Nel mio tentativo di tratteggiare un profilo biografico di Virgilia D’Andrea e nel proporre un panoramica sulle sue opere, ho tralasciato deliberatamente l’indagine di un unico motivo conduttore e ho cercato di offrire una descrizione a “tutto tondo” dell’agitatrice libertaria.
Se avessi scelto di focalizzare l’analisi unicamente nell’attivista anarchica, o di privilegiare la tenacia della compagna di una vita, oppure di favorire la riflessione sulla scrittrice di saggi e poesie, avrei rischiato, a mio avviso, di attenuare il fascino di una personalità così eterogenea.
In Virgilia queste tre anime si compenetrano e si isolano continuamente e ci offrono l’immagine, semplice e complessa a un tempo, di una donna che seppe vivere intensamente la propria vita, che fece scelte difficili in momenti non facili con la modestia di chi sapeva e voleva essere uno dei tanti, di chi voleva fare più per gli altri che per se stessa.
Troppo spesso è stata definita dai contemporanei nei termini di “compagna del noto leader anarchico Armando Borghi” oppure come “l’amica e la confidente” di moltissimi personaggi di spicco dell’anarchismo italiano e internazionale (ricordo fra questi Errico Malatesta).
D’altra parte, anche la recente storiografia italiana non si è occupata di questa agitatrice anarchica, considerandola forse un personaggio poco interessante, non all’altezza del grande Errico Malatesta o del noto Armando Borghi.
Da parte mia, ritengo che Virgilia D’Andrea sia stata una energica protagonista di quel movimento complesso e vivace quale fu l’anarchismo italiano negli anni del primo dopoguerra e che sia successivamente diventata una militante dinamica e consapevole nella composita famiglia dell’emigrazione antifascista (soprattutto per il movimento radicale americano).
Virgilia, dunque, non è solo la donna del capo, che lo accompagna e lo incoraggia nel suo lavoro; è dotata di una propria individualità e un proprio modo d’essere.
Ha una forza tutta particolare, capace di coinvolgere con i tratti lirici di una poesia o con quelli più combattivi di un editoriale o più semplicemente con l’esempio genuino e modesto di una vita spesa per portare avanti un ideale di giustizia sociale ed onestà intellettuale.
Riesce a conquistare la simpatia di tutti i compagni senza distinzione di scuola e di tendenza. Non si perde d’animo davanti alle difficoltà; non nega il suo aiuto e la sua solidarietà a chiunque ne avesse bisogno.
Gli amici la ricordano come una donna dalla sensibilità fine e delicata, con un passato difficile ed una salute cagionevole e con una ragione aperta a tutti gli slanci e avida di sapere.
È descritta come “un’anarchica d’intelligenza, d’animo e di cuore”, generosa, modesta e pronta ad adoperarsi per gli altri.
Ritengo che i pregi di Virgilia D’Andrea come poetessa, editorialista e propagandista della causa anarchica siano molti, anche se la gran parte della sua opera appare oggi molto datata.
Rimane indubbiamente vitale il modo con cui si è dedicata al suo ideale e la passione che vi ha messo.