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E' ormai naturale dare alla televisione la colpa di tutto, del male in e ad personam. Questo
tic accompagna molti: il pubblico e, spesso strumentalmente, gli addetti ai lavori. Si possono avere molte idee sulla televisione, soprattutto su quella
generalista. Ma ce n’è una che si è affermata come luogo comune, di tipo reattivo, di stampo conservatore. Se i ragazzi non studiano, se le coppie
entrano in crisi, se chi governa ci controlla, se le masse rincretinite subiscono l’equazione televisione-consumo, se siamo sommersi dagli stereotipi,
se non si legge più, se si va pochissimo al cinema, se la pubblicità ci coopta, se i bambini diventano miopi e obesi, se la scuola degenera, è tutta
colpa della tivù. Essa è diventata un comodo capro espiatorio.
Cosa vorrei? Una tv simpatica che abbia il linguaggio scanzonato e attraente di un incontro affettuoso e sappia indicare qualche strada, evidenziando scelte e alternative. Il progetto è assolutamente ambizioso e molto difficile da realizzare. Non è infatti tutta colpa della tivù, ma di coloro che la realizzano e la praticano. E cambiare le teste, estrapolarle dal luogo comune è una titanìa. “Una tivù che non vuole intrappolare nessuno”! Ma chi la fa, l’osso non lo vuole mollare e continua a imbrigliare le autonomie di ciascuno. La televisione delle liane (rare) e delle sabbie mobili (protese) Theorèin - Luglio 2004 |