LA TEOLOGIA CRISTIANA. APPUNTI PER UN CORSO SISTEMATICO

A cura di: Vito Sibilio
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SIGNA SALUTIS
Elementi di sacramentaria cattolica

Ciò che era visibile nel Nostro Salvatore
è passato nei Suoi Misteri

San Leone Magno

Legem credendi lex statuat supplicandi
Prospero di Aquitania

I segni della salute eterna, che producono realmente ed efficacemente la Grazia santificante nell’animo umano, sono il mezzo privilegiato e ordinario del quale Cristo si serve per operare la nostra santificazione. Mediante essi la pienezza dei frutti della giustificazione, operata dal Redentore mediante il Suo Sangue, versato assieme all’Acqua, ci viene comunicata, così come dice la Scrittura: Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno (Gv 7,38). Questi segni, chiamati così perché rimandano, pur essendo sensibili, a realtà metafisiche, sono i Sacramenti. Dalla destra del Padre ove è assiso, Nostro Signore mai smette di essere presente nella Chiesa, suo Corpo, in cui continuamente amministra ai credenti i Sacramenti, detti della Fede perché la fondano, la arricchiscono, la confermano, la rigenerano. Infatti Gesù ordina di andare e battezzare tutte le genti, insegnando a praticare tutto ciò che ha insegnato (Mt 28, 19): senza Sacramenti non vi è giustificazione né possibilità di osservare la Legge, ossia non vi è evangelizzazione. Inoltre, amministrandoli, la Chiesa confessa e vive la Fede, che si costituisce nel suo farsi; per cui i Sacramenti sono della Fede perché sono la manifestazione più qualificata della Tradizione, da cui -come dalla Bibbia- scaturisce la Rivelazione, e perché naturalmente sono essi stessi oggetto di fede teologale (1). Per cui diciamo che la legge del pregare è quella del credere e viceversa. I Sacramenti santificano l’uomo, edificano la Chiesa come Mistico Corpo, rendono culto a Dio, istruiscono le anime che in essi sono introdotti negli arcana mysterii. Sono perciò Sacramenti della Chiesa, perché sono il compimento della sua missione (ex Ecclesia), essendo essa stessa sacramento di salvezza che mette in circolo la Grazia, e perché la edificano progressivamente (pro Ecclesia) (2). Essi sono forze che escono dal Corpo Glorioso di Cristo, che operano nell’alveo di quello Mistico, nonché attraverso esso, e servono ad accrescerlo e conservarlo; sono i capolavori di Dio nella Nuova Alleanza, la garanzia della sua efficacia e stabilità eterne. Sono quindi i Sacramenti della Salvezza, senza cui essa, per chi è consapevolmente nella Chiesa e li rifiuta, non può essere raggiunta. Vedremo perciò in quanto segue ciò che concerne la loro natura comune, rimandando ai prossimi capitoli la trattazione dei singoli Sacramenti.

LA NATURA DEI SACRAMENTI

Nella Sua vita terrena Cristo, Che in quanto Dio tutto poteva con la Sua sola Volontà, ha compiuto tutte le Sue azioni mediante segni e gesti simbolici, in cui l’elemento materiale – toccare, benedire, plasmare ecc. – è sempre stato accompagnato dalla Parola. Questo si vede sia nei miracoli che nella stessa Redenzione, preparata dalle azioni della Vita di Cristo e nella quale esse stesse confluiscono, perché Egli ci salvò con tutta la Sua esistenza terrena. Il Sangue realmente versato, le Piaghe realmente aperte nel Corpo realmente morto tra gli strazi sono il simbolo dell’Amore che Cristo ha nutrito per noi non solo come Uomo ma anche come Dio, nel momento stesso in cui la Redenzione si compiva. In quest’ottica si comprendono due cose: anzitutto che Cristo opera attraverso una mediazione sensibile ed efficace; poi che tale mediazione non è priva di una valenza eziologica e ontologica, ma rimanda ad una pienezza di mistero di cui pure essa fa parte. Le parole e le azioni del Cristo in terra furono tutte salvifiche e costituiscono il fondamento di quanto Egli opera e comunica nei Sacramenti. Infatti allo scopo di perpetuare la Sua presenza salvifica in mezzo a noi, conformemente alla profezia che dice nell’Apocalisse: Egli sarà il Dio con loro, Nostro Signore compie, mediante il Suo Mistico Corpo – esattamente come ognuno di noi opera mediante le sue membra – delle azioni qualificate, specifiche, continue, reali che applicano ai singoli i meriti della Redenzione, che diversamente rimarrebbero mummificati nel passato, imprigionati dal tempo trascorso che impedisce agli uomini di interagire con chi è venuto prima di loro. Perché la Sua Umanità Gloriosa non fosse imprigionata dalla legge del tempo da Lui voluta in quanto Sapienza creatrice, il Verbo del Padre ha perciò stabilito di far circolare la linfa di grazia scaturita dall’albero della Croce attraverso i canali ad un tempo metafisici e sensibili dei Sacramenti, la cui duplicità riposa dunque sullo stesso diofisismo presente nell’Ipostasi del Figlio. In essi Egli, dal Cielo, opera realmente rendendosi presente nel tempo e nello spazio. Sono azioni degne del Suo Corpo glorioso, perché svincolate dalle leggi della caducità e capaci di innalzare al proprio rango coloro su cui si compiono. In esse le dimensioni del mondo terreno si aprono e il Cielo si manifesta a noi nel mistero. Infatti il sacramento è una azione o cosa sacra a Dio stesso. Il termine, in greco mysterion, in latino sacramentum, indica proprio questa presenza fontale, concomitante e finale di Dio in esso. Essi non sono le uniche azioni che Cristo compie nella Sua Chiesa (lo sono anche tutte le azioni liturgiche), ma sono le più qualificate. Come abbiamo detto, essi sono realmente efficaci, perché Cristo opera in loro; perché il Padre esaudisce sempre la preghiera della Chiesa in quanto Corpo di Cristo; perché lo Spirito Santo in essa trasforma la vita umana in divina in modo infallibile. La loro efficacia ha dunque un basamento trinitario.

In ogni Sacramento vi è un segno, composto di materia e di forma, ossia di un elemento sensibile (aspergere o immergere, ungere, mangiare, parlare, promettere, imporre le mani) il cui senso è fissato da una formula contestuale (3). Tale segno è, come dicevamo, realmente efficace. Esso lo è indipendentemente dalla dignità morale di chi lo amministra, perché nessuno sarebbe mai degno di amministrarlo: è cioè valido ex opere operato, in virtù di quanto fatto (4). Analogamente esso è valido anche se chi lo riceve non è disposto opportunamente, sebbene in tal caso la Grazia prodotta rimanga inutilizzata. In questa circostanza, la ricezione costituisce un sacrilegio, ossia una profanazione del sacro.

I Sacramenti sono sette: il Battesimo, la Cresima o Confermazione, l’Eucarestia, la Confessione o Penitenza o Riconciliazione, l’Olio Santo o Unzione degli Infermi o Estrema Unzione, l’Ordine Sacro, il Matrimonio. Essi sono stati tutti istituiti da Gesù Cristo, come attesta la Sacra Scrittura, perché solo Lui può dare a un segno il potere di produrre la Grazia (5). Il Battesimo sta alla vita soprannaturale come la nascita a quella naturale: mediante esso l’uomo rinasce alla Grazia, viene giustificato e diviene cristiano, membro del Corpo Mistico, figlio di Dio, tempio dello Spirito. La Cresima sta alla vita di Grazia come la crescita sta a quella fisica: costituisce infatti l’arricchimento e la confermazione – da cui l’altro nome del Sacramento – della vita soprannaturale, mediante cui lo Spirito Santo prende specifica e piena dimora nell’anima battezzata. La Penitenza è il farmaco che rigenera l’anima ferita e uccisa dal peccato, restituendole la Grazia persa, così come la medicina guarisce le malattie, anzi con maggior efficacia perché le anime sono sempre rigenerate alla vita spirituale in questo sacramento, mentre i corpi di solito non tornano in vita da morti né sempre possono essere guariti. L’Unzione degli Infermi sostiene l’anima in punto di morte confortando e guarendo all’occorrenza anche il corpo, corrispondendo al momento della morte biologica e tuttavia bypassandola, perchè introduce alla vita eterna: esso dunque fa da ponte tra questa e l’altra vita. Questi cinque Sacramenti sovrintendono alla vita sovrannaturale del singolo. I primi tre sono detti dell’Iniziazione cristiana, perché introducono alla pienezza della vita soprannaturale (gli arcana mysterii già citati); gli altri due sono di Guarigione, perché rigenerano l’anima ferita dalla colpa. Gli ultimi due hanno una valenza soprannaturale sociale. Infatti il Matrimonio santifica ed eleva al rango sovrannaturale l’unione naturale dell’uomo e della donna che perpetua la specie umana e completa gli sposi l’uno nell’altro. L’Ordine Sacro invece istituisce il Sacerdozio tripartito (Diaconato, Presbiterato ed Episcopato) che regge la Chiesa, la guida e la santifica in Nome di Cristo, creando l’autorità sacra in seno alla Comunità cristiana.

Ogni Sacramento produce perciò la Grazia, ma siccome svolge una funzione propria, essa è detta Sacramentale per lo scopo precipuo che ha. Precisamente, il Battesimo dà la Grazia Santificante e rende giusti; per esso il cristiano potrà avere sempre gli aiuti necessari alla sua salvezza. La Cresima l’accresce e comunica la presenza particolare dello Spirito Santo, secondo la Sussistenza, perché realmente Egli prende dimora nel confermato, rendendolo soldato di Cristo. La Confessione rigenera la Grazia perduta o diminuita dal peccato, e fortifica per la ripresa della battaglia. L’Eucarestia nutre l’anima arricchendo l’anima con la Presenza Reale di Cristo, secondo la Sostanza, essendo Egli presente nelle Sacre Specie. L’Olio Santo regge nel momento solenne della morte con la sua Grazia precipua, rimettendo le colpe e le pene residue. Il Matrimonio unisce e sostiene per la vita gli sposi, creando da essi una sola sussistenza metafisica – sul modello dell’Unione tra Cristo e la Chiesa - e mantenendoli nella fedeltà e nell’amore per sé e i figli. L’Ordine rende ministri di Dio, conferendo ai prescelti la Grazia necessaria per tale missione. Tra i Sacramenti, Battesimo Cresima e Ordine imprimono una Grazia irripetibile e una modificazione ontologica stabile dell’anima: il Carattere (lo sphragis neotestamentario, ossia il sigillo). Il primo giustifica; il secondo conferma; il terzo consacra. Si diviene cioè, come dicevo, figli, soldati e ministri di Dio. Il carattere indelebile sarà motivo di gloria per gli eletti che gli sono stati fedeli e di vergogna per i dannati che l’hanno riprovato.

Il Sacramento per essere valido deve essere amministrato da colui che Cristo ha scelto a tale scopo. Il ministro esclusivo è il Vescovo per la Cresima e l’Ordine; il Presbitero può di suo amministare Battesimo, Eucarestia, Olio Santo, mentre può confessare per delega ordinaria del Vescovo; gli Sposi battezzati sono ministri nel Matrimonio; qualsiasi battezzato – anche fuori della Chiesa Cattolica- può essere ministro, in caso di necessità, del Battesimo stesso. Tali ministri celebrano nelle forme fissate dalla Chiesa nella Tradizione consegnata da Cristo agli Apostoli e da essi inaugurata, perché il Sacramento è parte viva del Deposito della Fede e non può essere modificato a piacimento. In questa ministerialità del Sacramento si vede la sua natura ecclesiale: esso fonda la Chiesa come Comunione Gerarchica, perché introduce e conferma nel Mistico Corpo i fedeli laici e conferisce ad alcuni il Sacerdozio ordinato; in conseguenza, i sacramentati diventano ministri dei Sacramenti per gli altri e la loro efficacia si perpetua. Il fulcro della perpetuazione della ministerialità è il Sacedozio, soggetto e oggetto di sacramentalità. Esso è così costituito nella sua autentica essenza: la dispensazione reale della Grazia, in una catena di vera trasmissione di questo potere che, di consacrazione in consacrazione, risale agli Apostoli e a Cristo stesso; sul loro tronco si innestano i rami delle altre amministrazioni sacramentali che tutte ritornano a tale radice, di atto in atto, a ritroso, anche per quei Sacramenti amministrati dai laici stessi. Vi è dunque un legame tra Sacerdozio legale e reale: il primo, pur essendo ontologicamente differente dal secondo, lo fonda attraverso l’amministrazione del Battesimo e della Cresima, lo rigenera mediante la Confessione, lo nutre nell’Eucarestia, così come rigenera e nutre sé stesso, per poi introdurre sé e l’altro nella Vita Eterna con l’Olio Santo. In questa maniera, i Sacramenti appaiono per quello che sono nella pienezza: i Segni della Vita Eterna. Commemorando il passato, dimostrano la Grazia presente e profetizzano la nostra salvezza, in cui si compiono. Essi sono la caparra dell’eredità che si avrà tutta in cielo, dove i segni spariranno, ma non la Grazia che producono né Colui Che opera in essi, che opererà direttamente.

Per tale ragione, i Sacramenti devono essere alla base della vita spirituale del cristiano. Egli deve vivere nella consapevolezza della sua figliolanza divina, nella conoscenza e nella contemplazione della sua dignità, acquisite nel Battesimo, che è la sua nascita alla vera vita, quella che non finirà mai, e che deve perciò custodire con somma cura. Egli deve bramare il sigillo dello Spirito e, una volta ricevutolo nella Cresima dopo l’opportuna preparazione, deve vivere adorando in sé la Terza Persona Divina e amando il suo unico Consolatore, l’unico che rompe, dal di dentro, la sua solitudine creaturale, inabitandolo e saldandolo pienamente al mistero cristologico e trinitario; seguirà perciò tutte le mozioni al bene che gli vengono da questo Ospite divino. Egli deve regolarmente nutrirsi del Corpo e del Sangue del suo Dio e Salvatore nell’Eucarestia, per incontrarlo realmente in sé con un’unione che non ha eguali nell’Universo; a tale periodica, se non quotidiana, visita deve orientare, con timore e tremore, tutta la sua esistenza; in essa trovare ogni forza, gioia, conforto, senso e luce; per essa intercedere per gli altri; con essa unirsi al Mistero della Vita del Redentore, rivivendolo in se stesso; a tali incontri si deve opportunamente preparare e farli seguire da appropriati atti di ringraziamento. Egli deve purificarsi periodicamente e ogni volta che è necessario nella Confessione, preparandosi ad essa con zelo e rigenerando così in sé la vita che non muore e accogliendo la Misericordia salvatrice del suo Redentore e Creatore. Egli deve infine ricevere con amore quel Sacramento degli Infermi che gli apre la porta dell’eternità, alla quale è stato orientato per tutta la vita terrena. Quelli poi tra i cristiani che sono stati chiamati al Sacerdozio o al Matrimonio, si devono preparare a ricevere quei sacramenti e vivere la fase nuova della loro vita che essi inaugurano attingendo alla linfa che è stata tramite essi innestata dentro le loro anime. Fuori dei Sacramenti e senza di essi nessuna preghiera, azione o sacrificio hanno alcun valore. Sono realmente il pilastro della vita spirituale cristiana, il basamento della sua ascesi, la fonte e il fine della sua mistica.

LA QUADRUPLICE EVOLUZIONE DEI SACRAMENTI NELLA STORIA DELLA CHIESA

E’ stato lo Spirito Santo che nel corso dei secoli ha esplicitato tutta la dottrina sacramentale dal Deposito della Fede, esattamente come ha fatto per quella dogmatica e per il canone delle Scritture. Per cui i Sacramenti si sono progressivamente differenziati in modo netto dalle altre celebrazioni liturgiche, distinguendosi così in modo ontologico e teologico il segno liturgico da quello sacramentale, sebbene anche questo sia parte integrante della liturgia (6) e sebbene ovviamente i Sacramenti esistessero anche prima (7). Nel corso della storia cristiana, l’evoluzione teologica è avvenuta lungo quattro direttrici.

La prima è quella che ha permesso ad alcuni Sacramenti di affermarsi autonomamente gli uni dagli altri o di affermarsi in forme nuove. Per esempio in Oriente Battesimo e Confermazione vanno ancora insieme, retaggio dell’epoca in cui essi erano ricevuti da adulti; in Occidente invece sono ormai amministrati in tempi differenti. Per cui i due Sacramenti sono ontologicamente meglio distinti tra i Latini, ma la loro comune funzione di iniziazione e la volntà divina che entrambi – e non il solo Battesimo – siano ricevuti è più evidenziata in Oriente. Altro caso è quello dell’Olio Santo, attestato inizialmente solo in caso di malattia grave, con una valenza ad un tempo iatrica e salvifica, che si è poi eclissata a vantaggio di una sua ricezione in finis vitae, oggi ricalibrata in modo più conforme alle origini. Ancora, la Confessione: nel I sec. è ricevuta comunemente e frequentemente, tanto che Il Pastore di Erma raccomanda di frequentarla non più di una o due volte nella vita, temendo che la sua frequenza sia causa di lassismo. Poi è posposta alla pratica della penitenza espiativa, per cui non solo è legata alla Quaresima, ma addirittura, nell’estremo Occidente, è rimandata a pochi momenti solenni della vita o persino in punto di morte, al posto del Battesimo ormai ricevuto da bambini. Infine, mediante la separazione tra assoluzione e penitenza, rimandata a dopo, torna ad essere frequente, anche se obbligatoria solamente una volta all’anno. Altro esempio il Matrimonio, che solo dal IV sec. sembra esigere un presbitero come testimone del consenso dei nubendi. A tale fenomeno si riconduce la prassi che nel corso dei secoli ha messo in luce più alcuni Sacramenti di altri: per esempio ciò avvenne per il Battesimo fino a quando fu ricevuto dagli adulti; mentre la centralità teologica dell’Eucarestia si accresce dall’XI sec. in poi.

La seconda è la distinzione tra il rito essenziale del Sacramento da quelli che lo accompagnavano, in un movimento di analisi, e la ricomposizione del primo coi secondi, anche nati ex novo, in un moto di sintesi, in fasi successive o concomitanti. Per esempio sant’Ippolito di Roma (ca.170-235) ricorda nella sua Tradizione apostolica del III sec. la differenza tra l’Eucarestia e il pasto religioso tra cristiani; indica altresì quella sussistente tra le ordinazione dei diaconi, presbiteri e vescovi da un lato e quelle di coloro che hanno ricevuto gli ordini minori dall’altro. Specularmente, possiamo evidenziare la pluralità di riti che vanno a collegarsi a quelli essenziali (specie nel Battesimo). In genere, si distingue il Sacramento, che produce di suo la Grazia, dal Sacramentale, che la produce per le preghiere della Chiesa. Inoltre, si annota lo sviluppo storico del culto liturgico eucaristico, con l’ampliarsi del rito della Messa, in forme che tuttavia non possono essere assimilate a quelle dei Sacramentali, oltre che al di fuori della funzione stessa.

La terza linea di evoluzione è l’estensione della catechesi biblica, paolina in particolare, dal Battesimo ad altri Sacramenti, come la Confessione o anche l’Olio Santo – ancora oggi troppo in ombra. Tale linea avviene non in modo arbitrario, ma nella Tradizione, ossia nell’ambito stesso della Rivelazione.

La quarta verte sul nome stesso di Sacramento. Esso, col vocabolario concomitante, scaturisce dalla tradizione ebraica e neotestamentaria. Assume un significato concreto, in ordine sia alla prefigurazione che all’attuazione delle azioni della Nuova Alleanza. Il Sacramento si configura dunque come atto simbolico, segno appunto, che rimanda a qualcosa di infinitamente più alto. Così in particolare Agostino tra tutti i Padri, concordi in tale operazione. Ma solo la sottolineatura dell’efficacia dei segni e del loro significato preciso permise la distinzione concettuale ordinata tra la sacramentalità in genere della Chiesa e del suo culto da quella dei singoli sette Sacramenti. Per cui solo con la Scolastica, come dicevamo, essi diventano soggetto di una teologia propria.


1. Essi sono presentati come articoli di fede già nella Professione di Fede richiesta ai Valdesi convertiti da Innocenzo III (1208); sono inoltre inseriti nella Professione di Fede di Michele Paleologo formulata nel II Concilio di Lione (1274).

2. La distinzione è chiarissima nei due grandi maestri, Agostino e Tommaso.

3. Tale distinzione del sinolo sacramentale è un libero adattamento della terminologia di Aristotele. Ma oggi è in disuso, senza che la teologia abbia elaborato un concetto sostitutivo valido. Una strada interessante da percorrere sarebbe l’esame del Sacramento alla luce della filosofia del linguaggio. Il Sacramento è infatti linguaggio divino, unitario e strutturato, unico e molteplice. Ad un tempo linguistico e metalinguistico, il segno sacramentale parla contemporaneamente in tutte le maniere in cui l’uomo, ordinariamente, può esprimersi solo in momenti e modi almeno logicamente distinti. Nel segno sacramentale il significante – ossia il segno stesso – e il significato – ossia la Grazia- non sono ontologicamente distinti, ma l’uno produce l’altro. Se per esempio applichiamo al segno sacramentale e alla sua forma la definizione di atto linguistico elaborata da John Langshaw Austin (1911-1960), notiamo che le tre parti che egli distingue in esso sono inscindibili e necessitate l’una dall’altra nel Sacramento stesso. La sua forma è locutoria, perché dice qualcosa; è illocutoria, perché mira ad effetti – ma in modo infallibile, diversamente da quanto detto da Austin; è perlocutoria, perché produce effetti, ma in modo prevedibile, a differenza di quanto ipotizzato dal filosofo. Perciò il Sacramento è locutorio e perciò ad un tempo illocutorio e perlocutorio. Soprattutto per i Sacramenti si può dire con Austin che “dire è fare”, in quanto il linguaggio divino crea le cose a cui rimanda.

4. Dottrina sottolineata con forza da Agostino, nel solco della Tradizione Romana, contro gli errori dei Donatisti, che volevano far amministrare i Sacramenti solo da persone degne. Ad essi Agostino obietta che nessuno può essere realmente degno. Le polemiche tra san Cipriano (†258) e santo Stefano I (254-257) sul Battesimo degli eretici prepararono, nel II sec., la distinzione concettuale agostiniana, avvenuta in un contesto di autentica eterodossia ecclesiologica e non solo in una diversa impostazione teologica, come quella che intercorreva tra il Primate della Proconsolare e il Papa.

5. In seguito alle contestazioni di matrice protestante, questa verità di fede è stata insegnata solennemente dal Concilio di Trento, che si è esplicitamente rifatto alla Bibbia, alla Tradizione e alla testimonianza unanime dei Padri della Chiesa. Lutero, Zuingli e Calvino hanno rigettato tutti i Sacramenti tranne Battesimo ed Eucarestia, ritenendo erroneamente che non avessero luoghi biblici di fondazione. Inoltre, nonostante credano nella validità intrinseca dei Sacramenti, essi modificano la dottrina della forma e della materia nell’Eucarestia e quella del suo ministro. Infatti l’unico ministero accettato è quello del semplice fedele, essendo l’ordine un semplice ufficio nella Chiesa luterana e addirittura abolito nelle altre Chiese evangeliche. La differenza sacramentaria tra Chiesa Cattolica e Evangelica – e tra le Chiese evangeliche tra loro – sta tuttavia nella diversa ecclesiologia, di cui la teologia dei Sacramenti è riflesso. Nella Confessione di Augusta si ammetteva anche la Confessione.

6. La distinzione consapevole appare definitivamente in Pietro Lombardo, che la codifica nelle sue Sententiae (1155-1158). Tale dottrina è stata accolta anche dall’ortodossia, sia greca che russa.

7. Tale presenza, costante nella letteratura patristica e liturgica, anche se non sistematizzata nelle categorie della Scolastica, affonda le sue radici nella cultura ebraica dei tempi di Gesù stesso, il Quale assunse quei segni e li trasfigurò secondo i Suoi fini. Il Battesimo sacramentalizza la prassi battezzatrice attestata fino a Giovanni il Battista; la Confermazione riprende le unzioni regali, profetiche e sacerdotali con le relative preghiere basate sull’imposizione delle mani; l’Eucarestia si aggancia al pasto rituale, anche con una matrice essenica innestata nella Pasqua farisaica; il Sacerdozio si riaggancia alle ordinazioni del clero aronitico; la Penitenza ai riti espiativi già presenti nel Levitico; il Matrimonio alle nozze della tradizione giudaica, ecc. Naturalmente non sono mancati altri influssi culturali, ma a posteriori e in modo estrinseco. Le radici giudaiche rendono evidente che la fondazione dei Sacramenti fu di Gesù Cristo, che proprio in tale contesto potè ragionevolmente disporla, reinterpretando con la Sua autorità irripetibile segni e simboli di cui poi invece si perse memoria, rendendo impossibile la postdatazione della nascita di tali riti.


Theorèin - Dicembre 2010