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GLI SVILUPPI DELLA STORIOGRAFIA NEI SECOLI XVI, XVII, XVIII
Il primo a parlare di "Medioevo" fu Cristoforo Keller, professore di storia ed eloquenza presso l'università di Halle dal 1693 al 1707, anno in cui morì. Nel suo lavoro intitolato Historiae Medii Aevi a temporibus Costantini Magni ad Costantinopolim a Turcis captam, stabilì i termini cronologici del Medioevo e spiegò i motivi che lo spinsero a porre tali limiti. Per la prima volta non fu nè il trasferimento della capitale a Costantinopoli, nè la Donazione di Costantino a fungere da censura tra l'età tardo-romana e il Medioevo, bensì la distinzione tra i secoli cristiani e i profani principes. a) Cattolici e protestanti: sviluppi storiografici tra il secolo XVI e il secolo XVII. All'inizio del Cinquecento in Germania si sviluppava la Riforma protestante e con essa l'opposizione alla corruzione della chiesa medioevale; la risposta a questa provocazione fece sì che in campo cattolico, nello stesso periodo, si attivasse una storiografia di carattere apologetico che mirava a difendere la chiesa medioevale dagli attacchi dei protestanti. La storiografia apologetica dal canto suo doveva documentare le tesi proposte. Dal contrasto cattolici-protestanti derivò la scoperta e la trascrizione di testi. Lo scopo della storiografia protestante era quello di riproporre una storia della chiesa che fosse particolarmente critica verso la Curia Romana. Nasce una iniziativa storiografica ad opera di Mattia Vlacich meglio noto come Flaccio Illirico (1520-1575). Ebraista, esperto filologo della Bibbia, fu lui che con alcuni suoi collaboratori organizzò le Centurie di Magdeburgo, cosiddette perchè la Ecclesiastica Historia Integram Ecclesiae ideam continuens, è divisa per secoli. Essa fu edita per la prima volta nel 1559 a Magdeburgo. La linea qui seguita lascia trapelare l'accesa polemica tra protestanti e cattolici. Invece nel filone della storiografia apologetico-cattolica, si colloca la monumentale opera di Cesare Baronio (1538-1607) in diciotto volumi dal titolo Annales Ecclesiastici, che trattano la storia della chiesa fino al 1198, e che furono editi tra il 1588 e il 1607. Quest'opera fu completata fino all'anno 1541 da Odorico Rinaldi (1595-1671) che, come il Baronio, operava nell'ambito dell'Oratorio di san Filippo Neri. In essi l'autore cercava di confutare le accuse dei Centuriatori di Magdeburgo contro la chiesa e il papato. In quest'opera si intravvedono i primi apprezzamenti positivi del Medioevo. Nel secolo XVI, e nei successivi, nasce per alcune istituzioni religiose il desiderio di risalire alle proprie origini. Nel XVII secolo, i Padri Maurini della congregazione benedettina che faceva capo al monastero di saint Germaine de Pres, vicino Parigi, indirizzarono le loro energie alla ricerca storiografica per dimostrare la falsità delle accuse dei protestanti e per riproporre la storia della santità benedettina. Tra le numerose raccolte di fonti ad opera dei Maurini vanno particolarmente ricordati La Gallia Cristiana e gli Acta Sanctorum Ordinis Sancti Benedicti, che vengono ad assumere un notevole valore storico-critico. Ai Padri Maurini si deve la fioritura di opere di carattere tecnico e di strumenti di lavoro che ancor oggi sono di grandi utilità per gli studiosi. A questo gruppo nel 1653 si unisce Jean Mabillon (1632-1707), la cui opera De re diplomatica libri sex, pubblicata nel 1685 sarà definita come la più grande opera storico-critica. Quest'opera fu realizzata per rispondere all'esigenza di criticità tipica di questo periodo, fu il Papebroch a mettere in dubbio la metodologia usata fino ad allora per definire l'autenticità dei documenti, e il Mabillon rispose a questa osservazione con la realizzazione della sua opera che mirava ad un nuovo ed attento metodo di lettura e di studio delle fonti. Il Mabillon si servì per la sua realizzazione dell'archivio di saint Denis, che conservava i veri originali dei diplomi (1) merovingi, un gran numero di privilegi pontifici, di diplomi carolingi e di documenti privati molto antichi; ma oltre a ciò a lui erano aperti tutti gli altri archivi vescovili e dei monasteri di tutta la Francia, ed ebbe anche comunicazione di importanti documenti dall'Italia e dalla Germania. Questo studioso creò quindi una nuova scienza e le diede il nome: la diplomatica (2).(1) Diploma: significa letteralmente "piegato in due", questo nome si dava ad ogni scritto di autorità competenti ad assegnare qualche funzione o attribuire qualche privilegio.(2) Diplomatica: è la scienza che ha per oggetto le testimonianze scritte in determinate forme sopra fatti di natura giuridica. Essa perciò studia: 1) i documenti in senso stretto, cioè le testimonianze scritte in determinate forme sopra fatti di natura giuridica; 2) le lettere, ossia le comunicazioni fatte senza un vero scopo giuridico, ma con forme esterne ed interne che cambiano secondo i tempi, le persone e le tradizioni e che perciò ne fanno un genere molto simile ai documenti; 3) i mandati, le lettere patenti e simili, che stanno tra i documenti in senso stretto e le lettere, e sono ordini o concessioni delle autorità ai loro soggetti; 4) tutti quegli atti che servono alla preparazione dei documenti come le informazioni, le corrispondenze d'ufficio, le testimonianze, i protocolli, i rendiconti e altre annotazioni d'affari. Scopo principale della diplomatica è quello di offrire sicure norme per stabilire caso per caso la genuinità, la corruzione o la falsificazione dei documenti.Theorèin - Giugno 2006 |