Affinché possa parlarsi di gioco, l’attività ludica deve manifestarsi con determinate caratteristiche che risultano essenziali:
- un ambiente sereno, stimolante e che permetta la socializzazione con gli altri: infatti il gioco è possibile soltanto a condizione che vi sia una situazione di sicurezza, senza stati d’animo ansiosi. L’ambiente deve essere arricchito, stimolante e che permetta le più libere situazioni ludico-socializzate. E’ nei primi anni di vita che si formano le attitudini e queste si apprendono e si modellano sotto l’influenza dell’ambiente. Non è quindi la necessità che aguzza l’ingegno, ma è l’interesse reale, lontano da ansie e da obblighi, il motore d’ogni vera conoscenza;
- la libertà del giocatore: nel senso di libertà di scelta dei tempi e degli spazi, dei compagni di gioco e dei materiali da utilizzare. Il gioco guidato, che non nasce espressamente dalla volontà dei bambini, rappresenta in ogni modo una forma d’imposizione degli adulti. Il bambino nel gioco dà corpo ai suoi desideri e così soddisfa nella maniera più efficace i suoi bisogni naturali immediati e le sue aspirazioni sociali ed affettive;
- la manifestazione di impegno attivo: intendiamo, in questo caso che colui che gioca è sempre protagonista attivo delle proprie azioni. L’impegno che in un contesto non automotivato potrebbe comportare un senso di stanchezza e voglia di mettere fine alle attività, è strettamente collegato al piacere che l’attività di gioco produce. Il bambino prova allegria, senso d’onnipotenza, e si sente padrone delle proprie azioni, delle proprie emozioni. L’impegno attivo è caratteristica del gioco in quanto la possibilità di montare e smontare, organizzare e rielaborare sequenze comportamentali, permetteranno la manifestazione di azioni abili;
- il rispetto di regole: affinché si possa raggiungere forme più o meno complesse e soddisfacenti di gioco si ha bisogno di regole comuni di comportamento. Il gioco è un’ottima palestra educativa in quanto se voglio che sia rispettata la mia libertà, devo aver cura e valorizzare anche quella degli altri. Le regole creano il senso del vivere civile che è fondamento di ogni società;
- l’atteggiamento fantastico: il gioco è il mondo del far finta, quindi dell’immaginazione fantastica, dove è possibile costruire mondi sempre nuovi, e perfetti. Creando una situazione di gioco è possibile provare azioni che nella vita reale non sarebbe possibile attuare.
- la gratificazione ricavata dal gioco: il bambino gioca perché ciò gli dà gioia, allegria, senso d’onnipotenza e lo rende padrone delle sue azioni senza contaminazioni esterne, o interventi da parte degli adulti. Egli, con la scudo protettivo del gioco, ha la possibilità di rimettere in scena situazioni passate incomprese, dolorose o gioiose. La gratificazione è garanzia di libertà d’azione e di scelta, basata sul divertimento.
Il gioco, così, risulta la più prolifica delle azioni umane, proprio perché si propone come esperienza di intensa libertà, come impegno attivo che produce gioia e soddisfazione, come tramite ideale per creare rapporti significativi con gli altri, come contesto ideale per accettare regole, ideare, progettare mondi nuovi, esso permette al bambino di acquisire sempre nuove sicurezze e di forgiare la propria autonoma personalità.
Theorèin -
Marzo 2005
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