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Ore 7, 45. Dimostro meno dolore di quello che mi da l'esistere perché, da avvertito impreparato ad un risveglio a comando qual sono, incline all'onorevole ritirata, più che dall'insistente desiderio di entrare nella vita religiosa e praticarne le virtù mi scopro sempre preso da altro. Schivo le contrizioni che indirizzano la condotta, allontanandomi dall'amore. Oggi però posso felicemente dire che negli spazi interdigitali dei miei piedi non c'è mai lo sporco. Lavoro accanto a dei duri che nei giorni di festa si mettono con armi ad aria compressa ed in mimetica a spararsi cartucce di colore addosso, con dei mirini laser sofisticati ed una goliardia da bistecca e salsiccia. Anche se al palpar delle loro costole è facile accorgersi che sono tutti sottopeso l'impressione che fanno con i muscoli è da muratori e da agricoltori.
Al contrario di vecchi cani che non salutano con entusiasmo, che non gli interessa di essere accarezzati, che sono meno vigili e pronti ad assumere comportamenti sensati, loro mi chiedono di uscire, di partecipare alle loro attività, di orientarmi negli ettari riservatigli gettandomi nella mischia della guerra finta. Se da un lato penso che se seguo loro perdo tempo, dall'altro sento che con loro sto bene. Sparando per finta m'istruiscono sui modi di appollaiarmi per mandare un colpo a segno. Sono felice di essere pagato per stare in mezzo alla loro natura anche se ho un po' paura degli spari. Sono contento di andare con loro perché così mi libero dall'eccesso di frequentazione femminile. Io sono uno che non si è mai dato alle donne agghindate con quella guinzaglieria da dure, che si corredano di corruttele di svariato tipo, che fumano sigarette a regime di brezza senza preoccuparsi della ventilazione che espettorano, dei fumi che riempiono le arie che incontrano. Mi piacciono le donne vere, non i surrogati di minor pregio. Sono un uomo effeminato contro la sua volontà, un uomo che segue una nutrizione clinica che previene i rischi che quei guerrieri ignorano, troppo presi come sono in ogni attività fisica, da bestia da slitta, che stravolge persino i giorni feriali. Non mi trema mai la mano, la diligenza del diligente è il mio ritocco. Se sono accaldato non bevo bibite fredde. Quanto mi ha fatto vittorioso in lotte che non ammettono supplenze non mi è d'intralcio. L'epidemia della donna al comando, che con l'eccesso d'attenzioni rovina il maschio, combatto con l'arsenale delle mutilazioni mie, nate da sovrapposizioni ed invadenze educative. Non potrò mai scusare l'effetto chiaroscurale di essere stato amato tantissimo e male. Ma l'abuso del male quello si lo scuso, non era voluto. I flussi di infusi che ogni giorno mi faccio mi aiutano proprio a non rimaner matto. Quando calano certi segni esigitivi, mentre con la ghiaia pulisco bottiglie, tenendo la terra in mano, grato a chi mi ha salvato essendo affiliato ad una squadra di primo soccorso, se smessaggio in attacco lo faccio solo per tener lontane le femmine che mi hanno amato male. Cerco il mio più fastoso fregio di mascolinità e le colpisco così come si slaccia un grembiule, con un gesto da poco che non mi fa caricatura di un umile. Gli dico "datami come ti pare, che con gradualità prudente sempre più progressivamente ti denomino, donnaccia", ad ognuna lo stesso messaggio, per non dargli più il mio tempo, la mia particolare attenzione. Se sgherro grottesco e caricato sono, chi è più giovane di me troverà qualcun altro per portar con la brocca il pesciolino in giro, per spruzzar l'acqua ad una pianta, per lavare i panni dove scorrono fiumi di china. Voglio cambiar vita ora che i maschi mi aiutano. Theorèin - Ottobre 2004 |