PROBLEMI E METODI PER UNA RICOSTRUZIONE STORICA:
IL CASO DI FRANCESCO D'ASSISI
A cura di: Mario Della Penna
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Lezione 11

Produzione anonima

Bonaventura con la stesura della Legenda Maior sembra costruire un punto di arrivo della riflessione riguardo al messaggio e alle proposte di Francesco che, secondo Bonaventura stesso, acquisisce un posto centrale nella storia della salvezza in quella chiesa che, nata da Cristo, rappresenta l'incarnazione sociale del messaggio di Gesù. La volontà dell'ordine, che aveva commissionato questa biografia era di concludere una volta per tutte la riflessione su Francesco, pertanto fu ordinata la distruzione di tutti gli scritti precedenti e la Legenda bonaventuriana acquisiva, ora più che mai, una veste di ufficialità e costituiva un punto di riferimento per la realtà laica e il mondo esterno all'ordine. A Bonaventura si ispirerà lo stesso Giotto per la realizzazione del ciclo pittorico della basilica superiore di Assisi; non va dimenticato che in quegli anni Giotto era ufficialmente maestro di cantiere della Curia Romana e quindi il lavoro a lui commisionato si inserisce nella prassi di quella politica papale che mirava ad una utilizzazione della figura di Francesco secondo le necessità e i bisogni dell'ordine. A causa di questo fenomeno, con il passare degli anni allontanava sempre più i fratres minores dalla loro condizione di minorità, facendo perdere alla figura di Francesco il suo significato originario, nacque una reazione che si manifestò nella ricerca di fonti alternative alle ufficiali che consentissero di ricostruire una immagine autentica del fondatore dell'ordine. A distanza di meno di un secolo dalla morte del santo si sente l'esigenza di raccogliere materiale tratto da fonti orali e scritte che permettessero di partecipare all'acceso dibattito che prendeva vita all'interno dell'ordine riguardo alla persona di Francesco e alle sue intenzioni. Esigenza questa avvertita prevalentemente tra i sostenitori di un vigoroso rigorismo, i quali sentivano la necessità di restituire una immagine genuina di Francesco per mezzo delle testimonianze di coloro che avevano avuto la fortuna di conoscerlo e di vivere con lui.

Gli autori dei testi anonimi, proprio perchè tali, hanno sentito il bisogno di cercare una formula che potesse essere clausola di autenticità. Venne formulato così il Nos qui cum eo fuimus, frase che doveva garantire, insieme all'anonimato, che quanto si stava raccontando non era nè frutto di fantasia, nè di invenzione, nè di rielaborazione personale, nè di manipolazione, bensì materiale autentico. Queste sono le caratteristiche delle complicazioni non ufficiali, che, pur rivendicando la loro autenticità, hanno bisogno di essere vagliate attentamente, poichè risentono inevitabilmente del contesto in cui sono state rielaborate, della soggettività di chi ha recepito quelle informazioni, delle interpretazioni delle proposte dell'ordine, un'evoluzione che sembra aver snaturato ciò che Francesco voleva. Le compilazioni attingono da testimonianze orali e scritte come i rotuli di fra Leone e la cedulae scritte dai compagni. tale produzione realizzata nei primi decenni del XIV sec., può essere considerata fonte di ricerca storica, spirituale ed umana riguardo a Francesco.


Theorèin - Febbraio 2005