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Dopo un lavoro di tre anni spesi in ricerche, confronti con altri territori, analisi di fattibilità, piano di marketing, piano per le risorse da ricercare, proposte di partnership e di forme realizzative e gestionali, il 15 novembre 2006 è stata presentata la proposta-progetto per la realizzazione di un centro culturale polivalente comprensivo di una direzione di piazza telematica e di parco archeologico nella Circoscrizione 4 - Pescara Colli. Nel corso di questi tre anni sono stati promossi numerosi incontri e deliberati diversi atti amministrativi affinché l'edificio dell'ex mercato di via maestri del lavoro venisse destinato a spazio culturale polivalente ad uso di una collettività che rappresenta, demograficamente, un terzo di tutta la popolazione pescarese, e che ad oggi è priva di un qualsiasi spazio per svolgere o usufruire di attività di formazione e cultura, fatta eccezione di due vecchie sale parrocchiali praticamente inagibili e inadatte per gli scopi previsti (e tra l'atro a pagamento). Il patrimonio dell'amministrazione è una delega nelle mani del sindaco; occuparsi di beni appartenenti al patrimonio è compito pressoché impossibile a singoli cittadini non organizzati. Questi potrebbero sollecitare l'attenzione della classe dirigente attivandosi per una eventuale raccolta di firme o promuovendo un'assemblea pubblica, ma in pratica non otterrebbero, come risultato, che strappare qualche promessa di impegno da riportare nel Palazzo, da parte di qualche intervenuto. Consapevoli di questo, perchè la storia è piena di buone intenzioni che vivono un solo giorno, alcuni cittadini impegnati politicamente sul territorio, e quindi meglio organizzati, si sono fatti promotori di questa iniziativa progettuale, avendo tra l'altro dalla propria parte, come schieramento politico, l'attuale amministrazione comunale. Invitati ad esprimere un parere ed una volontà sulla fattibilità o meno della proposta, dopo una inspiegabile serie di rimandi e promesse di impegno andate a vuoto, gli assessori e i consiglieri del proprio schieramento, sono stati convocati in un direttivo di sezione. La presenza di un solo assessore su cinque (alla cultura per fortuna) e di un solo consigliere (promotore di una rivoluzione sull'uso degli spazi dell'amministrazione), oltre a quelli che appartengono alla sezione proponente, ha dimostrato ancora una volta la scarsa attenzione prestata ad iniziative di questo genere. Nella relazione generale è emersa la bontà dell'iniziativa e l'estrema precisione con cui è stato redatto il progetto, ciò che ha spaventato invece, è stata l'ambizione "troppo alta" della proposta che a mio avviso può essere letta come segue: "dati i tempi difficili per i bilanci delle amministrazioni locali, questa vostra proposta è un impegno troppo grande, proveremo a coinvolgere l'intera giunta affinché esprima la sua volontà attuativa in senso positivo, ma è bene che non si creino false aspettative". Discorso, sotto certi punti di vista corretto ed onesto. Ma per quanto detto, è bene ricordare che recentemente sullo spazio in oggetto è stata avanzata una proposta per una sua destinazione a spazio sportivo, verso la quale convergerebbero delle risorse che non andrebbero ad incidere sul bilancio comunale (nutro più di un dubbio a proposito!) al contrario della proposta culturale. Si tratta di una controproposta lecita, tra l'altro condivisa dai più, ma quando un territorio si priva di una sua vita culturale, credo diventi orfano di una serie di competenze che troppo spesso vengono richiamate purtroppo in occasioni di vicende di cronaca nera, di notizie di degrado sociale ed ambientale. Chi troppo vuole Morale del giorno dopo: un politico intelligente e sveglio; sindacalista per oltre trent'anni; che ha lavorato in una grande multinazionale, quindi un esperto di mediazioni, giustamente rimprovera i promotori, di aver puntato tutta la trattativa sul "progetto alto" e di non aver compreso che tatticamente bisognava portare a casa un consenso e una volontà attuativa intanto minimale, e su quella base raggiungere nel tempo il vero obiettivo progettuale. Per il mondo politico a queste latitudini, vale il famoso detto "chi troppo vuole nulla stringe". Ancora una volta non abbiamo imparata la lezione; volando "troppo in alto" abbiamo nutrita la speranza che il nostro, confrontato con gli altri, fosse un "paese normale" come piace dire a qualcuno. 16.11.2006 |