MOVIMENTI RELIGIOSI E REALTA' SOCIALE TRA IL XI E IL XII SECOLO
A cura di: Mario Della Penna
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Lezione 9

Le eresie del secolo XI.

Non c'è rapporto tra le eresie del XI secolo e quelle del XII, ma c'è uno iato. Verso la metà del XI secolo scompare ogni traccia degli eretici; non registriamo più roghi, nè dettami sinodali contro gli stessi. L'ultimo concilio è quello di Tolosa del 1056 dove si minacciava di scomunica chiunque aiutasse gli eretici.

Il Grundmann ipotizza che la riforma monastica e la riforma della chiesa, che normalmente si riconduce a papa Gregorio VII e ad altri rappresentanti, hanno assorbito queste esigenze di rinnovamento attirando una parte degli eretici. Per il Grundmann inoltre, dopo questo mezzo secolo di intervallo, le eresie ricompaiono all'inizio del XII secolo, mutando d'aspetto, e cioè diventando movimento religioso. Non si tratta quindi più di una setta come nel secolo precedente, con un capo e delle dottrine precise, ma trattasi di movimento, basato cioè sulla concezione della religiosità che si richiama ai vangeli. Gli aspetti principali diventano così la predicazione itinerante e la povertà evangelica. Il Grundmann quindi conferma l'assenza di un legame tra le eresie del XI secolo con quelle del XII, anche se non tutti condividono questa posizione.

L'italiano Volpe, i cui primi studi sulle eresie italiane risalgono al 1907, non controbatte queste posizioni del Grundmann perchè non le conosceva ancora visto che sono posteriori, tuttavia dice che gli eretici non sono scomparsi nella seconda metà dell'XI secolo ma sono nascosti tra i riformisti e i patarini. "Ora - osserva opportunamente - Roma e i suoi eretici li vede altrove". Già Niccolò II, papa della metà del secolo, vede nei preti sposati gli eretici, o nei simoniaci. Anche tra gli autori filogregoriani, di cui abbiamo le opere pubblicate nei Libelli de lite (MGH, la parte che pubblica tutta la ricca pubblicistica a proposito della lotta tra papato e impero, cioè la lotta per le investiture, chiamata Libelli de lite imperatorum et pontificum), sono definiti eretici quegli ecclesiastici non eletti canonicamente, cioè quelli investiti dai laici. Il nocciolo della lotta infatti, è l'investitura da parte dei laici, i quali potevano essere sovrani, conti etc. di ecclesiastici. la nomina di un ecclesiastico non era più, come volevano i canonici, spettanza della chiesa, ma diventavano attribuzione dei laici.

Il Morghen dice che non è certo che i movimenti ereticali si esauriscano a metà dell'XI secolo e che le interruzioni di testimonianze per qualche decennio possono non avere una eccessiva importanza perchè si può avere una perdita di documentazione. Inoltre persistono le tendenze eretiche nella prima metà dell'XI secolo nei movimenti patarini, che non sono ereticali e che all'inizio sono appoggiati dal papato e solo successivamente vengono frenati. Non sono eretici, anche se hanno la stessa aspirazione in una pratica religiosa vicina al Vangelo. Attorno ai patarini quindi, si coagulano quelle esigenze di rigorosità che prima sfociano in eresia. La nostra fonte, Landolfo Senore, dice che ci sono precisi rapporti tra gli eretici di Monforte diffusi a Milano e i patarini che successivamente agiscono a Milano. questa affermazione è accettata dal Morghen, il quale sostiene il rapporto tra gli eretici della prima metà del secolo XI e i patarini pur con delle differenze: i patarini combattono il clero corrotto, contestano la validità dei sacramenti amministrati dai sacerdoti corrotti, mentre gli eretici professano un rigorismo e ascetismo lungo e severo.


Theorèin - Novembre 2004