IL MIDOLLO DEL LEONE
A cura di: Oscar Buonamano
Entra nella sezione: RACCONTI

Se vuoi comunicare con Oscar Buonamano: oscarbuonamano@webzone.it
Storie da spiaggia e ombrellone
Parte II

Ho scritto la seconda puntata di questo racconto anche grazie ai vostri commenti. Sono partito dai libri selezionati a suo tempo e dalle frasi estrapolate che ho trovato nella ormai famosa cartellina ingiallita. Ho fatto una sola aggiunta perché mi sembrava capitasse nel posto giusto e al momento giusto, come si dice quando accade qualcosa che ci piace. È un brano tratto da Non ora non qui di Erri De Luca che mi è capitato di rileggere proprio in questi giorni.
Se ci piace anche questa, proverò a scrivere le due puntate che mancano.
Buona lettura.

Storie da spiaggia e da ombrellone [2]

Rossella è innamorata persa di Jordi. Lo segue ovunque e, puntuale come un orologio svizzero, quando Jordi ha terminato l’ultima citazione e prima che cominci a distribuire i cinque libri o i dieci libri giornalieri, esce dalla folla e lo bacia e lo abbraccia ogni volta con una presa mozzafiato.
“Regalo sogni e realtà che costano nulla!”, la voce di Jordi risuona nel silenzio irreale di questa mattina grigia che grava sul cielo dello stabilimento balneare Istria. Rossella è già lì, quasi che lo aspettasse, come se fosse stata avvertita della presenza di Jordi. Non c’è nessuno in spiaggia. Un po’ per l’ora, molto per il tempo brutto e grigio e che minaccia pioggia. Jordi risale dalla battigia e si dirige verso la grande pensilina dello stabilimento. Come sempre succede quando arriva Jordi, il limone fa capolino dal collo allungato e trasparente di una Corona. E stamattina è la mano di Rossella che gli allunga la bottiglia e mentre Jordi comincia a bere, lei gli si siede accanto. A parte loro due ci sono, Marco, Andrea e Chiara che lavorano allo stabilimento e poi nessun altro. Jordi continua a bere mentre Rossella ha il cuore in gola che batte a mille. Vorrebbe chiedergli tante cose, vorrebbe urlargli in faccia tutto il suo amore. Ma le uniche parole che riesce a pronunciare sono parole quasi banali: “Ma da dove cavolo sbuchi fuori Jordi?”

“Vatanen si alzò, diede un’occhiata agli ultimi riflessi del sole dietro la foresta, fece un cenno di capo alla lepre. Guardò verso la strada, ma non si mosse. Raccolse la lepre, la sistemò con delicatezza in una tasca laterale della giacca e s’incamminò in direzione della foresta, che ormai cominciava a farsi buia.”

“Vengo da una vita lontana e cerco una vita lontana” gli risponde Jordi, “Un po’ come Vatanen che incamminandosi nella foresta si lascia alle spalle ciò che è stato e va incontro a ciò che sarà”. Rossella, che non ha ascoltato la risposta di Jordi, si è persa. Persa nei sogni che si ripetono ogni volta che incrocia quegli occhi e quei lunghi capelli neri raccolti nell’immancabile elastico rosso e quella bocca e quei denti perfetti e bianchissimi. I suoi sono occhi che vedono con il cuore.

“Per svariati mesi non mi accorsi che era alto poco più di un metro e sessanta. Solo quando un berlinese invidioso lo paragonò sarcasticamente a Napoleone mi resi conto della sua statura; oltre ad essere bravo aveva le mani e i piedi piccoli, e camminava con un andatura dinoccolata per via delle gambe leggermente arcuate. Era anche piuttosto pingue di vita. Ma per me l’intensità del volto, quegli occhi brillanti, e la sua innata capacità di intuire cosa ci voleva per fare un film gli conferivano dimensioni da gigante, e non dubitavo che potesse avere qualsiasi donna gli andasse a genio. Neppure concepivo che una bella donna sana di mente potesse esitare, poniamo fra Lubitsch e Gable. O fra Lubitsch e un tizio di sangue blu – un gentiluomo affascinante, un giocatore di polo con lo yatch. O Hemingway! Neanche parlarne. Avrei potuto scrivere la scena: una sfida persa in partenza.”

Era talmente presa da Jordi che la sfida, appunto, era persa in partenza. Anche perché quando gli occhi guardano con il cuore, non sono capaci di guardare la realtà così com’è ma solo come vorremmo che fosse. L’irrompere violento del sole ruppe l’assedio di Rossella, anche perché con il sole la spiaggia si riempì come d’incanto di ragazzi e ragazze, donne e bambini e anziani. Isabella, la ragazza di Gigi, si avvicinò a Jordi e cominciò a parlargli fitto fitto. A lei si aggiunse Marilisa prima e Marcella poi, due ragazze entrambe pugliesi che studiavano a Pescara. La discussione era incentrata sulla chiacchierata del giorno precedente allo stabilimento Barracuda e riguardava Pier Vittorio Tondelli. “In una stanza del Taft Glenn si era fatto installare uno Steinway sul quale suonava ogni giorno da otto a dieci ore, e spesso anche di notte. Non passava giorno senza suonare il pianoforte.”

Jordi ha appena finito di leggere da uno dei fogli presi dall’agenda di pelle nera e, anticipando la domanda che Marilisa sta per fargli, continua a leggere da un altro blocco di fogli che nel frattempo ha sfilato dall’agenda.

“È stato l’unico virtuoso del pianoforte di fama mondiale che abbia detestato il suo pubblico e cha da questo pubblico così detestato si sia veramente ritratto una volta per tutte. Del pubblico non aveva bisogno. Acquistò una casa nel bosco, in questa casa si sistemò e continuò a perfezionarsi. Abitò con Bach questa casa americana fino alla morte. Era un fanatico dell’ordine…Suonava per così dire dal basso verso l’alto, non come tutti gli altri dall’alto verso il basso. Era questo il suo segreto.”

“Ecco Marilisa, fa Jordi volgendo lo sguardo verso la folla che nel frattempo si è radunata, Tondelli è un po’ come Glenn Gould. Un predestinato. Un fuoriclasse che come tutti i fuoriclasse sono tali perché esercitano il loro talento naturale con l’esercizio e l’abnegazione, e talvolta con l’immedesimazione totale in ciò che fanno, fino ad annullare tutto il resto.” Dal fondo del gruppone rimbomba la voce di Enzo, pugliese anche lui che vive a Pescara da un po’ di anni, e che sogna di diventare un designer. “Jordi a volte non basta l’abnegazione e l’applicazione. Non sempre almeno. Occorrono altre cose. Serve rompere gli schemi. Andare oltre. Andare contro se è necessario.”

“Hai ragione”, gli fa eco Jordi e piegandosi sulla sua agenda comincia a cercare nuovi fogli. “Aspetta un attimo che proprio questa mattina ho letto un pensiero che riassume quello che hai detto tu. Un po’ meglio, forse.”

“Tra il vecchio e il nuovo, tra l’oggi e il domani, c’è una lotta senza fine. Questa lotta si svolge in tutti i campi della vita umana, compreso quello della scienza. Per oggi s’intende tutto ciò che ha già assunto forma stabile, definita, ciò che viene considerato irrefutabile e infallibile. E proprio la credenza nella sua infallibilità, talvolta, fa si che i rappresentanti della scienza «dell’oggi» siano elemento conservatore che frena il continuo progredire della scienza…Eppure il mondo è vivo solo grazie agli eretici, solo grazie a chi nega l’oggi, come qualcosa di incrollabile e di infallibile.”

Istria è uno stabilimento balneare popolato da una fauna molto giovane e per questo motivo quando Jordi termina di leggere si alza un applauso forte e lungo, lunghissimo. C’è energia positiva nell’aria, Jordi ancora una volta è riuscito a coinvolgere tanta gente in una discussione che non è proprio da spiaggia e da ombrellone. La discussione è partita. Adesso è Enzo che tiene banco e non gli pare vero che Jordi gli abbia offerto un assist incredibile con quella lettura di Zamjatin. Anche se dubito che Enzo sappia chi sia Evgenij Zamjatin. E si perché Enzo è istintivo. Riesce bene in quel che fa. Lo fa con passione, con entusiasmo, ma non ha grossi studi alle spalle e soprattutto non ha letto molto nella sua pur giovane vita. Jordi è al banco e beve l’ennesima Corona. Al suo fianco, implacabile sentinella, Rossella che oggi pare non voglia mollarlo nemmeno per un attimo. “Ok, vieni da un vita lontana e vai verso una vita lontana” gli fa roteando rumorosamente il cucchiaino nella tazza del caffè. “Avrai però un passato, dei genitori, dei fratelli, una che ti aspetta da qualche parte. Un amore. Una vita prima di oggi. Un passato.” Jordi si volta lentamente verso Rossella, con una mano regge la birra e con l’altra cerca un foglio tra i fogli dell’agenda di pelle nera. “Ricordiamo a volte che i sogni passati non erano meno tristi, che la vita non era più facile, eppure ci sembra che essa sia stata migliore e più tranquilla. Ci sembra di non aver mai avuto quei foschi pensieri, dai quali siamo tormentati ora, quei cupi rimorsi, che, paurosi, non ci dànno requie né di giorno né di notte.” “Cercare rifugio nel passato ci porta a considerare tutto con occhi diversi. E il passato ci appare spesso anche meglio, molto meglio del presente. Mi piace pensarmi nell’oggi e nel domani.” Gli fa Jordi chiosando il brano che ha appena finito di leggere. In realtà Rossella vorrebbe soltanto baciarlo. Baciarlo in bocca e basta. Niente altro. Non gliene frega nulla della letteratura. Le parole sono si importanti ma adesso l’esigenza è un’altra: spegnere quel fuoco che ha dentro e quel vuoto che avverte quando lui non c’é. Quell’insicurezza che s’impadronisce di lei quando gli parla. Quando sente la sua voce.

E mentre Rossella pensa tutte queste cose Jordi ha finito di bere la sua birra e dopo aver cercato a lungo tra le sue carte estrae l’ennesimo foglio della giornata e comincia a leggere con una voce sottile e solo per lei.

“Ma ultimamente il futuro si è fatto sempre più prevedibile, mentre il passato - basta che mi volga indietro - ritorna in vita pieno di enigmi, indizi e conti aperti. Lubitsch riemerge dal profondo. Era destinato a rientrare nella mia vita anche senza il memento degli odierni fervori cinefili, infatti comincio ad accorgermi che fu molto più importante per me, e forse anch’io per lui, di quanto mi sia mai preso la briga di riconoscere.”

Chissà cosa avrà voluto dirmi pensò Rossella. E mentre pensava non si accorse che Jordi si era alzato e si era diretto verso le “4 Vele” dove fu accolto da un boato dalle persone che lo attendevano vicino all’ombrellone del bagnino. “Ragazzi oggi sono stanco, non vi leggerò nulla ma vi regalerò i libri che non ho regalato ai ragazzi di Istria” disse Jordi non appena si sistemò al centro della folla che si era radunata attorno a lui. Si levarono alcuni fischi e molti mugugni. “Non esiste Jordi che tu non legga qualcosa” urlò Patrizia, bella come il sole e con due tette sode e abbronzate che avevano attirato gli sguardi di tutti i maschietti, e non solo, del lido. “Sono stanco ho detto. E non vorrei parlare più oggi. Vi prego.” Ripetè Jordi. E tutti gli occhi che poco prima guardavano le tette di Patrizia adesso pendevano dalle labbra di Jordi. Sembrava una partita a ping pong dove i due giocatori erano Jordi e Patrizia e la pallina gli occhi degli astanti. “No Jordi, ti abbiamo aspettato per tutta la mattina e tu devi leggerci qualcosa”: Ripetè Patrizia. E tutti gli occhi s’indirizzarono di nuovo dalla sua parte. Ci fu un attimo di silenzio in cui la pallina restò sospesa a mezz’aria sulla linea di mezzeria del campo e non aspettava altro che un soffio di vento per pendere da una parte piuttosto che dall’altra. Jordi aprì l’agenda e cominciò a cercare tra i tanti fogli mal ordinati e alla rinfusa che fuoriuscivano dalla custodia di pelle nera. Leggeva e rileggeva ma non trovava il libro giusto, quello adatto a quel momento e a quella situazione. E ogni volta che ricominciava a sfogliare i fogli dall’inizio si levava un coro di dissenso. Finalmente dopo tanto cercare si fermò con lo sguardo su uno di questi. Lo lesse e lo rilesse diverse volte fino a quando lasciò cadere l’agenda da un lato e cominciò a parlare.

“Non sarà una chiacchierata organica, strutturata, quella che vi propongo oggi. Ma la coda di una discussione iniziata altrove. In qualche modo una risposta che devo a una persona”, e mentre proferisce queste parole comincia a cercare tra la folla il viso di Rossella.

“Le madri sono suscettibili, non consentono ai figli di prendersi delle libertà sul passato. Lo evoco in questa ora con esattezza, ma forse non con verità. Molti particolari non formano un ricordo, molti ricordi non costituiscono un passato. Che io non ti faccia torto: non c’era altro passato che quello…Mi torna in mente il passato con parvenza di intero, per un bisogno di appartenenza a qualcosa, che stasera mi spinge verso di esso, verso una provenienza.”

“Questo è Erri De Luca” dice con sicurezza Patrizia che nel frattempo ha conquistato la prima fila. “Si è Erri De Luca” le risponde Rossella, “e adesso ci sarà da discutere. A lungo”. Mentre la discussione prende quota Jordi capisce che può allontanarsi e si avvia verso il banco del bar. “Ecco la tua Corona. Bello il nostro letterato” gli sussurra Giulia, la quattordicenne figlia del proprietario dello stabilimento balneare, teatro dell’evento. Jordi beve la birra con due lunghi sorsi, appoggia dieci libri presi a caso dal suo carretto sul banco del bar e dopo aver baciato in fronte Giulia, va via. “Regalo sogni e realtà che costano nulla!”, dice lasciando le 4 Vele e si dirige verso sud. Sono tutti presi dalla discussione sul senso e il valore del passato e sulla poetica di Erri De Luca e nessuno sembra accorgersi di lui. Solo Rossella ha notato che Jordi sta andando via e mentre con l’andamento della testa finge di assecondare le posizioni che emergono nella discussione, i suoi occhi che continuano a vedere con il cuore sono con Jordi che ormai ha già oltrepassato la nave di Cascella e si dirige con passo svelto verso Pescara sud e la Pineta.

[continua]

Titolo L'anno della lepre
Autore  Arto Paasilinna
Editore Iperborea
Anno 1994

Titolo Il soccombente
Autore Thomas Bernhard
Editore Adelphi
Anno 1985

Titolo L'ultimo tocco di Lubitsch
Autore Samson Raphaelson
Editore Adelphi
Anno 1993

Titolo Il destino di un eretico
Autore Evgenij Zamjatin
Editore Sellerio
Anno 1988

Titolo Le notti bianche
Autore Fëdor Dostoevkij
Editore
Einaudi
Anno 1988

Titolo Non ora non qui
Autore Erri De Luca
Editore
Feltrinelli
Anno 1989


Theorèin - Ottobre 2008