Gli Umiliati
restarono nella Chiesa per un periodo abbastanza breve. Nel 1179 vengono
condannati e nel 1184 ancora, come eretici, ma questa è una condanna che durerà
poco. Perchè?
Perchè la loro condizione primaria, la humilitas (da qui il nome), li porta ad
essere alieni da qualsiasi volontà di contestazione, anche ecclesiastica, come
per esempio accade per i Valdesi. Si trovano inoltre di fronte ad un papa come
Innocenzo III, che mostra una duplice faccia verso i movimenti eterodossi: da un
lato è rigido verso gli eretici irriducibili (basti pensare alla crociata contro
gli Albigesi, cioè i Catari della Provenza, in cui viene legittimata la violenza
contro gli eretici, richiamandosi a quella tradizionale esortazione di
sant'Agostino "costringili ad entrare nella Chiesa" frase tratta dal Vangelo di
Luca che sant'Agostino fa propria e lo adatta agli eretici del suo tempo. Questo
perchè si diceva con un'immagine tratta dalla Bibbia, gli eretici sono come le
piccole volpi che inquinano la vigna del Signore. Vanno catturate e uccise.
Questa posizione di uso della forza contro gli eretici contrasta con un'altra
posizione, che risale a san Paolo e che il papato quasi mai aveva adottato, che
voleva che gli eretici andassero evitati. Dice san Paolo che gli eretici vanno
richiamati, ammoniti una, due volte, e se l'ammonizione si rivela inutile, vanno
evitati, non vanno compulsi, cioè costretti ad abiurare, dall'altro tende alla
conciliazione, al recupero del movimento religioso, a cui fa anche determinate
concessioni, se appena ciò è possibile. (concessione ad esempio accettano
determinati modi vita).
Quindi il pontefice ha una posizione bivalente. Innocenzo III è quello che, in
una lettera ad un vescovo, raccomanda la distinxio, cioè la capacità di
distinguere tra gli eretici chi è davvero eretico e chi non lo è, oppure chi lo
è ma non può tornare nell'ambito della Chiesa. Per lui il pastore (il vescovo)
deve badare "a che non condannino gli innocenti e a non assolvere i colpevoli,
perchè non sia sradicato il trifoglio insieme alla zizzania", cioè l'erba buona
insieme a quella cattiva.
Questo è il concetto di distinxio che Innocenzo
III propugna in molte lettere. Queste parole sono indirizzate al vescovo di
Verona nel 1199, che aveva scomunicato gli Umiliati. Il papa lo invita a
ritirare la scomunica, purché si impegnino con giuramento pubblico (la liceità
del giuramento è ribadita dal papato in continuazione contro le posizioni
iniziali degli Umiliati che invece rifiutavano il giuramento, come anche altri
movimenti ereticali) a recedere dai loro errori e a combattere quelli degli
altri gruppi. C'è qui il preannuncio di quella futura attività anti ereticale
che sarà propria degli Umiliati. Quindi i concetti principali di Innocenzo
III sono la distinxio e la discrezio.
La prima fase
Nel 1199 un gruppo di capi degli Umiliati presentano i loro proposita ad
Innocenzo III perchè li esamini. Questi vengono esaminatati per due anni da una
commissione di cardinali; parte delle istanze vengono recepite e quindi si
arriva al 1201 quando viene stilata una nuova regola, con l'aiuto di questa
commissione di cardinali e quindi con l'avallo del pontefice, che vale per due
categorie (perchè gli Umiliati nel frattempo di sono suddivisi in varie
categorie).
Il primo gruppo: le comunità clericali (che sono poi simili ai canonici
regolari ossia chierici che vivono in vita comune secondo la regola, che poi era
la cosiddetta regola di sant'Agostino, cioè un insieme di norme adatte in un
gruppo vicino a lui, cioè chierici che conducono una vita comune);
Un secondo gruppo: le comunità laiche, anch'esse con vita comune.
La regola non si applica perchè evidentemente non si può applicare ai quegli
Umiliati che non conducono vita comune e che continuano a vivere nelle proprie
case, con le proprie famiglie, quelli che seguono il modello originario dei
primi tempi, quelli che le fonti definiscono primun membrun ordinis
(primo membro dell'ordine); il livello originario più solido del movimento, che
costituiscono il terzo ordine, cioè una comunità con fini religiosi ma senza
vita comune. A questi, essendo sparsi, non si poteva applicare una regola.
Il papa per loro in una Bolla, approva il loro propositum vitae, cioè un
insieme di norme di vita che avevano presentato, di tipo etico-pauperistico,
permettendo (questo è interessante) le riunioni domenicali, quelle che erano
state vietate da Alessandro III, e permettendo anche la predicazione (Alessandro
III nel 1179 aveva vietato ogni forma di predicazione) ma non la predicazione
de articuli fidei ma quella che fosse solo di tipo etico-morale, e purchè
fatta da "fratelli di esperta religione e di fede comprovata".
Altro punto importante è la licentia diocesani episcopi cioè
l'approvazione del vescovo. Subito dopo esorta i vescovi a non negare questa
licentia, il permesso. Rispetto al permesso di Alessandro III che diceva
nisi rogantibus sacerdotibus non poteva predicare nessuno, nè i Valdesi, nè
gli Umiliati, ora le cose sono un pò diverse perchè l'iniziativa della
predicazione è in mano agli Umiliati e il vescovo è esortato ad accondiscendere
alla loro richiesta. Mentre prima era impensabile che un sacerdote chiedesse per
sua iniziativa, ad un Umiliato o ad un Valdese, di predicare al posto suo, ora
invece gli Umiliati possono predicare previa richiesta del vescovo che deve dare
il permesso.
C'è un riconoscimento in sostanza di un nuovo tipo di predicazione per i
religiosi laici che sia fatta durante le loro riunioni domenicali. Un tipo di
predicazione che non deve riguardare dogmi della fede, ma il verbum
exortazionis, cioè esortazioni morali.
Theorèin - Aprile 2006