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Il 4 Dicembre scandisce il decennale della morte di Frank Zappa, deceduto appunto il 4.12.1993 per una malattia tumorale.
Un occasione, per chi scrive, particolarmente significativa dato il grande interesse da sempre nutrito per l'attività del personaggio, reputato uno dei “personaggi culturali” più significativi, se non del '900, quantomeno del dopoguerra.
Per quanti non conoscessero Zappa, o lo conoscono superficialmente... non ho intenzione di compilare una dettagliata biografia di cui è facile prendere conoscenza in rete, tramite i numerosi siti dedicati. Alcuni elementi sono comunque importanti da annotare.
Definito in molti modi. F.Z. è innanzitutto un musicista che grazie alla propria curiosità-creatività e alla propria preparazione riuscì in modo indipendente a sviluppare un lungo cammino (purtroppo interrotto) attraverso gli spazi musicali degli ultimi decenni, spesso colorato e vivificato dagli happenings, naturali approdi delle sue provocazioni social-politico-musicali.
Nato a Baltimora (USA), da padre italiano(siciliano) e madre greca, nel 1940, appartiene alla generazione protagonista di quel variopinto e irripetibile calderone musical-culturale che è esploso negli anni '60. La sua partecipazione agli sviluppi della cosiddetta “cultura alternativa giovanile” si rivela presto intrisa di una rara consapevolezza del proprio ruolo e della necessità di difendere la propria individualità di pensiero, che in altri personaggi coevi spesso emerge standardizzata dallo stesso flusso controculturale, tramutatosi facilmente in moda e quindi inevitabilmente in sistema di pensiero e comportamento, oggetto stesso della contestazione.
Con il gruppo “The Mothers of Invention” scorrazzò negli anni '60 trasversalmente tra le pieghe delle abitudini della società in generale, e americana in particolare, con prodotti musicali e concerti-happenings costruiti armonizzando gli elementi a disposizione che la cultura musicale e artistica del '900 fornisce, a chi li sa percepire ed assimilare.
E' nota la sua precoce infatuazione per il compositore Edgar Varese, a cui seguì l'ascolto e lo studio di altri contemporanei come, I. Stravinsky, Schoenberg, Ravel, Debussy, Webern, Cage, ecc; il matrimonio delle esperienze musicali contemporanee, intese nel senso più ampio (dai sopraccitati, passando per il jazz, la canzone americana anni '50 e il rock & roll, il blues, il rhythm 'n blues, il soul ) con il teatro dell'assurdo, il tutto tonificato dalla conseguente visione ironica e sarcastica delle cose, ha generato una produzione di una sessantina di dischi (di cui una ventina tra doppi e tripli) , incluse alcune registrazioni con prestigiose orchestre sinfoniche, qualche film, innumerevoli concerti nel mondo, e riconoscimenti vari tra cui la nomina, nel 1991, a “Funzionario di collegamento culturale con l'occidente” da parte del Presidente Céco Havel.
L'esordio stesso con un disco doppio (“Freak out”) nel 1966, evidenzia il tono della proposta musicale e del personaggio, come lo sottolinea il terzo album dal titolo provocatorio “We're only in it for the money” (1968), con l'esplicita parodia della copertina dell'album “Sgt. Pepper...” dei Beatles, in cui si rappresenta una visione sarcastica, allo stesso tempo, dell'establishment e del movimento hippie.
(da R.U.Kaiser)”...fu conosciuto per la prima volta in Europa grazie ad una foto apparsa nell'^International Times^ che lo ritraeva seduto sul cesso. Abili commercianti fecero di quella foto un manifesto...Quando Zappa arrivò in Europa, la gente si meravigliò. S'erano aspettati un selvaggio...e invece si trovarono di fronte a un uomo intelligente e sicuro di sé, direttore di un complesso le cui composizioni meritano spesso l'attributo di ^geniale^ “.
“Per lei quale aspetto è più importante, quello sociale o quello sperimentale?-----Beh io sono un compositore e mi piace definirmi tale. Mi piace comporre musica. Mi dà più di qualunque altra cosa...Ma nello stesso tempo sento una specie di responsabilità, sento che certe cose devono essere dette e fatte in un determinato contesto.../...Credo che ciò che facciamo attualmente sia una musica d'uso, qualcosa di molto funzionale.”(1968) Bibliografia
M. Bassoli, Zappa, Milano, 1982
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