Tutte le compilazioni scritte riguardo a Francesco a partiree dalla Legenda Maior, come detto, sono anonime e non collocabili cronologicamente. Si tratta spesso di opere tardive che però attingono a materiale più antico, risalente ad epoche precedenti alla Legenda bonaventuriana. Secondo qualche ipotesi storiografica questo materiale è da ricollegare non solo alla Vita Seconda di Tommaso da Celanp (1246), ma addirittura a materiale già ordinato e scritto antecedentemente alla Vita Prima (1228).
Il fiorire di numerose compilazioni dopo la redazone della Legenda Maior è dovuto alla già accennata insoddisfazione dei rigoristi riguardo le posizioni assunte dall'ordine sull'argomento "Francesco". Il Prologo bonaventuriano aveva lo scopo di comporre le due anime dell'ordine, da una parte quella dei rigoristi saldamente vincolata alla povertà di vita, dall'altra quella della comunità che si era adattata alle esigenze e ai compiti stessi che la chiesa aveva affidato ai francescani. L'intento della Legenda era sia di accontentare tutti, sia di essere considerata come biografia definitiva, poichè all'interno dell'ordine si voleva sapere di più e meglio di Francesco; tale questione segna il disarticolarsi dell'ordine e il proliferare di contraddizioni interne.
Siamo di fronte ad una grande istituzione che si presenta imponente ed occupata in compiti pastorali sempre più impegnativi, compiti che richiedono una necessaria acculturazione dei fratres minores: si manifesta a questo punto la necessità di creare conventi affiancati da studia, dotati di biblioteche ben fornite e di insegnanti culturalmente preparati. Questi progetti comportano un notevole dispendio economico, sostenuto a sua volta dalle donazioni dei fedeli; tutto questo era in netto contrasto con la proposta di vita di Francesco che rivendicava gli ultimi posti della società, rifiutando posizioni di primo piano nell'ambito del potere e della cultura. D'altro canto i francescani giustificavano queste loro scelte con le esigenze pastorali, con le esigenze della cura animarum, ma soprattutto con l'obbedienza dovuta alla chiesa di Roma. C'era anche chi dissentiva da queste direttive, rifacendosi alla povertà e alle intenzioni di Francesco, e si rendeva conto del tradimento della volontà del fondatore. L'ordine oramai è diviso in due: da una parte l'istituzione che si adatta alle esigenze dei tempi, dall'altra l'anima dell'ideale francescano che si scaglia contro ogni compromesso. I campioni della seconda tendenza di solito sono i compagni di Francesco che vogliono continuare la loro esperienza in conformità all'esempio ricevuto. Pensiamo a fra Bernardo che fonti tardive presentano martire dei suoi carcerieri; a fra Egidio che con la sua testimonianza di vita rappresenta la fedeltà a Francesco, nonostante non sia in contrapposizione aperta con l'ordine, scegliendo di sua volontà unao status di itinerante fino agli anni trenta, per poi ritirarsi in un eremo e ivi morire; oppure a fra Leone, segretario e redattore di alcuni scritti del Poverello; è lui che ben presto comincia a raccogliere i suoi ricordi e quelli degli altri compagni che costituiranno il materiale di riferimento di francescani quali Pietro di Giovanni Olivi e Umbertino da Casale, insigni esponenti degli Spirituali. Tutto il materiale redatto da fra Leone costituì, dopo la spaccatura all'interno dell'ordine, il punto di riferimento dei frati che non erano soddisfatti delle interpretazioni delle biografie ufficiali, che erano considerate vincolate e compromissorie, frutto di tagli e di rielaborazioni delle parole stesse del santo, adattate alle esigenze e alla realtà dell'ordine. Furono gli Spirituali ad assumere a partire dagli anni settanta del XIII secolo queste posizioni. essi sono legati alla vita dell'eremo, rifiutano l'insediamento urbano e pongono l'ideale di povertà al di sopra degli altri valori di cui il francescanesimo era portatore. Altro orientamento che li caratterizza è l'ideologia gioachimita tendente alla formazione di una chiesa spirituale.
L'esasperazione di queste posizioni portò, come abbiamo già visto, ad uno scontro all'interno dell'ordine che coinvolse anche i vertici della chiesa. come esempio delle aspre polemiche che si sono avvicendate in questi anni ricordiamo il concilio di Lione del 1274 in occasione del quale erano corse voci che ci si proponeva di eliminare gli ordini mendicanti e quindi qualsiasi normativa di povertà per i francescani, per i quali sarebbe stata proposta l'equiparazione agli altri ordini religiosi. Subito si scatenò la reazione degli spirituali che divenne scontro con i superiori stessi dell'ordine. Si arrivò addirittura alle censure ed alle persecuzioni, soprattutto nei confronti di un gruppo di frati marchigiani, fervbidi spirituali. Altri focolai di queste contestazioni nei confronti della gerarchia si hanno in Provenza. questi gruppi denunciarono apertamente la corruzione diffusa sia nella gerarchia dell'ordine che in quella ecclesiastica, destinata a finire per l'imminente arrivo dellìetà dello Spirito e della Ecclesia Spiritualis. La questione della povertà finisce col porre la dirigenza dell'ordine contro il papa. Giovanni XXII si scontrò con i francescani proprio su questo tema sostenendo la tesi secondo la quale sia Cristo che gli apostoli avevano posseduto beni. Contro questa asserzione papale, nel capitolo del 1322 presieduto da Michele da Cesena, venne redatto un documento di condanna. Il pontefice rispose sopprimendo la figura giuridica del sindaco apostolico e affermando che la chiesa da allora in poi non sarebbe più stata titolare dei beni dell'ordine francescano. Ma i francescani pur di riuscire a mantendersi fedeli all'obbligo di povertà continuarono a considerare la Curia Romana detentrice delle loro ricchezze, creando un'accesa polemica che non divise solo l'ordine ma comportò anche una presa di posizione del Capitolo generale di Perugia contro il papa.
Questo era, dunque, il contesto in cui si redigevano compilazioni come la Legenda Perusina, lo Speculum Perfectionis, la Compilatio Avinionensis, gli Actus beati Francisci et Sociorum eius, che, utilizzando tradizioni orali e scritte di provenienza diretta o indiretta dei compagni di Francesco, ne arricchiscono le informazioni bio-agiografiche, soprattutto quelle relative agli ultimi anni di vita del santo, le rielaborano, le reinterpretano a seconda delle esigenze dei singoli o dei gruppi di cui ogni compilazione è espressione.
Theorèin - Marzo 2005