Mostra raffinata, rarefatta, poetica, nella quale tantissimi elementi, dal multimediale all’installazione si compenetrano per un effetto estetico che riesce a penetrare nell’osservatore.
I bellissimi spazi di AreaEspo’ arricchiscono di suggestione una mostra intelligente nei suoi temi speculativi e ricca di molti stimoli: rimane negli occhi un bagliore aureo che si incrocia con penombre delicate e video installazioni non invadenti.
Il tema cardine è per Mandra, l’assimilazione delle identità attraverso il cibarsi di immagini simboliche stampigliate su ostie: si può scegliere di assimilare tanti modi di essere del nostro tempo e questo è un modo per dichiarare a se stessi “da che parte si è” che vita si crede importante. Inutile ricordare il senso religioso profondissimo legato alla nostra tradizione cristiana. Una serie di diapositive/video ripercorrono le immagini chiave della stessa mostra che si sta vedendo mentre un altro schermo ci ripropone il rituale sciamanico della scelta e dell’assimilazione di identità che avviene attraverso il cibarsi dell’immmagine.
Silvia Pennese propone piccoli angoli dove sono raccolti oggetti resi “aurei” cioè collocati dal “colore” più irreale nella dimensione della spiritualità assoluta. Le immagini diventano spirito, gli oggetti si pongono in un altrove pur restando reali, la materia svela la sua sostanza spirituale pur restando materia, luce e ritratto.
Chiude l’installazione “istanteceleste”: luci ed ombre spingono a decifrare la parola “istante” e da li in poi, cogliamo il valore dell’attimo percettivo e per questo riusciamo nuovamente a cogliere la poesia dell’insieme.
Un arte che non grida, ma si intrufola tra le pieghe della sensibilità con lentezza e inesorabilmente fino a farci percepire tutto il resto, anche la relazione con le persone presenti nella stessa dimensione di ciò che gli occhi dell’anima hanno colto.
E’ disponibile un bellissimo catalogo cdRom della mostra che è in sostanza, uno dei video proiettati nell’installazione.
Sinceramente è una di quelle piccole mostre che riconciliano con l’arte contemporanea: Mandra e Silvia, lavorano perché è la dimensione della propria interiotà che le costringe, per cui si percepisce come lavori del genere nascano da un “essere” più che da una volontà di mostrare, un essere unito però all’intelligenza visiva e alla capacità del dare forma alle proprie suggestioni e al proprio universo immaginale. Sono persone che lavorano nella dimensione che rappresentano ed è forse questa coincidenza tra essere e mostrare che rafforza l’intensità di questo tipo di progetti espositivi.
Ne viene che forse è questa la strada per recuperare n sensatezza e una dimensione più socialmente sensate del “fare arte” che non sia esibizione velleitaria ma un percorso per comprendere e comprendersi. E’ paradossale affermare che sia ancora oggi, la poesia attentamente cercata nella sua verità esistenziale a legarci al senso di una esistenza umana solidale.