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La risposta di Vico
CONDIZIONE UMANA, SAPIENZA E SCIENZA NUOVA In quanto l'intelletto realizza se stesso conoscendo la verità intanto la stessa volontà può esplicare se stessa tendendo al bene. La mente umana può aprirsi alla conoscenza della verità con la curiosità, però può anche chiudersi in se stessa proiettando in se stessa le proprie preoccupazioni. C'è questa duplice possibilità che rinvia al libero arbitrio. L'uomo può aprirsi alla verità o chiudersi nel rifiuto. Dice Vico nel De mente heroica (1732) delineando un aspetto importante della sua antropologia: «L'uomo interiore è proprio mente e animo: parti, l'una e l'altra, che, a causa del peccato originale, sono corrottissime. Fatta per attingere il vero, la mente ondeggia fra false opinioni ed errori: analogamente, l'animo, nato per raggiungere la virtù, è angustiato da prave passioni e da vizi». (8)L'uomo ha un libero arbitrio, però debole, di fare delle passioni virtù. Dice Vico io mi ritrovai nel mezzo della dottrina agostiniana tra i due opposti la calvinistica e la pelagiana. La calvinistica che parla di una corruzione quasi totale ed irreversibile per cui soltanto il disegno imperscrutabile divino può salvare l'uomo, e la pelagiana che dice l'uomo sostanzialmente non è stato corrotto dal peccato per cui si salva da solo. La legislazione ha questa funzione leggiamo la settima Degnità che a questo proposito è significativa: La legislazione considera l'uomo qual è cioè con tutti i suoi difetti, per farne buon uso nell'umana società; come: Vico indica qui i tre vizi fondamentali sul piano storico-sociale: la ferocia, l'avarizia e l'ambizione. Sono i tre vizi che portano attraverso tutto il genere umano che sono presenti in tutti i popoli e ne fa tre virtù civili. Tre virtù che sono funzionali alla convivenza civile, ne fa la milizia, la mercatanzia e la corte. Di questi tre vizi ne fa la fortezza, l'opulenza e la sapienza delle repubbliche. La legislazione per Vico nasce dai costumi umani, non nasce da un tiranno, nasce da un desiderio di convivenza, dal vivere con giustizia. «Gli uomini "per la loro corrotta natura" sono "tiranneggiati", e per l'amor proprio, per lo quale non sieguono principalmente che la loro utilità; onde eglino volendo tutto l'utile per sé e niuna parte per lo compagno, non possono essi porre in conato (dominare) le passioni per indirizzarle a giustizia». (9)Stabiliamo che l'uomo quasi allo stato bestiale ama solamente la sua salvezza, ma presa moglie e fatti i figliuoli ama la sua salvezza con la salvezza della propria famiglia. Venuto a viver civile ama la sua salvezza con la salvezza della sua città. Distesi gli imperi sopra i popoli ama la sua salvezza con la salvezza delle nazioni. Unite le nazione in guerre, paci allienza e commerci ama la sua salvezza con la salvezza di tutto il genere umano. L'uomo in tutte queste circostanze ama principalmente l'utilità propria. L'uomo di fatti pensa al proprio utile ma allo stesso tempo è condotto attraverso una pedagogia, chiamata altrove dell'obbedienza, a crescere. Se consideriamo che per il Vico l'equità o giustizia non è altro che l'utilità equamente ripartita, allora c'è un'astuzia della ragione, cioè la provvidenza che si fonda su questa tensione all'utile per fare allargare l'orizzonte, per cui l'uomo non vuole solo il suo utile ma vuole far partecipare anche gli altri. Abbiamo tre gradi: da prima la società familiare, poi la società civile e infine l'umana società dove non vi sono più barriere e si riconosce l'humanitas. Allora tornando all'ottava Degnità, questi tre vizi che di per sé distruggerebbero l'umana convivenza in quanto c'è un ordine per azione della provvidenza, questi tre vizi diventano tre virtù importanti per realizzare la civile felicità. Se ci si lascia soltanto guidare dalle passioni vive dice il Vico "da fiere bestie dentro le solitudini". Di queste passioni la provvidenza attraverso la legislazione, attraverso il senso comune, attraverso il far rifiorire un senso di ordine morale e giuridico, all'interno dell'uomo fa' riscoprire l'appartenenza all'altro. La sapienza ha la funzione di schiarire la mente umana. Essa purifica in quanto illumina, ma è anche vero che per essere illuminati bisogna rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla luce. Uno degli ostacoli principali è la viltà di corporali piaceri e in genere la sottomissione dell'intelligenza al senso, alla sensibilità che è rinuncia, perciò vile, al desiderio infinito della mente e del cuore dell'uomo e quindi, alla felicità piena. L'altro ostacolo è la superbia di spirito che è il contrario dell'adesione alla verità, essendo la pretesa da parte del soggetto, di non riconoscerla o di disporne, sostituendo ad essa il frutto delle proprie escogitazioni e della propria boria. (8) G.B. Vico DMH, 378-379 tratto da U. Galeazzi: Ermeneutica e storia in Vico pag. 64(9) G.B. Vico SN, 341 tratto da U. Galeazzi: Ermeneutica e storia in Vico pag. 97
Theorèin - Novembre 2005 |