IL SISTEMA MONDIALE DELL'ECONOMIA MODERNA
SECONDO IMMANUEL WALLERSTEIN
A cura di: Mario Della Penna
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Capitolo XV

Gli stati centrali forti: formazione di classe e commercio internazionale.

Passiamo ad occuparci degli yeomen, ossia quella classe di piccoli proprietari terrieri che utilizzano gli strumenti delle recinzioni per creare degli appezzamenti piccoli o medio piccoli nei quali operare gli inizi di una rivoluzione agraria, migliorando le coltivazioni. Scrive Wallerstein:

"Lo yeomen non fu il diretto beneficiario della dissoluzione dei monasteri, poté però assicurarsi una fetta della torta".

C'è un altro strato sociale che si forma in questo periodo che è quello dei poveri. La crisi del sistema di produzione feudale, l'inizio dello sfruttamento capitalistico, o comunque l'aumento fiscale dei feudatari sui loro sudditi e anche l'aumento della popolazione. Soltanto con la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento che i poveri diventano un problema sociale.

La reazione dei vari Stati europei è piuttosto unitaria: si ricorre alla reclusione oppure con l'espulsione. Accanto a queste forme coercitive nei confronti dei vagabondi cominciano a svilupparsi delle forme di assistenza sistematiche fornite dallo Stato. Inizia subito una distinzione fondamentale: da un lato ci sono i poveri "vergognosi" che sono sostanzialmente cittadini che si impoveriscono; ci sono invece i poveri vagabondi che vengono dall'esterno delle città i quali invece sono un pericolo, e verso i quali l'unica misura che viene presa è quella repressiva.

Questa situazione rappresenta una grossa crisi morale dell'Europa perchè si vengono a colpire quei poveri che la teologia cattolica considera l'immagine di Cristo e quindi meritevoli di soccorso. Quindi c'è in una parte cattolica una forte contestazione alle misure repressive nei confronti dei poveri, ma allo stesso tempo contestano certe misure assistenziali come per esempio per i poveri invalidi perchè si sosteneva che lo Stato assiste questi poveri impedisce ai privati di fare la carità e quindi di salvarsi l'anima. C'è da sottolineare che la demarcazione però non passa tra cattolici e protestanti perchè sia gli Stati cattolici che protestanti usano le stesse misure nei confronti dei poveri.

Questo dei poveri è un discorso centrale per quanto riguarda l'interpretazione dell'evoluzione sociale dell'Europa moderna per due motivi: da un lato perchè questa grossa operazione di reclusione, di incasellamento fa parte anche della formazione ideologica della formazione dello Stato moderno, quindi la povertà e la politica che la riguarda è centrale.

Un altro elemento importante è che una parte di questi poveri vengono rinchiusi in opifici ed obbligati a lavorare. Quindi vengono inseriti nel sistema produttivo. Questa logica si inserisce nella nuova concezione mercantilistica dello Stato che si sviluppa nella seconda metà del Cinquecento. Uno Stato che mira, attraverso l'aumento della produzione, di diminuire le importazioni dall'estero e aumentare le esportazioni. In realtà questo sistema che continuerà ad essere seguito fino all'età napoleonica è un sistema che non funziona. Le industrie di Stato non funzionavano.

Questo sistema della manodopera coatta lo ritroviamo anche dal punto di vista del dibattito politico nel corso del Settecento. Se all'inizio si pensava di punire questa manodopera potenziale che andava vagabondando, punendola del suo ozio mandandola a lavorare, nel corso del Settecento si pensò di fare un salto in avanti e cioè di educare questa manodopera, non predisposta, alla vita e ai ritmi di fabbrica. Con la meccanicizzazione delle fabbriche, si modifica completamente le condizioni di lavoro. Si rende conveniente una organizzazione quasi a ciclo continuo del lavoro. Aumenta moltissimo la parcellizzazione del lavoro e lo sfruttamento della manodopera. Il rapporto fra prigione e fabbrica diventa sempre più stretto.


Theorèin - Maggio 2008