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Il problema del meraviglioso in una civiltà si pone anzitutto, come ha sagacemente scritto J. Le Goff, (1) a livello semantico. Il nostro termine italiano non ha un corrispettivo preciso nella lingua mediolatina, ma si esprime col plurale neutro mirabilia, volto a significare, prima ancora di una categoria culturale, un universo di oggetti, evidentemente spettacolari e insoliti, destinati ad essere contemplati nello stupore, come suggerisce la radice della parola stessa, mir, che è la medesima del verbo miror. Questa puntualizzazione ben introduce al tema del meraviglioso nella Prima crociata, in quanto, con l’impresa di Clermont, per la prima volta dopo secoli, dinanzi agli
occhi dei cavalieri occidentali e dei chierici che li accompagnarono si dispiegarono svariati mirabilia, assolutamente sconosciuti, e
catalogabili secondo svariati criteri, da cui però emerge netta la fisionomia di un mondo nuovo si, ma organico e completo.
Dinanzi agli occhi dei crociati tutto il favoloso Oriente dovette sembrare mirabilis, nei paesi e nei luoghi, nelle città, nei castelli e nelle torri, nei
popoli, nella flora e nella fauna, negli oggetti e, naturalmente, nei fenomeni preternaturali e parapsicologici che accompagnarono, tra verità
e leggenda, tutta la spedizione in una mistura di autentico fervore mistico ed esaltazione fanatica Non solo, ma la spedizione stessa è, di per sé, mirabilis, perché metafora e ancor più simbolo del viaggio nell’oltretomba, come avremo modo di vedere: e tale tipo di viaggio appartiene a pieno titolo al mondo del meraviglioso medievale. La mole enorme di novità che, tramite i crociati, colpì l’immaginario collettivo medievale deve aver procurato, a mio avviso, una sorta di shock generale, che contribuì non poco a far superare alla Chiesa antiche reticenze nei confronti di tutto ciò che è straordinario. Se i mirabilia, nei secc. XII-XIII, si cristianizzano, si deve anche, a mio modesto avviso, all’ampliamento degli orizzonti cognitivi causato dalla crociata. (3) Naturalmente, però, questa cristianizzazione implica delle esclusioni. La crociata è l’opus sanctum, la peregrinatio del Populus Dei. In essa ogni prodigio è opera del Signore, sia come Creatore dei luoghi stupendi che vengono conosciuti, sia come artefice dei prodigi che si compiono. Pertanto il meraviglioso della Prima crociata è essenzialmente miraculosus, e ombreggia fino ad annullarli gli elementi del magicus e del mirabilis propriamente detto. Quest’ultimo, con un significato culturale e terminologico nettamente precristiano, sopravvive nella crociata solo come descrizione dell’insolito: i cronisti della crociata riprendono dagli eruditi della classicità, come Plinio, modi e stilemi per descrivere luoghi e popoli lontani.
Ma anche questi elementi, che sono più pertinenti allo strano
che al meraviglioso, secondo le distinzioni contenute negli studi di
Todorov,
(4)
poiché sono anch’essi, come i miracula, opera di Dio, sono, a mio avviso, riassorbiti nella dimensione del meraviglioso.
Lo
studio delle fonti del meraviglioso crociato conferma questa equazione introduttiva al nostro discorso. Ovviamente esse sono rintracciabili nella
Bibbia.
Ma essa, come vedremo, non si limita a fornire modelli di agiofanie e prodigi, ma fornisce un archetipo culturale su cui tutta la
crociata è modellata, l’Esodo.
Il suo racconto copre cinque libri,
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e in esso la descrizione dei luoghi e persino del quotidiano corrisponde ad un preciso ordine divino, per cui tutto si trasfigura in una dimensione fantastica e mitica.
Ovviamente, non possiamo descrivere compiutamente tutti gli episodi meravigliosi contenuti nelle fonti crociate.
Ma, selezionandole, daremo una significativa esemplificazione del modo in cui i mirabilia pervadono la narrazione della crociata.
(2)
Per la catalogazione del meraviglioso cfr. LE GOFF, Le merveilleux, appendice.
(3)
Cfr. sull’arg. LE GOFF, Le merveilleux, pp. 65-66 ; F.GRAUS, Volk, Herrschen und Heilingen im Reich der Merowingen. Studien zur Hagiographie der Merowingerzeit, Praga 1965, costituisce una trattazione tipica sulla diffidenza della Chiesa verso il meraviglioso.
(4)
Capitale sull’arg. è l’importanza dell’ormai classico T.TODOROV, La letteratura fantastica, Milano 1977 (ed.it.).
(5)
Es, Lv, Nm, Dt, Gs.
Theorèin
- Aprile 2003 |