Una nuova categoria di religiosi, che si rinnova e rifiorisce dandosi nuove regole e raggiungendo il numero dei monaci, è quella dei canonici regolari.
Vivono in città, a contatto col mondo urbano, cercando l'ascesi individuale e aprendosi al mondo esterno prendendosi cura delle anime.
Seguono il modello di vita apostolica. Il termine è fondamentale per tutto il X secolo. Per Gregorio VII nel secolo XI, ciò significa Chiesa romana, perchè vuole rivendicare al papato il ruolo fondamentale rispetto allo Stato.
Per i canonici invece la vita apostolica è quella che si modella sulla vita degli apostoli, di cui i canonici si definiscono veri eredi, in posizione polemica rispetto ai monaci.
L'aspirazione a questa vita è sentita un po' da tutti, non solo dai monaci, ma anche dai laici, che sono predicatori itineranti.
Anche gli eretici, in buona fede, ritengono di seguire un'ideale di vita apostolica. Esempio ne sono i catari, dei quali conosciamo gli intenti attraverso i documenti dei processi ereticali.
Talmente diffusa è tale aspirazione che Abelardo fondatore del Sic et nunc ironizza su tale fatto e chiama «nuovi apostoli» il cistercense Bernardo di Chiaravalle e il fondatore dei premostratensi Norberto di Xanten.
Tre sono gli ordini più importanti del XI secolo: i Premostatensi, i Cistercensi e i Canonici regolari.
La loro vita si ispira alla comunità: comuni sono i possessi, il dormitorio ed il refettorio a differenza dei canonici regolari della Regola di Aquisgrana
(1) dell'816 che consentiva il possesso personale di beni materiali. Questi nuovi si chiamano Canonici regolari riformati, perchè si scostano dalla Regola di Aquisgrana.