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La risposta di Vico
IL CRITERIO DI VERITÀ E L'EPISTEMOLOGIA DEL DE ANTIQUISSIMA Un'espressione che Vico usa nella seconda risposta è che Dio è sostanza per essenza. Essenza sta nell'essere. A Dio non manca il creato, non manca nulla. Se Dio crea lo fa per libero amore non perché ne ha bisogno. L'amore con cui Dio crea, è un amore generoso. Dice Vico nel De Antiquissima: «Egli solo propriamente è, ed è infinito». Si può anche dire che è purissimo atto, cioè senza alcuna potenzialità. Dio non ha alcuna potenza passiva, cioè non gli manca il creare il mondo perché altrimenti sarebbe impotenza di creare il mondo. Siccome è libero da ogni potenzialità e quindi da ogni mancanza vuol dire che non gli manca niente. Secondo Vico dunque Dio non ha bisogno del creato né si attua pienamente nel creato. Se vero si identifica sempre con il fatto, Dio per pensare, per conoscere, dovrebbe comunque fare qualcosa fuori di sé. Questa è la prospettiva che Vico rifiuta, perché per il conoscere divino non vale l'assoluta identità del vero con il fatto. Cos'è il verbo? Il verbo si potrebbe chiamare anche la parola interiore. Il verbo di Dio è la parola interiore di Dio che non è fatta, cioè non è creata ma dalla eternità è generata. Il conoscere divino è principalmente un intelligere generando la parola interiore. Nella sapienza divina dice il Vico, il vero si identifica con il generato e con il fatto, ma non sempre e comunque con il fatto. Dice Amerio: «La scienza divina non è per se stessa creatrice delle cose necessariamente, perché se così fosse l'ordine degli esistenti dovrebbe adeguare l'ordine dei possibili, invece nella prospettiva della creazione libera il mondo dei possibili fondato sull'intelletto divino, oltrepassa di gran lunga il mondo degli esistenti». Quindi conoscere Dio, è innanzitutto un intelligere, cioè avere un concetto, perciò secondo il Vico nella prospettiva creazionistica sostiene che c'è una creazione nel tempo e che il vero creato si coincide con fatto ma il vero increato con il generato. In Dio il vero si converte ad intra con il generato e adectra con il fatto. Se teniamo presente che la conoscenza umana dice Vico è imitatrice della divina, non è vero comunque che conoscere significa fare, perché conoscere significa anche intelligere. Il verum ipsum factum pone come criterio la ricostruzione mentale dell'oggetto. E' proprio vero che chi fa la storia la conosce? Il presupposto crociano, è chi fa la storia è l'uomo al singolare, cioè il soggetto trascendentale. Se noi poniamo questo, in cui noi siamo soltanto delle espressioni accidenti, allora è chiaro che l'uomo fa la storia, l'uomo la conosce dunque è la perfetta conoscenza. Ma il Vico dice che la storia è fatta dagli uomini. La storia si indaga attraverso due discipline fondamentali: la filologia e la filosofia.
Theorèin - Aprile 2005 |