La nuova divisione europea del lavoro (1450-1640)
Jean Bowden nel 1568 mise in relazione l'aumento dei prezzi che si osservava in tutta Europa e l'afflusso dei metalli preziosi dall'America. Questa osservazione è stata ripresa nel nostro secolo ed è diventata oggetto di un grosso dibattito. Qual'è il rapporto tra prezzi e sviluppo economico nell'Europa del '500? In che modo questi prezzi sono stati influenzati dall'afflusso dei metalli preziosi dalle Americhe? La rivoluzione dei prezzi va inquadrata in una economia dove la moneta è scarsa e i tassi di interessi sono bassi. L'inflazione ha delle dimensioni non comparabili con le dimensioni dei giorni nostri. Questa osservazione di Browden è stata ripresa agli inizi del Novecento da uno studioso Earl J. Hamilton il quale ha studiato i prezzi in Andalusia e li ha messi a confronto con l'arrivo dei metalli preziosi in Spagna. (vedere scheda grafica sul Guarracino) Scrive Hamilton:
"Per tutto il periodo di cui ci stiamo occupando ci fu una stretta connessione tra le importazioni di oro e argento americani e i prezzi in Andalusia (...) Con inizio nel periodo 1503-1505, l'afflusso di preziosi aumentò costantemente fino al 1595, mentre dal 1503 al 1597 si ebbe un aumento costante di prezzi in Andalusia. Gli aumenti più considerevoli dei prezzi coincidono con gli aumenti più consistenti nell'importazione di oro e argento. La correlazione tra importazioni di preziosi e prezzi permane anche dopo il 1600, quando entrambi diminuirono".
In questo modo Hamilton stabilisce un rapporto unilineare di causa-effetto tra l'arrivo di metalli preziosi e l'aumento dei prezzi. Più tardi Hamilton tornò su questo punto, sottolineando che non tutto l'oro e l'argento veniva trasformato in moneta, una parte veniva trasformato ad uso artistico ma si tratta di un elemento meno rilevante del sistema. Questa impostazione di Hamilton venne sottoposta ad una serrata critica in particolare si rimproverò di aver applicato in maniera meccanica la cosiddetta formula di Fisher che riassume la teoria monetarista in economia. La formula è la seguente:
PQ = MV ossia:
L'indice dei prezzi (P) moltiplicato per la quantità delle transazioni effettuate (Q) è uguale alla massa monetaria (M) per la velocità di circolazione della massa stessa (V). Se P è direttamente proporzionale a M questo significa che Q e V rimangono costanti. Questa formula vista in un contesto diverso nel quale tutte e quattro le variabili sono tali, ossia non rimangono fisse, questa formula può essere il punto di partenza per descrivere il funzionamento di un sistema economico in un contesto di economia puramente monetaria. Se immaginiamo che Q non rimanga costante ossia che la produzione di beni e servizi e la loro domanda non rimangano costanti e che la velocità di circolazione della moneta non rimanga costante, noi studiando l'andamento delle quattro variabili abbiamo la descrizione del funzionamento del sistema. Cambiamo la formula:
MV
P = -----
Q
L'indice dei prezzi è uguale alla massa monetaria moltiplicata la sua velocità diviso il numero delle transazioni, ovvero il rapporto tra la domanda e l'offerta. Se la massa monetaria e la velocità di circolazione rimangono costanti e aumentano i beni e i servizi prodotti e scambiati c'è una diminuzione di P. A questo punto la formula di Hamilton va letta in una maniera diversa. Quindi non bisogna immaginare che ci sia rapporto direttamente proporzionale fra M e P. Se la massa monetaria viene utilizzata per investimenti produttivi quindi si aumenta la produttività e si aumenta insieme alla domanda, i prezzi non aumenteranno in maniera proporzionalmente diretta all'aumento di M. In altri termini se arriva una gran quantità di metalli preziosi e viene trasformata in moneta e non aumenta il rapporto di interscambio, i prezzi aumenteranno proporzionalmente all'aumento dei metalli preziosi. Ma se l'afflusso dei metalli preziosi viene utilizzato per investimenti produttivi, quindi per aumentare gli scambi, i prezzi non aumenteranno quanto la massa monetaria M. Quello che è centrale nell'applicazione di questa formula monetaristica alla descrizione di un sistema economico non è l'afflusso di metalli preziosi quanto lo sviluppo o il mancato sviluppo del comparto produttivo. In Europa abbiamo un grande afflusso di metalli preziosi tramite la Spagna. La Spagna è l'unico stato europeo che riceve questa grande massa monetaria quindi ha un ruolo centrale nella riconfigurazione di tutta l'economia europea. Questa moneta comincia a circolare in tutta Europa e tale afflusso modifica profondamente la struttura dell'economia europea. Quello che fa la vera differenza fra gli stati d'Europa è l'uso che viene fatto di questa disponibilità monetaria. In Spagna questa disponibilità viene spesa essenzialmente per il mantenimento della politica imperiale. Quindi non si hanno investimenti produttivi. In altre parti d'Europa, in Francia, in Inghilterra e soprattutto in Olanda questo afflusso di moneta viene investito sul piano produttivo. Mentre in Spagna genera inflazione in altre parti del continente porta invece ad un aumento della produttività e quindi a un minore aumento dei prezzi. V è la variabile che varia di meno in questo periodo per due motivi: in primis perchè il sistema bancario che sostiene la circolazione finanziaria è poco elastico. Il secondo aspetto riguarda il rapporto tra prezzi e salari. I prezzi aumentano generalmente in Europa e particolarmente nell'area Mediterranea ma se i salari aumentassero quanto i prezzi ci sarebbe sostanzialmente una situazione di equilibrio. Invece i salari non aumentano quanto i prezzi, ed è proprio lo scarto di questo aumento che determina un trasferimento di ricchezze all'interno di questo sistema da uno stato sociale ad un altro. La caduta dei salari reali è esemplificata in modo notevole nella tabella compilata da Slicher van Bath. Essa indica il salario reale di un falegname inglese:
1251-1330 |
81,0 |
1301-1350 |
94,6 |
1351-1400 |
121,8 |
1401-1450 |
155,1 |
1451-1500 |
143,5 |
1501-1550 |
122,4 |
1551-1600 |
83,0 |
1601-1650 |
48,3 |
1651-1700 |
74,1 |
1701-1750 |
94,6 |
1751-1800 |
79,6 |
1801-1850 |
94,6 |
Fissando intorno a metà del 1300 un valore 100 il salario reale aumenta fino agli inizi del 1500 del 100%. Successivamente c'è un declino ed a partire dalla metà del 1600 declina in una maniera sempre più rapida arrivando alla metà di quella che era a metà 1300. Soltanto a metà 1800 il salario reale ritornerà vicino al valore 100. C'è una storia del lavoro in Europa in tutta l'età moderna di sostanziale povertà. Questo spiega il perchè di una serie di rivolte contadine. Le zone di più antica tradizione artigianale come l'Italia del nord e le Fiandre dove i lavoratori erano fortemente organizzati in corporazioni e quindi in grado di resistere a uno sfruttamento massiccio da parte dei mercanti, sono zone in cui i salari non solo sono più alti ma resistono meglio a questa erosione. Le zone d'Europa verso la metà del 1500 in cui i salari sono più bassi, anche se il loro prodotto è meno qualificato di quello prodotto in altre zone, finiranno per occupare il mercato. Ingrid Hammarstom sostenne che dell'applicazione della formula di Fisher da parte di Hamilton era sbagliata la successione e quello che contava era l'aumento di Q. Bisogna comunque precisare che non era soltanto l'afflusso di metalli preziosi a causare l'aumento dei prezzi. L'analisi più equilibrata è quella di Y.S. Brenner che dice la formula funziona purché si considerino variabili tutte quante le variabili che essa contiene. E scrive:
"L'aumento dei prezzi durante la prima metà del XVI secolo era dovuto alla combinazione tra un aumento della velocità e il volume del denaro in circolazione da un lato e una relativa diminuzione dell'offerta e una sempre più intensa domanda di prodotti agricoli (...) La velocità (V) della circolazione aumentò con lo sviluppo dell'industria e con l'espansione del commercio; la rapida ascesa della speculazione sulla terra e nel mercato legale monetario e con il passaggio di settori più vasti della società dell'autosufficienza rurale in comunità urbane dipendenti da un mercato (offerta di denaro) per l'approvvigionamento".
Dunque, dice Brenner, è l'aumento generale dell'attività capitalistica che spiega l'uso fatto dei metalli preziosi. Scrive Jorge Nadal:
"Soltanto allorquando non si può incrementare il volume dei beni prodotti ogni aumento della spesa (equivale al prodotto della quantità di denaro circolante) si tradurrà in un aumento proporzionale dei prezzi".
I prezzi aumentano se non aumenta il volume dei beni prodotti e scambiati. La differenza dei prezzi tra le varie parti dell'Europa agli inizi è molto forte. La zona più cara è l'area Mediterranea; la zona meno cara è l'Europa centrale; la zona più economica è l'Europa orientale. Con il passare del tempo i prezzi cominciano a convergere.
Theorèin - Settembre 2007