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A cura di: Vito Sibilio
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SACRAMENTUM MATRIMONII
Elementi di teologia matrimoniale

“L’uomo abbandonerà suo padre e sua madre
e si unirà a sua moglie
e i due saranno una sola carne.
Cosicchè non sono più due
ma una carne sola.”

(Nostro Signore Gesù Cristo)

Il Sacramento del Matrimonio è sicuramente quello la cui trattazione ha implicazioni più complesse. Infatti esso verte su una forma di vita, quella di coppia, che non appartiene solamente all'ordine soprannaturale, ma anche e originariamente a quello naturale e sociale. Come il Sacramento dell'Ordine, esso è di quelli “al servizio della Comunione”. Se l'Ordine è in un certo senso ecclesiogenetico, perchè attraverso il Sacerdozio si compiono gli atti soprannaturali che generano la Chiesa, il Matrimonio è invece generatore ad un tempo della società umana e della sua cooptazione nell'organismo mistico della Chiesa, della cui unione con Cristo è la più eloquente esemplificazione simbolica, ossia ad un tempo metaforica nelle forme e reale nei contenuti.

IL MATRIMONIO COME SACRAMENTO

Sin dalle prime pagine della Bibbia, nella Genesi, il tema del Matrimonio è presente in modo prevalente. In esse Dio conduce all'Uomo la Donna, da lui tolta, e quegli la accoglie riconoscendovi la carne della sua carne e l'osso delle sue ossa (1). Ciò si configura quindi come uno scambio di cui Dio è il mallevadore. Ad esso segue l'invito alla fecondità e a popolare la terra (2). Umanamente parlando, il Matrimonio è quindi un contratto. Così lo hanno inteso anche tutti i teologi e i filosofi cristiani, e anche la legislazione mosaica. Come tutte le istituzioni giuridiche, esso ha subito uno sviluppo e un perfezionamento storici, ma in radice è lo scambio che l'uomo e la donna fanno dei beni primari che sono essi stessi, l'uno con l'altro. La stessa parola matrimonio indica la funzione materna, il munus matris, che viene messo a disposizione, attraverso le nozze, evidentemente dell'uomo, la cui funzione sociale e familiare è invece indicata dalla parola patrimonio, munus patris, legata all'attività di sostentamento della famiglia stessa, che significativamente non è legata a nessuna contrattualità e che quindi, almeno ancestralmente, non è messa a disposizione di alcuna coppia, ma è utilizzata dall'uomo a favore della stessa. Sono, queste, parole retaggio di un'epoca in cui l'uomo lavora e possiede e la donna sovrintende ad una sfera domestica che è sua propria; il loro incontro avviene nel rito – giuridico – delle nozze e crea appunto la Famiglia, nel suo valore sociale riconosciuto dalla legge. La giusta emancipazione femminile, se opportunamente intesa, nulla toglie alla funzione della Famiglia. Essa è la comunità in cui l'uomo e la donna raggiungono due fini: la procreazione e l'educazione della prole – per cui sono genitori – e il loro reciproco completamento -per cui sono sposi.

Questa concezione contrattualistica del Matrimonio ha il limite suo proprio nell'inevitabile sviluppo storico del diritto, che modifica gli aspetti di tale convivenza. Se la creazione dell'Uomo da parte di Dio dapprima come maschio e poi come femmina- per dare al primo un aiuto che gli sia simile (3), in quanto non è bene che egli sia solo, come attesta la Genesi- fa chiaramente intendere che l'unione dell'uno e dell'altra implica una differenziazione delle funzioni e postula una complementarietà di entrambi, è altrettanto vero che il racconto biblico suppone l'uguaglianza tra i due sessi. Le varie civiltà in cui il Matrimonio si è costruito sulla poligamia o, pià raramente, sulla poliandria, appaiono in distonia col piano del Creatore, non solo dal punto di vista soprannaturale, ma anche naturale. Lo sviluppo storico del Matrimonio quindi ha conosciuto una lunga fase di decadenza, che in alcuni popoli dura ancora, quando ha creato la diseguaglianza giuridica tra uomo e donna.

Inoltre, nel racconto biblico il maschio è sì il primo nella Creazione, in quanto datore di forma nella generazione e immagine già completa di Dio, ma tra due uguali, la cui unione costituisce e genera la specie dell'Uomo stesso: Dio creò l'Uomo a Sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò (4). In questa concezione la Donna, che in ebraico indica l'atto del sottrarre qualcosa all'uomo, in quanto è plasmata dalla sua costola, esce dall'uomo ma solo per ritornarvi attraverso le nozze. Esse quindi ricostituiscono nel mondo reale l'unità ideale dell'uno e dell'altra. Siamo qui in un piano più profondo del semplice contratto: siamo ad un livello ontologico, di cui il contratto è solo la regolamentazione visibile. Esso dà delle norme per un'unione che non può non avvenire. La concezione biblica del Matrimonio non è dunque assimilabile a quella del cosiddetto diritto civile o contrattualista – in cui il soggetto giuridico e le sue prerogative sono creati dal legislatore – ma a quello naturale – in cui il soggetto di diritti e doveri preesiste alla legislazione, il cui codificatore si limita a prendere atto della loro esistenza dando a loro carico norme positive (5). Il Matrimonio esiste in natura, ossia fa parte del modo di essere dell'Uomo, e la legge, fatta dall'Uomo stesso, deve riconoscere questo dato, pena la violazione dell'ordine naturale, il cui artefice è Dio stesso, e la caduta nella tirannide, che violando lo ius infrange anche il fas, la legge divina. Il contratto è dunque solo la modalità dell'unione e non la sua sostanza. L'unione sponsale, se è facoltativa per i singoli, non lo è per la specie, che senza di essa non esisterebbe. Essa infatti è la scaturigine della vita individuale e la prima forma di socialità: l'una e l'altra trovano nella complementarietà biopsichica del maschio e della femmina la loro ragion d'essere. Qualunque forma giuridica che faccia prevalere l'aspetto contrattualista su quello naturale dell'unione è dunque intrinsecamente contraria all'ordine delle cose così come Dio l'ha voluto, a cominciare dalla pretesa, tutta contemporanea, che tale unione possa avvenire tra persone dello stesso sesso, prive di complementarietà e interfecondità oggettive, o possa sussistere per mere forme contrattuali, declinabili in maniera più o meno leggera in base alle modalità contingenti di convivenza che i singoli scelgono, senza porre mente né allo scopo sociale né a quello procreativo della famiglia umana. Invero, ogni coppia che è soggetto di diritto e di doveri non è mai de facto, ma sempre de iure. Diversamente, non potrebbe esercitarli e nemmeno possederli. In altri termini, la coppia è di diritto per natura e la legislazione positiva non può che riconoscerlo, salvo nei casi in cui i singoli, sottraendosi ai doveri, declinino anche i diritti (ossia il concubinato o convivenza).

Tutto ciò appare evidente alla stessa ragione prima ancora che alla Fede, per cui gli ordinamenti legislativi non possono non tenerne conto. La Genesi ci dice qualcosa di risolutivo sulla natura reale dell'unione tra Uomo e Donna, sull'organismo sociale eppur reale che essi inevitabilmente creano: i due saranno una sola carne (Gn 2, 24). Ai due diventati uno si dice di popolare la terra e diventarne i padroni, facendo così nascere l'Umanità. Ma cosa vuol dire per il nostro discorso?

Nella Bibbia la carne è il corpo, e il corpo è la persona. I due saranno dunque una sola persona, non per natura, ma per relazione, sussistendo così come un solo soggetto. L'unificazione dell'Uomo e della Donna nel vincolo del Matrimonio realizza la vera pienezza dei due soggetti e quindi della sussistenza della specie umana. Il Matrimonio è una unione naturale che avviene mediante uno scambio contrattuale in cui i contraenti cessano di esistere separatamente all'atto della stipulazione: divengono un solo soggetto giuridico perchè uno solo è il soggetto naturale, quello della specie stessa. In questa concezione, non solo non vi può essere posto per l'adulterio, che è appunto un tradimento, ma neanche per qualunque divorzio, a meno che l'unione non sia di per sé illegittima. Anzi, il rapporto sessuale o commercio carnale può avvenire solo nelle nozze, perchè solo in esse i due sono una carne sola e quindi lecitamente traggono piacere l'uno dall'altra. Tale commercio, che è per sua natura fecondo, non può arbitrariamente essere separato dalla procreazione, se non nei tempi stabiliti dalla natura; diversamente perderebbe uno dei fini suoi propri, che sono appunto quelli del Matrimonio stesso. La contraccezione artificiale è dunque una colpa, come pure, in tempi recenti, la fecondazione assistita intra o extrauterina, eso o endogena, senza un normale rapporto coniugale (6).

Questa concezione è senz'altro impegnativa, ma Dio, creandola, l'ha innestata su una natura umana che non era ancora corrotta dal peccato e dalla concupiscenza, che spinge l'Uomo verso più donne e viceversa. Inoltre con la Grazia originale l'aveva innalzata al rango delle azioni soprannaurali, conferendo alle nozze adamitiche se non lo statuto almeno le proprietà del Sacramento, le uniche necessarie nell'economia della Giustizia primigenia. Avvenuta la colpa originale, anche le nozze decadono; addirittura Mosè autorizza il ripudio. Tuttavia, nel Decalogo, Dio ricorda di non commettere adulterio e, nei precetti di purità del Levitico, vieta qualsiasi unione sessuale che non sia quella santificata nel Matrimonio. Inoltre lo Spirito Santo non ha mai mancato, nell'AT, di fornire autentici modelli di perfezione coniugale, in cui in tutto o in parte vi sono già proprietà del futuro Sacramento: Adamo ed Eva; Abramo e Sara; Isacco e Rebecca; i genitori di Sansone e di Samuele; Boaz e Rut; Tobia e Sara; molte volte il Matrimonio ha un valore profetico o sapienziale e l'intero Cantico dei Cantici è un libro d'amore che esprime metaforicamente l'unione di Dio con la Chiesa e con l'anima fedele.

Ma è l'avvento di Gesù Cristo che restaura tutto come all'inizio. Anzitutto, Egli nasce in una Famiglia che è istituita sacramentalmente, anche se retroattivamente, perchè è una, indissolubile e ornata del bene della prole e della santificazione piena dei Suoi membri. I Suoi artefici sono Maria SS. e San Giuseppe. Il Signore poi inizia i Suoi segni nelle Nozze di Cana, trasmutando l'acqua in vino. Inoltre, volendo riproporre la Volontà genuina del Padre Suo, Gesù ripromulga i decreti della Genesi Che la Trinità aveva imposto ad Adamo ed Eva: L'Uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola (7). Cosicchè non sono più due ma una sola carne (Mt 19,5-6). Poi abolisce le norme provvisorie contro tale unione: Ciò che Dio ha unito l'uomo non separi (Mt 19,6). Infine fornisce i mezzi per poter tener fede a tale altissimo mandato a chi lo accetta, ossia la Grazia, ottenuta mediante il Suo Sangue. Il suggello al tutto è dato dall'elevazione delle nozze al rango di Sacramento. Ciò avviene perchè non solo il singolo è colpito dalla Colpa, ma anche i corpi sociali che lo completano e che da esso scaturiscono. Perciò Cristo, Nuovo Adamo, crea nuove nozze che vadano a compensare quelle vecchie datrici di morte; in esse non è possibile generare alla Grazia, ma chi è generato da esse viene innestato in Cristo mediante il Battesimo. Le nuove nozze sono Sacramento perchè danno la Grazia di adempiere ai doveri matrimoniali fino ad allora soggiacenti alla concupiscenza che è la roccaforte del peccato. Le nuove nozze sono Sacramento perchè elevano al soprannaturale l'economia naturale sociale, prolungando in essa la Redenzione del singolo e giungendo a ogni forma di vita associata, che dalla famiglia trae derivazione (società civile, corporazione, Stato ecc.). Le nuove nozze sono Sacramento perchè, come ogni Sacramento, traducono la vita naturale in termini soprannaturali equivalenti nel mistero di Cristo. Il Battesimo è una nuova nascita nella Sua Morte e Resurrezione; la Cresima una nuova crescita nel Suo Spirito; l'Eucarestia una nuova alimentazione nel Suo Corpo e nel Suo Sangue; la Penitenza una guarigione interiore nel Suo Sacrificio; l'Unzione degli Infermi una nuova morte vivificatrice nella Sua Morte; l'Ordine un nuovo sacerdozio eterno nel Suo Sacerdozio; il Matrimonio una nuova unione maschio-femmina nella Sua Unione con l'Umanità rinnovata, la Chiesa. Infatti dice l'Apostolo che l'Unione tra Uomo e Donna è come quella tra Cristo e la Chiesa (8). Era infatti necessario che Cristo Uomo desse la vita all'Umanità donna, morta, così come la donna aveva dato la morte all'uomo porgendogli il frutto proibito. E come la donna torna all'uomo dalla cui costola è tolta nel Matrimonio, così la Chiesa, donna perchè incapace di generare dando una nuova forma ai suoi membri senza l'apporto del Maschio divino, tratta dal Suo Costato, torna a Lui nelle Nozze indissolubili che fanno nascere il Cristo Totale. In questa mirabile realtà, il Matrimonio è il più sacramentale dei Sacramenti, perchè reale mysterion e typos del Cristo, ossia mezzo per introdurci simbolicamente nei Suoi misteri e per riprodurli visibilmente. In questo nuovo Matrimonio cristiano, l'amore umano viene talmente innalzato e benedetto da avere come modello quello del Cristo Morto in Croce per l'Umanità (9). Il Cristo è dunque modello sia dell'amore sponsale che di quello verginale, non avendo Egli contratto Matrimonio naturale, sia perchè la Sua castità è perfetta, sia perchè la Sua sposa è la Chiesa, sia perchè la Sua Generazione è spirituale e sovrannaturale, e quindi non sessuata (10).

Nell'economia sacramentale, la società provvisoria umana entra nell'eterna Unione del Cristo Totale, sebbene ogni Matrimonio cessi di esistere con la morte di uno dei contraenti. Il loro vincolo viene così a stemperarsi e a trasformarsi sovrannaturalmente. Se esso cessa, il legame spirituale rimane nei suoi effetti per sempre. La Famiglia è una vera Chiesa Domestica, di cui i genitori sono i sacerdoti mediante l'educazione cristiana dei figli.

Anche le proprietà naturali del Matrimonio continuano ad esistere nel Sacramento e ne sono potenziate: unità di un solo uomo con una sola donna, eterosessualità, indissolubilità del vincolo, fedeltà reciproca in intenzioni e azioni, volontà di procreazione. Sono confermate anche le modalità della sua stipulazione: il consenso libero e non ostato da alcun impedimento preesistente. Proprio il libero consenso è la materia del Matrimonio sacramentale, la cui forma sono le parole pronunziate per manifestarlo; i ministri sono dunque gli stessi sposi, la cui condizione di contraenti è elevata soprannaturalmente – pur non mancando nella Chiesa d'Oriente l'idea che tale elevazione avvenga in virtù della benedizione del Sacerdote, che sarebbe il vero ministro. Non a caso in quelle Chiese il Sacramento è chiamato Incoronazione, quasi a suggellare l'imposizione dall'alto di uno stato di Grazia.

In virtù di ciò, la Chiesa circonda di molte premure il Matrimonio e la famiglia, in quanto elemento costitutivo non solo della vecchia ma anche della nuova umanità, che coincide con essa stessa (11). Già gli scritti degli Apostoli sono pieni di consigli, moniti ed esortazioni per coloro che vivono in famiglia.

LA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO

Nel rito latino, la celebrazione del Matrimonio tra due battezzati nella Chiesa Cattolica avviene di solito nel corso della Santa Messa, nel cui memoriale Cristo si è unito alla Chiesa Sua diletta Sposa. Le nozze sono precedute da pubblicazioni canoniche nelle Parrocchie dei nubendi, perchè ogni eventuale impedimento possa essere denunciato. E' bene che i nubendi, debitamente preparati da una istruzione catechetica e formati alla dignità del Sacramento da tutta la loro educazione cristiana, si accostino al Sacramento matrimoniale dopo una buona Confessione: ricevendolo in peccato grave commetterebbero sacrilegio.

Dopo l'omelia si celebrano i riti matrimoniali. Vi è anzitutto l'interrogazione prima del consenso, in due forme, per sincerarsi della libertà dei due nubendi. Indi il rito essenziale, costituito dalle Promesse reciprocamente scambiate dai due nubendi, al cui centro ci sono le espressioni “Io prendo te come mia sposa” e “io prendo te come mio sposo”, che costituiscono la duplice forma sacramentale. Vi sono altre due forme di consenso. Nella seconda l'uno chiede all'altro: “Vuoi unire la tua vita alla mia nel Signore..?” e ciascuno risponde “Si, con la grazia di Dio lo voglio”, per poi formulare insieme le promesse nuziali. Nella terza è il sacerdote che interroga i singoli nubendi: “Vuoi tu accogliere come tua sposa / tuo sposo nel Signore N.?” Chiedendogli anche le promesse, e ognuno risponde “Si”. Segue l'accoglienza del consenso e la benedizione della coppia da parte del sacerdote. Indi la benedizione degli anelli sempre da parte del sacro ministro e lo scambio di essi tra i coniugi.

Le diverse liturgie sono ricche di preghiere di benedizione e di epiclesi sulla coppia in formazione, nonché su di essa appena formata, in particolare sulla sposa. L'epiclesi sacramentale, con cui è benedetto il consenso, invoca lo Spirito Santo come dono specifico degli sposi, l'Amore Eterno Che irrigherà di Sè il loro amore umano e cristiano.

Agli sposi è consentito di comunicarsi alle due Specie e bevendo allo stesso Calice. La celebrazione solenne è interdetta – salvo speciale permesso – nei tempi di penitenza pubblica, quali l'Avvento e la Quaresima. Le nozze possono essere benedette sia dal Diacono che dal Presbitero che dal Vescovo. La loro presenza implica la natura ecclesiale del Matrimonio, ragion per cui la forma ecclesiastica del rito è ordinariamente indispensabile. Ciò è confacente alla natura liturgica del Sacramento, al fatto che esso introduca in un Ordine ecclesiale preciso, quello appunto dei laici sposati, con diritti e doveri reciproci e verso i figli, nonché allo stato di vita degli sposi, il cui vincolo dev'essere certo e perciò esige la pubblicità e la presenza di testimoni. Tale pubblicità e ritualità aiuta gli sposi a rimanere fedeli ai loro obblighi.

IL CONSENSO MATRIMONIALE

Come dicevamo, il consenso dei nubendi dev'essere libero, ossia privo di qualunque costrizione atta ad estorcerlo. Nel corso dei secoli il concetto di libertà si è ampiamente modificato – si pensi ai matrimoni combinati o al variare dell'età minima richiesta – ma l'essenza è sempre stata rispettata, in quanto nessuno doveva essere forzato a nozze che in coscienza non poteva accettare. La mancanza di libertà implica la nullità del Matrimonio, ossia che esso non sia mai esistito. Il riconoscimento di tale condizione spetta ai Tribunali ecclesiastici, dopo una opportuna istruttoria (12).

In genere, il Matrimonio non deve avvenire a dispetto di qualche impedimento causato da una legge divina, naturale o ecclesiastica. Una situazione particolarmente difficile è costituita dal matrimonio misto, tra cattolico e acattolico, e dal matrimonio con disparità di culto, tra cattolico e non battezzato. L'uno richiede la licenza, l'altro la dispensa dell'autorità ecclesiastica. Entrambe richiedono che la controparte non cattolica conosca e non escluda la natura e le proprietà del Sacramento nonché gli obblighi del cattolico sia in forza del suo Battesimo che verso i figli da educare nella Fede sua propria (13). Il coniuge cattolico deve poi cercare di evangelizzare quello non cattolico. In genere, date le difficoltà, conviene non contrarre questi Matrimoni.

Gli impedimenti, occulti o manifesti, sono di due tipi: impedienti e dirimenti. I primi rendono illecito il matrimonio ma non ostano alla sua validità e possono essere oggetto di licenza apposita; i secondi lo rendono nullo. Tra gli impedienti tradizionali ricordiamo gli sponsali (ossia la promessa di Matrimonio fatta ad altri), l'omissione della pubblicazione senza averne avuta dispensa; il dissenso dei genitori; l'eresia, di cui si è detto; il voto semplice di castità; l'omissione della benedizione del Parroco agli sposi; l'ignoranza dei rudimenti della dottrina cristiana; il divieto espresso della Chiesa sospettando l'esistenza di impedimenti nascosti; i tempi minimi di vedovanza. I secondi sono, tra gli altri, il difetto di consenso, inteso sia come alienazione mentale, sia come errore sulla persona e le sue qualità sessuali, sia come violenza, sia come rapimento; il difetto di maggiore età; l'impotenza perpetua e anteriore al Matrimonio; la parentela o cognazione naturale sino al quarto grado in linea indiretta e sempre in quella diretta; la cognazione spirituale tra padrini e battezzati o cresimati e rispettivi genitori (oggi spesso trascurato); la cognazione legale tra adottante e adottato, nonché coi discendenti di questo e sua moglie e dell'adottato coi figli dell'adottante, almeno fino a quando sono sotto la patria potestà; l'affinità propria, fino al quarto grado per congiunzione lecita e fino al secondo per la illecita; un precedente Matrimonio; il voto solenne di castità negli Ordini religiosi; l'Ordine Sacro; la differenza di religione (di cui si è detto); l'adulterio, se accompagnato da cospirazione omicida contro il coniuge di uno dei due, anche se senza successo, o da promessa di matrimonio alla morte del coniuge; l'uccisione del coniuge per contrarre matrimonio; la clandestinità, mancando il Parroco o i testimoni.

Gli impedimenti dirimenti indissolubili sono quelli di parentela in linea retta e trasversa di primo grado (fratelli); il Matrimonio preesistente; il delitto con l'adulterio; la clandestinità; gli altri hanno bisogno di una dispensa. Le dispense e le licenze sono in genere pontificie, ma non mancano quelle episcopali.

EFFICACIA SOTERIOLOGICA DEL MATRIMONIO

Il Sacramento dà la Grazia di stato che permette di raggiungere gli scopi suoi propri agli sposi. Tale Grazia rende capaci di rimanere uniti e fedeli per sempre, affrontando le prove della vita, accogliendo i figli mandati da Dio ed educandoli cristianamente. Queste sono le grazie ordinariamente concesse agli sposi, che sono la maggior parte dei cristiani, i quali in genere contraggono le nozze. Non vanno dimenticati tuttavia tutti quei fedeli rimasti celibi o nubili, spesso contro la loro volontà, che devono costantemente vivere la castità cristiana e orientarsi a trovare nella Chiesa e nei fratelli la famiglia che non hanno potuto o voluto costruire. Essi sono sostenuti dagli altri Sacramenti.


1. Cfr. Gn 2, 23.

2. Cfr. Gn 1, 28.

3. Gn 2, 18.

4. Gn 1, 27.

5. Per questo il Contrattualismo è una concezione giuridica erronea ed ereticale.

6. Dio fa morire Onan che pratica il coito interrotto, nella Genesi. La fecondazione assistita ha in sé spesso la malizia dell'adulterio, con la donazione del seme e dell'utero, e dell'incesto quando avviene tra parenti. Essa inoltre scinde arbitrariamente le varie fasi della maternità e della paternità tra più persone.

7. Gn 2, 24.

8. Ef 5, 31-32.

9. Ef 5, 25-26.

10. Rimane infatti fermo il principio che la castità virtuosa è la forma di vita più santa in ordine al sesso e agli affetti, secondo quanto insegna Gesù in Mt 19, 12, anche se essa non è per tutti, pena l'estinzione della specie.

11. Il magistero ecclesiastico in materia è vastissimo; immensa la tradizione patristica, teologica e agiografica; ricordo i documenti più recenti: la Familiaris Consortio del b. Giovanni Paolo II del 1981; la sua Lettera alle Famiglie del 1994. Riferimenti nella Cost. Pastorale del Concilio Vaticano II Gaudium et Spes. Importanti la Humanae Vitae di Paolo VI nel 1968 e la Casti Connubii di Pio XI del 1930. Silloge sull'argomento nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa del 2004.

12. Istruttoria spettante ai Fori regionali e in appello anche ai tribunali della Curia Romana. Spesso avvengono abusi per cui è bene operare con circospezione e tenendo alta la sorveglianza, oltre che avviando quelle riforme procedurali da tempo attese.

13. Un tempo – forse in modo più appropriato – era indispensabile che i figli fossero educati da entrambi


Theorèin - Luglio 2011