L'enorme sviluppo che interessò la proposta di vita francescana, fece sì che già negli ultimi anni della vita di Francesco si manifestasse una esigenza di
ristrutturazione dell'ordine. All'inizio il movimento francescano era aperto a chierici e a laici; ma i chierici andavano assumendo importanza sempre maggiore, in quanto più competenti nell'affrontare i problemi che l'ordine presentava, soprattutto quelli connessi con la normativa a regolamentazione della vita dei frati e della loro attività, sempre più orientata verso gli impegni connessi con la cura d'anime. specialmente la predicazione, compito primario ed esclusivo, almeno come principio, dei chierici. Fra Elia, già vicario di Francesco alla guida dell'ordine e divenuto poi ministro generale nel 1231, pur dando notevole sviluppo agli studi all'interno dell'ordine, ne mantenne il carattere
sostanzialmente laicale. Anzi fece leva proprio sull'elemento laico nell'esercizio del suo potere. Nel 1239, quello che è stato chiamato "il partito dei chierici"
denunciò a Gregorio IX l'atteggiamento di fra Elia. La denuncia aveva per oggetto il fatto che il Ministro Generale non aveva mai convocato un capitolo generale e aveva governato in maniera tirannica e dispotica, utilizzando laici incolti e violenti. Gregorio IX convocò allora il capitolo generale e depose fra Elia. si organizzò una nuova normativa in forza della quale i laici non vennero più accolti nell'ordine e quelli già presenti vennero
emarginati, si stabilì inoltre che nell'ordine i laici potessero essere accettati soli in via
eccezionale e per servizi umili. Si decise di accogliere solo chierici sufficientemente acculturati: con questo gesto si sancì la clericalizzazione dell'ordine francescano che assunse caratteristiche nuove e diverse rispetto alla precedente
fraternitas.
I fratres assunsero come esclusiva la funzione pastorale, mentre si andava consolidando il loro inserimento nella gerarchia ecclesiastica, sia come responsabili di diocesi (vescovati), sia come titolari, insieme ai domenicani, dei tribunali dell'Inquisizione. Assistiamo dunque ad un rimodellamento dell'ordine, che consolida i propri quadri dell'istituzione ecclesiastica e riorganizza le sue strutture interne, accellerando il processo interno di conventualizzazione e sancendo in modo definitivo l'avvenuta clericalizzazione. Il movimento francescano porta cos' a termine la sua trasformazione in un ordine religioso che viene esemplato sul modello monastico per quanto riguarda le strutture e la vita all'interno delle singole comunità, mentre propone un nuovo modello di vita religiosa istituzionalizzata per quanto riguarda la sua proiezione verso l'esterno e il suo impegno nella società. L'aspetto definitivo così raggiunto fa emergere l'esigenza di riplasmare l'immagine della santità esemplare del fondatore. Nel 1244 Crescenzio da Jesi, generale dell'ordine e terzo successore di fra Elia, decise di raccogliere del materiale per organizzare una nuova biografia di Francesco, invitando chiunque lo avesse conosciuto ad inviare i propri ricordi. Il materiale raccolto venne selezionato e rielaborato per riplasmare una nuova biografia del Santo, incarico che venne di nuovo affidato a Tommaso da Celano che negli anni tra il 1244 e il 1246 si apprestò a scrivere una seconda biografia.
La Vita Secunda (1), redatta tra il 1246-47, commissionata dal ministro generale Crescenzio da Jesi, in seguito alle deliberazioni del capitolo generale di Genova del 1244 (2), risponde a due precise direttive: trattare episodi meravigliosi relativi alla conversione di Francesco che non erano state inserite nelle vite già composte; esporre e mettere in luce con attenzione e precisione ciò che il Santissimo Padre Francesco ha voluto per sè e per i suoi. Dunque una risposta alle nuove esigenze createsi di fronte all'articolarsi dell'ordine, cosicchè i frati potessero confrontarsi con una nuova forma minorum, cioè con un nuovo modello di vita.
Tra le biografie non ufficiali va ricordato anche l'Anonimo Perusino, uno scritto di problematica datazione, cosiddetto perchè tramandato da un unico manoscritto conservato nella Biblioteca conventuale di San Francesco al Prato di Perugia (3). L'Anonimo si presenta in apertura del suo scritto come discepolo dei compagni di Francesco; il testo, infatti, è strettamente imparentato con la Legenda trium sociorum . L'elemento caratterizzante di questo scritto è la particolare attenzione rivolta alla prima comunità francescana; vengono offerte quelle indicazioni sulle modalità di vita dei primi fratres che sfuggono alle biografie ufficiali.
(1)op.cit. nota 16; FF. pp. 1967 e ss.
(2)Rosalind BROOKE, Early Franciscan Governmente. Elias to Bonaventure, Cambridge 1959.
(3)Ferdinand DELORME, La Legenda Antiqua S. Francisci, Parigi 1926, (2 ed.).
Theorèin -
Settembre 2004