MOVIMENTI RELIGIOSI E REALTA' SOCIALE TRA XI E XII SECOLO
A cura di: Mario Della Penna
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Lezione 15

La storiografia sui movimenti del XI secolo

La storiografia marxista sostiene che la storiografia tradizionale borghese sbaglia a vedere nelle eresie un momento della storia religiosa. Le eresie rappresentano un momento della storia sociale e della Storia senza aggettivi; quindi vanno studiate come espressioni di un malcontento, di un bisogno sociale, o come dice il Verner, come "moti socio-religiosi". La contestazione religiosa dunque, dirigendosi verso i detentori del potere sia spirituale che politico, si carica di una componente sociale.

Per la maggior parte della storiografia la risposta è negativa. C'è invece chi assume una posizione sfumata, cioè esistono le componenti di polemica sociale che però sono le cause scatenanti della protesta religiosa. Per gli studiosi di formazione marxista, che in Italia si richiamano alla scuola cosiddetta economico-giuridica che si afferma tra l'Otto e il Novecento, la lotta di classe c'è sempre stata, e se manca nella documentazione è a causa della frammentarietà delle fonti, e dal fatto che le fonti stesse provengono dalla parte avversa e che quindi non rispecchiano le rivendicazioni degli eretici, ma ciò che faceva comodo ai ceti detentori del potere e della cultura.

Il Grundmann è il primo tra coloro che sostengono che la contestazione religiosa non abbia avuto origine da una protesta contro i ricchi, i potenti, da parte dei ceti più poveri ed emarginati. Il cosiddetto proletariato, che sarebbe stato il portatore di queste esigenze religiose, economiche e sociali, è per il Grundmann il ceto più ostile all'eresia. Dalle fonti, invece sappiamo, che l'eresia trova maggior credito tra i ceti dirigenti e nobiliari. Abbiamo numerose testimonianze di nobili che proteggono eretici durante le persecuzioni e parteggiano per l'eresia, al contrario del popolino che è feroce contro gli eretici. Una testimonianza indubitabile prova queste posizioni: Bernardo di Chiaravalle nel 1145, si reca in Francia meridionale per predicare contro gli eretici, i Catari, e trova che questi sono appoggiati dai nobili, mentre egli trova sostegno proprio dal popolino. La fonte insinua che l'appoggio dei nobili all'eresia, quindi alla contestazione contro la chiesa, abbia motivazioni non tanto religiose quanto utilitaristiche, in quanto questi mirano ad impossessarsi dei beni della chiesa stessa.

Altro elemento per il Grundmann è dato dal fatto che siano chiamati rustici, da non ricondurre ad una presunta provenienza contadina, ma dal fatto che sono indotti. Dice il Grundmann che il termine rusticus si oppone a sapiens, dove il primo sta ad indicare idiota ossia illetteratus. Sono termini negativi che sottolineano la mancanza di qualcosa; molte fonti insistono su questa terminologia volendo sottolineare lo scandalo dovuto dal fatto che degli ignoranti si permettono di immischiarsi in questioni di fede e di sostituirsi al clero dotto, letterato, santo.

Altro termine con cui vengono definiti gli eretici è di tessitori (nelle fonti texerantes); termine che sembrerebbe indicare la loro provenienza sociale. Con tale appellativo sono particolarmente indicati i Catari ed in modo particolare la categoria più elevata e cioè i perfecti catari. Altra categoria era quella dei seguaces, per lo più definita come credentes catari, a cui non si richiedeva una vita molto rigorosa. I perfecti erano tenuti invece a diffondere la parola catara mediante la predicazione, necessariamente itinerante, per sfuggire alle persecuzioni. Da varie testimonianze sappiamo che questi predicatori appartenevano al ceto nobiliare o all'alta borghesia o all'alto clero.

Gli eretici di livello più alto diventano tessitori per sostentarsi con un lavoro manuale che possa consentire loro di sopravvivere e per mascherarsi in una professione che obbligava a frequenti spostamenti.

Il Grundmann sostiene che non sono i tessitori a diventare eretici, ma sono gli eretici a diventare tessitori, proprio al fine di mimetizzarsi in una categoria sociale che aveva come caratteristica principale lo spostarsi di continuo (tessitori, borsai, artigiani del cuoio...).

In conclusione possiamo affermare che nelle idee ereticali, esclusa la provenienza da un ceto umile, che poteva giustificare la rivolta sociale, non troviamo prese di posizioni che possano giustificare un atteggiamento volto alla ribellione; mai difatti nel secolo XII riscontriamo tale posizione.


Theorèin - Maggio 2005