IL MIDOLLO DEL LEONE
A cura di: Francesco Massinelli
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9. Stagno

Vieni qua, Frelen! Senti dall'entroterra il suono di questa campana campana! Non sono Gianmauro, l'alternativo cliente dell'economia globalizzata, che conosce le sue responsabilità, che sa dove ricadono le scelte che fa. Bravo come una cometa periodica, di quelle che ricompaiono ad intervalli di tempo regolari, io ritorno da te, dominato dal denaro e dal profitto. Voglio essere accolto degnamente da te, sono ricco. La mia ricreazione è sempre e solo quella di rivederti. Ma tu non mi consideri. E sbagli. Sistemi economici imperfetti si rivelano funzionali. Ti posso accudire coi soldi. Te ne stai seduta davanti una pianta grassa alta, un fortino di legno d'olivo, un banco delle elementari e un salvagente con dei grandi pesci colorati. Dopo che ti sei ben guardata dall'autorizzare la produzione di pneumatici aventi nel disegno del battistrada un pentagramma ti senti furba, incredibilmente furba. Ed io non esisto per te. Ma lo sai che ho titolarità di progetti e patrocinio di enti? ONU, Banca Mondiale, OMS, Organizzazione mondiale del commercio, pur da riformare, mi vedono contento.

Superare la confusione tra il saper di non amare e cercare subito il distacco per non soffrire è la tua principale reazione al vedermi. La furbizia con cui hai addomesticato la paura, il tenerti fuori dal dolore, le volte di vicinanza alle crisi sentite appena, ti fanno paragonare ad una parente del milite ignoto, ad una donna che soffre per l'altro in un legame che non la coinvolge più di tanto. Chi s'interessa delle sorti della nappa di Marta (si soffiava sui fogli di carta, andava cercando odori e profumi, si soffiava nei libri socchiusi, incontra l'alitaccio di una voce severa, allorquando, già da tempo rossina, sentendosi pulire diventò verde carina) è più concreto di te. Tu prima di diventare la galassia che credi di essere andavi a fare i corsi che più abbindolavano gli sprovveduti. Ancora mi commuovo per quando sei rimasta impressionata dal racconto di una navicella spaziale che viaggiava a palla in direzione del pianeta Calippo, a nord-ovest della Galassia Tritone, dove si presumeva essere presente il virus dell'affetto. Ti eri talmente identificata con il compito dell'equipaggio, impossessarsi del conteso bacillo e poter contaminare così tutto il pianeta Terra, che per tre giorni non leggevi altro che fantascienza. Ma ti rendi conto? Lo capisci che le tue esperienze sono più fuori dal mondo delle mie? Nel leggere i fogli che rimangono a fine giornata in una macchina da scrivere giocattolo esposta in prova ai clienti c'è qualcosa di più concreto, di più avvincente, di quello che ascolti tu ordinariamente.

Il mio nome è ancora Luano, penso che te lo ricordi per quanto lo hai pronunciato. Adesso ho una corporatura che vestirla è un dispiacere, e non indosso abiti da poco, spezzati ma non spezzettati. Piaccio per il look e la gente si fida di me. Mi affida le chiavi dei lucchetti. A coste largo è il mio pantalone di velluto. L'ultima volta che mi hai visto, al rimbalzo delle sfere dei cuscinetti lanciate con una fionda, io stavo a cercare un riparo. Rispondevo lanciando palline di gommapiuma pubblicizzanti una vettura e mi sentivo come un fungo nell'acquaio, pulito per essere infarinato. Adesso però sono cresciuto, mi sono evoluto. Sto tra i terabyte ed i petabyte, mi occupo d'informatica ed ho messo da parte un gruzzoletto che certo t'interesserà. Vienimi incontro. Posso restituirti i soldi che mi hai prestato. Nel mio animo c'è un graffito di reppettaro pentito, con la frangia scalata e fermata dalla lacca, che mi fa sentire in un punto morto se non ti rendo il prestito. Nel fracasso che si fa attorno alla linea discriminante che separa la morte dalla vita l'integralismo laicista che mi si è rivelato proprio un'equanime messinscena ti può servire. Se tu mi darai retta non ti ritroverai nel camposanto di un califfato sola con i soldi che ti ho reso. Ti troverai con l'energia giusta, un po' nella vita e un po' nella morte, nell'area strategica del futuro.

Ora che nel mondo vengono ridisegnati e ridislocati i poteri forti, ora che le municipalità in cui funziona il bilancio partecipato di giustizia ti potrebbero trovare muta e zitta, io farei entrare anche te nel posticino buono, nel lavoretto invidiabile. Solo se tu ti decidi a venir con me. Vincolata da banche e grandi organizzazioni mondiali, facendo la scelta di asservirti ai grandi produttori perché prendono sussidi maggiori, potresti produrre per l'esportazione lasciando ai piccoli produttori il mercato locale. Facendo i conti con governi e multinazionali potresti anche tu vedere che la globalizzazione ha già incontrato la guerra, sa già come non spendere sui macchinari, ha manodopera a costo zero. Quanto a me, comunque, l'ammontare che ti devo corrisponde al prezzo di quella rivista di destra oltranzista e reazionaria, non liberista e democratica, che comprammo in quell'Europa che determinava un equilibrio nel lontano 1993. Mi spiegasti un pregiudizio sapendo come liberarmi dagli stereotipi di oggi.

Puoi ritrovarmi in Uruguay, lì la maggior parte della popolazione discende dall'Italia. Lì per te sarà più facile attuare i modelli che hai teorizzato a Tittignano. E poi, Gianmauro. Non flirtare con lui. È un domatore sconcio. Gli piaci perché sei strepitosa e spiritosa ma ti marchierebbe, sciocchina. Non starlo a sentire quando t'adula. Gli avrai sicuramente fatto la mappa per poi ritrovartelo a casa in un abito di saia blu e un passepartout. Sta attenta, fasullina, sta attenta. Ad una signora gli ha fatto scoppiare una varice, ad un'altra l'ha fatta svenire con un moto epicicloidale. È un guitto ghiotto che ti scuote e ti spoglia se non ti difendi con una sorta di panoplia di pistole. Decanta pure le virtù del fischione ora, se vuoi. Io ti ho avvisato. Non ti voglio veder piangere sul sedile ribaltabile come una sudiciona, povera, con la cassa dotale di un porcellino da rompere.


Theorèin - Novembre 2004