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Capitolo 2
Il “timore” e la “speranza” rappresentano categorie dell’agire e indicatori etici in connessione con la durata (“…un impulso del nostro animo nell’avvenire...”) e con la sua esposizione sociale, minuziosamente annotata nelle “opinioni altrui”(19). Ma perché la sfera corporea possa emergere quale supporto semiotico e segno da esibire pubblicamente (da cui anche la pubblicità, nella narrativa e nell’arte romantica, delle lacrime, dei tratti emotivi, dei sintomi dirompenti dell’affettività), è necessario che sia tratta fuori dall’anonimato della corruttibilità della carne, affidata alle cure esclusive della teologia morale e alle forme del discorso di morte indugiante sulla deperibilità dei valori terreni, per diventare l’oggetto di una prassi amministrativa e il terminale di adeguate procedure di welfare. Viene a declinarsi sul versante “irrazionale” dell’opinione pubblica, in quella fenomenalità storica che prefigura la sua trasformazione nelle masse totalitarie, l’analitica foucaultiana del potere ancorata ai nuclei tecnologici della popolazione e dell’individuo individuo come corpo addestrabile
(20). La ragione, scrive Antonio Genovesi riferendosi alla circolazione produttiva del sapere, deve risiedere “nel cuore e nelle mani”.
L’irrazionalità e la ferocia dello spettacolo, il fondo regressivo della rappresentazione indicato da Rousseau, delimita per Beccaria il principale nodo politico sotteso alla stesura dei
Delitti
Persuaso dell’emergenza di contenuti irrazionali — la sfera illuministica del pregiudizio — nel foro pubblico dell’opinione, Beccaria cerca nella psicologia condillachiana gli strumenti per integrare nel progetto riformista le forze oscure della storia. Le Ricerche intorno alla natura dello stile (1770) intendevano essere un manuale di argomentazione ad uso politico, ma, nella loro veste incompiuta e a tratti faticosamente incerta, finirono per rappresentare qualcosa di più, il primo trattato in Italia e, forse, in Europa, dedicato alla comunicazione pubblica. Lo stile rappresenta per Beccaria l’arte di comunicare piacevolmente, contornando il contenuto del messaggio di sensazioni gradevoli. L’adesione, il consenso ad una determinata tesi, non si ottengono per via squisitamente razionale, come se l’argomentare umano fosse paragonabile ad una dimostrazione di geometria, ma attraverso complesse strategie di persuasione, che mettono in gioco l’emotività e il fondo di passioni e interessi di cui ogni singolo individuo è portatore. Il filosofo milanese annovera tra i mezzi di comunicazione tutto ciò che può influenzare l’opinione pubblica, quindi in primo luogo i giornali, le leggi, i libri, l’arte, la moda.
Nel paese del Principe Beccaria disegna un nuovo orizzonte, più moderno e spregiudicato rispetto al residuo di umanesimo che ancora impregna la pratica del potere in Machiavelli. La comunicazione pubblica attualizza un’inedita tecnologia politica, consente di governare attraverso i segni e le rappresentazioni la parte irrazionale dell’anima. I riformatori lombardi non si stancano di ripeterlo: lo stile incarna “l’arte delicatissima di condurre gli uomini”.
Attivata dalle analisi sociosemiotiche dell’opinione, la riflessione di Beccaria poteva inoltre trovare un importante stimolo a trasformare lo stile in tecnologia politica nella scoperta” dello
spectaculum come elaborazione mediale e discorso pubblico di massa contenuta in forma esemplare nelle
Réflexions critiques (1719) dell’abate Du Bos. In questo testo, che identifica un punto di passaggio obbligato nel progresso dell’estetologia settecentesca, la fuga dalla noia e il desiderio ingenito nell’anima di sempre nuove occupazioni in cui è da riconoscere la qualità empiristica dell’argomentare, determinano la fortuna dei giochi gladiatori, dei supplizi, dello spettacolo ripugnante e doloroso “di un altro uomo che subisce il rigore della legge sul patibolo e che muore in balia di spaventosi tormenti” La più intima affinità lega la fluttuazione dei segni della moda al circuito della produzione del sapere e della ricchezza
All’altezza storica dell’articolo sui fogli periodici le grandi direttrici del pensiero beccariano appaiono già compiutemente tracciate e convergenti nella ricerca dei mezzi, delle pratiche sociali e degli oggetti della comunicazione
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(1 9) “L’uomo fedele alle sue promesse, grato ai benefici, attivo nel cosolare e aiutare gli uomini, disinteressato, nobile, guardingo a non nuocere sia coi fatti sia colle parole più trascorrevoli, e talvolta più fatali, ogni volta che un nuovo atto rinfranca i suoi principi, prevede di rendere se stesso sempre è forte coll’abitudine al bene, e di confermare e cementare sempre più la opinione pubblica, e singolarmente la stima degli uomini buoni. Quindi ogni atto virtuoso che fa, sente diminuito un grado alla possibilità di perdere questi beni, e accresciuto un grado alla speranza delle sensazioni piacevoli che gli si affacciano. Il piacer morale di lui sarà sempre più forte, quanto più diffiderà della perseveranza, e quanto sarà più incerto e timoroso sulle opinioni altrui”. Cfr. DIPeD, p.69.( 21) Per le citazioni heccariane si ~a riferimento all’Edizione Nazionale delle Opere, diretta da luigi hirpo. Milano, Mediobanca, 1984. In seguito Ed. Naz.( 22) Cfr. C. Beccaria, Dei dielitti, a cura di Gianni Vrancioni, in Ed. Naz, voi. I, p. 90. D’ora in avanti il testo sarà indicato con la sigla DEP.( 23) Cfr. J.B. Du Bos, Riflessione critiche sulla poesia e sulla pi.thira, a cura di Enrico Fnbini, Milano. Guerini e Associati, 1990, p. 46.( 24) Ibidem, p. 50.( 25) “Entrate in una adunanza ove siano libri e fogli periodici, troverete che ai primi si dà per lo più un’occhiata sprezzante e sdegnosa ed ai secondi un’occhiata di curiosità, che vi fa leggere e fa leggere tutti gli altri; e come la circolazione del denaro è avvantaggiosa, perché accresce il numero delle azioni degli uomini sulle cose, così la circolazione dei fogli periodici aumenta il numero delle azioni della mente umana, dalle quali dipende in perfezione delle idee e de’ costumi”. Cfr. C. Beccaria, Dè Fogli periodici, in Articoli tratti da “Il Caffè, a cura di Luigi Firpo, Ed. Naz. Il, p. 46 (corsivi miei). D’ora in avanti indicato con la sigla FP. Con la sigla FS si indicherà invece il Frammento sullo stile.( 26) Cfr. FP, p. 46.(27)
“Gli uomini di questo genere, cioè la maggior parte, considerano un libro
come un uomo che volesse entrare ne’ loro affari e riformar tutta la loro
famiglia; sono ributtati dal timore rovesciar tutto l’edificio delle loro
idee; e gli uomini invischiati, per dir così, nell’abitudine, soffrono nel
doverne essere tratti. Ma un foglio periodico, che ti si presenta come un amico
che vuol quasi dirti una sola parola all’orecchio, e che or l’una or
l’altra delle utili verità ti suggerisce non in massa, ma in dettaglio, e che
or l’uno or l’altro errore della mente ti toglie quasi senza che te ne
avveda, è per lo più ben accetto, il più ascoltato”. Cfr. FP, p. 45. Anche
la riflessione che segue frontata con la strategia narrativa neutralizzare la
distanza tra autore di un libro e chi o legge mortifica maggior numero non si
crede capac ognuno si crede abilità sufficiente, e cipali motori della stima
volgare”. Ibid., p.45. ( |