Riassumendo: gli Umiliati sono un gruppo molto singolare, molto variegato perchè ne fanno parte i chierici, i laici con vita comune, laici senza vita comune. Il primo gruppo segue
pressappoco la regola agostiniana, cioè quella dei canonici regolari; il secondo gruppo segue
pressappoco una regola simile alla benedettina con spunti derivati dai proposita degli Umiliati ricevuti dal papa; il terzo gruppo segue il propositum vitae.
Questi gruppi però non sono separati perchè sappiamo che viene istituito un Capitolo Generale che si riunisce una volta l'anno, che riguarda i tre ordini. Nel 1246 si istituirò un Ministro Generale che ha il diritto di visita presso tutti e tre i gruppi che pur con modi di vita diversi, sono unificati dalla pratica del lavoro.
Innocenzo III, dice il Grundmann, mostra di fare un passo importante per collegare alla Chiesa il movimento religioso, addirittura creando un ordinamento giuridico apposito, come viene fatto ora, con queste suddivisioni di Regole, di
Proposita, ecc. sono tutte elaborazioni nuove per consentire al papato di strappare all'eresia questi filoni del movimento religioso.
Continua il Grundmann, con una frase abbastanza giusta: "nel XII secolo la Chiesa è in posizione di difesa verso il movimento religioso; nel XIII secolo si pare al movimenti (non a tutto) e se ne vale per combattere congiuntamente l'eresia (soprattutto pensiamo a quello che sarà poi con gli Ordini mendicanti). Quindi: chiusura del XII e apertura agli inizi del XIII secolo".
Perchè questa apertura verso gli Umiliati e meno o affatto verso i Valdesi che tranne per quei gruppi che prendono l'iniziativa di cercare un collegamento - Durando di Osca, Berndardo I, ecc. - con la Chiesa e di tradire gli ideali iniziali, accettando di pagare le decime, e così via, restano al di fuori della Chiesa?
Probabilmente gli Umiliati sono più facilmente inseribili nella Chiesa, più facilmente strutturabili secondo il diritto canonico, perchè vivono in dimore stabili, in luoghi fissi, perchè si guadagnano il necessario con le proprie mani, e sono più inseriti, grazie al proprio lavoro, in forme sociali. I Valdesi sono invece: predicatori itineranti, che non lavorano, che rivendicano il diritto-dovere alla mendicità, sono diffusi in molti paesi (mentre gli Umiliati sono più o meno nelle città dell'Italia settentrionale), insomma i Valdesi sfuggono ad ogni possibile inquadramento.
Innocenzo III non tenta neppure una possibile riunificazione alla Chiesa, si limita ad accettare la riconciliazione proposta da alcuni gruppi. Inoltre presso i Valdesi c'è probabilmente quell'aspetto eversivo, di contestazione della gerarchia ecclesiastica e un pò di tutte le gerarchie basate su valori che essi ritenevano inaccettabili (come il potere, la ricchezza), aspetto di contestazione che presso gli Umiliati o non c'è, o rimane implicito, sotterraneo, non dichiarato, che li rende meno rischiosi.
Non tutti gli Umiliati si riconciliano con la Chiesa. Alcuni gruppi resteranno fuori e confluiranno nei Poveri Lombardi o con i Valdesi. Nel 1206, Innocenzo III chiede al console di Faenza di combattere gli Umiliati della sua città, considerati gruppi eversivi e che lo stesso papa definisce Patareni. Questa accusa equivale ad essere giudicati eretici. Patarino quindi è sinonimo di eretico. Quasi sempre il termine umiliato e patarino sono collegati. Gli Umiliati ortodossi, ossia quelli che si sono riconciliati con la Chiesa, è stato osservato, che evitano sempre di definirsi con tale termine proprio perchè umiliato aveva questa connotazione ereticale. Solo nel 1211 accettano la definizione evidentemente a quest'epoca il termine stava perdendo progressivamente ogni connotazione di eterodossia.
Progressivamente gli Umiliati si inseriscono tra coloro che combattono l'eresia. Dice Giacomo da Vitry nel 1216 che nella città di Milano, tradizionalmente vista da tutte le fonti come ricettacolo di tutti gli eretici, gli unici a combattere l'eresia sono proprio gli Umiliati, di cui egli numera le case, per coloro che facevano vita comunitaria, e dice che ve ne erano 150, più moltissimi altri che vivevano nelle proprie abitazioni.
Giacomo dice che gli Umiliati auctoritatem habent predicandi, non solo nelle riunioni domenicali (conventicula), sed in plàtei et in civitatibus. Questo rappresenta un fattore di novità: "nelle piazze e nelle città", quindi predicazione pubblica. E aggiunge: "in ecclesiis, dopo aver richiesto il consenso dei prelati".
Questa testimonianza, presa per buona, sembrerebbe che gli Umiliati non si sono fermati alle prediche all'interno dei propri gruppi, ma sono arrivati a quelle pubbliche nelle chiese.
Theorèin - Maggio 2006