L'OPINIONE 

A cura di: Antonio Zimarino
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Daniele Giuliani – Urban
Pizia Arte – Teramo

Scrivo con un po’ di ritardo di questa notevolissima mostra nello spazio della Galleria Pizia Arte di Teramo. Me ne scuso con gli interessati, ma spero comunque che attraverso queste righe ne possa rimanere un’eco interessante.

Sicuramente quello delle sorelle Patrizia e Manuela Cucinella è uno spazio espositivo di grande interesse per una regione come l’Abruzzo: c’è una scelta di gusto personale, quella che guida “i galleristi” veri e non i mercanti d’arte, c’è un interesse e un rispetto profondo per gli artisti e anche l’intelligenza dell’imprenditorialità: uso qualitativamente notevole del web, regolarità e costanza. E’ una piccola “galleria” ma che ha saputo conquistarsi uno spazio e una identità, divenendo un riferimento per la figurazione contemporanea. In questa attenzione alla cura dell’identità e del rapporto, Pizia arte propone artisti “per qualità” e omogeneità di sensibilità, mostrando periodicamente tra le cose migliori del settore.

Con Daniele Giuliani, Pizia presenta quello che probabilmente è uno degli attuali migliori “giovani” artisti provenienti dal contesto abruzzese, al di là del tipo specifico di scelte espressive: qualità elevatissima dei lavori, grande attenzione speculativa sia sulle scelte formali che sulla “sensatezza” esistenziale delle proprie immagini e del proprio “abitare il mondo”. Ne viene fuori una pittura profondamente “contemporanea” ed intimamente classica realizzata attraverso un approccio curioso e attento e un “pensiero” che conduce le visione e la rappresentazione, che nasce dal vedere e dal provare, più che da una astrazione concettuale.

La mostra ci presenta tele di vario formato unificate da uno stesso “soggetto” indagato in diversi tagli e inquadrature: la qualità della pittura è notevolissima, realizzata con una raffinatissima tecnica di “spraycan”, ma al di là della sua “sontuosa” qualità formale, il dato più interessante mi sembra il “senso” speculativo e “fisico” che la anima e la costruisce. Sono immagini di spazi urbani anonimi e pure “inconsciamente” da noi spessissimo praticati, realizzati con tagli visuali fuori dalle euritmie composte, distinguibili attraverso un’aria spessa, greve di umidità invernale resa incredibilmente materica da un sovrapporsi di sfumature e puntinature, definita da viraggi di luci giallognole da arredo urbano, ombre indefinibili, come istantanee in corsa di un passaggio casuale, attraversato da brillantezze di punti di colore puro.

E’ lo sguardo di chi non vive nella casualità ma presta attenzione al minimo, uno sguardo che cerca senso e bellezza in ciò che più lontano sembra da esse; è la passeggiata notturna di chi senza fretta rincasa avviluppato in panni pesanti per proteggersi inutilmente da un freddo micidiale e nonostante tutto, ama quei passi, quella solitudine e quella greve pesantezza alleggerita dalla poesia delle forme e dei rari colori.La poesia del banale e dell’inatteso, raccolta nella memoria e nel cuore e riproposta nella sua sconcertante interezza in piccole e grandi “finestre” che sono allo stesso tempo, nell’interiorità di chi le ha composte e negli occhi di chi le rivive.

Se il dipingere sa restituire anche le sensazioni fisiche, odori e rumori, è grande pittura. E’ il caso dei lavori di Daniele, senz’ombra di dubbio.


Theorèin - Giugno 2006