomo il Maggiore, Andrea, Giacomo il Minore, Filippo, Tommaso, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo. Essi siederanno in trono a giudicare con Cristo i vivi e i morti, e con i SS. Patriarchi figli di Giacobbe – Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon, Dan, Neftali, Gad, Aser, Giuseppe e Beniamino- compongono la Corte dei Vegliardi che siede innanzi al Signore Dio per tutti i secoli. I loro Successori, senza averne la dignità, partecipano ai loro poteri e vanno venerati per Colui Che rappresentano.

Queste quattro proprietà, se sussistono almeno parzialmente in tutte le Chiese cristiane, si trovano pienamente solo nella Santa Madre Chiesa Cattolica Apostolica, che è tale in Terra, in Cielo e in Purgatorio, in quanto tutte le anime sante, ovunque si trovino, sono in piena comunione solo con lei. Chiamiamo questa Chiesa Cattolica Romana o Apostolica Romana perchè in essa la Sede di Pietro, Roma, esercita un primato universale, custodisce senza errori la dottrina del Principe degli Apostoli, ed è indispensabile per la salvezza rimanere in comunione con lei. In effetti, la Chiesa Romana, in quanto Chiesa Universale oltre che particolare, ha solo in Dio il Suo Fondatore, Che operò tramite san Pietro e san Paolo .

Tale Chiesa è essa stessa, anche e realmente ortodossa – perché seguace della vera fede – ed evangelica – perché basata sul Vangelo di Cristo.

I POTERI E LE GERARCHIE DELLA CHIESA

Come dicevamo, la Chiesa è una Comunione Gerarchica, conformemente alla sua natura di Popolo e di Corpo, nei quali i membri e le membra non sono tutti uguali. La diversificazione gerarchica è presente sia nell’Oltretomba che in Terra. Qui esamineremo quella terrestre.

La Sacra Gerarchia della Chiesa è triplice, perché tre sono i Poteri, cui corrispondono altrettanti Uffici, che Gesù Cristo ha affidato alla Chiesa stessa, perché li eserciti in Suo Nome o, più precisamente, perché Egli li eserciti tramite lei. Essi sono il Potere di Ordine, cui corrisponde l’Ufficio di Santificare, quello di Giurisdizione, cui spetta l’Ufficio di Governare, e quello di Magistero, a cui è spettanza l’Ufficio di Insegnare. Dio ha voluto ripartire così competenze e incombenze, perché ognuno servisse l’altro nella carità e ciascuno onorasse i Pastori nell’umiltà. Tale struttura gerarchica è lo specchio terreno della Gerarchia Celeste della quale Dio si serve per governare l’Universo; entrambe sono il riflesso dell’ordine intimo con cui le Tre Persone Divine operano conseguenzialmente in seno all’Unità Divina.

Il Potere di Ordine è quello che si esercita nel culto liturgico e nell’economia sacramentale; l’Ufficio connesso è quello della Santificazione, che dispensa la Grazia ai fedeli. La Gerarchia di Ordine è quella basilare, perché è la Gerarchia dello stesso Sacerdozio . A noi non interessano gli aspetti sacramentali e liturgici, ma solo la scansione dei gradi. Coloro che sono chiamati da Dio al Sacerdozio costituiscono il Clero, la parte scelta, della Chiesa, i cui membri sono detti, dalla radice della stessa parola greca, chierici. Il massimo grado del sacerdozio è l’Episcopato; in esso sono costituiti i Vescovi, cioè coloro che sorvegliano. Successori degli Apostoli nella catena ininterrotta delle Ordinazioni, essi dispensano la pienezza della Grazia compiendo tutti gli atti del culto stabiliti da Cristo stesso. I loro collaboratori sono i Presbiteri o Preti, costituiti nel Presbiterato, collaboratori dei Vescovi e da loro ordinati; in tale funzione sono i Successori dei LXXII Discepoli del Signore. Essi compiono le azioni liturgiche più comuni, per potere proprio o per delega del Vescovo. Il loro nome etimologicamente vuol dire “anziani” e rimanda alla funzione dell’educazione, che spetta a chi ha lo Spirito di Dio. Infatti nella Bibbia la saggezza senile non è legata all’età ma al dono di Grazia. Questi due Ordini sono stati istituiti da Gesù Cristo e sono descritti in modo esauriente da San Paolo nelle Lettere Pastorali. Il terzo Ordine è quello del Diaconato, in cui sono innestati i Diaconi, che compiono etimologicamente un “ufficio di servizio”, ossia collaborano con Vescovi e Presbiteri nella santificazione del popolo mediante azioni sussidiarie. Essi sono i Successori dei Sette Diaconi istituiti dagli Apostoli agli inizi della loro missione e devono essere anch’essi ordinati dai Vescovi. Accanto a questi tre Ordini Maggiori, si collocano gli Ordini Minori, istituiti dalla Chiesa. Essi preparano i chierici a ricevere il Sacerdozio, ma possono essere conferiti anche solo ai laici per permettere la loro collaborazione all’apostolato della Gerarchia; in tale prospettiva sono chiamati Ministeri. Essi sono, dall’alto verso il basso: l’Accolitato, proprio degli Accoliti, i principali collaboratori dei Diaconi ; il Lettorato, in cui si collocano i Lettori, che possono proclamare la Parola di Dio nell’assemblea liturgica; l’Esorcistato, di cui sono insigniti gli Esorcisti, alla cui preghiera di intercessione è affidato il compito di scacciare l’influsso demoniaco; l’Ostiariato, i cui membri sono gli Ostiari, che hanno il potere di custodire le porte delle Chiesa.

Le altre due Gerarchie si innestano su queste, perché articolano al loro interno coloro che sono costituiti nei vari Ordini, specie i maggiori. La Gerarchia di Giurisdizione svolge l’Ufficio di Governare, ossia regge il popolo con il consiglio, la persuasione, l’autorità e la potestà, fondando il Diritto Canonico che regola la vita della Chiesa in vista della salvezza eterna dei suoi membri. Coloro che esercitano la Giurisdizione sono detti Prelati o Presuli, perché sollevati rispetto agli altri, chierici e laici. Al vertice di questa complessa piramide c’è il Papa, il quale, in quanto Vescovo di Roma, è il Successore di San Pietro, Principe degli Apostoli, e l’erede della sua suprema potestà di “legare e sciogliere (Mt 16, 18-19) ”, ossia appunto di governare, conferitagli da Gesù Cristo, perché agisse in Sua vece. Il Papa dunque, in quanto Pontefice Romano , è Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo in Terra, Sommo Pontefice della Chiesa Universale, Capo Visibile della Chiesa Cattolica, Pastore Supremo e Universale. Il suo è l’Episcopato Universale, in quanto egli può comandare in Nome di Dio a tutti e a ciascuno, anche se con uno scopo paterno e di servizio alle anime, per cui lo chiamiamo Santo Padre e Servo dei Servi di Dio. Infatti ciò che Egli scioglie in Terra è sciolto in Cielo, e ciò che lega in Terra è legato in Cielo . Perciò lo chiamiamo anche Vescovo dei Vescovi. Rappresentante in Terra di Colui Che è la Santità stessa, ci rivolgiamo a lui col titolo di Sua Santità, e di Santo Signore Nostro. Siccome poi il Primato di Pietro, ossia la sua preminenza, è legato alla sua Sede, quella Romana appunto, detta antonomasticamente Santa Sede o Sede Apostolica, la sua Chiesa è essa stessa associata a tale funzione. Perciò il Papa si serve, per consuetudine, di una serie di collaboratori, ai quali, per diritto divino, può delegare l’azione in sua vece. Essi sono i membri del Sacro Collegio dei Cardinali e della Curia Romana . Il primo è costituito dai Vescovi delle Diocesi vicine a Roma, dai Parroci della Città e dai Diaconi dell’Urbe ; essi formano una sorta di Senato ecclesiastico, nel quale da secoli siedono, in segno di comunione con la Chiesa Romana, i maggiori prelati del mondo, e nel quale il Papa sceglie i suoi collaboratori più stretti; ad essi spetta, per legge canonica, l’esclusiva elezione del Papa, per ispirazione dello Spirito Santo . La seconda è l’insieme dei dicasteri e degli organismi che coadiuvano il Papa nell’esercizio della sua missione; tali uffici sono spesso presieduti e formati dai Cardinali. Dalla Curia Romana dipendono i prelati che agiscono in nome e mandato del Papa: i Nunzi e i Delegati Apostolici, che rappresentano la Santa Sede presso le potenze secolari e le Chiese locali; i Legati Apostolici, che svolgono funzioni specifiche e spesso rispondono al solo Pontefice direttamente (Legati a latere); i Visitatori Apostolici, che svolgono funzioni ispettive.

In quanto Successori degli Apostoli, i Vescovi sono essi stessi soggetti di giurisdizione. Anche a loro Gesù Cristo diede il potere di legare e sciogliere, insieme a san Pietro (Mt 18, 18). Perciò essi costituiscono il Sacro Collegio Episcopale, il cui Capo è il Papa; esso, sempre con Pietro e sotto di lui, ha la suprema potestà su tutta la Chiesa, quella potestà che il Pontefice Romano ha tutta quanta anche da solo . Tale collegialità subentra a quella analoga che contraddistinse il potere degli Apostoli: è perciò di diritto divino. Le modalità di esercizio di tale collegialità spesso esigono una riunione formale, il Concilio o Sinodo. Sull’esempio del Concilio di Gerusalemme (At 15, 4-35), tenuto dagli Apostoli sotto la presidenza di San Pietro, la Chiesa ha strutturato tutte le sue assemblee episcopali. La più importante è il Concilio Ecumenico o Universale, al quale partecipano tutti i prelati del mondo; esso è la più alta assise della Chiesa, ed è legittimo solo se convocato o almeno ratificato dal Sommo Pontefice . Quando questi riunisce tutti i presuli delle Chiese direttamente a lui sottoposte si ha invece un Concilio Generale . Di recente è stato istituito il Sinodo dei Vescovi allo scopo di aiutare il Papa nel governo della Chiesa con il suo referenziato consiglio . Ne fanno parte membri eletti e qualificati dell’Episcopato mondiale. Le sue Sessioni si tengono, ogni quattro anni, in forma generale ordinaria e, ogni qualvolta il Papa voglia, in forma generale straordinaria; inoltre spesso se ne sono convocate assemblee speciali per singole aree geografiche – come quelle continentali, già ripetute più volte.

I Vescovi sono i Pastori delle Chiese locali o Diocesi ; della loro successione apostolica si è detto. Essi esercitano la giurisdizione ordinaria sui fedeli incardinati nella loro circoscrizione. Perciò sono chiamati anche Ordinari. Rimangono nell’Episcopato anche quando abdicano per ragioni di età e sono perciò Emeriti. Sono tutti uguali tra loro; generalmente eletti e investiti dal Papa e consacrati su suo mandato, in Oriente sono chiamati Eparchi e le loro circoscrizioni Eparchie. Tali partizioni amministrative possono essere istituite, divise, modificate, accorpate o soppresse solo dal Papa. Ad essi sono equiparati alcuni gerarchi particolari: i Vicari e i Prefetti Apostolici, che sono gli Ordinari delle Diocesi missionari, anche se spesso non sono consacrati Vescovi; gli Esarchi Apostolici, eletti dal Papa per fedeli spesso di rito orientale, sprovvisti di loro presuli; gli Amministratori Apostolici, nominati dal Pontefice, o Diocesani, eletti dal clero locale, per reggere le Diocesi in attesa di un nuovo Vescovo; i Prelati Personali, che governano i fedeli appartenenti ad una circoscrizione non territoriale, la Prelatura; infine alcuni hanno il titolo onorifico di Arcivescovo. Accanto all’Ordinario, nelle Diocesi più grandi vi sono gli Ausiliari, spesso con diritto di successione, che lo aiutano nel governo, e i Coadiutori, che collaborano solo per la vita liturgica. I Vescovi, secondo la Tradizione degli Apostoli, si costituiscono in organismi collegiali locali, per collaborare. Più Diocesi si riuniscono in una Provincia Ecclesiastica, retta da un Arcivescovo Metropolita, o semplicemente Metropolita nelle Chiese Orientali, che esercita tale autorità di raccordo in nome del Pontefice, dal quale riceve simbolicamente la stola o pallio; i suoi Vescovi sono detti suffraganei, perché danno il suffragio o voto nei Concili provinciali convocati dal Metropolita ai sensi del Diritto Canonico. Più Province formano una Regione ecclesiastica, i cui Vescovi sono stabilmente riuniti in una Conferenza Episcopale Regionale, presieduta in genere dal Metropolita più importante, e che li raccorda per la loro attività. Essa è una specie di Sinodo con meno poteri e più stabilità. L’Arcivescovo più importante di una nazione è chiamato Primate, è spesso Cardinale ed esercita una preminenza più o meno onorifica, sempre in nome del Papa, anche se per diritto consuetudinario, a meno che non gli vengano conferiti poteri particolari. I Vescovi sono riuniti stabilmente nelle Conferenze Episcopali Nazionali – a volte di più nazioni – per coordinarsi; esse hanno un Presidente, un Segretario Generale – nominati dal Papa – un Consiglio di Presidenza formato dai Presidenti delle Regioni Ecclesiastiche e si riuniscono nelle Assemblee periodiche dette plenarie. Tali Conferenze sono raccordate in Unioni continentali molto blande. Senza periodicità si riuniscono Concili Regionali o Nazionali . I Patriarchi sono invece i Vescovi delle Diocesi fondate direttamente dagli Apostoli e che, in Oriente, esercitano un primato giuridico sugli altri presuli della loro circoscrizione. Capi del Popolo di Dio sulla loro terra, i Patriarchi orientali presiedono Chiese autonome, con un proprio Rito e una proprio Diritto Canonico, diverso da quelli della Chiesa Latina . Eletti dai loro Vescovi, i Patriarchi entrano subito in carica, nonostante debbano entrare in comunione con Roma, a segno della loro apostolicità. Il mandato di governare i propri Vescovi viene però dall’autorità di Pietro. Alcune Chiese Orientali sono rette da Arcivescovi Maggiori , anch’essi eletti dai propri Vescovi ma bisognosi della conferma papale. I Patriarchi orientali governano con l’ausilio di un Sinodo Permanente, hanno la loro Curia, nominano all’occorrenza i loro Vicari ed Esarchi. Essi convocano i Concili Generali delle loro Chiese. Anche gli Arcivescovi Maggiori hanno strutture simili. Presso le Chiese Patriarcali non vi sono però Metropoliti. Quelli di diritto orientale sono infatti autonomi: eletti dai loro Concili, sono confermati dal Papa .

Se solo i Vescovi esercitano una piena giurisdizione perché possono legiferare e istruire processi canonici, esiste tuttavia anche una Gerarchia sub episcopale di giurisdizione. Anzitutto ogni Vescovo emana dalla sua autorità apostolica alcuni organismi che lo aiutano nel governo: la Curia diocesana, il Collegio dei Consultori – al cui qualificato parere si rivolge per vari responsi – il Capitolo Cattedrale – che riunisce come in un Senato diocesano i sacerdoti che officiano nella Chiesa Cattedrale della Diocesi, i quali sono detti Canonici, perché vivono secondo dei canoni o leggi comuni - il Consiglio Presbiteriale – in cui siedono i rappresentanti eletti dei suoi Preti. Il primo collaboratore del Vescovo è il Vicario Generale, ossia il coordinatore del governo diocesano. Inoltre, ogni Diocesi è divisa in Parrocchie, caratterizzate da Chiese in cui si amministrano tutti i sacramenti, retti da Presbiteri Parroci, che applicano la giurisdizione episcopale ai fedeli laici di cui si occupano . Il Parroco agisce su mandato del Vescovo, che gli affida una porzione della Diocesi, e può affiancargli un Vicario Parrocchiale; quando il clero di una Parrocchia, specie se assai antica, è numeroso, viene costituito in un Capitolo Collegiale, retto da un Arciprete. Questi può svolgere anche funzioni ispettive su più Parrocchie o Chiese rurali. Le Chiese in cui non si può battezzare sono sussidiarie delle Parrocchie e sono guidate da Rettori o Vicari. Tutto il clero di una Diocesi si riunisce, senza calendarizzazioni, in Sinodi diocesani, così come i Presbiteri di Gerusalemme si riunirono con gli Apostoli nel Concilio .

Il Potere di Magistero insegna la verità e condanna l’errore; perciò è connesso all’Ufficio di insegnare. Esso custodisce il Deposito della Fede. Già quando parlammo della teologia fondamentale, distinguemmo tra magistero ordinario e straordinario, per cui qui non c’è bisogno di ripetere tali classificazioni. Mi limito a rammentare che il Magistero straordinario dichiara, pronunzia e definisce i Dogmi di Fede, ossia le verità rivelate e quindi indiscutibili, ed è infallibile e indefettibile. Il Papa, in quanto munito del potere di “legare e sciogliere” in Terra e Cielo, quando definisce un dogma riguardante la Fede o la morale, è infallibile e indefettibile, per l’azione dello Spirito Santo, per cui le sue decisioni sono irreformabili, indipendentemente dal consenso della Chiesa . Tali definizioni sono dette ex Cathedra Petri. Il Pontefice esercita inoltre il magistero ordinario, sia supremo e definitivo, sia transitorio. Il Collegio Episcopale è anch’esso infallibile nell’esercizio del Magistero, sia nel Concilio Ecumenico che in quello Generale, purchè i suoi Dogmi siano ratificati dal Papa . Anche il Concilio Ecumenico ovviamente ha un magistero ordinario. Fino ad ora, il Sinodo dei Vescovi, in tutte le sue forme, ha sempre svolto un magistero ordinario, conformemente alla sua natura consultiva, e i suoi insegnamenti sono esposti in documenti pontifici. In genere, tutti i Concili – generali, nazionali, regionali, provinciali, patriarcali – sono soggetti di magistero ordinario, e sulla loro falsariga lo sono anche le Conferenze Episcopali, nazionali e regionali. Infine, ogni Vescovo è il maestro ordinario della sua Diocesi; egli associa a questo suo insegnamento il suo Sinodo diocesano. La parola di ogni presule, quanto più illuminata, edifica ben oltre i confini della sua giurisdizione.

Questa triplice Gerarchia esercita il suo triplice Potere con l’assistenza dello Spirito Santo in Nome di Cristo. Siccome poi non solo gli uomini singoli, ma anche le loro società naturali – come la famiglia e lo Stato – sono incorporati con loro al Corpo Mistico, nella Chiesa terrestre anche esse sono tenute a seguire il Magistero e la Giurisdizione ecclesiastica nelle questioni morali e religiose. Si configura perciò una potestà ecclesiastica nelle cose temporali, di natura giuridica e non sacramentale, che può essere di due tipi: diretta e indiretta . La prima si ha quando l’Autorità ecclesiastica interviene sanzionando direttamente gli inadempienti, generalmente per promuovere il bene delle anime o per arginare un peccato; la seconda invece si ravvisa nell’indirizzo dato ai Battezzati perché operino conformemente alla loro Fede nell’ambito secolare. Nella moderna società, in cui molte nazioni hanno assunto lo statuto di laiche (spesso necessariamente in quanto formate da membri di più religioni), vi è spazio per il riconoscimento solo della seconda potestà, esercitata proprio sui fedeli laici e tramite essi. La Chiesa gerarchica lo adopera anche per difendere la semplice legge morale naturale, il cui artefice è Dio stesso, e che quindi è affidato alla tutela dell’autorità ecclesiastica. In ragione di tale potere in temporalibus nel NT leggiamo che Pietro, in nome della Chiesa, confessa di avere due spade , che il Signore giudica sufficienti per compiere la missione apostolica. Ravvisiamo in ciò inoltre la ragione della superiorità della Chiesa sullo Stato, sebbene si tratti di due entità ontologicamente distinte e svolgenti funzioni separate. Infatti la Chiesa ha una natura superiore e fini spirituali; può inoltre, consacrando il potere laico, elevarlo alla sfera sovrannaturale e inserirlo nell’economia salvifica e sacramentale; infine può appunto correggerlo, anche se non è detto che sia ascoltata, purché lo faccia per le ragioni citate. Essa è l’Uomo Spirituale, il Cristo Totale appunto, di cui parla San Paolo, che giudica quello carnale, ma non ne è giudicato. Infine, proprio da questa funzione della Chiesa gerarchica nei confronti dello Stato, deduciamo che essa può, anche se non necessariamente deve, esercitare un potere politico, come più volte ha fatto nella Storia. Il potere ecclesiastico non è incompatibile con quello civile, anche se il secondo non deve appesantire il primo, perché mezzo e non fine. Nel caso specifico del Papato, tale potere, sebbene storicamente condizionato nelle sue forme, è opportuno perché garantisce l’indipendenza del governo spirituale, se non addirittura necessario.

(continua)

 


1. Nel corso dei secoli l’ecclesiologia ha privilegiato alcune definizioni piuttosto che altre. Il Concilio Vaticano II, nella monumentale costituzione dogmatica Lumen Gentium, ha abbracciato e ampiamente esposto il concetto teandrico di Chiesa.

2. Infatti nell’AT è annunciata l’epoca di un’assemblea di Dio degna e pura, che si realizzerà nell’età messianica, ossia ai tempi della Chiesa.

3. Questa è una immagine assai importante per la comprensione teologica della storia della Chiesa, come ben evidenziò il grande maestro della materia, il compianto Joseph Lortz. La Chiesa ha uno sviluppo storico, nelle strutture e nella dottrina, che non è né casuale né infedele alle sue origini, ma legata all’esplicitazione e al compimento del suo mistero, il luogo in cui si costituisce la Tradizione, che anzi si sostanzia proprio delle trasformazioni storiche della vita ecclesiale ed ecclesiastica, le cui strutture ne sono un’espressione.

4. Gesù volle comunicare l’aspetto organico del rapporto tra Lui e noi, ma fu attraverso Paolo che enunciò quelle caratteristiche proprie del Pleroma, del Suo volontario completamento, nell’unità mistica chiamata Corpo.

5. In effetti, nessun nemico della Chiesa le è sopravvissuto.

6. Sant’Agostino nel De Civitate Dei illustra il mistero ecclesiale come quello della comunità che Dio costruisce poco a a poco e che è attualmente mescolata con la comunità umana, per esserne separata solo alla fine del mondo. Per ora vi è quasi racchiusa. La cristianizzazione della città dell’uomo fece si che essa fosse riassorbita nella Chiesa e questa fosse protetta dalla prima, mediante la provvisoria e impropria concezione della Chiesa come racchiusa nell’Imperium Christianorum, una ecclesiologia che ancora perdura in Oriente e che si esprime nella cosiddetta sinfonia tra i due poteri, tradizionalmente espressasi attraverso l’egemonia consuetudinaria dell’Imperatore sulla Chiesa. La Chiesa Occidentale si è liberata da questa soggezione incorporando in sé gli elementi positivi della città dell’uomo e realizzando l’indipendenza della religione dalla politica, attraverso l’affermazione della superiorità della prima sulla seconda, mediante il concetto di Cristianità di cui diremo.

7. Fu per questo che Cristo non sposò nessuna donna. La Sua Sposa è tutta l’umanità redenta.

8. I redenti non sono figli di Cristo, ma figli in Lui del Padre. Gesù è infatti il Figlio perfetto; la Sua unione sponsale non deve generare una umanità parallela a quella adamitica, ma innestare quella su di Lui, uomo perfetto. Sul modello della generazione trinitaria, in cui il Padre genera il Figlio consostanziale e quindi a Lui unito, così il Cristo dalla Chiesa genera figli innestati in Lui e non da Lui distinti. Viene così capovolto il paradigma della generazione umana, che separa l’uno dall’altro e moltiplica la colpa attraverso la sessualità, con uno schema che unisce e moltiplica la santità attraverso lo spirito.

9. Si adempie la profezia che fa della Nuova Gerusalemme, la Chiesa appunto, la Madre dei Popoli.

10. Per cui si compie in essa l’archetipo mariano. La pienezza delle prerogative di Maria SS. trova compimento nella Chiesa, veramente Madre, veramente Immacolata, veramente Vergine e veramente Santa.

11. La nascita della Chiesa avviene per gradi. Anzitutto il Verbo s’incarna e, per volontà divina, unisce alla Sua Umanità il peso delle colpe dell’uomo espiandole fino alla morte e dispensando, con la Sua presenza, le grazie che preparano la fase successiva. In essa il Redentore, che ha compiuto la Sua missione addormentandosi sulla Croce, ha forgiato l’Umanità nuova, la Chiesa, prototipicamente presente solo nella Sua Madre, che però già riceve in Sé tutta la grazia destinata agli altri eletti. Qui diciamo che la Chiesa è tratta dal Costato di Cristo e, nello stesso momento, gli è condotta in Sposa con un vincolo di stabile sussistenza che fa dei due un solo Corpo. Dalla Pentecoste in poi la Chiesa è manifestata e costituita in pienezza e i doni della Grazia scorrono tra gli uomini ad essa uniti.

12. Si compie così la natura prototipica della Sacra Famiglia di Nazareth, nucleo della Chiesa, i cui membri sono i soli, all’epoca, pienamente incorporati e stabilmente sussistenti in Cristo, che li ha adornati di grazie specialissime in vista del loro compito sussidiario alla Sua azione salvifica.

13. La Provvidenza con cui Dio regge il mondo naturale sfocia così in una progettualità soprannaturale e ha in essa la sua suprema ragione di essere.

14. Non esiste soluzione di continuità tra l’opera di Cristo e quella degli Apostoli, ma solo sviluppo. La fatidica affermazione dei modernisti: “Cristo annunciò il Regno ed è venuta la Chiesa” non solo è dogmaticamente eterodossa, ma storicamente inesatta. Cristo è il Regno, ma esso si realizza solo nella pienezza della Chiesa, perché tramite essa si innesta in ogni uomo, per cui possiamo dire che il Regno è in noi.

15. Ispirazione e composizione della Scrittura e della Tradizione; illuminazione del Magistero; dispensazione della Grazia.

16. Questo perché non tutti i chiamati (battezzati) sono eletti, in quanto non predestinati. Sono in un certo senso membri provvisori della Chiesa, sue componenti di certo infedeli.

17. La storia della Chiesa può essere capita solo con una formazione teologica e la teologia deve per forza confrontarsi con la storia, perché in essa Dio si rivela e la Sua Rivelazione vi rimane.

18. San Roberto Bellarmino diceva che la Chiesa è una comunità alla stessa stregua del Regno di Francia o della Repubblica di Venezia. Sant’Agostino nel De Civitate Dei la chiamava anche Res Publica Fidelium.

19. Papa Leone XIII, nelle Encicliche Satis Cognitum e Divinum Illud, nel quadro della crescente separazione della Chiesa dalla società laica, evidenziò come la prima sia essa stessa ceto dei fedeli e vera società, con i diritti delle società naturali più quelli che Dio le ha concesso: mantenere e difendere la propria identità, diffondere la propria dottrina, governarsi liberamente, dotarsi di proprie strutture, educare i propri membri, professare il proprio culto, amministrare la propria giustizia, compiere opere di carità, animare la cultura e le forme della vita sociale, politica ed economica, relazionarsi con gli Stati e le altre confessioni religiose, finanziarsi, avere dei beni, essere indipendente dalle interferenze degli altri gruppi umani, difendersi dai propri nemici. La natura della Chiesa come società è tale da permettere che in essa non ci siano solo membri singoli, ma interi altri gruppi umani (Stati, popoli, nazioni, stirpi, famiglie, organizzazioni varie) formate da battezzati. La loro somma è la Cristianità, la comunità politico-culturale dei cristiani che vivono nel tempo secondo la propria fede. Essa è parte della Chiesa, che però la trascende e la supera, estendendosi anche laddove i cristiani sono minoranza. Questa nozione è insegnata dal magistero papale da Giovanni VIII (872-882) in poi, particolarmente da Gregorio VII (1073-1085), Urbano II (1088-1099), Innocenzo III (1198-1216), Gregorio IX (1227-1241), Innocenzo IV (1243-1254), Bonifacio VIII (1294-1303), Clemente V (1303-1314), Giovanni XXII (1316-1334). Su questo tema hanno insistito tutti i Papi almeno fino al Concilio Vaticano II.

20. Pio XII (1939-1958) sviluppò il rapporto tra Corpo Mistico e Chiesa nell’enc. Mystici Corporis (1942), superando la dicotomia tra Chiesa visibile e invisibile, secondo la lezione patristica, per esempio di san Bernardo di Chiaravalle.

21. E’ la nozione di Comunione dei Santi che approfondiremo dopo.

22. In tal maniera furono superate le dispute trinitarie e cristologiche, si svilupparono le strutture dell’unità ecclesiastica, si superarono scismi e si professa infallibilmente l’unica fede.

23. La dicotomia tra Chiesa visibile e invisibile, portata oltre il punto di rottura dalle ecclesiologie protestanti, specie in quelle basate su una soteriologia deterministica, è qui così superata. Lì l’appartenenza alla Chiesa è solo un fatto formale, in quanto nessuno sa se predestinato (Calvino) o nessuno si salva se non per fede (Lutero). Qui l’universale chiamata alla salvezza esige un’ altrettanto universale sottomissione a dei pastori con giurisdizione di eguale estensione. Chi persevera in tale soggezione, si salva. Chi no, si danna. Tale sottomissione è, sia pure nelle cose dello spirito e secondo le regole sue proprie, col limite della responsabilità della coscienza e della Legge di Dio, è indispensabile alla salvezza (Innocenzo III, Bonifacio VIII).

24. La successione apostolica è l’ordinazione ininterrotta di Vescovi in una catena che risale agli Apostoli stessi, che per primi consacrarono i Successori. I Vescovi, muniti della pienezza del sacerdozio, ordinano a loro volta i Presbiteri e i Diaconi, garantendo la successione anche per loro, anche se in un potere sacerdotale non pieno.

25. Per secoli concepito come concorrenziale e reciprocamente esclusivo, il rapporto delle Chiese cristiane solo di recente è stato improntato ad un sano desiderio di riunificazione. E’ forse la maggiore acquisizione della teologia contemporanea. Il Concilio Vaticano II, con la Unitatis Redintegratio, ha dato all’ecumenismo il più alto avallo possibile. In quanto alla divisione della Chiesa e alla Passione di Cristo, questa fu particolarmente cruenta proprio in vista di tali lacerazioni ed è misticamente replicata nel dispiegarsi storico di tali eventi. Cristo continua a soffrire misticamente nel Suo Corpo, sino al perpetuo coronamento degli eletti nell’Unità. Unire le Chiese è dunque come una cura delle Piaghe del Redentore.

26. Il grande teorico del dialogo fu Paolo VI (1963-1978) nell’Enc. Ecclesiam Suam, una pietra miliare dell’ecclesiologia contemporanea .

27. La Chiesa è disponibile a rivedere le forme concrete della sua giurisdizione in relazione alle Chiese separate eventualmente ritornate nel suo seno (Enc. Ut Unum Sint di Giovanni Paolo II) come a rispiegare, all’occorrenza con formule nuove, le verità controverse in modo da renderle condivise, senza però mutilare o modificare il senso della Rivelazione. Tuttavia il World Council of the Churches, come confederazione delle Chiese Cristiane, non è il punto di approdo dell’Unità, e perciò papa Pio XI (1922-1939), a scanso di equivoci, rifiutò di entrarvi, senza condannarlo. In quanto all’irenismo e al sincretismo sono essi stessi dei gravissimi errori, perché pervertono e falsano la Verità Rivelata mescolandola con l’errore.

28. La citata Ecclesiam Suam pone le basi teologiche di questa dia logicità, ancorandola alla prospettiva della conversione dei pagani e superando il paradigma della conflittualità tra la Vera Fede e quelle false, nonché con le opinioni filosofiche erronee su Dio stesso, non per cedimento all’errore ma per amore dell’uomo, redento da Cristo. Il dialogo è una vocazione della Chiesa, ma una vocazione strumentale. Purtroppo oggi molti lo hanno dimenticato. E questo danneggia la missione. Il rapporto con le religioni non cristiane è stato teologicamente definito dal Concilio Ecumenico Vaticano II con la dichiarazione Nostra Aetate.

29. Verità fondata sul Vangelo, dove Gesù impone la Fede e il Battesimo come condizione di salvezza; sempre insegnata dalla Chiesa e ribadita dal Concilio Vaticano I. La mistica mappa della partecipazione dei non cattolici al Pleroma in questo mondo si deve alla Lumen Gentium del Concilio Vaticano II.

30. Insegnamento ribadito di recente dal papa Giovanni Paolo II nell’Istruzione Dominus Jesus del 2000. L’Apostolo Paolo insegnache non vi è altro Nome nel Quale si può essere salvati.

31. Così insegna il Dictatus Papae di san Gregorio VII (1075).

32. Le parole sono parlanti: Ordine viene dal latino Ordo, che significa grado; Sacerdozio è lo stato del Sacerdote, cioè di colui che elargisce il sacro ed è costituito in esso.

33. Un tempo esisteva il grado intermedio del Suddiaconato, proprio dei Suddiaconi, i primi collaboratori dei Diaconi, il cui stadio introduceva al Sacerdozio ordinato fondato da Cristo. Gli Accoliti erano i collaboratori dei Suddiaconi, ma il papa Paolo VI abolì l’Ordine, per marcare la differenza tra i Ministeri e gli Ordini. Forse potrebbe essere restaurato.

34. Legare, nel linguaggio rabbinico, è proprio l’esercizio di un governo; sciogliere è l’atto dell’insegnare. Per questo tali espressioni di Gesù nel Vangelo fondano sia il primato di giurisdizione che l’infallibilità del magistero papale.

35. Il Pontefice era, nella religione romana, “colui che faceva il ponte tra terra e cielo”. Entrato nel linguaggio cristiano, il termine indica il Vescovo. Il Papa è il Pontefice per eccellenza, ma più propriamente è il Pontefice Romano o il Sommo Pontefice, cioè il capo di tutti i Pontefici, che nell’antica Roma era chiamato anche Pontefice Massimo, un titolo anche usato per il Papa.

36. Cfr. Mt 16, 18-19. L’Episcopato Universale è dogma di fede definito dal Concilio Vaticano I (1870). Esso è la Plenitudo Potestatis Ecclesiasticae o Auctoritas Sacrata Pontificum insegnata dalla Chiesa in relazione al Papato dai Padri, dai Dottori e dagli stessi Pontefici, sin dai tempi di san Clemente I (91-101), la cui Lettera ai Corinzi – in cui è enunciata per la prima volta tale dottrina ed esercitata la potestà connessa - potrebbe tuttavia essere ancora più antica. Il processo di centralizzazione amministrativa, non avvenuto nei primi secc. Per vua delle persecuzioni dell’Impero Romano, iniziato e interrotto per due volte a causa delle invasioni barbariche (IV-V secc.; IX-X secc.), fu riavviato da san Gregorio VII (1074-1085) e mai più interrotto fino appunto al Concilio Vaticano I.

37. Sono chiamati così perché sono i chierici su cui si appoggia, come cardini, la Chiesa Romana e quella Universale. Le loro riunioni sono dette, come quelle degli antichi dignitari imperiali, Concistori; essi possono essere pubblici, semipubblici e privati; in alcuni casi possono avere poteri deliberanti, ma sempre sotto l’autorità del Papa.

38. Curia significa “insieme di uomini”; era l’amministrazione della Repubblica Romana. Ora il termine indica l’amministrazione ecclesiastica papale, con il significativo aggettivo “romana”. Ha una storia millenaria, ed è stata ristrutturata da Giovanni Paolo II per l’ultima volta.

39. Si articola perciò in tre Ordini, presieduti da altrettanti Decani; il Decano del primo Ordine è il Capo di tutto il Collegio. I suoi membri sono Principi della Chiesa, per analogia ai Principi del Sacro Romano Impero, e vestono di rosso porpora per indicare la fedeltà al Papa sino all’effusione del sangue. Spetta loro il titolo di Eminenza Reverendissima.

40. La riunione elettorale avviene in clausura ed è perciò detta Conclave, ossia “sotto chiave”.

41. Il primato dei Vescovi tutti insieme sulla Chiesa è da sempre professato dalla Chiesa e si fonda sulla Scrittura, nella quale gli Apostoli tutti insieme decidono in modo solenne ciò che riguarda la Chiesa. La dottrina del Collegio è stata formulata dal Concilio Vaticano II in modo certo nella Lumen Gentium, anche se non dogmatico. In ragione di essa, ogni forma di Collegialità nella Chiesa, anche parziale, esiste solo in subordine al Papa, ma è realmente efficace e di origine apostolica.

42. L’Ecumene è tutta la terra abitata. I Concili Ecumenici del primo millennio furono sempre convocati dall’Imperatore Romano e ratificati dal Papa. Quelli del secondo millennio sono stati sempre convocati dal Papa e da lui applicati.

43. Per esempio tutti i Vescovi dell’Occidente Latino.

44. Fu Paolo VI a volerlo dal 1967. Da allora si riunisce periodicamente.

45. Il nome viene dalle antiche partizioni amministrative del Tardo Impero Romano.

46. L’auspicio è che i Concili si riuniscano periodicamente per condannare le eresie, promuovere la missione, disciplinare clero, religiosi e fedeli, reprimere gli abusi liturgici e canonici, progettare la pastorale, programmare opere di carità, evangelizzare la società. Si potrebbero convocare i Sinodi provinciali annualmente, quelli Regionali ogni triennio, quelli Nazionali ogni quinquennio. Le Conferenze Episcopali raccorderebbero l’esecuzione dei canoni, debitamente approvati dal Papa, a livello regionale e nazionale, mentre ogni Vescovo li applicherebbe per le sue Diocesi. Auspichiamo anche che i Primati possano controllare la disciplina dei Metropoliti e costoro quella dei Vescovi suffraganei. Contemporaneamente, andrebbero snellite le strutture delle Conferenze Episcopali.

47. Quando parlavamo della ricca molteplicità della Chiesa, ci riferivamo proprio a questo. Accanto alla Chiesa Latina, che custodisce la tradizione liturgico-canonica dell’Apostolo Pietro nella Sede di Roma, si collocano la Chiesa Copta con la Sede di Alessandria d’Egitto, fondata da san Marco Evangelista; la Chiesa Greca Melchita con le Sedi di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, appartenente alla tradizione di Costantinopoli inaugurata dall’Apostolo Andrea; la Chiesa Siriaca, con la Sede di Antiochia, fondata da San Pietro prima di arrivare a Roma; la Chiesa Maronita, rientrante nella stessa tradizione antiochiena; la Chiesa Caldea, con la Sede di Babilonia, della tradizione caldea degli Apostoli Taddeo e Simone.

48. Sono l’Ucraina e la Rumena, di tradizione costantinopolitana, e la Malabarese, di tradizione caldea, ma legata alla memoria dell’Apostolo Tommaso in India.

49. Sono quelli delle Chiese Etiope, di tradizione alessandrina, Rutena, di tradizione costantinopolitana, nonché Malankarese, di tradizione antiochiena. Si auspica che aumentino i poteri dei Patriarchi, replicando in piccolo quelli del Papa, e promuovendo gli Arcivescovi Maggiori al rango patriarcale; i Concili presieduti da entrambi potrebbero ricevere maggior prestigio. Sarebbe proficuo, a mio avviso, istituire una riunione periodica del Papa coi Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori d’Oriente. Per rafforzare le gerarchie orientali, si potrebbero restaurare le metropolie nei Patriarcati. Il Papa ha rinunciato al titolo di Patriarca d’Occidente – per la Chiesa di Roma – pur esercitando i poteri patriarcali nel suo ambito di giurisdizione, essendo la Sede di Pietro l’unica Apostolica d’Occidente per tradizione. Il Papa infatti esercita il suo primato pieno e diretto anche su Chiese Occidentali con rito proprio ma con il Diritto Latino. In Spagna abbiamo la tradizione liturgica mozarabica, a Milano quella ambrosiana (esclusiva) e nel Terzo Mondo molti riti ausiliari legati alla cultura locale. Con la costituzione Anglicanorum coetibus del 2008 Benedetto XVI ha concesso a molti Anglicani di unirsi a Roma conservando le proprie particolarità liturgiche e canoniche, creando una sorta di Chiesa autonoma occidentale.

50. Dotato di grande prestigio, il Capitolo ha quattro dignità, l’Arcidiacono, l’Arciprete, il Penitenziere, il Primicerio, con varie funzioni, amministrative, giudiziarie, liturgiche e sacramentali, oggi in parte decadute. Il Capitolo è retto da un Presidente. I Canonici sono nominati dal Papa per indicazione del Vescovo.

51. Parrocchia e Parroco sono parole greche che indicano la vicinanza alla casa dei fedeli.

52. La disciplina del clero e l’incremento della vita religiosa esigerebbero una convocazione del Sinodo più frequente, almeno due volte l’anno. Analogamente, i poteri degli Arcipreti sui propri canonici o sulla propria giurisdizione, come quelli dei Parroci sui loro chierici, potrebbero essere rafforzati per la tutela della disciplina canonica.

53. Questo potere, usato solo due volte nella storia della Chiesa, è esso stesso oggetto di dogma, definito dal Concilio Vaticano I nel 1870.

54. L’infallibilità del Concilio Ecumenico di per sé, con il Papa, non è mai stato oggetto di dogma ma è verità attestata dalla Scrittura e dalla Tradizione. Il Concilio Generale solo una volta ha definito un Dogma (649) e i critici lo fanno derivare dal magistero papale più che conciliare.

55. Sull’argomento l’insegnamento patristico e magisteriale è costante dal V sec. Nelle varie epoche si è insistito ora su una forma ora su di un’altra dell’esercizio di tale potere, così come non sono mancati abusi.

56. Lc 23, 38. Le due spade sussistono nella Chiesa anche quando i laici esercitano il potere con la consapevolezza di esservi chiamati da Dio in quanto battezzati.


Theorèin - Maggio 2010