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In attesa della primavera
E sono due. Il mese di marzo alle porte, segnala dalla notte dei tempi, che l’inverno sta per cedere il posto alla primavera; anche se negli ultimi tempi questa scansione non solo non è più percepita a livello sensoriale ma neppure da un punto di vista materiale. Ebbene non ci sono più le mezze stagioni per dirla come coloro che frequentano i salotti delle ovvietà. Questo passaggio per così dire dal buio alla luce, dovrebbe essere di buon auspicio anche per me, specialmente dal punto di vista occupazionale. Infatti sono esattamente due anni che non lavoro più e nonostante ci si vesta del più elegante abito dell’ottimismo, ci vuole un’ulteriore sforzo di fantasia per riuscire a percepire la famosa luce in fondo al tunnel. Molti esperti del settore economico la vedono già da tempo mentre la classe politica l’annuncia ad ogni manovra finanziaria. Evidentemente due sono le cose: o la stella brilla poco oppure i re magi hanno cominciato ad avere seri problemi di vista. Quale luce è possibile vedere a 53 anni dopo che la parabola discendente era già iniziata a 41 nonostante in questo decennio per ben due volte si è riusciti a risorgere. E’ lecito chiedersi se vi sarà una terza occasione per rientrare nel mondo del lavoro. Il lungo serpente della crisi iniziata negli USA nel 2007 ed importata in Europa nel 2008 non ha ancora smesso di stritolare lavoratori e relative famiglie a carico e chi è preposto a risolvere questa catastrofe è impegnato in tutt’altra direzione. Il mio ultimo libro pubblicato intitolato La scomparsa dell’Abruzzo industriale ripercorre la mia carriera a partire dagli anni Ottanta attraverso le vicende spesso poco edificanti del mondo imprenditoriale locale. L’impressione è che se avessero fatto altrettanto nelle restanti regioni il quadro non sarebbe molto diverso da quello che ho cercato di raccontare. Ecco perché è molto facile passare da uno stato di analisi ad uno depressivo. Bisogna inventarsi ogni mattina nuove cose da fare, da studiare altrimenti cadere nella trappola dell’abbandono è cosa facile. Colgo l’occasione di questo anniversario per ringraziare quei pochissimi che hanno cercato di darmi una mano, quelli ancor meno che hanno capito il mio stato nonostante l’apparenza di una vita abbastanza allineata ai tanti, tutte le agenzie per il lavoro che mi bombardano di email giornalmente di opportunità che finiscono con la dicitura “la sua candidatura è stata inoltrata con successo buona fortuna” parente prossimo de “il suo CV è stato registrato le faremo sapere” come si diceva in gioventù e tutti coloro che sono stati contagiati dall’inglesismo cresciuto nelle aziende in Italia del 773%. 28 febbraio 2018 |