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II° Premio Pescara – Utopia (personale di Matteo Basilé)
Vittoria Colonna – Pescara (27 maggio – 11 giugno)
Lo spazio “ufficiale” pescarese ospita una mostra di arte contemporanea indubbiamente interessante, aperta ai giovani “creativi “, dal tema “Utopia”. Essa ci viene presentata dai curatori come “premio di incoraggiamento” per chi cerca di manifestare la propria creatività e magari, poter vivere anche di essa.
La mostra ci presenta le interpretazioni “giovanili” (cioè di artisti “in emersione” ma con già una passabile esperienza) della ricerca pittorica, fotografica e video, che per la verità si collocano senza grande chiarezza nel tema dato, ma che comunque offrono uno spaccato interessante di cosa oggi quella generazione, vede e rappresenta a se stessi e agli altri. Molti dei lavori presenti anche se tutti più o meno stilisticamente rigorosi hanno per la verità, molto poco di giovanile, nel senso che si sente molto forte in molti la frequentazione “visuale” costante e non sempre rimeditata degli accademismi contemporanei. Le gamme dei linguaggi attuali ci sono più o meno tutte (singolare l’assenza, penso voluta dai curatori, di “installazioni” cioè di lavori che vivono e si animano nello spazio reale): neo espressionismi, realismi, “art brut”, ironie, cartonianimati, videomusic ecc. ma molto spesso riprese con poca autonomia. In fondo è normale che sia così in quanto ci si relaziona a ciò che si frequenta mentalmente e sociologicamente, però non è un caso che da qualche tempo molti osservatori e critici più attenti hanno notato come la generazione attuale dei giovani artisti italiani appare molto cauta nelle ricerche visuali proprio sul piano della “speculazione” e della riflessione: più attenta a confrontarsi con ciò che è già il qualche modo, accettato nel circuito dei contemporaneismi, piuttosto che coraggiosa nel gettare il cuore oltre l’ostacolo, piuttosto che impegnata e interessata a cercare davvero una utopia che non sia solo il riconoscimento galleristico del “bravo giovane artista” ma un proprio autonomo confronto tra linguaggio ed esistenza. Me ne sono accorto curando una mostra l’anno scorso con molti dei giovani artisti che adesso rivedo qui: è la loro collocazione “collettiva” che rende più evidente la chiara contestualizzazione nei linguaggi soliti del nostro tempo. Ciò non toglie valore alla mostra in se stessa, è solo una constatazione relativa ad un probabile stato di cose: in fondo anche noi non facciamo altro che esprimere ciò che ci ha colpito e che facciamo in qualche modo nostro. Il fenomeno del “setting” è molto forte in queste generazioni e non è colpa loro: ciò spiega al contrario, anche la forza delle espressioni artistiche che provengono da contesti non così immaginalmente condizionati, come i paesi dell’est o quelli asiatici o africani. Detto questo la mostra mi sembra riuscita, ben ordinata senza particolari intuizioni di allestimento, un po’ confusionaria la sezione video ma del resto non penso che potesse esserci altra soluzione in quel tipo di spazio. Forse qualche contaminazione ambientale tra pittura, video foto poteva dare qualche stimolo in più. Spendo poco per la personale di Matteo Basilé in quanto la qualità di alcune delle opere in mostra mi sembra notevolissima e di enorme efficacia suggestiva, come il trittico “cardinalizio” di forte impatto emotivo e di indubbi rimandi alla storia dell’arte (da Raffaello a Bacon). E qui il paradosso si chiarisce: Basilè appare coraggioso e urticante quanto la maggior parte dei “giovani” è giocosa e “perbene”: forse è la libertà dal doversi farsi riconoscere “artista contemporaneo” a dare la possibilità di esser effettivamente “liberati” nel poter dire se stessi senza dover per forza “ricommentare”. Complessivamente mi sembra che sia un progetto riuscito, con alcuni lavori di un certo interesse, tra i quali quello di Agreste, Ficola, Spinozzi, Boffa, DeRubeis, Gentile, di quelli che mi ricordo a memoria. La mostra è condotta con ordine estremo anche se con qualche ingessatura ma complessivamente, propone una qualità assolutamente più fruibile e stimolante rispetto a altre mostre pescaresi recenti, strombazzatissime. Certo, lo spazio del Colonna con la sua perbene disposizione, condiziona in bene o in male le scelte di allestimento ma di questi tempi si è davvero fortunati ad aver avuto l’opportunità di utilizzarlo soprattutto per segnalare qualche sprazzo di novità. Il problema rimane quello di una ricerca artistica che sembra avere più lo scopo inconscio di “farsi riconoscibile” dal contesto, che lavora con una attenzione alla variabile delle forme più che alla definizione e contestualizzazione di esse all’interno di una reale e urgente esigenza esistenziale. Un tempo “giovane” voleva dire “progetto”, “possibilità” se non, provocazione, contrasto, sfida, oggi, sembra voler dire “ … sono più saggio e ponderato di te”, oppure “ … mi riconosco, se mi riconoscono”. E’ comunque una rassegna che si visita con piacere anche se la formula del “premio” sa un po’ di passato, anche se il giovanilismo va vagliato con cautela, anche se si continuano a proporre “contenitori” espositivi piuttosto che analisi. E’ positivo che ci siano proposte fresche, sia dal punto di vista curatoriale che artistico e che si siano finalmente trovate delle interessanti risorse economiche per poter realizzare un progetto managerialmente riuscito e relazionalmente consistente, vista la cronica lamentata mancanza di possibilità economica delle istituzioni, evidentemente limitata solo a certi periodi dell’anno o per alcune persone.
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