MOVIMENTI RELIGIOSI E REALTA' SOCIALE TRA IL XI E IL XII SECOLO
A cura di: Mario Della Penna
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Lezione 7

I Movimenti eterodossi. Il problema delle fonti

Abbiamo già parlato che dal movimento religioso hanno origine o sette eretiche o movimenti ortodossi. 

Su questo tema le fonti sono piuttosto ridotte e sono esterne,cioè scritte dai detrattori e confutatori degli eretici. 

Ciò pone difficili problemi da risolvere. Il problema è di tutti i ceti popolari, che nelle fonti "sono raccontati". 

L'interesse si sviluppa dal secolo XI in poi quando i papi della Riforma, Gregorio VII, Leone IX, Niccolò II, Alessandro II, cercano alleati nel popolo. Anche quando c'è maggiore interesse nella documentazione per queste categorie, rimane in gran parte questa situazione:sono l'elemento passivo. 

Si riconferma quindi quel potere della scrittura, detenuto dal monopolio dei ceti dotti ed ecclesiastici. La società è quasi totalmente illiterata (illitterato non significa analfabeta, ma che non conosce la littera, cioè il latino. Sappiamo da qualche fonte che gli eretici si esprimono in volgare) e il ceto ecclesiastico detiene il monopolio della scrittura, in una situazione di privilegio. Questo per dire che possiamo valutare con difficoltà le iniziative di tutti coloro che appartengono ai cosiddetti movimenti popolari, sia di segno ortodosso che eterodosso. 

Dice il Miccoli: "perchè ci vogliamo porre dei problemi che allo stato delle fonti sono risolvibili?" Ad esempio, uno dei problemi fondamentali che ha tormentato per anni la storiografia è quello delle origini delle eresie. 

-Sono fondate su tradizioni dottrinali persistenti che si possono definire di tipo dualistico e manicheo. 

-Sono ispirate, come sostiene un nutrito gruppo di studiosi, da una ingenua lettura senza mediazione ecclesiastica, quindi autonoma diretta del Vangelo. 

Tale lettura avrebbe portato ad una interpretazione radicale, drastica delle indicazioni del vangelo, talora fino all'aberrazione, fino agli eccessi da parte dei ceti popolari privi di quegli strumenti di cultura, quindi di analisi (per esempio i quattro sensi della scrittura). Quindi la loro lettura si traduce in una interpretazione radicale e in una forma di religiosità che sconfina poi nell'eresia. 

Sono queste le due principali tendenze storiografiche.

Per tornare al discorso del Miccoli, è inutile che si pongano tali problemi, perchè le fonti non ci consentono di capire altro. L'unica cosa che possiamo constatare da queste, è che gli eretici hanno una precisa coscienza di sè e del loro antagonismo nei confronti della chiesa che ai loro occhi appare come ecclesia carnalis (chiesa mondanizzata) secondo il Miccoli.


Theorèin - Settembre 2004