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Come emerge la conversione di Francesco dalle fonti? (I parte)
Da una attenta lettura delle fonti francescane emerge che la conversione è l’evento centrale Intorno al quale si snoda l’intera vicenda del santo. Tutti gli agiografl cercano di ricostruire ed Interpretare questo momento come importante e radicale nell’esperienza spirituale di Francesco, è Infatti una svolta che segna l’inizio di quel percorso in forza del quale il personaggio sarà presentato come modello di santità. Questa concezione rispecchia perfettamente la mentalità medioevale che. intrisa com’era dl profonda religiosità ha dato primaria importanza all’idea della conversione, atteggiamento che venne ereditato dalla tradizione delle prime comunità cristiane e che si tonda sul frequente richiamo del Vangelo alla “conversione” (convertitevi e credete al Vangelo). Il termine “convertirsi” ha molteplici significati ed assume diverse accezioni a seconda dell’ambiente e del contesto storico In cui viene adottato: al tempo dl Francesco significava abbracciare il Vangelo nella sua totalità ed esaltare la povertà come scelta volontaria di vita; in questo Francesco era stato certamente anticipato dal movimenti religiosi evangelico pauperistici del sec. XII. La conversione è dunque la tappa che segna lo stacco tra il periodo di vita vissuta In modo incoerente rispetto al Vangelo e l’esperienza di piena adesione al messaggio dl Cristo. Siamo di fronte a due diverse esperienze umane, che hanno nel progetto agiografico valore contrapposto, tanto da essere la prima condannata e la seconda assunta a modello di vera santità. Vogliamo a questo punto ripercorrere partendo dalla Vita Prima i vari sviluppi che Il momento della conversione ha avuto nelle redazioni agiografiche del vari biografi, e vedere così il valore che questa esperienza ha assunto durante lo sviluppo dell’ordine francescano. Analizzando il cap. I della Vita Prima (81) leggiamo: Viveva ad Assisi, nella valle Spoletana, un uomo di nome Francesco. Dai genitori ricevette fin dalla infanzia una cattiva educazione, ispirata alle vanità del mondo. Imitando i loro esempi, egli stesso divenne ancor più leggero e vanitoso. Va qui sottolineato il valore dell’espressione vanità del mondo, estrapolata dal Vangelo di Giovanni, dove il termine saeculum, cioè mondo, è inteso come realtà negativa, come disvalore che si realizza in contrapposizione al messaggio evangelico, si legge infatti in Gv 15, 19-20: se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poichè invece non siete del mondo, ma io vi ho scelto dal mondo, il mondo vi odia. Dobbiamo inoltre evidenziare il termine "più leggero" (cattiva traduzione dal latino insolenter), che qui sottolinea ancora una volta la negatività del saeculum. Con abilità retorica Tommaso da Celano continua condannando la mentalità e la corruzione dei tempi, che hanno travolto anche Francesco, tanto che questi superava nelle vanità i suoi compagni ed emulava più di tutti la stoltezza: Sciupò miseramente il tempo, dall'infanzia fin quasi al suo venticinquesimo anno. Anzi precedendo in queste vanità tutti i suoi coetanei si era fatto promotore di mali e di stoltezze (82) La giovinezza di Francesco viene dunque dipinta da Tommaso da Celano a tinte rimarcatamente losche. Giuliano da Spira. in merito, illustra e giustifica la turpe giovinezza del santo, che acquista nonostante la sua negatività, rilevanza come esempio di conversione. Nelle divine scritture si ricordano alcune debolezze dei santi che il Signore ha disposto di privilegiare con determinati meriti. E lo si fa affinchè - lodando e ammirando l'inscrutabile profondità del progetto divino, in virtù del quale alcuni peccatori vengono sublimati per i loro meriti al di sopra dl molti giusti - gli innocenti non disprezzino coloro che sono prostrati nel fango dei vizi e gli empi, disperando per i loro peccati, non temono dl avvicinarsi alla fonte della misericordia divina per chiedere perdono. (83) A distanza di soli trent’anni Bonaventura capovolge la situazione, mitigando notevolmente i toni. Bonaventura nella redazione della Legenda Maior, nel trattare la giovinezza dei santo, si rifà alla Vita Seconda di Tommaso da Celano. Francesco nell'età giovanile crebbe tra le vanità dei vani figli degli uomini" ma Dio nella sua Bontà lo prevenne con benedizioni straordinarie e lo sottrasse, nella sua clemenza, ai pericoli della vita presente e nella sua generosità lo colmò con doni della grazia celeste Il nostro personaggio quindi viene sì educato tra i vani figli degli uomini, espressione questa mutuata da Sal. 61, 10, ma non è Francesco a rincorrere le vanità del mondo, come sosteneva invece Tommaso da Celano; in Bonaventura Francesco fin dalla sua giovinezza serbava nel cuore un profondo spirito di solidarietà, Dio stesso lo aveva prevenuto e quindi scelto, si legge infatti nella Legenda Maior: [...] Dio infatti, aveva infuso nell’animo del giovane Francesco un sentimento di generosa compassione, che, crescendo con lui dall'infanzia, gli aveva riempito il cuore di bontà; tanto che già da allora, ascoltatore non sordo del Vangelo, si propose dl dare a chiunque gli chiedesse, soprattutto se chiedeva per Amore di Dio. (84)(81) Cel., p.5: FF. p.411(82) 1 Cel., 2. p.6: FF. p.412 (83) IULIANUS DE SPIRA O.F.M., Vita sancti Francisci, AF, X, pp.335-371; il brano citato si trova nel Prologo, p.335 (84) LM, cap.I, 1, p.560; FF. p.539 Theorèin - Settembre 2005 |