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La risposta di Vico
CRITICA DEL MONISMO METODOLOGICO.
Passiamo alla critica del monismo metodologico. Secondo il Vico noi non dobbiamo procedere deduttivamente ma andare a vedere come stanno le cose. Prendiamo i fatti umani che il Vico vuole indagare: noi vogliamo indagare sulla natura delle nazioni dalla quale è uscita l'umanità, quindi vogliamo indagare la genesi storica dei costumi umani. Bisogna iniziare dai suoi principi, ossia secondo l'ordine del suo sviluppo. La storia ha inizio con origini rozze, piccole e oscuristiche, man mano si sviluppa e diventa civiltà. Se vogliamo comprendere questi primitivi uomini dobbiamo fare un violentissima forza su di noi, cercare cioè di immedesimarci nella loro natura, dice Vico che "si dissiparono, con la vita empia, in un divagamento ferino". Per non pregiudicare gli esiti della ricerca con le "comuni invecchiate anticipazioni" frutto di una "erudizione" che non sa rispettare la realtà indagata e che pretende di decidere a priori che cosa essa debba essere. Vico mette in guardia rispetto ai "dotti abbagli" perché i dotti tendono a proiettare la loro sapienza raffinata ai primitivi che non l'avevano.
Gli uomini a causa del timor domini, ed ogni popolo ne ha uno dice Vico, comincia a volere già nella sua famiglia non solo il suo bene ma anche quella degli altri componenti. Dalla logica della chiusura egocentrica comincia a sentire come suo il bene degli altri. C'è un'apertura progressiva che partendo dalla famiglia arriva alla città, alla nazione a tutta l'umanità. Questo recupero dell'humanitas avviene attraverso una dilatazione di questa logica dell'utile per cui diventa un utile cambiato di segno, che diventa il giusto. Cos'è il giusto per il Vico? E' l'utile equamente ripartito. I tre elementi essenziali del senso comune sono la religione, la famiglia e le sepolture.
Theorèin - Maggio 2005 |