PROBLEMI E METODI PER UNA RICOSTRUZIONE STORICA:
IL CASO DI FRANCESCO D'ASSISI
A cura di: Mario Della Penna
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Capitolo 14

La questione francescana

L’espressione "questione francescana" fa riferimento alla problematica relativa alla ricostruzione della vicenda storica di Francesco d’Assisi. In questo senso essa è strettamente legata al personaggio, cioè Francesco, ed alle fonti che ci permettono di ricostruire la sua esperienza storica. La questione francescana non pone soltanto il problema della diversità delle immagini di Francesco che emergono dalle varie biografie ufficiali, ma riguarda l'attendibilità stessa di queste fonti. Infatti tradizionalmente ci si è affidati alle fonti ufficiali (Vita I, Vita Il, Legenda Maior) per effettuare la ricostruzione storiografica del santo, ma in seguito alle prese di posizioni di Paul Sabatier ed in generale della corrente alla quale apparteneva, viene ribaltata la visione che del santo si era sempre avuta. Sul rapporto tra le posizioni storiografiche del Sabatier e la corrente di pensiero a cui l’autore appartiene si è tenuto un congresso nel quale Bernard Reymond, dell’università di Ginevra, studioso di storia della teologia, specializzato nella storia del pensiero protestante, ha tenuto un interessante relazione dal titolo Il protestantesimo liberale di Paul Sabatier nella vita di san Francesco. Lo scopo dell’intervento è evidente: l’autore si propone di vedere come l’appartenenza del Sabatier al protestantesimo liberale abbia influito sulla ricostruzione storica di Francesco.

Il protestantesimo liberale è una corrente fflosofico-religiosa sviluppatasi nel sec. XIX nell’ambito del protestantesimo, in opposizione all’ortodossia luterana e calvlnista. Partendo da quegli aspetti comuni ad entrambe le correnti e che sono:

1) sul piano dottrinale-teologico, il riconoscimento alla Sacra Scrittura come unica regola di fede e l’implicita affermazione di origine luterana della giustificazione per la sola fede;

2) dal punto di vista storico, questa corrente riconosce nei riformatori del sec. XVI, coloro che hanno riportato il cristianesimo al Vangelo, liberandolo dalle storture che sul messaggio evangelico sono state costruite dall’istituzione ecclesiatica.

Differiscono, fondamentalmente, nella concezione che per gli ortodossi il processo di degenerazione finisce con Lutero, mentre per il protestantesimo liberale tale processo continua anche con e dopo Lutero. Altra differenza fra le due correnti concerne l’atteggiamento nei confronti della verità della fede poichè i protestanti liberali criticano anche questo aspetto della tradizione protestante, rifacendosi alle grandi correnti dell’illuminismo settecentesco, accentuando così il valore della ragione anche in tale ambito. E’ proprio il protestantesimo liberale che comincia a portare avanti il discorso critico-esegetico, cioè a introdurre quei criteri dl analisi del testo che definiranno in seguito il metodo storico-critico nella interpretazione della Bibbia.

Da tutto ciò risulta chiara anche la posizione del Sabatier, il quale assume un atteggiamento critico nei confronti delle istituzioni di vario genere che avevano a loro modo interpretato ed incapsulato il messaggio evangelico. L’atteggiamento del Sabatter era quindi fortemente critico, non solo nei confronti della chiesa protestante ma soprattutto nel confronti della chiesa cattolica e di ciò che essa aveva rappresentato in epoca medioevale. Si parte infatti dal presupposto che questa grande e potente struttura istituzionale sia in se stessa un tradimento del messaggio evangelico di cui intende essere portatrice; ossia l'istituzione proprio perchè obbedisce a dei meccanismi di potere, diventa di per se stessa la negazione e il tradimento di quelle che sono le fondamentali esigenze del Vangelo.

E’ importante chiedersi in che senso si possa parlare di Paul Sabatier come di un protestante liberale, poichè tale movimento è talmente diversificato nel suo interno che è difficile unificarlo in un’unica tipologia. Da qui la definizione di Sabatler come “liberale” nei confronti dello stesso protestantesimo liberale, ed è in tale ottica che egli riprende in mano il caso di Francesco, considerandolo come momento culminante dell’interpretazione vissuta e autentica del Vangelo.

Il Sabatier ha fortemente evidenziato la distinzione tra fonti ufficiali e fonti non ufficiali, assumendo una posizione radicalmente critica nei confronti delle prime. Esse vengono considerate come espressione dell’istituzione ecclesiastica e, come tali, vengono accusate di stravolgere, manipolare e degenerare la figura del santo per i propri scopi di politica ecclesiastica. Partendo da questo presupposto il Sabatier tenta di riproporre un’immagine autentica e genuina del santo, scoprendolo come il personaggio che intende riportare l’esperienza cristiana alle fonti del Vangelo. Quindi Francesco non viene visto tanto come un anticipatore della riforma protestante, ma come colui che ben più della riforma è riuscito ad interpretare autenticamente in sè il messaggio evangelico ed a riproporlo agli uomini del suo tempo. Francesco, per Sabatier, rappresenta il vertice dell’esperienza cristiana.

Se le fonti ufficiali non ci danno un’immagine veritiera del santo, bisogna cercare delle fonti alternative, ossia delle fonti che non sono condizionate dalle esigenze istituzionali, ma che sono vicine a Francesco dal punto dl vista ideologico e cronologico. La questione è quindi quella di sapere come sia ricostruibile la vicenda storica di Francesco e quali fonti si possano considerare attendibili, ossia rappresentanti l’esperienza genuina del santo attraverso le testimonianze di coloro che vissero vicino a Francesco e che erano per questo considerati in grado di darci un’immagine reale e veritiera del santo, al di là dei condizionamenti di vario genere. Sabatier, per quanto riguarda le fonti non ufficiali, disponeva della Legenda trium sociorum, dello Speculum vitae e degli scritti di Francesco.

Per quanto riguarda la Legenda trium sociorum ricordiamo che l’occasione della sua compilazione fu l’invito - rivolto nel 1244 da parte dì Crescenzio da Jesi, ministro generale dell’ordine, a chiunque avesse conosciuto Francesco e ricordasse qualcosa di lui -, ad inviare per iscritto i miracoli e i prodigi del santo ed alcune tra le molte gesta di lui, delle quali siano stati spettatori o di cui abbiano attinto notizie da altri santi frati. (66) L’intento era quello di rispondere all’esigenza dl una nuova immagine del santo nata dall’evoluzione dell’ordine in quegli anni. Su tale invito l’undici agosto del 1246 fu inviata al generale dell’ordine una lettera, proveniente dall’eremo di Greccio, firmata da tre compagni dl Francesco: fra Leone, fra Angelo e fra Rufino, i quali affermavano di aver raccolto i propri ricordi. Nella Lettera, che incomincia con un saluto iniziale al ministro, gli autori si dichiaravano compagni di Francesco; affermavano che in passato furono compagni, pur senza esserne meritevoli, del beato padre Francesco e dimostravano inoltre la loro vicinanza al santo dicendo di essere vissuti più a lungo insieme a lui. La Lettera fa esplicito riferimento ad altri compagni di Francesco come a testimoni dei fatti raccolti nello scritto allegato alla lettera stessa: fra Filippo visitatore dell’ordine delle Clarisse nel 1228, fra Masseo dell’Avignano, fra Illuminato, che andò con Francesco in Oriente, e fra Giovanni che riporta le testimonianze dl fra Egidio e di fra Bernardo, compagni diretti del santo. L’importanza della loro testimonianza è dovuta al fatto che costoro hanno goduto della familiarità di Francesco. La Lettera rappresenta, quindi, uno scritto accompagnatorio del testo in cui i tre frati cercavano di mostrare gli aspetti salienti della santa vita di Francesco con il proposito di presentare un modello inteso come espressione della divina volontà. La Lettera si presenta come una raccolta occasionale, non disposta secondo un ordine cronologico, tralasciando gli episodi già noti perchè diffusi da altre legende.

In tutta la tradizione manoscritta la Lettera di Greccio accompagna la Legenda trium sociorum, ma nonostante ciò il contenuto della Legenda non sembra congruente con quanto detto nella Lettera a proposito del materiale bibliograflco inviato con la Lettera stessa. Il primo a cogliere tale incongruenza fu proprio Paul Sabatier (67); infatti nella Lettera i frati affermano: di non proporsi di scrivere la vita del santo bensì di cogliere come da un prato rigoglioso un mazzo di fiori, quelli che ci sono parsi più belli, senza però disporli in ordine cronologico e di proposito abbiamo tralasciato molti fatti (68)


(66) Thèophile DESBONNETS, La legenda Trium socioroum. Edition critique, in AFH. LVXVII, 1974, pp. 89-90: FF, pp. 1067-1119.

(67) Paul SABATIER, De l'authe ticitè de la Legendae de saint François dite des Trois Compagnons, Paris 1901

(68) La Legenda trium sociorum, vedi nota 66


Theorèin - Maggio 2005