IL MIDOLLO DEL LEONE
A cura di: Oscar Buonamano
Entra nella sezione: RACCONTI

Se vuoi comunicare con Oscar Buonamano: oscarbuonamano@webzone.it
Storie da spiaggia e ombrellone
Parte III

Eccoci dunque alla terza puntata. Spero vi piaccia e nello stesso tempo spero serva a esorcizzare i fantasmi di un passato, del quale non si avvertiva la mancanza, e che sta attraversando la nostra terra in queste terribili e miserabili giornate.
Buona lettura.

Storie da spiaggia e da ombrellone [3]

La strada che congiunge il lungomare nord al lungomare sud è interrotta dal fiume Pescara proprio nel punto in cui il fiume incontra e si congiunge al mare. Tra un po’, pare, ci sarà un nuovo ponte, pedonale e ciclabile, che unirà le due sponde. Oggi non è così per questo motivo Jordi dovette fare un giro abbastanza lungo prima di arrivare sul lungomare sud.

Gli stabilimenti balneari di Pescara sud sono molto diversi da quelli di Pescara centro e Pescara nord. Sia nella loro forma architettonica sia nella composizione della fauna che li popola. Qui ci sono prevalentemente bambini e famiglie e comunque adulti.

Jordi preferisce questi posti agli altri perché qui è facile parlare di libri.

Quando arriva all’Ippocampo sono tutti riuniti nello spazio riservato al ristorante e che affaccia direttamente sulla spiaggia, ad aspettarlo. E quando la sagoma inconfondibile di Jordi fa il suo ingresso nello stabilimento, nello stesso preciso istante parte la prima bottiglia di spumante che Nino, il proprietario, architetto e sommelier, stappa in onore di Jordi. Contemporaneamente Giulia, la figlia di Paolo e Giovanna, che lavora al bar allunga una Corona ghiacciata con l’immancabile fetta di limone a Jordi, che alzando in alto la bottiglia, brinda alla lunga serata che si annuncia.

“Questa sera vorrei parlarvi di Manuel Vázquez Montalbán e di Pepe Carvalho. Della Spagna di Franco e della voglia di libertà del popolo spagnolo. Di questa terra così importante per l’Europa e quindi anche per l’Italia. Che ne dite?” Sono le prime parole che Jordi pronuncia prim’ancora di salutare i presenti.

“Certo parliamo della tua terra e delle sue bellezze” gli fa quasi da eco Rossella che si è sistemata sotto la prima palma dello stabilimento e divide lo spazio con Roberto e Gabriella.

“Non è la mia terra, ma è come se lo fosse” risponde Jordi guardando dritto negli occhi Rossella.

“Si arrivava a casa di Carvalho per una larga strada sterrata che strisciava tra vecchie ville cariche di storia, una strada di un bianco ormai grigio per le pioggie di cinquant’anni, ravvivata qua e là da piastrelle di maiolica verde e blu e dai penduli ciuffi delle bungavillee o delle campanule che spuntavano dai bordi dei muretti.”

Jordi fa una breve sosta, giusto il tempo di bere un altro sorso di birra, e continua.

“Carvalho sistemò il tavolino davanti al fuoco e mangiò nella stessa pentola. Sorseggiò invece il Fefiñanes ghiacciato in un calice di fine cristallo. Ogni vino deve avere il suo bicchiere. Carvalho accettava pochi comandamenti, ma questo era uno dei più rispettati.”

“È Pepe Carvalho il protagonista assoluto delle storie di Montalbán. Un personaggio molto interessante, dal passato non proprio lineare e chiaro ma che trova un riscatto totale nella seconda vita che gli fa vivere l’autore” continua Jordi e sembra quasi che stia continuando a leggere dal foglio che tiene tra le sue mani.

“Una bella saga quella di Pepe Carvalho, hai ragione. Storie forse un po’ troppo partigiane quelle che racconta Montalbán”, gli fa notare Rita, la sorella di Gabriella, professoressa d’italiano in pensione.

“Hai ragione” gli risponde secco Jordi. “Penso che proprio per questo siano più interessanti, perché più vere e soprattutto perché ogni volta che leggi una pagina sai che l’autore non si sta nascondendo dietro alibi di nessun tipo.”

“Perché avete usurpato il ruolo degli déi che in altri tempi guidarono la condotta degli uomini, senza arrecare conforti soprannaturali, ma soltanto la terapia delle grida più irrazionali: il centravanti verrà ucciso all’imbrunire... Perché il vostro centravanti è lo strumento che adoperate per servirvi dèi che gestiscono vittorie e sconfitte dalla comoda poltrona di cesari minori: il centravanti verrà ucciso all’imbrunire…Perché l’imbrunire è la tarda ora in cui scendono i bioritmi dell’entusiasmo, e lo sgozzamento e il rantolo suonano con una musica non meno truce che malinconica: il centravanti verrà ucciso all’imbrunire.”

“Pepe Carvalho si muove sempre in situazioni molto difficili in cui la soluzione del caso è spesso legata a piccoli, piccolissimi particolari. E poi c’è sempre la Spagna nelle sue storie. In questo caso Barcellona e le Olimpiadi del 1992, una città in piena trasformazione in bilico tra speculazioni edilizie e lavori in corso”, e con un ultimo sorso finisce la sua prima birra.

“È anche vero che non c’è sempre e solo la Spagna. Spesso Montalbán concede a Pepe Carvalho il lusso di lunghi e avventurosi viaggi in giro per il mondo” gli ricorda Rossella che nel frattempo ha abbandonato la palma che condivideva con Roberto e Gabriella e si è portata in prima fila proprio davanti a Jordi.

“Certo, Rossella” gli risponde Jordi, “se non mi avessi interrotto, stavo proprio per leggere un brano che parla di questi paesaggi esotici”, e dopo aver accarezzato il viso di Rossella si china sull’agenda con la custodia di pelle nera ed estrae un foglio che comincia a leggere poco dopo.

“Bangkok si ostinava a non scomparire. Si perpetuava mostrando le sue terga vergognose di baracche e subcanali marciti, il paesaggio che Carvalho aveva percorso a tentoni la notte del suo primo incontro con madame La Fleur.

Quelle case spettrali accanto ai subcanali erano reali, reali i loro abitanti con una stanchezza asiatica sotto la pietà di alberi di lusso, canali stagno con vegetazione galleggiante, bambini che giocavano a badminton fra le strade morte, acque marce, quasi vegetali, e all’improvviso compariva un anticipo di giungla con sentieri che promettevano l’elefante, la tigre o Errol Flynn con l’elemetto mimetizzato con le foglie di palma.”

Nino irrompe con un’altra bottiglia di spumante proprio mentre Jordi ha finito di leggere quest’ultimo brano “Pausa”, urla, “adesso si beve, la lettura continua più tardi, anzi continua alla Zattera, da Giancarlo. Adesso si beve e si mangia.”

E come quando l’arbitro fischia la fine del primo tempo a una finale del campionato del mondo di calcio.

All’improvviso tutta l’arena é in piedi. Adesso parlano tra di loro e sgranchiscono le gambe immobilizzate per tutto il tempo della lettura.

In questo via vai di gente Jordi si ritrova la faccia di Rossella di fronte alla sua e una nuova bottiglia di Corona ghiacciata in mano con la fetta limone metà dentro e metà fuori. Sono talmente vicini che Jordi riesce a sentire il battito asimmetrico del cuore di Rossella. Rossella invece, come sempre le succede quando è così vicina a Jordi, non sente nulla e non riesce a pensare e a dire nulla d’interessante.

“Dai accompagnami alla Zattera” gli fa Jordi passandole una mano tra i capelli. Rossella resta immobilizzata. È felice, felicissima. Anzi non sta nella pelle per quell’invito e per quella carezza e vorrebbe dirglielo. Ma non riesce a pronunciare nulla. Neanche una banalità questa volta. Nulla di nulla.

Nino arriva al momento opportuno per spezzare quel muro d’imbarazzo che si stava creando. Jordi gli porge cinque libri, si salutano e tenendo con una mano il carretto di libri e con l’altra Rossella si allontana in direzione della Zattera.

Tra l’Ippocampo e la Zattera c’è un bel pezzo di strada e tredici o quattordici stabilimenti balneari. Mezz’ora di strada procedendo con un passo svelto, il passo di Jordi.

Hanno appena lasciato l’ippocampo e non sono ancora arrivata alla Lucciola che Rossella improvvisamente ritrova la parola.

“Ma da dove cavolo sbuchi fuori Jordi?” e mentre glielo chiede lascia la sua mano, aumenta il passo precedendolo così di poco e con la testa china guarda in basso all’altezza dei piedi.

“Rossella perché sempre la stessa domanda? Più importante è sapere dove sto andando. Non credi?” gli risponde Jordi fermandosi di colpo e mollando la presa del carretto.

Adesso anche Rossella si ferma, si volta ed è di fronte a Jordi.

Non parlano e si guardano. Rossella non regge a lungo gli occhi di Jordi nei suoi e abbassa lo sguardo puntando di nuovo i piedi. Jordi fa un passo in avanti e con la mano destra le sfiora il mento mentre con l’indice fa pressione e le alza la faccia portando di nuovo i suoi occhi negli occhi di Rossella. E poi la abbraccia. E Rossella si lascia abbracciare.

È un abbraccio lungo, lunghissimo, o almeno così sembra a Rossella. Un abbraccio vissuto tutto in apnea per Rossella che ritrova un respiro normale solo quando Jordi molla la presa per riprendere il carretto e la sua mano.

Quando arrivano alla Zattera è buio. Un lungo applauso li accoglie mentre Giancarlo gli si fa incontro con la Corona ghiacciata che Jordi beve tutta in un unico sorso.

“Charo cominciò a spogliarsi nel corridoio e Carvalho si sentì fremere mentre guardava quel culo che, come un sole, tremava a ogni suo passo. La penombra della camera da letto non riusciva a nascondere quanto fossero sode le carni della ragazza, sotto la loro abbronzatura da terrazzo e lampada, i capezzoli ancora impigriti. Una lingua che si ficcò tra i denti di Carvalho contundente come un campione di karatè. Charo gli levò gli indumenti come se si fosse trattato dell’astuccio di uno splendido regalo e sedette sul pene dell’uomo mentre gli sfregava il petto con la guancia sempre più incredibilmente morbida. Lentamente i corpi si avvicinarono al letto senza perder tempo con i passi, consentendo appena ai piedi di trascinarsi con volontà di ritardo e lontananza, e ormai sul letto Carvalho si sdraiò con la faccia verso il soffitto sostituto dal volto congestionato di Charo, pieno di calori interni, di rossori da vergine mentale…La pace scese dal soffitto su Carvalho mentre cercava di lasciare nei seni di Charo le penultime solidarietà, una brace dell’intensa comunicazione al tramonto, come un tardo sole su animali sazi.”

Senza neanche salutare, Jordi ha estratto un foglio dalla sua agenda e l’ha letto tutto d’un fiato con un trasporto che non gli era abituale.

“Una bella pagina, complimenti per la scelta” gli fa Oscar e poi senza interrompersi. “Anche se potrebbe essere fuorviante se non conosci Pepe e soprattutto se non conosci la storia di Charo.”

“Credi davvero sia importante sapere sempre tutto? O non è forse meglio sapere poco o nulla e valutare le situazioni e le persone per quello che sono in quel preciso momento dinanzi a noi?” Gli risponde Jordi che nel frattempo ha perso di vista Rossella e comincia a cercarla con gli occhi per tutta la spiaggia.

“Forse hai ragione, ma non vale per tutti la tua ricetta. O almeno non sempre è così”, dice Valentina, una giovane studentessa universitaria che non si schioda un attimo dal suo ragazzo al quale resta avvinghiata anche mentre parla con Jordi.

“Non so, ne parleremo un’altra volta. Adesso scusami ma devo cercare un brano importante al quale tengo molto.” E comincia a frugare nella sua agenda con un’insolita agitazione che si placa solo quando riesce finalmente a trovare ciò che cercava.

“Scusatemi se cambio argomento in modo così brusco ma vorrei leggervi un brano che, letto oggi, assume un significato assai particolare.” E comincia a leggere con voce ferma eppure rotta dall’emozione.

“Nel funerale di un uomo che non era religioso non c’è migliore preghiera che il rispetto di quell’eroismo che consiste nel negare a se stesso la consolazione della resurrezione. In Fernando Garrido vita e Storia sono la stessa cosa. Fin dalla nascita credette che la speranza di ciascun uomo si realizzasse solo attraverso l’emancipazione collettiva, e divenne rivoluzionario perché credeva nell’uomo. Non c’è identità più indissolubile, più etica di quella che si stabilisce tra socialismo e umanesimo. Il socialismo ha tolto l’etica ai filosofi e l’ha data alla classe operaia, come Prometeo rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini. La storia di Fernando Garrido la conoscete tutti, e soprattutto la conoscete voi, che siete coscienti della vostra stessa storia e del ruolo che ha giocato in essa la lotta contro il fascismo e per la libertà. Io saluto il vecchio amico, l’antico fratello delle ore tristi dello sconforto, da cui non si lasciò mai abbattere. Era un uomo forte, figlio di un popolo forte, di una forte classe sociale. Non ho mai potuto chiamarlo compagno, ma ho sempre saputo che eravamo compagni e che mai ci avrebbero potuto separare del tutto le tattiche e le strategie. Presagì che in un futuro, ormai non molto lontano, comunisti e socialisti sarebbero stati condannati a costruire il socialismo con la libertà e a garantire la libertà con il socialismo. A voi, comunisti, vi pose sulla via di questa certezza.

A noi, socialisti, ci mostrò il termine di un cammino ancora lungo. Qualcuno ha detto che la lotta finale sarà tra comunisti ed ex comunisti. Io vi dico che non ci sarà lotta finale perché esempi come quello di Fernando Garrido danno pieno significato all'Internazionale come canto e spirito unitario. Non piangete per la sua morte. Abbracciate il suo esempio.”

Un applauso liberatorio, forte, fortissimo, si alza dalla Zattera. Sembra non finire mai. E insieme a quel lungo, lunghissimo, applauso anche molte lacrime. Lacrime trattenute, forse, da troppi giorni, e che stasera possono, finalmente, sgorgare libere e copiose.

Non é questa la sera giusta per fare l’amore. Lo capisce subito Rossella quando vede che anche il volto di Jordi é segnato dalle lacrime.

“Regalo sogni e realtà che costano nulla!”, e ancora “regalo sogni e realtà che costano nulla!” e per la terza volta “regalo sogni e realtà che costano nulla!” e Jordi sparisce, inghiottito nel buio della notte. Una notte che molti ricorderanno a lungo per il brivido che la lettura di Jordi ha provocato.

[continua]


Titolo
    Il centravanti è stato assassinato verso sera
Autore  Manuel Vàzquez Montalbàn
Editore Feltrinelli
Anno 1991

Titolo Tatuaggio
Autore Manuel Vàzquez Montalbàn
Editore Feltrinelli
Anno 1993

Titolo Gli uccelli di Bangkok
Autore Manuel Vàzquez Montalbàn
Editore Feltrinelli
Anno 1992

Titolo La solitudine del manager
Autore Manuel Vàzquez Montalbàn
Editore Feltrinelli
Anno 1993

Titolo Assassinio al Comitato Centrale
Autore Manuel Vàzquez Montalbàn
Editore
Sellerio
Anno 1984


Theorèin - Novembre 2008