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La macchina gli algoritmi e le facce sorridenti
Vedere la mia ex automobile, una SW di fascia medio alta, girare nelle vicinanze della mia abitazione, mi fa ancora un certo effetto. Sono legato alle mie cose perché ho sempre apprezzato lo sforzo fatto per averle, poiché non provengo da una famiglia agiata; così quando i miei figli la vedono passare esclamando: “papà quella è la nostra macchina” io divento subito taciturno e poi cerco di cambiare discorso. Quella macchina l’ho dovuta cedere perché non ero in grado di pagare la sua riparazione, dopo averla rovinata utilizzandola al posto di quella aziendale pur di continuare a lavorare. Quell’azienda non solo non mi ha rimborsato il costo della riparazione ma qualche mese dopo ha pensato bene di licenziarmi approfittando delle nuove clausole inserite dopo l’abolizione dell’articolo 18. Oggi inizio il mio quarto anno da disoccupato con un algoritmo che mi tiene compagnia e mi avverte a tutte le ore del giorno e della notte delle nuove opportunità di lavoro che sono disponibili in base al mio CV. Quando disponi di pochi soldi e hai famiglia non è cosa semplice lasciare il proprio territorio per andare a cercare occupazione in altri posti; ci ho provato ma la situazione reale non è poi così diversa da quella descritta sui portali informatici. Se poi a cercare lavoro è un ultra cinquantenne le speranze sono praticamente nulle. Questa generazione è stata completamente dimenticata ed abbandonata al proprio destino perfino dall’algoritmo che continua ad offrire opportunità (quasi sempre le offerte anche le più semplici sono scritte in inglese) che poi nel 99% dei casi scopri che non sono rivolte alla tua età. In tutta questa miseria esistenziale c’è però chi sorride; in fondo è giusto che sia così. Sono i candidati alle prossime eminenti elezioni politiche che con slogan più o meno persuasivi si rivolgono ad ogni singolo cittadino al punto che i loro vari comitati elettorali improvvisamente si ricordano il tuo numero di cellulare, il tuo indirizzo di casa, la tua mail e perfino i tuoi titoli di studio e i tuoi trascorsi professionali. Se amassero veramente il prossimo come amano loro stessi, parafrasando una massima evangelica, piuttosto che costruire contenitori sempre più vuoti a perdere, quali sono diventati i partiti e i movimenti politici di oggi, farebbero cosa gradita se tornassero a studiare e preparare una classe dirigente in grado di fronteggiare i nuovi scenari in cui questa società liquida vi si trova a galleggiare. 1 marzo 2018 |