Le metodologie di base per lo studio
della storia dell'arte e per l'attività critica
A cura di: Antonio Zimarino
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I  Lezione

Definizioni generali

 

I.1 Definizioni

 La Critica d'Arte è il processo che conduce al giudizio qualitativo intorno a determinate opere. [1] Come Critica d'Arte, si definisce la critica che interessa le arti figurative. Essa è distinta dalla "poetica artistica" nella quale la ricerca è finalizzata ad un tipo particolare di idea artistica.

 La Critica d'Arte è distinta sia dall'Estetica che dalla Filosofia dell'Arte

 L'Estetica cerca una teoria generale, attraverso singole individualità che confermerebbero la teoria stessa.

La Filosofia dell'Arte invece, interpreta le opere e non si indirizza a comprenderne la qualità.

 Queste distinzioni però implicano sempre un interscambio e non una estraneità fra le tre discipline di studio. Una teorizzazione estetica presuppone l'applicazione della Critica e la critica applica e sviluppa le teorizzazioni estetiche.

La Critica è sempre pratica dell'estetica mentre l'estetica ( e la filosofia dell'Arte) sono le teorie della Critica. Inoltre, ogni interpretazione (Filosofia dell'Arte) implica un giudizio qualitativo già formulato, ma ogni giudizio qualitativo è sempre una più o meno esplicita interpretazione dell'opera.

Il giudizio qualitativo si espone e si manifesta come discorso o come comportamento: 

 Discorso

formulazione verbale di giudizi intorno ad un opera

 

Comportamento

modo di agire individuale e collettivo, pubblico e privato, nei riguardi di un'opera

 I.2 La “critica” come comportamento 

La Critica come comportamento (o Critica in azione) deriva frequentemente da posizioni dottrinarie, religiose, filosofiche, economiche e politiche che possono essere sia maggioritarie che minoritarie in un determinato contesto storico e sociale. Esse si esprimono attraverso i fenomeni del Collezionismo, Mecenatismo, Mercato dell'Arte, Distruzioni più o meno volontarie di certe opere, smembramenti, culto idolatrico di altre opere ecc.

La Critica in azione può essere rilevata attraverso un lavoro complesso: è necessario reperire ogni volta i documenti e le motivazioni, gli inventari di collezioni, i documenti d'archivio, i testi di leggi, le prescrizioni religiose, i trattati filosofici che possano motivare i diversi atteggiamenti o che possano spiegare le vicende delle opere.

Questo significa che la Critica in azione si serve degli strumenti stessi della Storia dell'Arte, cioè degli strumenti che costruiscono la disciplina scientifico - storica, ma utilizzandoli per capire le ragioni del successo o dei cambiamenti di gusto e di idee riguardo le opere d'arte.

Anche i documenti prodotti ufficialmente per motivare gusti e teorie dell'arte, i giudizi verbalizzati contenuti anche nelle espressioni letterarie più varie (epistolari, diari ecc.) anche la condizione e le vicende storiche delle stesse opere servono per comprendere come si è esercitata la Critica in azione.

Nella contemporaneità diventa necessario analizzare i comportamenti dei “gestori del mercato”, delle leggi di marketing e della comunicazione in quanto essi sono particolarmente determinanti alla riconoscibilità, alla circolazione delle opere, delle loro modalità di attuazione, dei principi estetici e dei contenuti che necessariamente veicolano. Tuttavia, poiché il sistema del mercato ha i suoi propri principi di comunicazione, risulta necessario guardare criticamente ad essi in quanto sono in grado di determinare modelli di successo a prescindere da cosa essi realmente rappresentino nel contesto della stessa storia dell’arte. E’ indispensabile per l’attività critica contemporanea studiare i modelli di comunicazione e di marketing attuali per orientarsi con chiarezza nell’abbondantissima e variabilissima condizione dell’attività creativa contemporanea.

 I.3 La “critica” come discorso 

La Critica come discorso può essere distinta a sua volta in Critica ragionativa e Critica Fantastico – emozionale.

Questi tipi di critica non sono sempre facilmente distinguibili l'uno dall'altro, spesso infatti, i critici si servono anche degli aspetti "fantastico emozionali" per supportare determinate conclusioni o per suggerire verbalmente alcune caratteristiche dell'opera d'arte infatti la: 

Critica

Fantastico - emozionale

parte dal sentimento di piacere o dispiacere estetico, espresso in forme letterarie come saggi, diari di viaggio, descrizioni per accentuare la qualità e descrivere emozioni ecc.

 

Critica ragionativa

espone i propri argomenti con argomentazioni logiche e concettuali basandosi su impostazioni di indagine che possono essere anche di varia natura, ma sempre con un fondamento storico e logico.

La Critica ragionativa quindi si esprime attraverso saggi e trattazioni specifiche rispetto ad autori e opere, per cui si può dire che la Critica come discorso abbraccia praticamente tutto un settore della letteratura.

Entrambi gli approcci possono avere il loro senso, ma è chiaro che il soggettivismo verso cui spinge l’approccio fantastico – emozionale finisce più per documentare un gusto o l’intuizione e la cultura dell’autore che la esprime, o ancora cosa l’opera diventi per un tipo di sensibilità, piuttosto ciò che proporre una lettura rispettosa dell’autonomia speculativa che l’opera rappresenta. Quindi ha più rilievo il valore documentario che non l’effettivo approfondimento su cosa possa essere o come si strutturi e si esprima il fenomeno culturale che si analizza.

 I.4 Fenomenologia della “critica” tra filosofia ed estetica

Ogni relazione dell'attività critica e ogni aspetto delle sue intrecciate relazioni con la filosofia e l'estetica, costituiscono altrettanti modi attraverso cui l'attività "critica" realizza se stessa. Scoprire le relazioni istituibili e realizzabili per un esaustivo discorso critico, significa accedere alla "fenomenologia della Critica d'arte". Dove c'è arte, c'è sempre una forma di reazione all'arte, in senso positivo o negativo o indifferente; c’è sempre una scelta oppure un giudizio, ovvero, c’è sempre "critica d'arte".

E' bene chiarire che le inter relazioni tra i vari "atteggiamenti critici" delineati sono continue, determinanti, in varia misura, ma tutte fanno parte della "fenomenologia della critica". Ogni opera d'arte ad esempio, può essere letta come "trattazione critica", perché essa esprime gli ideali estetici, l'ambito culturale e socio - economico dell'autore e dell'ambiente che richiedeva quel tipo di produzione artistica. Anche le condizioni nelle quali l'opera ci perviene, testimonia quale atteggiamento ebbero nei suoi confronti, le generazioni seguenti a quella che l'avevano realizzata.

Studiare unicamente la "critica verbalizzata" implica conoscere i riferimenti e i presupposti che hanno generato le diverse affermazioni a proposito dell'opera o dell'arte di un periodo; ma compiere una indagine criticamente coerente, implica lo studio delle relazioni che l'attività più propriamente teorica ha con tutti gli altri campi dell'attività pratica e sociale umana.

Poter studiare e conoscere le relazioni della cultura più propriamente artistica con la filosofia, con i modi di produzione, con gli assetti sociali, con la religiosità, permette di poter articolare maggiormente l'indagine, per raggiungere la maggior completezza possibile a definire gli atteggiamenti critici in ogni attività. Aiuta inoltre, a dare un quadro ben identificabile e comprensibile di ogni atteggiamento critico più o meno esplicito.

In questo quadro, anche i giudizi "fantastico - emozionali", limitati dalla soggettività di chi li esprime, possono essere giudizi "critici" nella misura in cui contribuiscono alla ricognizione e all'apprezzamento dell'opera in studio.

Così, anche la "Filosofia dell'Arte", la psicologia e la sociologia dell'arte, pur se hanno una autonomia disciplinare per se stesse, interessano la critica nella misura in cui implicano delle valutazioni quantitative e contribuiscono a realizzare altre valutazioni oppure ulteriori approfondimenti.

 I.5 Fenomenologia della “critica” in assenza di verbalizzazioni

 La mancanza di critica verbalizzata in certi periodi della storia dell'arte, non significa affatto che ci sia una assenza di giudizio critico: difatti, in questi periodi il giudizio è concentrato tutto sulla "Critica di comportamento". Possono invece esserci dei periodi dove compare una critica "verbalizzata" ad altissimo livello, contemporaneamente ad una "critica di comportamento" sbagliata o scadente; oppure può capitare il caso contrario: critica di comportamento intelligente e verbalizzazioni estremamente povere.

In questi casi si parla di Coscienza colta o di Coscienza volgare che si contendono la Coscienza comune all'interno della fenomenologia della Critica.

Questo accade perché di frequente troviamo, all'interno di corsi storici, una compresenza o una coesistenza di vecchie culture o di pregiudizi e ottusità che non hanno la stessa rapidità di evoluzione delle arti o delle strutture sociali ( o a seconda dei casi, può accadere l'esatto contrario).

Determinati atteggiamenti sociali possono essere persistenti al confronto del rapido e moderno sviluppo delle verbalizzazioni. Questo è un conflitto nel quale l'arte stessa è profondamente coinvolta, sia dal punto di vista del trattamento di opere del passato e sia nell'accettazione di nuovi modi espressivi e delle nuove produzioni.

Lo stesso prevalere di impostazioni ragionative o fantastico - emozionali o ancora, di critica esclusivamente d'azione, è l'esatto specchio di quanto si costituisce e si muove nella società o nella cultura che genera i giudizi. [2]

In ogni concreta situazione storica, la Critica d'Arte assume una fisionomia particolare nella quale prendono corpo la "figure" o le essenze critiche della sua fenomenologia.

Al di sotto di ogni cangiante o imprevedibile scelta, sta la trama delle essenze costanti nelle quali la novità inesauribile dell'esperienza, ogni voltasi ordina e prende coscienza di sé.

Della Critica d'Arte possiamo dire che in essa è il vario dell'esperienza e il molteplice viene ordinato dalle essenze costanti in cui prende forma. Difatti, la misura di un'opera d'arte, viene data dalla sua capacità di resistenza alle operazioni critiche più disparate, ognuna delle quali getta luce su aspetti di essa di cui altre operazioni critiche non si erano accorte[3], per via della diversità del loro impianto di indagine.

L'efficacia della Critica d'arte si coglie dunque, sempre e soltanto nel suo riferimento all'arte

Del resto non esistono graduatorie possibili sulla validità dei metodi, poiché ogni teorizzazione è di per se astratta. E' possibile però, valutarne l'efficacia, ma sempre in relazione alla situazione a cui si applica l'una o l'altra metodologia d'indagine, e nella misura in cui il metodo risponde alle esigenze estetiche.

Non sono dialettizabili i metodi tra loro, in sé per sé, ma soltanto nella misura in cui rispondono alle esigenze dell'"estetica" relativa al periodo e alla cultura in esame. E' questa condizione che infinitizza l'azione della critica in una crescente espansione che esclude i concetti di progresso e decadenza.

Unico compito della critica, suscettibile di una definizione categorica, è quello di pronunziare, con le parole o con i fatti, un giudizio qualitativo intorno alle opere d'arte.

Il solo criterio finalistico, in base al quale la critica sia a sua volta giudicabile, è quello della rispondenza alle esigenze estetiche delle situazioni concrete nelle quali la critica viene praticata.


[1] R. ASSUNTO, s.v. "Critica d'arte" in: "Enciclopedia Universale dell'Arte"

[2] Questa affermazione induce a parecchie riflessioni sulla contemporaneità:il prevalere ai livelli culturali più diffusi di una concezione limitata dell'arte e della sua produzione, indica una società che in fondo è scarsamente disposta a mettersi in discussione e ragiona per stereotipi, non per vero atteggiamento critico.

Il successo della scuola "iconologista" significa il prevalere dell'interesse sul soggetto e non sulla totalità del fatto artistico; significa una prevalenza di una concezione letteraria della cultura. Assunto dice giustamente che ogni periodo culturale può essere indagato con uno strumento critico che risulti particolarmente efficace rispetto a quella cultura. L'iconologismo ha un limitato successo, a partire dalla diffusione del "neoplatonismo" nell'arte del Quattrocento italiano fino alla pittura culturalmente elevata della metà del Cinquecento, quando la Controriforma elabora altri principi. 

[3] Ciò significa che se l'opera d'arte è facilmente affrontabile e delineabile con una limitata indagine critica, essa non ha una "misura" (una qualità?) rilevante. Quanto più diventa complesso il gioco delle relazioni interne ed esterne che essa è in grado di sviluppare, anche al di là di ciò che razionalmente l'opera rappresenta o intendeva rappresentare secondo la cultura che l'ha prodotta, tanto più l'opera ha la "qualità" di interrogare e di dire qualcosa alle varie "culture" che l'affrontano e la interrogano.


Theorèin - Gennaio 2003