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Titolo: Volevo la luna
Autore: Pietro Ingrao Edizioni: Einaudi 2006 | ||
È un bel libro l’autobiografia di Pietro Ingrao, Volevo la luna, edito da Einaudi e uscito alla fine di settembre.
Come le biografie di tutti gli uomini che hanno ricoperto cariche pubbliche importanti è anche un pezzo di storia del nostro paese che leggiamo leggendo la storia personale di Pietro Ingrao. Una storia che parte da Lenola in provincia di Latina nel 1915 ed arriva fino ai nostri giorni. La storia di un uomo colto, e questa cultura diventa qualche volta leziosità, voglia di compiacersi, e questo è l’unico rilievo che mi sento di fare al libro, che diventa comunista al liceo. E all’università prima e nella clandestinità poi rafforza questa sua convinzione politica. Questo è un libro che ci racconta tante storie e che in ultima analisi s’interroga sul perché della sconfitta del comunismo. Attraverso la storia personale di Ingrao possiamo ripercorrere la storia d’Italia dell’intero novecento ed in questo percorso incrociare uomini e donne che hanno contributo a liberare l’Italia dal nazifascismo. È un libro che pone l’uomo e le vicende umane al centro della storia, prima della politica e di qualsiasi altra cosa ed in questo è un libro autenticamente contemporaneo. Un libro in cui mi riconosco in pieno, in cui riconosco il valore della persona umana. E a proposito di quest’aspetto voglio terminare questa mia breve nota proprio con le parole dell’autore: “…Mi capitò tra le mani Guerra e Pace. Lo divorai lentamente. Lo lessi e lo rilessi in una estate immobile, di cieli senza una nuvola…Cosa di quella narrazione mi trascinò così totalmente? Non credo fosse l’urto d’imperi che apriva l’Ottocento.
Forse fu la rappresentazione della complessità del vivere: in campo non stavano più solo l’eroismo e la viltà, ma la foresta (e il gioco) delle passioni, che non erano più univoche, lineari; e la scoperta che esse fluttuavano con violenza e morbidezza; e il tempo non era più solo il giorno e la notte: ma l’ombra, il crepuscolo, l’oscillare dei cieli. Irrompevano sulla scena altri eroi: esitanti, imperfetti nelle loro domande e tormenti…Cominciò un altro commercio di parole e simboli…
…Per me l’incontro - umano prima ancora che politico - con quel coetaneo sconosciuto agì da simbolo e premonizione per tutta una vita.”
Oscar Buonamano Theorèin- Ottobre 2006 |