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Prospettive, problemi e obiettivi del corso
Il presente corso intende introdurre alla conoscenza delle metodologie della critica d'arte, così come storicamente si sono sviluppate. Non è un corso di "storia della critica d'arte", ma piuttosto un tentativo di illustrare le possibili "chiavi di lettura" per la conoscenza e l'analisi delle arti figurative. Non è nemmeno un corso di "estetica", anche se è indubbio che delle metodologie di indagine non possono che derivare da una più vasta prospettiva teoretica.
Vanno però fate una serie di premesse in ordine a certi problemi fondamentali della metodologia dell'attività critica e una serie di considerazioni in ordine ai problemi attuali riguardo la funzione che la critica ha oggi soprattutto nei confronti della contemporaneità.
Un primo punto da chiarire è che l'opera d'arte può anche essere percepita attraverso un approccio emotivo o semplicemente "empatico", ma esso risulterà assolutamente riduttivo e comunque limitato rispetto alle aperture semantiche rese possibili dall'utilizzo delle metodologie d'indagine. L'opera va invece percorsa innanzitutto nella sua specificità di fenomeno, chiaramente contestualizzato nella realtà sociale e culturale che lo ha espresso o lo esprime.
Secondo punto: per analizzare la specificità del "fenomeno - opera" nel corso degli ultimi due secoli sono state elaborate diverse metodologie di analisi a partire da concezioni estetiche differenti. L'esistenza di queste metodologie e la loro diversa efficacia, i risultati a cui esse hanno condotto, mostrano come non possa darsi una metodologia "univoca" e assoluta, ma tutte concorrono a chiarire, conoscere, ipotizzare, definire problematiche culturali, strutturali, storiche, psicologiche ecc. presenti in quel prodotto di "cultura" che è l'opera d'arte.
Terzo punto: le metodologie si applicano a fenomeni culturali che noi chiamiamo "opere d'arte". Esse possono portare a chiarire le valenze semantiche, le particolarità strutturali di questi fenomeni culturali nelle diverse epoche storiche. La loro funzione è quella di scandagliare le possibilità e l'apertura che le opere potenzialmente possiedono e così capire la funzione che esse hanno avuto, hanno tuttora nella storia culturale, nell'immaginario, o nella stessa dimensione speculativa o filosofica. Servono cioè a capire se questi fenomeni culturali (che sono poi le opere) possono essere assimilati alle definizioni estetiche che la filosofia discute da secoli su ciò che l'arte sia o rappresenti, o se esse sono portatrici di conclusioni speculative autonome, oppure se siano proprio esse i "segnali" o gli stessi elementi costitutivi dei valori umanistici o religiosi che di volta in volta la storia umana ha espresso, negato o sognato . I metodi di analisi si possono pertanto applicare diversamente nelle diverse epoche storiche, quindi anche alla contemporaneità. A seconda delle coordinate culturali di un determinato periodo potrà risultare però più conveniente o proficuo un determinato approccio critico rispetto ad un altro, ma va ribadito che quello scelto non può darsi come strumento assoluto che sappia svelare e dimostrare cosa sia l'arte o che sia in grado di chiarire definitivamente senso, struttura e valenze di un fenomeno culturale.
Nel corso degli ultimi vent'anni, la spinta alla ricerca data dalla metodologia dell'indagine strutturalista ha consentito di dotarci di strumenti di "smontaggio" straordinari che consentono di percorrere le pieghe intime del processo di comunicazione che il fenomeno culturale - opera d'arte mette in atto. Tuttavia anche questa metodologia (1) se permette di chiarire i "processi" rimane neutrale nel campo del "senso". In tempi recenti lo Strutturalismo ha focalizzato la sua attenzione sul linguaggio delle opere e su come esso si organizza, considerando la maggior parte delle teorie precedenti come "pre - semiotiche", tuttavia la riflessione ampia e minuziosa sul come un linguaggio si struttura ha finito in tempi recentissimi (2) per riportare comunque alla necessità di definire o comunque di affrontare "cosa" esso dice.
Ritengo comunque che il campo del "senso" (su cui apriremo alcune considerazioni a conclusione del corso) resti necessariamente aperto: il senso dell'opera è nell'opera stessa ed appunto le metodologie servono ad indagare il "senso" nella sua complessità e nelle sue possibilità di strutturazione. Personalmente ritengo che tutto ciò che storicamente abbiamo messo in atto e definito per conoscere, continui ad avere la necessaria funzione di permettere la proposta di interpretazioni, tanto più probabili quanto meglio si applicano e si utilizzano le metodologie opportune.
In tempi recenti (anni Sessanta e Settanta) le speculazioni teoriche intorno all'arte, essendosi molto riavvicinate alla realizzazione stessa delle opere e alla stessa attività degli artisti, hanno proposto un nuovo senso di "Critica in azione". Essa lavora con l'artista e gli fornisce gli indirizzi, finendo talvolta per prevaricare la creazione stessa dell'opera. Le visioni sociologiche e soprattutto quelle della "psicologia della visione" tendevano a tramutarsi in nuove "teorie dell'arte" non desunte "a posteriori dalle opere", ma elaborate "a priori". Chiaramente si è trattato di una degenerazione dell'attività critica in nuovi tipi di "normative".
Grazie all'esperienza dello strutturalismo e soprattutto dell'esperienza culturale del postmodernismo, la nostra epoca ha perso fortunatamente il desiderio utopico di una conoscenza certa e assoluta, ma la storia di questa ricerca ci ha consegnato strumenti efficaci per indagare e per proporre delle interpretazioni tanto più possibili e sensate quanto meglio e attentamente siano stati utilizzati i diversi approcci. Alla fine ciò che si intende per "critica" d'arte non è altro che lo sforzo intellettuale di dare un senso, o il senso a ciò che la creatività umana elabora: essa è ed è stata estremamente varia al punto da non poter più inseguire l'utopia di una definizione assoluta. Ma essa ha anche espresso delle "costanti" che possono permettere di orientare e di provare ad ordinare i segmenti spezzati e i frammenti della nostra storia e anche del nostro presente.
(1) CALABRESE, O., Il linguaggio dell'arte, Bompiani, Milano, 1985. Il nostro paragrafo sullo Strutturalismo è essenziale proprio perché rimandiamo per completezza delle problematiche a questo ottimo testo.
(2) E questo è proprio il centro del dibattito contemporaneo sull'arte, sulle funzioni della critica e sul "senso" soprattutto dell'attività artistica contemporanea. Citiamo di seguito una serie di testi che introducono, indicano e approfondiscono riguardo gli attuali problemi. Sono testi di vario genere e varie funzioni, non esclusivamente riguardanti problematiche filosofiche o estetiche, ma in modo più vasto anche le metodologie, le espressioni artistiche e i linguaggi: BAUDRILLARD, J, La sparizione dell'arte, Politi, Milano, 1988; DORFLES, G., Il divenire delle arti, Bompiani, Milano, 1996; CRISPOLTI, E., Come studiare l'arte contemporanea, Donzelli, Roma, 1997; CARMAGNOLA, F., Parentesi perdute, Guerini e Associati, Milano, 1998; GOODMAN, N, I linguaggi dell'arte, EST, Milano, 1998;.AA. VV., Estetiche della globalizzazione, Manifestolibri, Roma, 2000.; PERNIOLA, M., L'arte e la sua ombra, Biblioteca Einaudi, Torino, 2000.
Bibliografia
La bibliografia qui raccolta è puramente indicativa, riguardo le problematiche accennate nel nostro corso. Raccoglie testi teorici e testi nei quali meglio si sono applicate determinate metodologie.
Theorèin - Dicembre 2002 |