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Sabato 8 luglio 2006, con rinnovato piacere e doveroso senso
per la cronaca, ho partecipato all'inaugurazione della mostra del pittore pennese Carlo Pilone presso i locali del conservatorio
musicale Luisa d'Annunzio di Pescara; esposizione patrocinata dalla provincia del capoluogo adriatico e nello specifico dall'assessorato alla cultura. Per chi come lo scrivente ha visitato mostre
da diversi decenni,
sia nella propria città che
fuori dal proprio territorio, questa ulteriore presenza
sarebbe dovuta rientrare nella pura normalità ed aggiungersi al lungo elenco
di partecipazioni. Eppure in questa occasione la riflessione si è spostata
altrove e nello specifico in quanto tenterò di riassumere:
I fatti La giunta provinciale di Pescara, nella passata consiliatura, aveva riservata una particolare attenzione alle vicende artistiche del proprio territorio e in particolare per quanto concerneva le arti visive. L'interesse e la sensibilità dimostrata in particolare dall'assessore alla cultura dell'epoca, che da profano della materia si era pian piano avvicinato al mondo dell'arte con modestia e appassionata voglia di conoscenza, e l'amichevole e prezioso contributo di alcuni addetti ai lavori (pittori, docenti, critici) ha fatto in modo che nascessero negli anni diverse iniziative espositive, dibattiti, convegni e pubblicazioni. Fra le tante meritano una particolare citazione le seguenti pubblicazioni:
Per quanto riguarda il volume 900: Artisti e Arte in Abruzzo esso ha avuto il merito di ricostruire la storia artistica regionale del secolo scorso attraverso la narrazione delle vicende artistiche ed umane di personaggi che hanno percorso un sentiero di ricerca ricco di contaminazioni extra-territoriali che tuttavia filtrate con l'esperienza e le sensibilità dei vari territori della regione, hanno saputo tracciare un preciso segno identitario di una "scuola", che pur rimanendo "periferica" rispetto alla centralità di "scuole" limitrofe (quella romana e napoletana in particolare) ha saputo conquistarsi uno suo spazio e un consenso diffuso a livello internazionale, in particolare nella dimensione dell'arte contemporanea. L'epifania di questo importante volume portava con sè una precisa volontà politica e un chiaro segno di progettualità culturale che vale la pena ricordare in sintesi: Bisogna ripartire dal 1997 e per la precisione l'8 luglio quando la Commissione Cultura approvava all'unanimità un progetto culturale per la realizzazione di una mostra delle opere d'arte di proprietà dell'Ente Provincia e di alcuni comuni del proprio territorio. Il progetto prevedeva che la mostra fosse accompagnata da un volume che ripercorresse le tendenze dell'arte dalle due guerre mondiali fino ai giorni nostri; un vero spaccato della storia dell'arte dei Centri minori. Per la sua realizzazione e coordinamento si fece il nome del professor Enrico Crispolti docente di storia dell'arte Contemporanea all'Università di Pisa, coadiuvato da un Comitato Scientifico composto da un ristretto gruppo di artisti pescaresi. L'obiettivo di fondo del progetto era che la Provincia di Pescara fungesse da punto di riferimento specifico del territorio abruzzese e dell'area adriatica, per approdare alla creazione di una Pinacoteca Provinciale stabile con annessa Galleria d'Arte Contemporanea. Il 18 dicembre 1997, nell'ambito delle manifestazioni per il Settantesimo anniversario della istituzione della Provincia di Pescara, la Giunta approvava tale Progetto che negli anni successivi si arenò per una serie di problemi, tra i quali i continui rinvii del prof. Crispolti oberato da impegni che lo costrinsero alla fine a rinunciare all'incarico. Si giunse al 2001 quando il progetto riprese vigore e nuovi impulsi e il Comitato Scientifico nominato (Ciro Canale, Antonio Gasbarrini, Leo Strozzieri, Giuseppe Rosato, Aleardo Rubini e Antonio Zimarino) ultimava i lavori di ricerca. Nell'Ottobre del 2002 si svolgeva una importante mostra e allo stesso tempo si pubblicava il suddetto volume. La ricerca e le successive divulgazioni del lavoro fatto nel 2002 diedero un nuovo impulso, in particolare alla città di Pescara, facendo ritrovare quel sentimento di unità di intenti, idoneo per gettare le basi per un rilancio del mondo artistico abruzzese. La lunga serie di iniziative accumulate in questo periodo si caratterizzavano positivamente da un certo filo rosso che legava fra loro gli eventi. Punto culminante di questa sperimentazione fu riassunta nell'iniziativa di Insight, una mostra-convegno che rappresentò un ulteriore salto in avanti della proposta creativa abruzzese. Per la prima volte forse nelle attività culturali in Abruzzo si sperimentò una iniziativa concepita con la sinergia di studiosi, docenti, operatori, critici, artisti, curatori, direttori di fondazioni, riviste e musei. In concomitanza con questa importante iniziativa, la Provincia di Pescara seppe intervenire con un atto molto concreto, ovvero il cambio di destinazione e la successiva ristrutturazione di uno spazio di sua proprietà collocato nel centro città. Nasceva così lo SPARTS (Spazio per le arti). Dal giorno dell'inaugurazione ad oggi in quello spazio, sia pur con diverse difficoltà ed incomprensioni, hanno esposto diversi artisti, richiamando l'attenzione di tanti amanti e cultori delle discipline artistiche visive. Agli inizi degli anni Ottanta, ho assistito insieme ad alcuni amici, come il pittore Carlo Volpicella, al tramonto di una importante pagina di storia artistica durata circa un trentennio, cioè quando chiudevano gli ultimi spazi e si spegnevano le ultime iniziative di coloro che avevano avuto il merito di portare la città di Pescara all'attenzione dei circuiti primari mondiali dell'arte contemporanea. La pubblicazione del volume sull'esperienza del liceo artistico Misticoni, testimonia questo speciale connubio fra la formazione scolastica da una parte, e la pratica degli insegnamenti ricevuti dall'alta, attraverso l'organizzazione di mostre e dibattiti, che hanno fatto in modo che si creasse nella città scambi fra artisti locali ed artisti internazionali. La prossima mostra... Veniamo adesso ai fatti di questi giorni. Con una decisione inspiegabile, almeno per gli addetti ai lavori, l'attuale giunta provinciale ha deciso di assegnare a questo spazio una diversa destinazione d'uso (uffici) e di conseguenza di trasferire lo SPARTS presso alcune sale del conservatorio Luisa d'Annunzio da poco tempo ristrutturato. Trovo per lo meno curioso, ma non più di tanto per come tradizionalmente si ragiona in questa città, che dopo aver tracciato un percorso, forse discutibile e migliorabile senz'altro ad esempio rispetto alla sua fruibilità, che si decida di interrompere una "storia" che lo SPARTS con fatica si è costruito e poteva continuare a costruirsi. Mi chiedo perchè non sia stata affidata la sua gestione (in senso manageriale come il tempo odierno sembra richiedere) individuando delle figure capaci tra il gruppo di esperti, che bastava cercare fra coloro che in questi anni hanno offerto un prezioso contributo (quasi sempre gratuito) per l'affermazione di questo contenitore culturale? E' possibile parlare in città di distretti culturali con l'intervento di esperti europei nei giorni pari e prendere decisioni che vanno in senso contrario in quelli dispari? Quando si parla di economia della cultura (termine forse discutibile ma di stretta attualità) a cosa ci si riferisce? Organizzare una mostra o un convegno ha senso ancora quando la cultura non è vista come una delle risorse possibili per rispondere alla drammatica situazione occupazionale nazionale, ma semplicemente come un momento di svago o un ritrovo di nostalgici di un non precisato bel tempo andato? Sono soltanto alcune domande che mi sono venute alle mente sabato 8 luglio 2006 quando sono uscito fuori dal Conservatorio Luisa d'Annunzio nel cui sottoscala e in alcune stanzette al piano terra, destinate alle esposizioni d'arte, tra una scala dell'elettricista e uno straccio affogato in un secchio mezzo pieno d'acqua e detersivo, il buon maestro Carlo Pilone ha fatto il suo dovere, esponendo le sue ultime fatiche di ricerca artistica, nonostante mortificato in senso artistico e soprattutto in senso umano. C'è da pensare che la prossima mostra venga fatta per strada tra l'indifferenza dei molti che passeggiano lungo la "strada parco", tra i ragazzini che giocano come possono lungo quella lingua d'asfalto, e le badanti dell'est che spingono un vecchio/a in carrozzella. Ma questa è altra storia quando ci sarà la prossima mostra... |