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Il simbolismo Dice Goethe: "Il simbolismo trasforma l’esperienza in idea e l’idea in immagine in modo che l’idea ottenuta nell’immagine rimanga sempre infinitamente attiva e irraggiungibile e per quanto espresse in tutte le lingue, rimanga inesprimibile". Il modo simbolico è una sorta di procedimento creativo da parte di un autore e anche un procedimento di tipo interpretativo da parte di un lettore. E' quel modo di trasformare l’esperienza (sentimenti, emozioni, dolori, ecc.) in idea, quindi in una sorta di astrazione universale; cioè di come rappresentare questa idea, questo astratto universale, in un contesto romantico attraverso un'immagine. I significati di un simbolo non sono mai univoci. L’estetica romantica ha usato il termine simbolo per designare quella unione inscindibile di espressione e contenuto che è l’opera d'arte. A differenza di estetiche contemporanee, l’estetica romantica non mette a nudo l’artificio come invece faranno ad esempio i formalisti russi, ma racconta l’esperienza di chi vive l'artificio; quindi non spiega il mistero dell’arte ma racconta l’esperienza di chi vive immerso nel mistero dell'arte. Dietro al simbolo rimarrà sempre qualcosa di inafferrabile di irraggiungibile. C’è distanza tra il modo simbolico e il modo allegorico, anche se l’allegoria attinge alla maniera simbolica; è qualche cosa che sta al posto di qualcos'altro. Sempre Goethe definisce l’allegoria come trasformazione di un’esperienza in un concetto e il concetto in una immagine, ma in modo che nell’immagine il concetto sia sempre definito, contenuto ed esprimibile. Un’altra definizione di simbolo lo troviamo in un trattato di Susanne Katherina Langer (1953) dove si dice “ogni artificio che ci consenta di adoperare un’astrazione". Oppure dalla radice greca σύμβολον (súmbolon) proveniente dal verbo symballo mettere insieme, ricongiungere; si tratta di un tornare sempre a quel aliquid stat pro aliquo cioè qualcosa che sta per qualcos'altro come una medaglia spezzata in due.Si tratta di un tornare al binomio significante-significato espressione-contenuto; ciò che in termini moderni chiamiamo segno. Il segno quindi è aliquid stat pro aliquo. Tzvetan Todorov nel suo libro Simbolismo ed interpretazione (1986) affronta il nodo tra il modo simbolico e la sua lettura e dice: "al sostantivo simbolismo aggiungo sempre l'aggettivo linguistico". Introduciamo un'altra definizione del simbolico dove viene sostenuto che il fenomeno simbolico non è prerogativa del linguaggio anzi non ha niente in sè di linguistico, ma si appoggia solo, è uno dei modi o sensi secondi o indiretti che vengono evocati per associazione, è l'associazione è un processo psichico che non possiede nessuna specificità linguistica può riguardare sia degli oggetti, sia delle azioni. Quindi il simbolico è per Todorov la produzione di un senso indiretto o secondo (es. ruota del carro). Come nasce la decisione di interpretare in chiave simbolica? Todorov dedica nel suo libro un capitolo alla decisione di interpretare. Innanzitutto spiega i concetti di adeguamento e assimilazione. Dice Todorov: "in ogni processo psichico esistono queste due fasi di comportamento psichico. Queste fasi si mettono in atto di fronte a un caso nuovo. Il primo è quello di adeguamento al fatto nuovo. Lo psichismo umano è costantemente dotato di alcuni schemi propri tali per cui quando si trova a confronto con azioni e situazioni estranee, per un verso reagisce adattando i vecchi schemi al fatto nuovo, per l'altro adatta la novità ai vecchi schemi, allora abbiamo l'assimilazione. Anche il processo interpretativo a queste due fasi. Perché scatti la decisione di interpretare bisogna anzitutto trovarsi di fronte al fatto nuovo, che poterebbe essere una sequenza verbale. Tale sequenza in oggetto non si lascia assumere dagli schemi disponibili in primo tempo dunque si riconosce il fatto nuovo adeguandosi, successivamente la novità e la non intelleggibilità vengono risolte grazie all'interpretazione, ossia attraverso una serie di associazioni che rendono la sequenza verbale conforme agli schemi già strutturati. Al processo interpretativo si innesta il principio di pertinenza.
Theorèin - Maggio 2014
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