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Capitolo 9 (C.5 parte V)
I viaggi tedeschi nell'alta Val Pescara
Heinrich Schulz
TRA LE MERAVIGLIE DELL'ARTE ROMANICA SAN LIBERATORE Sulle pendici nord-orientali del monte Maiella, non lontano da Santa Maria d'Arabona, è situato un convento, un tempo ricco e rinomato, sottomesso al convento madre di Monte Cassino, chiamato San Liberatore o anche San Salvatore. Quando sia stato fondato non è sicuro. Come possedimento di Monte Cassino viene citato nell'inventario, come ultimato sotto il comando dell'abate Bertario (856-884). Un documento interessante, riferentesi all'abbazia di San Liberatore, è pervenuto a noi nella cronaca dell'anno 1019, che Teobaldo, successivamente abate di Monte Cassino (1022-1035) e per lungo periodo priore in quel convento, ha redatto per assicurare il suo ricordo pressi i successori e per spingerli all'emulazione. Teobaldo riporta nel documento che a undici anni abbandonò i genitori, andò a Monte Cassino e lì fu accolto dall'abate Aligerno (949-985). Dopo la morte di questo, trentuno anni dopo il suo arrivo all'abbazia, l'abate Giovanni lo mandò (come priore) al convento di San Liberatore, nella contea di Chieti sul fiume Lenta. Egli trova qui una chiesa piccolissima e scura; gli edifici rimanenti sono di legno e vecchi. Subito comincia ad erigere tutte le costruzioni del convento in pietra, insieme ai confratelli con lui arrivati e con quelli lì trovati, a partire dalle fondamenta (1019), come si vede ancora oggi. Alla chiesa aggiunse una cantoria (titulus) ed una chiesa inferiore (confessio); al portale principale (regia) uno spazio di circa tre passi; in altezza però portò a tre braccia i muri, che adornò con dipinti e finestre. Innalzò sei altari, quello principale dedicato al Salvatore e Liberatore (Salvator et Liberator), alla Vergine Maria ed a tutti i santi. Davanti a questo eresse un pannello d'argento di meravigliosa bellezza, che fece in parte dorare. l'argento lo aveva ricevuto dai suoi genitori.
Il famoso abate Desiderio di Monte Cassino, poi papa Vittorio III, il quale menzionò nel secondo libro dei suoi dialoghi sui miracoli di San Benedetto il nostro convento come fiorentissimo, e alla cui bellezza l'abbazia madre doveva un grande splendore, fece rinnovare "pulchro satis opere" (1) nel 1081 la chiesa di San Liberatore, alla cui guida c'era il priore Atenolfo. |
(1) Con un lavoro molto bello. |
Theorèin - Dicembre 2003