theorèin/i fi(g)li di Iengo

Sintomi di ordinaria intossicazione (racconti)

1998, Edizioni del Leone, Venezia

  • Dall'autobiografia: 19 prove dell'incipit
  • Sintomi d'intossicazione letteraria
  • Variazioni su di una descrizione di Montaigne
  • autodifesa di Odradek nei confronti del padre suo
  • L'ufficiale di Belisario
  • Un ispettore generale a Gottinga
  • Racconto coloniale
  • Ritratto di poeta moderno dal di dentro
  • Relazione su di un'estate da poco trascorsa
  • Don Giovanni in crociera
  • Un Faust di fine millennio
  • Autoritratto in sembianza di uomo felice

Da quanto è avvenuto al mondo nel corso degli anni Ottanta, e di cui questa fine Millennio si sta configurando come un cascame piuttosto che come una frattura, una generazione d'intellettuali è uscita come stralinata. Si tratta della generazione che era bambina alla fine della guerra e perciò, pur ricordando benissimo tedeschi e bombardamenti, non ha fatto la Resistenza; che laureatasi alla fine degli anni Cinquanta, ha capito benissimo il Sessantotto ma, quando esso esplose, non aveva più vent'anni ma trenta; che ha dato il meglio di sè nel periodo tetro dei terrorismi e della normalizzazione americana; e che infine, quando venne abbattuto il muro di Berlino, vide la cosa, pur naturalmente con il sollievo di tutti gli altri, più come la fine di un Medioevo che come l'inizio di un nuovo Rinascimento. Si annunciava, in realtà, la nuova aetas electronica , che avrebbe messo in crisi, come oggi parrebbe sempre più chiaro, l'intera civiltà del libro, sul quale non solo quella generazione si era basata, ma che aveva contraddistinto l'intera cultura occidentale. E' in questa temperie che nascono i racconti di Francesco Iengo, non già con pretese di interpretazione simbolica di questa crisi, ma come cronache di un progressivo spiazzamento, di individui ma strettamente connessi a un collettivo. In queste storie c'è la pretesa di raccontare un mondo raddoppiato dai libri, che però, nel momento in cui lo raddoppiano, lo scoprono anche in totale dissolvimento, senza che all'orizzonte, peraltro, si annunci niente che abbia almeno la parvenza di una nuova concretezza. Alla sicura perdita di un centro, non corrisponde insomma l'alba di nessun altro, per quanto alternativo lo si possa immaginare. In questo senso, autobiografie immaginarie possono benissimo interferire con autobiografie "vere", così come biografie di vario genere possono funzionare da cartografie di esistenze reali. Muovendosi su tali territori insieme con intelligenza e con sensibilità perfino medianica, l'autore realizza alcune radiografie della condizione degli intellettuali oggi, decifrate in chiave critica ma risolte in forma totalmente narrativa.