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Ero in ritardo per l’appuntamento ad un’ora mai concordata. Ombre di nubi sullo scorrere di onde date dal vento nel grano mi superavano. Ero in una corsa in salita e lasciavo sul campo seminato un segno, una scia di pestamento fresco. Un piantone dell’esercito a far lo sgombero poligono, piazzato lontano dagli altri di primo mattino e ripreso a sera, so che può desiderare la mia libertà. Da due mondi lontanissimi consumiamo entrambi lo stesso prodotto. E so perché. Il 28/6/1984 circa, per l’esame di terza media, ho affrontato per la prima volta in maniera scientifica l’argomento pubblicità, con il modo di parlare senza tante correzioni. Non si può mai descrivere l’effetto di tanti bellissimi lucidi colorati cui s’avvalse chi si sforzò di farmi studiare. Era stato bello vederli cambiare all’occorrenza, vederli riproposti in maniera funzionale alle esigenze degli altri. Parlare di pubblicità (come diffusione di schede per invitare all’acquisto, di strutture elastiche prive di titoli provocatori a mettere in ombra pensate importanti) mi sembra riduttivo. Su fogli in parte a righe ed in parte a quadretti lessi di una fotocopiatrice tridimensionale in grado di restituire speciali resine unite per restituirsi in modo voluminoso. Scrissi molto tempo dopo che i seminari per presentarla mi avevano entusiasmato, le condizioni degli utenti che l’avrebbero usata amareggiato, la realtà organizzativa della sua distribuzione intristito. E non parlavo già più degli effetti di quella pubblicità che mi aveva creato il bisogno per cui erano state poi prodotte tante fotocopiatrici tridimensionali. Stavo cercando di arrivare al più presto nel mezzo di una propaganda di una vendita che valeva l’altra. Desideravo la libertà di quel piantone al poligono che senza dibattersi più di tanto adempiva il suo compito con un orario preciso, senza problemi di ritardo per un’ora mai concordata. Ecco alcune riflessioni scritte nel 1984 per presentare uno schema d’esame, articolato per più materie. Le ho trascritte correggendo un po’ la punteggiatura e mantenendo inalterati alcuni cascami. Spero possano servire a chi ancora non si è dato una risposta al fatto che due persone lontane possano amare lo stesso prodotto. L’innesco del vacuo più utile da ribadire, le riflessioni trascritte sparse per il campo seminato, scompaiono. All’epoca non mi pregiavo di rimettermi sempre al leitmotiv di quando cantavo la polifonicità della mia pubblicità del cuore, nel countdown verso una linea melodica che tiene per non far cadere le altre voci: « … Il lago Ontario in Canada è morto. Infatti uno dei grandissimi problemi delle città americane è l’inquinamento, ma non solo quello di cui ho parlato prima (vale a dire rumore, smog ecc.) ma anche un’altra forma che non ci danneggia ma che ci rende nervosi e irascibili. Stò parlando delle insegne luminose che sia di giorno che di notte turbano il dolce vivere delle persone. Infatti, basta anche guardare la televisione, il problema della pubblicità esiste eccome: manifesti, slogan, volantini ecc.. … Ma non sono solo queste le fonti d’inquinamento. Ne esiste una che pur non danneggiando il nostro organismo danneggia il nostro subconscio. Questo agente inquinante è la pubblicità. Infatti al giorno d’oggi, ovunque ci si gira la troviamo. Ma la pubblicità è nata con l’uomo. Basti pensare che sono stati ritrovati annunci scritti a Pompei. … Ma chi è stato a diffondere nel mondo la pubblicità? Prendiamo per esempio l’America. Là, le prime forme di pubblicità sono state portate dai cosiddetti cowboy. Anche nei films, si possono vedere le prime volte che arrivavano la loro violenza verso quei poveri indiani, che vennero sopraffatti e chiusi in riserve. Ma qual è la loro storia? … ». Theorèin - Novembre 2005 |