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Introduzione
In Italia durante il periodo fascista c'è stata una pluralità di testi di storia che invece non troviamo nella Germania nazista. L'insegnamento della storia finisce per essere un elemento costitutivo di una conoscenza storica che determina un atteggiamento culturale e sociale dei suoi tempi. La coscienza storica soltanto negli ultimi tempi è stata oggetto di studi sistematici basati su questionari. La definizione più accettata di coscienza storica oggi a livello europeo è dovuta ad uno studioso tedesco il quale scrive che la coscienza storica è formata dall'insieme dell'interpretazioni del passato, della percezione del presente e dalle aspettative per il futuro. Esaminiamo il manuale di Agostino Savelli scritto prima dell'avvento del fascismo ma che continuò ad essere usato con poche modifiche anche durante il fascismo. Nel terzo volume del Manuale di storia europea e particolarmente italiana si affronta l'epoca contemporanea; l'autore propone una periodizzazione dell'età contemporanea che parte dal 1748. Giustifica questo punto di inizio nel seguente modo: «Dopo un lungo periodo di guerre, il trattato di Aquisgrana apre un periodo di calma in Europa, dove per la potenza della cultura pervasa dall'Illuminismo, si vide aprire una profonda rinnovazione culturale. E' naturale indicare con il 1748 il principio della storia contemporanea». Questo elemento di carattere politico e sociale rappresenta il grosso salto nella divisione della storia di questo autore. Questa scansione cronologica la possiamo ritrovare in altri autori che partono con impostazioni completamente diverse come quella economicistica, per cui la metà del Settecento non è soltanto l'età in cui comincia ad affermarsi l'Illuminismo e suoi nuovi valori, ossia la lotta contro il privilegio, l'affermazione dell'eguaglianza dei cittadini, dell'ideologia borghese contro quella aristocratica, ma anche perché legata alla rivoluzione industriale che può essere considerato un momento periodizzante fondamentale per la storia. Continua Savelli: «Quantunque l'ordinamento sociale che trionfò sullo scorcio del XVIII secolo s'accenna ad inclinarsi e a trasformarsi a fondo, sembra che per adesso a questo evo si possa continuare il nome di contemporaneo». Savelli parla di una prima scansione che va dal 1748 al 1815 che definisce l'età della preparazione al nuovo regime, ossia l'agonia dell'ancièn regime e l'avvento del regime liberale, che sarà sancito dall'età napoleonica. Poi 1815-1878 l'età delle nazionalità e dell'incipiente politica coloniale africana. Una terza scansione va dal 1878 al 1922 che Savelli definisce l'età della progredente concorrenza dell'economia mondiale e della grande politica. Troviamo in questa definizione una versione neo-marxista della teoria liviniana dell'imperialismo. Un altro testo importante è quello di Aldo Valori ed Umberto Foschi Corso completo di storia. Questo testo scandisce la storia contemporanea da un lato in una maniera inconsueta e dall'altra negandola. Stabilisce una grossa scansione della storia moderna che parte dal 1492 fino alla prima spartizione della Polonia 1777 un fatto che sembrerebbe molto marginale per la storia del continente europeo. Si legge: «Questi sono i termini che noi assegniamo alla storia moderna escludendone l'ultimo trentennio del 1700 che preferiamo far entrare nel quadro della storia contemporanea». Questi due autori intendono negare il valore della rivoluzione francese come momento di rottura e dare invece il momento di valore di rottura al lavoro dei sovrani illuminati e mettere in questo contesto di riforme più che di rivoluzione anche la rivoluzione americana in modo da dare un interpretazione conservatrice o modernata della nascita del mondo contemporaneo. Il mondo contemporaneo comincia quando i sovrani assoluti conquistati dalla novità filosofica delle scuole umanitarie ed illuministe del Settecento prendono iniziative di radicali riforme in senso democratico. Le grandi divisioni della storia occidentale possono rimanere consuete, e cioè romana, medievale e moderna; sottointendendosi che quella moderna è quella ancora in corso e che solo per comodità si distinguono una parte più attuale e questa che diremo età contemporanea, ma sia ben inteso che l'età contemporanea o età delle nazioni sta all'evo moderno come quello delle invasioni quello feudale o quella delle monarchie dei comuni stanno all'evo medio. Successivamente al periodo della guerra si affermò la volontà di defascistizzare i libri di storia. Un testo che ha avuto un grosso successo negli anni Ottanta è quello di Alfonso Prandi. Questo manuale si caratterizza per una sua messa in discussione delle varie periodizzazioni. Nel manuale del 1984 troviamo la definizione di Cinquecentoevo, che parte dalla scoperta dell'America e arriva fino al 1648 pace di Westfalia. Si tratta di due date che non sono omogenee. Di questo Cinquecento lungo, l'autore distingue due fasi, una fase ascendente e una discendente. La fase ascendente soprattutto se lo si considera sotto l'aspetto demografico, economico e sociale e culturale ovvero la fase in cui vi sono una serie di crescite e di innovazioni. Poi una fase discendente che inizia con la pace di Cateau-Cambrèsis (1559) e finisce nel 1648 che si annuncia come una fase di calo demografico ed economico nel Seicento e convulsiva se la si guarda sotto l'aspetto della conflittualità interna ed esterna delle varie società europee. Un altro manuale è quello curato da Alberto Monticone che s'intitola Europei a confronto del 1993. In questo manuale si riprende l'idea di Cinquecento lungo. Le sue caratteristiche non sono più le fasi discendenti e ascendenti bensì la fase in cui inizia il predominio europeo, la fase in cui inizia la mondializzazione. Con questo secolo e mezzo con cui inizia l'era moderna inizia un processo secolare di integrazione economica, politica e culturale che viene estesa progressivamente al mondo intero. Un'altro elemento interessante di questo volume è che tiene conto nella sua impostazione generale del rapporto tra nomadi e sedentari. Con il testo di Capra ci troviamo di fronte al concetto di lungo medio evo introdotto dallo storico francese Le Goff e fatto proprio anche da uno storico olandese Van Back entrambi ritengono che ci sia stato un lungo medio evo per quanto riguarda l'economia e l'agricoltura europea dal 500 d.C. al 1800. Questa periodizzazione della storia moderna che va dagli ultimi decenni del Quattrocento fino all'età napoleonica viene contestata soprattutto dagli storici dell'economia del mondo rurale e anche delle mentalità che non vedono nessun mutamento fondamentale da dopo il Mille e l'inizio del periodo industriale. Se si guarda però la storia politica, religiosa e culturale dei popoli europei non si può negare una grande rilevanza che si verifica nei decenni del Cinquecento con il rafforzamento delle monarchie occidentali, nascita dello Stato moderno (Spagna, Francia, Inghilterra) invenzione e diffusione della stampa, la scoperta dell'America e l'avvio della sua colonizzazione, l'inizio della globalizzazione con il dominio europeo nel mondo e la riforma protestante. L'impostazione della storia negli Stati Uniti ed in Inghilterra è stata meno eurocentrica che nel resto d'Europa, in particolare vi sono due grandi storici Arnold Toynbee noto in particolare per un opera tra gli anni Trenta e Cinquanta A Study History nel quale cercava di dare un quadro generale della storia del mondo e fra l'altro coniò il concetto di civiltà legato al modello della sfida e della risposta rispetto all'ambiente. Verso la fine della sua vita scrisse una sintesi aggiornata agli anni Settanta quando si parlava di sviluppo sostenibile e venne tradotta anche in Italiano con il titolo Il racconto dell'uomo edito da Garzanti. Accanto a Toynbee l'altro studioso oggi ancora vivo è William McNell professore americano dell'università di Chicago che pubblicò nel 1962 una grossa sintesi della storia mondiale intitolata Rise of the West (l'ascesa dell'Occidente) che mette in luce il fenomeno che dal 1550 in poi quell'Europa che prima era stata una delle tante parti del mondo abitato comincia ad avere un ruolo egemone.
L'altro filone di impostazione storica è quello politico-sociale. Il Congresso americano nel 1993 finanziò un gruppo di storici accademici ed insegnanti di storia affinché rifacessero gli standard, ossia gli obbiettivi a cui devono tendere programmi di storia anche diversi fra loro. Questi standard furono bocciati dal Congresso nel 1995 perché ritenuti non sufficientemente valorizzanti il ruolo degli Stati Uniti all'interno dell'Occidente come motore del progresso della storia mondiale. Successivamente dopo aver apportato delle modifiche gli standard sono stati pubblicati e sono diventati i testi ufficiali sia nelle Università che nei College americani. Lo schema generale si divide in nove periodi ed inizia con le origini della civiltà umana, poi la seconda era comprende le prime civiltà e l'emergere dei popoli pastorali dal 4000 al 1000 B.C.E. (Before Common Era ossia prima dell'era comune). La terza era scavalca la nascita di Cristo e va dal 1000 a.C. al 300 d.C. è l'epoca della formazione della cultura classica, delle maggiori religioni e dei grandi imperi. Dietro questo c'è un modello proposto dal filosofo Jaspers e fatto proprio da Toynbee della cosiddetta età assiale, ossia quell'età che grosso modo va dal 500 a.C. e che vede l'emergere delle grandi religioni le quali cominciano a presentarsi monoteistiche e universali. Queste religioni si sviluppano contemporaneamente in varie parti dell'Eurasia; abbiamo il confucianesimo in Cina, il buddismo in India, il coranitismo in Persia, il secondo Isaia nella cultura Ebraica, a cui fa seguito le religioni derivate come il Cristianesimo e l'Islam. La quarta era è definita come le zone di scambio e di incontro dal 300 al 1000 d.C. L'elemento caratterizzante è quello economico. La quinta era viene definita come le interazioni degli emisferi. La sesta era 1450-1770 emerge la prima era globale ossia la prima globalizzazione. Nella settima era si definisce gli anni delle rivoluzioni intese non soltanto in senso politico, ma anche di carattere strutturale come la rivoluzione industriale, demografica e agraria. L'ottava era definita come mezzo secolo di crisi e di risultati 1900-1945 o meglio apogeo e fine del dominio europeo sul mondo e poi la nona era ossia il ventesimo secolo a partire dal 1945 ovvero promesse e paradossi. Vediamo come vengono definite le varie era nel loro interno. La preistoria da un lato il processo socioculturali che diedero origine alle prime attività umane e poi l'emergere delle società agrarie. Non si parla di una differenziazione neolitica in due modelli quella dei nomadi e quella dei sedentari, il vero salto è dato dalla rivoluzione neolitica quando gli uomini cominciano a produrre il cibo sia attraverso la pianta che attraverso gli animali. Le prime civiltà e l'emergere dei popoli pastorali. Si inizia nella Mesopotamia, nell'Egitto e la valle dell'Indo (bisognerebbe aggiungere la Cina) poi in che modo le società agrarie si dispongono, ossia le civiltà idrauliche. Segue le conseguenze politiche, sociali e militari dei movimenti, popolazioni della militarizzazione dell'Eurasia nel secondo millennio a.C. L'ultimo standard è lo sviluppo fondamentale dell'Eurasia e dell'Africa. Nella terza era si passa da stati legati a delle città agli imperi. Poi l'emergere della civiltà greca e gli scambi fra l'Europa e il continente sud-est asiatico, ossia sostanzialmente Alessandro Magno. Poi di nuovo le grandi religioni e i grandi imperi nel bacino del Mediterraneo, in Cina ed in India. La quarta riguarda le grandi crisi degli imperi, ossia il momento in cui arrivano i nomadi e distruggono una serie di strutture statuali. Poi la definizione degli stati europei e poi arriviamo all'Africa tropicale e l'Oceania. Gli scambi si intensificano, Cina e di nuovo il discorso sull'Europa dopo l'anno mille, i diversi rapporti fra stato e chiesa, fra papato e impero, l'emergere dell'impero Mongolo e sue conseguenze. La prima era globale ossia l'interconnessione transoceanica che porta a trasformazioni globali. L'età delle rivoluzioni e la trasformazione delle società eurasiatiche in un era in cui il commercio comincia a diventare sempre più globale e in cui si intensifica la pressione europea su queste civiltà. L'era del nazionalismo e poi modelli di scambio globale nell'era in cui la predominanza militare europea è assoluta ossia fino alla guerra russo-giapponese. L'ottava era riguarda un mezzo secolo di crisi e conquiste dove abbiamo ancora una distinzione fra la prima e seconda guerra mondiale fatto che molti studiosi tendono a superare considerando le due guerre come due momenti di una sola guerra a parlano di guerra dei trentun'anni. Infine il XX secolo a partire dal 1945 ossia fine del colonialismo, fine del imperialismo europeo, l'emergere delle grandi potenze. Questo è il programma di storia attualmente in vigore negli Stati Uniti e pare rappresentare un grosso passo avanti rispetto ai programmi di storia europei.
Theorèin - Gennaio 2007
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