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Nella precedente lezione abbiamo introdotto il primo modello di corpo presente nella cultura occidentale; ne abbiamo tracciato la genesi, riconducibile alla visione socratico-platonica, la quale concentra tutto il suo sforzo nella ricerca della verità. Per compiere questa ricerca è necessario liberarsi da tutto ciò che è corpo a vantaggio esclusivo dell'anima. Abbiamo visto che nel Fedone si formalizza di fatto la frantumazione del sapere in tanti discorsi disciplinari diversi. Tutto ciò che non è corpo o natura viene assegnato alla filosofia; tutto ciò che lo è, viene formalmente assegnato a discorsi che esulano dal mondo filosofico, quali per esempio quello poetico-letterario, quello storico, quello scientifico, quello delle arti visive ecc. In tal modo assistiamo ad una subordinazione di questi ultimi al mondo filosofico dal punto di vista dell'acquisizione della verità, e soprattutto ad una loro gerarchizzazione a secondo dei loro contenuti. Un esempio per tutti lo troviamo nel discorso poetico-letterario dove la commedia viene considerata inferiore alla tragedia, o la satira alla lirica. Difatti la tragedia andrà avanti per secoli parlando di personaggi di ordine elevato (es. i re); la commedia invece andrà avanti parlando di personaggi più umili. Rompere questo schema significa trasgredire ovvero mescolare i vari generi, come accade anche nella stessa tragedia di Shakespeare nella quale si possono trovare argomenti di carattere comico. Assume una posizione "pro-tradizionale" ad esempio il Manzoni, secondo il quale Shakespeare è un barbaro non privo d'ingegno, perché cerca di ricomporre ciò che era oramai scisso rispetto alla distinzione platonico-socratica dell’antichità, secondo la quale non vi era correlazione tra filosofia e letteratura. Al contrario Leopardi afferma, che un uomo soltanto filosofia e ragione, è un uomo dimezzato, in quanto è necessario integrare a queste funzioni quella dell'immaginazione. Nell'Ottocento nel preromanticismo si cerca di operare una ricomposizione. La filosofia teoretica deve riguardare la ricerca della verità estraendosi da tutto ciò che è corporeo. Deve riguardare ciò che Kant chiama "ragion pura" ossia ragione che è libera dai sensi e da tutto ciò che è corporeo. La filosofia socratico-platonica, non dice che tutti devono essere filosofi e pensarla in un certo modo, definisce però un modello di filosofo. Se non forniamo le caratteristiche di un modello sociale nessuno imiterà tale modello, perché non si conoscono le sue caratteristiche; quindi dal momento che Platone nel Fedone dice come il filosofo deve essere, automaticamente dice che tutti possono seguire quel modello e diventare filosofi sempre che, accettino tali condizioni. Senza ragion pura non c'è scienza; ma tutta ragion pura sancisce un uomo dimezzato. Nel capitolo XI del Fedone si legge:
"Guarda, guarda, esiste una specie di solco tracciato, che ci orienta tutti:
ed è questo, che finchè ci teniamo la nostra carne e l'anima nostra è impastata di simile fango, non domineremo mai a sazietà ciò che desideriamo: e sappiamo che è il vero, questo".
Escludendo dalla filosofia il corpo, Platone esclude tutto ciò che è vita, nutrimento, malattie, abbigliamento (inteso come vanità e frivolezza), amore, passione, immaginazione (quest'ultima in quanto non raziocino puro);
di tutte queste cose se ne occupa il poeta.
Il filosofo non deve, nella ricerca della verità, occuparsi di guerre (che vanno a far parte del poema epico), non si deve parlare neanche di povertà e ricchezza, di cui si occupano la politica e l’economia.
Il filosofo deve astenersi dall'occuparsi di qualcosa in particolare.
Quando si è in vita non si può pensare di escludere il corpo, perchè il solo atto di pensarlo, lo rimette in gioco.
Tuttavia bisogna allenarsi quanto più possibile tentando di avvicinarsi all'anacoreta il quale si reca nel deserto per togliersi da ogni forma di tentazione.
Theorèin - Giugno 2002
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