LA SFIDA DI CARTESIO E LA RISPOSTA DI VICO
A cura di: Mario Della Penna
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II Lezione

 

Vediamo anzitutto Cartesio dal punto di vista teoretico.

Il primo aspetto che possiamo evidenziare riguarda l'esigenza principale della ricerca della verità.

Condizione ideale per tale ricerca è quella di vivere piuttosto isolato e per tale ragione si trasferisce nel calmo paesaggio d'Olanda, lasciando Parigi che invece gli poteva offrire occasioni di distrazione.

La ricerca nasce certamente dal desiderio di conoscere ma anche per orientare la propria vita.

Cartesio parla di albero del sapere alle cui radici troviamo la Metafisica; al tronco la Fisica ed ai rami che portano il frutto della vita ritroviamo la Morale, la Medicina e la Meccanica.

Cartesio inizia un itinerario all'inverso; si occupa prima di Scienza, poi capisce che per fondare la Scienza occorre studiare la Metafisica o meglio la "filosofia prima", come la chiama lui riprendendo la denominazione di Aristotele.

Nella Lettera di prefazione ai principi di filosofia spiega che "la filosofia è lo studio della saggezza (qui si intende più l'aspetto pratico, che sapienza) con la quale s'intende non solo la prudenza negli affari, ma una perfetta conoscenza di tutte le cose che l'uomo può sapere, tanto per la condotta della vita, quanto per la conservazione della sua salute e l'invenzione di tutte le arti".

Affinché questa conoscenza si tale, è necessario che sia dedotta dalle prime cause.

Questi principi devono essere "chiari ed evidenti, che lo spirito umano non possa dubitare della loro verità".

Ma chi possiede questa saggezza? Non c'è altri che Dio solo, che sia perfettamente saggio, cioè che abbia la completa conoscenza di tutte le cose, mentre si può dire che gli uomini hanno una più o meno saggezza a seconda che abbiano una conoscenza maggiore o minore delle verità.

A cosa serve questa filosofia? Poiché si estende a tutto ciò che lo spirito umano può sapere, deve essere ritenuta l'unica cosa che ci distingue dai più selvaggi esseri.

Ogni nazione è tanto più civile e colta quanto meglio gli uomini vi filosofano. Vico sostiene che quando si costituisce una convivenza civile da questa può nascere il filosofo, prima no. Continua Cartesio:

«Oltre a ciò per ogni uomo in particolare non solo è utile vivere con quelli che si applicano a questo scopo (allo studio della sapienza, alla filosofia) ma è incomparabilmente meglio che vi si applichi da se, come senza dubbio è meglio guidarsi seguendo i propri occhi e godere della bellezza dei colori e della luce che tenerli chiusi e subire la guida di un altro. Comunque seguire la guida di un altro è ancora meglio che tenerli chiusi e non avere che se stesso per vivere. E proprio per avere gli occhi chiusi senza cercare mai di aprirli vivere senza filosofare, e il piacere di vedere tutte le cose che la vostra vista scopre non è neppur paragonabile alla soddisfazione che dà la conoscenza di quelle che si trovano con la filosofia; e infine è più necessario questo studio per regolare i nostri costumi e condurci in questa vita che l'uso dei nostri occhi che guidare i nostri passi. Gli uomini la cui parte principale è lo spirito, dovrebbero impiegare le loro principali cure nella ricerca della saggezza che è il vero nutrimento».

La vita dello spirito non si può alimentare se non c'è la ricerca della verità.

Non vi è anima così nobile che rimanga così tenacemente attaccata agli oggetti dei sensi, da non distogliersene qualche volta per desiderare qualche altro maggior bene. Anche i più favoriti dalla fortuna, che hanno in abbondanza salute onore, ricchezze, non sono esenti da questo desiderio più degli altri.

Se noi consideriamo questo (sommo) bene dal punto di vista della luce naturale, prescindendo dalla fede, non è altro che la conoscenza della verità dalle sue prime cause, cioè la saggezza di cui la filosofia è lo studio.

I gradi di saggezza sono diversi. Cartesio è un filosofo a cui non basta discutere sul piano degli effetti, ma andare alla radice dei problemi chiedendosi: è possibile un sapere veritativo, oppure no? 


Theorèin - Dicembre 2003