LA TEOLOGIA CRISTIANA

A cura di: Vito Sibilio
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NOVISSIMI DOCTORES MYSTICI

Breve introduzione agli autori mistici e spirituali dell’Ottocento e del Novecento

Nonostante tanta ricchezza teologica, l’Ottocento e il Novecento ad oggi hanno un solo dottore della Chiesa, Teresa di Lisieux, la quale, conformemente all’impostazione del nostro lavoro, è il perno di questo capitolo. Diremo di lei e di tutte le maggiori figure – almeno a nostro giudizio- della teologia mistica e spirituale dei secolo XIX e XX. Poi ci soffermeremo sui maestri delle nuove forme di spiritualità della Chiesa del Novecento, intese sia come movimenti di pensiero e azione che come organizzazioni strutturate. Per concludere con la testimonianza dei cristiani perseguitati. Scopriremo così quanto sia feconda, ancor più che in teologia, la linfa che scorre nella vita della Chiesa contemporanea.

LA BEATA ANNA MARIA TAIGI

Anna Maria Taigi nacque a Siena nel 1769. Quando aveva sei anni i suoi genitori si trasferirono a Roma. Per aiutare i genitori bisognosi fece umili lavori. A vent’anni sposò Domenico Taigi, uomo buono ma con un carattere difficile, che lei sopportò eroicamente. Dall’unione nacquero sette figli. Si occupò di infermi e poveri e fu devotissima alla SS. Trinità, a Gesù Sacramento, alla Passione del Signore, alla Madonna e alle Anime Sante del Purgatorio, verso le quali diffuse un’ampia devozione. Nel 1808 entrò nell'Ordine Secolare Trinitario. Fu confidente di santi come Vincenzo Pallotti, Gaspare del Bufalo, Vincenzo M. Strambi, Pio IX e di numerosi prelati ed aristocratici. Per quarantasette anni venne misteriosamente illuminata da un "sole luminoso" nel quale vedeva gli avvenimenti passati, presenti e futuri del mondo, lo stato delle anime, il presente e il futuro delle persone, le vicende della Chiesa. Tali profezie furono diligentemente trascritte. La Beata morì nel 1837.

LA BEATA CATHERINA EMMERICK

Anna Catharina Emmerick nacque nel 1774 a Flamske bei Coestfeld in Westfalia, da genitori di umile condizione ma molto religiosi. Da bambina faceva la pastorella e avvertì la vocazione religiosa, ostacolata dal padre. Durante la sua giovinezza Dio la colmò di estasi e visioni. Rifiutata da varie comunità religiose, nel 1802, con l’aiuto di una amica, ottenne di entrare nel monastero delle Canoniche Regolari di S. Agostino di Agnetenberg presso Dülmen. La vita nel monastero fu per lei molto dura, sia per la sua origine sociale, sia per il modo in cui si era fatta ammettere, sia per la sua salute assolutamente malferma. Infatti, per le conseguenze di un incidente del 1805, fu costretta a stare quasi continuamente nella sua stanza dal 1806 al 1812. Le grazie mistiche concessele furono causa di ulteriori sofferenze per le insinuazioni di molte consorelle. Nel 1811 il convento fu soppresso da Napoleone e le suore disperse. Anna Caterina Emmerick nel 1812 si mise al servizio di un sacerdote, don Giovanni Martino Lambert. Negli ultimi giorni di dicembre 1812 ricevette le Stigmate; per due mesi riuscì a tenerle nascoste, ma il 28 febbraio 1813 non poté lasciare più il letto, che diventò il suo strumento di espiazione per i peccati degli uomini. Ebbe visioni riguardanti la vita di Gesù e di Maria, specie sulla Passione di Cristo; ad esempio fece individuare la casa della Madonna ad Efeso e il castello di Macheronte nel quale fu decapitato san Giovanni Battista. Fu sottoposta ad un’indagine sulle Stigmate e sulle sue altre esperienze mistiche, di dolore e di profezia, che confermò la sua assoluta innocenza e il carattere soprannaturale dei fenomeni. Capire come e quali visioni furono sue presentò dei problemi perché Clemens Brentano (1778-1842), suo amico e poeta, le pubblicò facendo delle aggiunte e abbellimenti. Anna Caterina Emmerick morì a Dülmen nel 1824.

A lei si devono tra le altre cose La Vita della Madonna, Visioni, Rivelazioni, Vita e insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo, La dolorosa Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, I misteri dell’Antica Alleanza, Visioni bibliche, Gesù negli anni della vita pubblica

SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA

Francesco Possenti nacque ad Assisi nel 1838. Perduta la madre a quattro anni, seguì il padre, funzionario dello Stato pontificio, e i fratelli nei frequenti spostamenti. A Spoleto Francesco frequentò i Fratelli delle scuole cristiane e i Gesuiti. A diciotto anni entrò nel noviziato dei Passionisti a Morrovalle di Macerata, prendendo il nome di Gabriele dell'Addolorata. Morì nel 1862 a Isola del Gran Sasso, avendo ricevuto solo gli ordini minori. Grande mistico, ordinò la distruzione del suo Diario in punto di morte e di lui ci restano alcune Lettere, scritti minori e preghiere, più un impressionante Credo mariano scritto col sangue.

LA VENERABILE MARIE MARTHE CHAMBON

Francesca Chambon nacque nel 1841 da una famiglia di contadini, poverissima e molto cristiana, nel villaggio della Croix Rouge, presso Chambéry. Aveva appena 9 anni quando un venerdì santo, condotta dalla zia all'adorazione della Croce, Gesù si mostrò a lei lacerato, come sul Calvario. Francesca nel 1862 si fece visitandina a Chambéry. Due anni dopo pronunciava i voti con il nome di suor Maria Marta. Dal 1866 la Venerabile cominciò ad essere favorita da frequenti visite di nostro Signore, della Santa Vergine, della anime del Purgatorio e degli Spiriti celesti. Gesù Crocifisso, soprattutto, le offre quasi ogni giorno le sue divine Piaghe da contemplare. Egli infatti volle servirsi di questa suora del tutto analfabeta per diffondere nel mondo la devozione ad Esse. Di tutto la Suora informava le superiore. Queste, nonostante i suoi timori, si decisero, a poco a poco, a far sì che ella alla vita mistica. Durante vent'anni nulla apparve all'esterno di queste meravigliose grazie, sebbene dal 1869 al 1873 Marie Marthe si nutrisse solo di Eucarestia e dal 1874 avesse le Stimmate. Dopo una notte oscura che attraversò negli ultimi anni e dopo una dolorosa malattia, nel 1907 la Venerabile morì santamente.

IL VENERABILE LEONE DEHON

Leone Gastone Dehon nacque nel 1843 a La Capelle nella Francia del nord. Educato amorevolmente ma energicamente dai genitori, frequentò come semiconvittore le scuole del paese e poi le superiori nel Collegio di Hazebrouk. Nel 1856 decide di diventare prete. A ventuno anni si laurea in Giurisprudenza a Parigi. Dopo un viaggio in Terra Santa, fermatosi a Roma, su consiglio di Pio IX entra nel Collegio di Santa Chiara. Nel 1868 è ordinato prete a San Giovanni in Laterano. Consegue poi la laurea in filosofia, quella in diritto canonico e quella in teologia. Tornato in Francia, viene destinato a San Quintino come cappellano, in un centro già segnato dalle conseguenze nefaste della Rivoluzione Industriale. Qui fondò il Patronato di San Giuseppe, dove incontra i ragazzi del catechismo e tiene un circolo operaio dove discute in conferenze dei problemi cittadini. Fonda un giornale cattolico, una banca di mutuo soccorso, una casa famiglia e il Collegio San Giovanni per l’accoglienza dei bimbi poveri e la formazione di futuri dirigenti cristiani. Nel 1878 fonda i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù. L’istituto si espande enormemente e subito in Francia, Olanda, Belgio, Italia, Camerun, Congo, Ecuador, Sudafrica, Indonesia. Nonostante molte prove l’opera di Dehon va avanti. Visitò molti paesi del mondo per sostenere la sua fondazione. Lo scopo della sua attività è l’affermazione del Regno del Sacro Cuore nel mondo, mediante un rinnovamento mistico interiore e uno sociale esteriore. Apostolo della riparazione al Divin Cuore, Leone Dehon fu in effetti anche un grande pioniere sociale, un missionario e un formatore e santificatore dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici.

Sfollato durante la I Guerra Mondiale a Bruxelles, riuscì a rifugiarsi a Roma nel 1917 e dopo il conflitto riprese le sue innumerevoli attività. Nel 1920 inizia la costruzione della Chiesa di Cristo Re a Roma. Sfinito dalle fatiche, morì a Bruxelles nel 1925. Disse: “Per Lui sono vissuto e per Lui muoio”. Nel suo testamento scrisse: “Vi lascio il più meraviglioso dei tesori: il Cuore di Gesù”.

Il Venerabile scrisse molti libri: Il manuale sociale cristiano, L’usura nel nostro tempo, Orientamenti pontifici, Nostri congressi sociali, Catechismo sociale, Ricchezza benessere e povertà, Il piano della massoneria o la chiave della Storia negli ultimi quarant'anni, La rinnovazione sociale cristiana (conferenze a Roma), L’educazione e l’insegnamento secondo l’ideale cristiano, Esercizi spirituali con il Cuore di Gesù, Vita di amore per il Cuore di Gesù, Mese del Cuore di Gesù, Corone di amore al Cuore di Gesù, Il cuore sacerdotale di Gesù, Amore e riparazione al Cuore di Gesù, L'anno con il Cuore di Gesù, Studi sopra il Cuore di Gesù, Mese di Maria, La vita interiore: principi e pratiche, La vita interiore facilitata dagli Esercizi spirituali, Un sacerdote del Cuore di Gesù: P. Rasset, Sicilia Calabria Africa del Nord, Al di là dei Pirenei, Mille leghe nell’America del Sud, Note sulla storia della mia vita, Note quotidiane, Diario del Concilio Vaticano.

IL BEATO CHARLES DE FOUCAULD

Charles Eugéne de Foucauld nacque nel 1858 a Strasburgo. Rimasto orfano a sei anni, fu educato dal nonno che era un militare. Fu allievo nel Collegio Saint-Arbogast di Strasburgo dal 1866 al 1870 e poi nel Liceo di Nancy. A sedici anni abbandona la pratica religiosa. Frequenta poi la scuola di Saint-Geneviève a Parigi e quella militare di Saint-Cyr. Soldato controvoglia e studente demotivato, studiò alla Scuola di Cavalleria a Saumur, fu sottotenente a Sèzanne e a Pont-à-Mousson, dandosi ad una vita dissipata in cui dilapida molti suoi beni. Nominato a Sètif, viene collocato a riposo per indisciplina e condotta disdicevole nel 1881. Arruolatosi nella campagna di Tunisia, rivela a Mascara grandi doti di comando nel Quarto Cacciatori d’Africa. Tuttavia, essendogli stati negati ben due congedi per partecipare ad alcune esplorazioni in Niger e in Marocco, Charles de Foucauld si dimette e intraprende sotto mentite spoglie l’esplorazione di quell’ultima nazione, meritando la medaglia d’oro della Società di Geografia. Colpito dalla fede islamica, torna ad Algeri, mentre la fidanzata, Maria Margherita Titre, fervente cattolica, lo sensibilizza ai temi spirituali. Rotto il fidanzamento per opposizione dei genitori, de Foucauld, deluso dall’Islam, torna al Cattolicesimo con una autentica conversione nel 1886. Sotto la direzione dell’Abate Huvelin Foucauld sceglie la vita del trappista in Notre-Dame-des-Neiges nel 1890, per poi trasferirsi ad Akbes in Siria. Desideroso di maggiore piccolezza, chiede e ottiene di fare il domestico presso le Clarisse di Nazareth dal 1897 al 1900. Desideroso di fare del bene al prossimo, diventa sacerdote nel 1901. Cerca i più abbandonati a Béni-Abbès nel Sahara, dividendosi tra la Cappella e l’eremitaggio costruito dai militari e che egli ribattezza “Fraternità del Sacro Cuore di Gesù”. Evangelizza senza predicare, con la Messa, l’Adorazione eucaristica, la preghiera, la penitenza e la carità. La Regola che redige per la Fraternità è tuttavia troppo austera e nessuno vi entra. Lui stesso è troppo preso dalla cura di chiunque chieda il suo soccorso. Diventa poi Parroco dei Tuaregh, dal 1905, a Tamanrasset. Si impegna a moralizzare quel popolo in attesa dell’evangelizzazione vera e propria e acquista ascendente su tutti, compreso il loro sovrano, Mussa Ag Amastane. Nel 1914 de Foucauld informa il governo francese che i Senussiti della Libia italiana, sguarnita di truppe, sono armati dai Turchi per colpire le colonie di Parigi ad Hoggar. In ragione di ciò i Senussiti lo uccidono nel 1916.

De Foucauld scrisse molto. In ambito spirituale si segnalano Scritti spirituali, Il Vangelo presentato ai poveri neri del Sahara, Charles de Foucauld e Madre San Michele abbadessa delle Clarisse di Nazareth, Direttorio dell’Unione dei Fratelli e delle Sorelle del Sacro Cuore di Gesù, Lettere all’Abate Huvelin, Lettere ai miei fratelli della Trappa e altre Lettere a vari destinatari. Sono tutte opere uscite postume, come del resto quelle scientifiche: Esplorazione del Marocco, Dizionario breve tuaregh-francese, Note per servire a un saggio di grammatica tuaregh, Testi tuaregh in prosa, Poesie tuaregh, Dizionario breve dei nomi propri, Dizionario tuaregh-francese.

De Foucauld rispetta i tuaregh musulmani ma pensa che la loro religione, inculcata superficialmente, li induca alla concupiscenza, all’orgoglio e all’avarizia, per cui cerca di formare la loro coscienza prima di convertirli. In questo modo egli ha praticato una sorta di preapostolato, credendo di poter evangelizzare anche solo con l’esposizione del Santissimo Sacramento. De Foucauld, votatosi al Sacro Cuore di Gesù, ha inoltre desiderato ardentemente il martirio sin dal 1897. Il suo ideale di vita è la Sacra Famiglia, considerata una comunità di preghiera. Il lavoro per il Beato è un atto di umiltà che non deve togliere tempo alla contemplazione e che va esercitato nella clausura. Da morto ha esercitato un enorme influsso e fascino, tanto che nel 1933 nacquero i Piccoli Fratelli del Sacro Cuore, mentre altri – militari convertiti e religiosi- si diedero all’eremitaggio sulla base della sua regola. Nacquero poi le Piccole Sorelle di Gesù e le Piccole Sorelle del Sacro Cuore.

SANTA TERESA DI LISIEUX, DOTTORE DELLA CHIESA

Maria Francesca Teresa Martin, ultimo Dottore della Chiesa – proclamata da San Giovanni Paolo II – Patrona delle Missioni e Co-patrona di Francia, nacque ad Alençon nel 1873. E’ detta anche Santa Teresina, per distinguerla da Santa Teresa d’Avila, la Grande, tra le cui figlie sarebbe entrata. Suo padre, il Beato Louis Martin (1823-1894), era un orologiaio che avrebbe voluto diventare monaco al Gran San Bernardo. Sua madre, la Beata Zélie Guérin (1831-1877), era a sua volta una merlettaia di grandissimo talento che voleva diventare suora. I due virtuosi, uniti in matrimonio e domiciliati in Via Saint-Blaise 36, dopo un lungo periodo di castità, generarono alla vita molti figli. Teresa infatti era la nona di una nidiata che però, alla sua nascita, si erano già ridotti a quattro, per l’alto tasso di mortalità infantile dell’epoca. La stessa Santa corse precoci rischi di vita. Le superstiti furono tuttavia tutte zelanti nella via di Dio. Maria (1860-1940, carmelitana scalza a Lisieux col nome di Madre Maria del Sacro Cuore dal 1886) e Paolina (1861-1951, carmelitana scalza a Lisieux col nome di Madre Agnese di Gesù dal 1882) studiarono alla Visitazione di Mans, presso la zia monaca Dositea (1829-1877, al secolo Maria Luisa). Leonia (1863-1941, visitandina dal 1899 col nome di Suor Francesca Teresa) andò anch’essa alla Visitazione. Celina (1869-1959, carmelitana scalza a Lisieux dal 1894 col nome di Madre Genoveffa del Volto Santo) fu poi la più vicina a Teresa. L’ambiente era sobrio e sereno, austero senza essere serioso, segnato da una intensa e quotidiana pietà. Le fattive opere di carità accompagnavano questa fede. Alle bambine non si inibiva una normale vita con le coetanee, ma questo non le distolse dalla loro vocazione. Nel 1877 la famiglia si trasferì a Lisieux, in seguito alla morte della madre, nella casa dello zio Isidoro Guérin (1841-1909), i Buissonnets. Nel 1888 Teresa entrò nel Carmelo della città col nome di Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. La sua vocazione maturò precocemente e conseguenzialmente alle caratteristiche più intime del suo essere, a partire dai due anni di età. Bella, amabile, fine, emotiva, decisa, carezzevole, a volte impetuosamente collerica, disposta al sacrificio per il Signore, esasperatamente sensibile, bramosa di sapere e innamorata della verità, era inclinata ad un amore totale. Senza esitazioni o senza incertezze ella puntò alla sua vocazione religiosa. Essa visse un’ascensione verso Dio i cui tratti furono la leggerezza e la dolorosità, l’oscurità e la docilità. L’inclinazione all’amore per il prossimo, senza stanchezza e senza stancare, fece sì che Teresa attirasse e fa sì che continui ad attirare torme di devoti, per nulla spaventati della sua grandezza trascendentale. Teresa con Dio, inteso anzitutto come un Padre, adoperò sempre un linguaggio e un comportamento infantili, che rese il suo impatto sui fedeli ancora più facilmente comprensibili. La sua breve vita tuttavia fu punteggiata di gioie e sofferenze, prove e grazie, fino al termine straziante di dolore ed abbandono, nel quale la Santa stessa ammise di non aver immaginato mai che avrebbe sofferto tanto.

La precoce iniziazione al mistero del dolore e della vocazione avvenne dinanzi alla bara della madre, la cui immatura scomparsa per un tumore al seno, quando la piccola aveva quattro anni, introdusse la figlia alla considerazione dell’esistenza dell’aldilà. La bimba crebbe circondata dall’affetto di tutti e questo rese difficile il suo ingresso nel mondo, a partire dal suo ingresso quale semiconvittrice dell’Abbazia di Lisieux (1881), nella quale le compagne non tenevano in debito conto il suo desiderio di essere amata. Fu così che Teresa cominciò a volgersi a Gesù. Di lì a poco, nel 1883, subì il distacco anche dalla sorella Paolina, che si fece carmelitana scalza, come dicevamo. La Santa ne risentì e cadde gravemente malata. Fu il miracoloso sorriso di una statua della Vergine a guarirla, mostrandole la profondità dell’amore celeste nei suoi confronti. L’esperienza si ripeté ancora più intensa nel giorno della Prima Comunione, nel 1884. Nel 1886, durante la notte di Natale, la bambina vinse la sua emotività e scelse di amare piuttosto che essere amata. Nel 1887 scelse nel criminale Pranzini il suo primo figlio spirituale, per il quale offrì preghiere e sacrifici così da ottenergli una morte serena al patibolo, nello stesso anno. A quattordici anni palesa al padre il desiderio di diventare carmelitana scalza; convinto lui, riesce a superare tutte le resistenze dei familiari e le riserve degli ecclesiastici. Infatti, presentata personalmente una supplica a Leone XIII e ottenuto il permesso del vescovo, Teresa entrò nel Carmelo nel 1888. Nel 1890 fece la sua professione definitiva. Prese il nome di Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Il Carmelo di Lisieux era austero e autoritario, retto da Madre Maria di Gonzaga (†1904). La Santa, entrandovi, lo sconvolse con la sua testimonianza mistica. Teresa vi svolse umili mansioni, in lavanderia, nel refettorio, nelle pulizie, in sacrestia e al portierato. Solo in seguito divenne coadiutrice della responsabile delle novizie, quando le sue doti vennero riconosciute. Incompresa persino dalla Madre Genoveffa (†1891), che pur aveva fondato il monastero, per la vastità dei suoi desideri spirituali, Teresa creò una nuova forma di spiritualità e ne diede l’esempio. Visse con semplicità e veracità il quotidiano, sopportò con eroismo le difficoltà dei suoi doveri, amò Dio e il prossimo con amore incrollabile, rivolse al Signore mille attenzioni a prezzo di sacrifici costosi, seguì alla lettera i consigli evangelici nell’amore del prossimo, accrebbe i suoi atti di amore con delicatezze particolari. Per farsi santa, Teresa si fece piccola nell’umiltà e nell’abbandono in Dio, puro Amore che alimenta la vita interiore dei Suoi fedeli. In lei dunque nulla vi fu di straordinario se non il modo stesso di vivere, detto appunto Via dell’infanzia o Piccola via. Questo però non impedì a Teresa di leggere le opere di San Giovanni della Croce e di meditare a fondo i Carmi del Servo del Signore del Profeta Isaia. Dopo Teresa la Grande che lo aveva fondato, Teresina di Lisieux fu la più grande riformatrice del suo Ordine.

Dietro quell’immagine così compita e dolce, tuttavia, si agitavano le acque oscure di continue prove interiori, quelle della notte oscura. In essa la Santa trova grazie mistiche di enorme portata. Teresa vi giunse offrendosi vittima all’Amore misericordioso nel 1895. Di quell’amore ella fu profetessa e da quell’amore fu pervasa. Poté, così purificata, votarsi all’immolazione per il prossimo. Dio la scelse per espiare l’incredulità della sua epoca immergendola appunto nell’aspra prova della notte oscura, a partire dal 1896. A questo martirio interiore, per il quale nulla intende o gusta di quanto vuol credere, per Teresa si aggiunse quello della tisi. Ogni tanto Dio diradò il velo e le mostrò la sua vocazione e quella dei Carmelitani – come nel 1896. In quell’anno adottò spiritualmente due missionari come fratelli. Sopperì così al desiderio irrealizzabile di essere missionaria in Indocina. Nel 1897 Teresa iniziò gli Ultimi Colloqui. Dopo una agonia iniziata a giugno e passata attraverso numerose fasi di maggiore o minore sofferenza, che però fu sempre terribile, Teresa morì il 30 settembre 1897, mormorando parole d’amore per il suo Dio, a ventiquattro anni e nove mesi. Solo in punto di morte il Suo Amato le tolse la benda dagli occhi dell’anima, concedendole il gusto estatico della bellezza della Fede che aveva professato senza alcun vantaggio immediato.

Teresa lasciò tre scritti autobiografici. La sorella Paolina, ossia Madre Agnese di Gesù, divenuta Priora, le ingiunse di scrivere i Ricordi di Infanzia, nel 1895: essi costituiscono il Manoscritto A. La sorella maggiore, divenuta – come dicemmo - anch’ella religiosa col nome di Madre Maria del Sacro Cuore, le richiese uno scritto sul cruciale anno 1896. Esso è il Manoscritto B, redatto nel medesimo anno. Madre Maria di Gonzaga, sua prima ed ultima superiora, le ordinò di completare il racconto autobiografico: è il Manoscritto C, redatto nel 1897. La Santa si rese conto subito che i tre testi sarebbero stati usati non solo per il suo necrologio ma per l’edificazione religiosa di tanti e volle che Madre Agnese li rimaneggiasse letterariamente. La Storia di un’Anima che ne venne fuori, nel 1898, fu subito un immenso successo internazionale, facendo uscire dall’anonimato la piccola Santa delle Rose. Ancora oggi è un classico dello spirito. Nel 1947 il Carmelo e altri ambienti ecclesiastici maturarono la decisione di editare direttamente gli originali della Santa. Il lavoro fu svolto, per impulso di Madre Agnese, dall’ultima sorella di Teresa entrata anch’essa nel Carmelo, col nome di Genoveffa del Volto Santo. Costei, alla morte della sorella maggiore e come da lei ordinato, pubblicò nel 1956 l’edizione originale dei manoscritti. Nello stesso anno venne alla luce un testo critico di grande valore, approvato da Pio XII in persona, che definì Teresa una “parola vivente di Dio”, il cui significato quindi è virtualmente inesauribile. Nel 1957 uscì una edizione tascabile alla portata di tutti.

Teresa fu anche una dotata letterata: compose la Preghiera della sua Professione religiosa, l’Atto di Offerta all’Amore Misericordioso, un Dialogo epistolare con la sorella Maria del Sacro Cuore, numerose Lettere, diverse Poesie e alcune Pie Ricreazioni.

SANTA GEMMA GALGANI

Nacque a Camigliano nel 1878 e vi morì nel 1903. Visse nel secolo una vita colma di dolori fisici e di sofferenze di ogni genere. Da bimba segna sui quaderni i suoi propositi di santificazione e le sue preghiere. Nel 1895 fece il proposito di seguire la via della Croce ed ebbe visioni del suo Angelo Custode che la confermò in questo proposito e col quale mantenne sempre una eccezionale e tangibile intimità. Rimase precocemente orfana della madre (1886), del fratello (1894) e del padre (1897) e povera, assieme ai numerosi fratelli, i più grandi dei quali si diedero eccezionalmente da fare per mandare avanti la famiglia. Ammalatasi nel 1899 e ridotta in fin di vita, sottoposta a gravi tentazioni, venne miracolata da San Gabriele dell’Addolorata (1838-1962) nel 1900, del quale fu da allora figlia spirituale. Durante la malattia del 1899 la Santa, di grande bellezza, fece voto di verginità. Stigmatizzata dall’8 giugno 1900, segnata dalla Flagellazione e dalla Sudorazione di Sangue, ebbe visioni soprannaturali, profetò, operò conversioni. Ogni giovedì sera le sue ferite sanguinavano. Pregò, si sacrificò e si abbandonò alla volontà di Dio, offrendosi come anima vittima. Accolta in casa di Matteo Giannini, agiato concittadino, per intercessione dei Padri Passionisti da lei conosciuti, Santa Gemma trascorre la sua esistenza nel nascondimento, nonostante il clamore suscitato dai suoi carismi mistici. Fu visitata da svariati medici e anche i suoi confessori spesso non la capirono, mentre alcuni parenti la derisero. Persi due fratelli, nel 1903 dovette andare a vivere da sola in una casa affittata dalla zia e vi morì poco dopo, essendosi nuovamente ammalata, dopo un’ultima drammatica fase di lotte spirituali. Scrisse svariate Lettere, un’Autobiografia – sulla quale satana si accanì cercando inutilmente di distruggerla – un Diario spirituale e altre opere minori. Le sue Estasi furono trascritte.

SAN PIO DA PIETRELCINA

Francesco Forgione nacque a Pietrelcina presso Benevento nel 1887 da una povera famiglia profondamente cristiana. A soli cinque anni cominciò a desiderare di consacrarsi a Dio; in concomitanza di ciò iniziarono fenomeni mistici come visioni ed estasi ma anche come vessazioni diaboliche. Nel 1898 ricevette la Prima Comunione. Nel 1902 ebbe una rivelazione interiore sulle lotte che avrebbe dovuto sostenere contro satana per entrare nella vita religiosa e in genere per tutta la sua esistenza. Nel 1903, superate tali difficoltà, divenne novizio cappuccino a Morcone e assunse il nome di Fra’ Pio da Pietrelcina. Nello stesso anno emise i voti semplici, che nel 1907 riformulò solennemente. Studiò retorica a Sant’Elia a Pianisi, filosofia a San Marco la Catola e a Sant’Elia a Pianisi, teologia a Serracapriola, a Montefusco e a Gesualdo. In questi anni di silenzio i fenomeni mistici continuarono senza che egli ne desse testimonianza a nessuno, per umiltà. Nel 1908 ricevette gli Ordini Minori e il Suddiaconato. Nel 1909 fu ordinato Diacono a Morcone e nel 1910 Presbitero nel Sacello dei Canonici del Duomo di Benevento. Già dalla metà del 1909, per la malferma salute, San Pio fu costretto ad interrompere gli studi trasferendosi nella natia Pietrelcina per godere di un clima più salubre. Qui, dove pure celebrò la prima Messa nel 1910, rimase fino al 1916, salvo brevi interruzioni, in lotta contro la malattia misteriosa che lo tormentava. In questa fase della sua vita l’ascesa spirituale continuò, tormentata e costante, intensa e drammatica. Sempre nel 1910, ricevette le Stigmate invisibili. Nel 1911 fu inviato temporaneamente a Venafro, ma per le sue condizioni di salute dovette rientrare a casa. Nemmeno una visita medica a Napoli sciolse l’enigma della sua salute. Nel frattempo le estasi e le vessazioni demoniache si susseguivano incessantemente e il Santo, finché fu a Venafro, si nutrì solo dell’Eucarestia. Nel 1915 ottenne un Rescritto di Benedetto XV che lo autorizzava a stare a Pietrelcina pur indossando l’abito cappuccino, per ragioni di salute. Nello stesso anno però fu chiamato sotto le armi e per qualche mese stette in servizio a Napoli, per poi tornare a casa in convalescenza. Ancora nel 1916 viene richiamato a visita per essere poi congedato per otto mesi. Per assistere la figlia spirituale Raffaelina Cerase (1868-1916) oramai in punto di morte, Padre Pio fu trasferito temporaneamente nel Convento di Foggia nel 1917, per poi essere trattenuto definitivamente nella vita claustrale. A causa del clima della città e dopo la pia morte della Cerase, il Santo si trasferì dapprima per poco tempo e poi definitivamente nel Convento della più salubre San Giovanni Rotondo, sempre nel 1917. Ancora nello stesso anno si allontanò dal Convento per accompagnare la sorella Graziella (†1969) a Roma dove divenne brigidina. Nel 1917 fu inoltre dichiarato idoneo ai servizi interni di caserma a Napoli, ma dopo un soggiorno di qualche mese rientra a San Giovanni in convalescenza. Nel 1918 venne definitivamente riformato per broncoalveolite doppia. Per un paio di mesi in quell’anno Padre Pio dimorò a San Marco la Catola per conferire coi superiori dei suoi problemi del suo spirito.

Rientrato a San Giovanni Rotondo, il 30 maggio 1918 ricevette una ferita di amore mistico nell’animo. Tra il 5 e il 7 agosto subì la Trasverberazione del cuore, fisicamente attestata da una ferita al costato, distinta da quella che avrebbe ricevuto poco dopo. Infatti il 20 settembre 1918 San Pio fu stigmatizzato alle mani, ai piedi e al costato nella Chiesa dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo, mentre era nel Coro. Gli fu profetizzato che avrebbe portato i Segni della Passione per cinquant’anni. Tali Segni furono solo i più celebri dei doni mistici che il Santo ebbe nella sua vita: una Piaga sulla spalla destra, la Flagellazione e la Coronazione di Spine, la Sudorazione e il Pianto di Sangue ripetuti ciclicamente; visioni, apparizioni, profezie, locuzioni, capacità di operare miracoli e guarigioni, lettura delle coscienze, bilocazione, emanazione di effluvi, vessazioni sataniche anche a distanza furono solo alcuni dei fenomeni a cui il Santo fu sottoposto per la vita intera.

Nonostante la grande discrezione con cui il Padre circondava i doni celesti, la fama della Stimmatizzazione si diffuse immediatamente, suscitando una immensa devozione popolare. Ciò permise a Padre Pio di svolgere un proficuo ministero sacerdotale. Nel 1919 il Santo fu visitato da Luigi Romanelli, primario dell’Ospedale Civico di Barletta, mandato dal Padre Provinciale, da Amico Bignami – ateo – ordinario di Patologia all’Università di Roma, inviato dalla Santa Sede, e da Giorgio Festa, perito dell’Ordine dei Cappuccini. Nel 1920 Padre Pio fu visitato nuovamente da Festa e Romanelli. L’esito, sia dell’esame clinico che del conseguente dibattito tra gli esperti, escluse qualunque spiegazione umana della Stigmatizzazione. Papa Benedetto XV e la sua Curia ebbero per San Pio subito una sincera devozione, come attestano lettere e visite di importanti prelati.

Tuttavia la diceria di un trasferimento di Padre Pio nel 1921 provocò una dura reazione popolare che, assieme ad un certo sensazionalismo di stampa e all’ostilità di certo clero diocesano e regolare corrotto, misero in luce una parte di fanatismo allignante in alcune frange dei devoti del Santo. Il Sant’Uffizio di Pio XI, tratto in inganno da questi fattori, nel 1922, proibì al Santo la cura d’anime e la celebrazione pubblica, oltre che le relazioni col suo abituale direttore di coscienza Benedetto da San Marco in Lamis (1872-1942). Al Padre fu proibito di esibire ad alcuno le Stimmate. In un doloroso decennio, al Santo furono comminate numerose altre sanzioni.

La rigorosa obbedienza di Padre Pio fece si che il Sant’Uffizio, alla fine, si rimangiasse i suoi decreti. Nel 1933 gli si concesse di celebrare nuovamente in pubblico e dal 1934 riprese il ministero delle Confessioni. Sotto il pontificato di Pio XII il Padre godette di una paterna protezione, nonostante non mancassero, nel 1951, nel 1952 e nel 1954, ispezioni e controlli sugli eccessi nella devozione verso di lui e voci incontrollate di un suo trasferimento. Con le offerte dei fedeli, San Pio dà inizio alla costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza nel 1947, inaugurata nove anni dopo. Dalla fine della II Guerra Mondiale la fama del Padre diventa mondiale e le lettere con richieste di preghiere diventano centinaia di migliaia nell’arco degli anni; l’afflusso di popolo è talmente grande che si comincia a progettare una nuova chiesa, Santa Maria delle Grazie, consacrata nel 1959. Nello stesso anno ebbe gravi problemi di salute che furono miracolosamente guariti durante la Peregrinatio della Madonna di Fatima a San Giovanni Rotondo. L’invidia e l’avidità per il denaro offerto a Padre Pio furono tuttavia tali e tante che, sotto Giovanni XXIII, i suoi nemici ottennero una visita apostolica, dura e ingiusta, e una serie di calunnie e vessazioni che, tuttavia, lasciarono meno traccia di quelle precedenti.

Nel 1966 Padre Pio, assecondando le richieste di Pio XII e Paolo VI, fondò i Gruppi di Preghiera sparsi per tutto il mondo. In quell’anno la sua salute si aggrava notevolmente. Nel gennaio 1968 è bloccato su una sedia a rotelle e si dedica solitario alla preghiera. Il 20 settembre dello stesso anno, mentre si celebrava il cinquantesimo della sua Stimmatizzazione, Padre Pio, a cui il Signore aveva, con un ultimo prodigio, tolto i segni della Passione, morì santamente.

La personalità di San Pio è segnata da alcune caratteristiche. Innanzitutto la convivenza, rassegnata e piena di amore, con le sue innumerevoli malattie. Poi, la sua inclinazione a forme sincere e profonde di amicizia, la sua profonda pietà umana e tratti nobili come la gratitudine, l’affabilità, la sincerità. Queste caratteristiche furono valorizzate al massimo nella vocazione speciale ricevuta da Dio, ossia collaborare, per la sua epoca, all’azione salvifica di Cristo mediante una offerta corredentiva delle sue sofferenze, naturali e soprannaturali. Offertosi più volte come anima vittima per i fratelli, il Santo visse fino allo spasimo questa condizione particolare, di cui fu consapevole, avendogli Dio rivelato il segreto della sua missione, che però non condivise mai con alcuno.

Padre Pio non fu un teologo sistematico ma il suo vastissimo Epistolario, peraltro non tutta edita, gli permise di trattare una cosi vasta gamma di temi e problemi da renderlo un classico della spiritualità i cui insegnamenti costituiscono un tutt’uno organico e completo. Il corpo delle Lettere è divisibile in quattro blocchi. Il primo è ai suoi direttori spirituali. Ad essi, il summenzionato Padre Benedetto da San Marco in Lamis e Padre Agostino da San Marco in Lamis (1880-1963), il Santo scrisse rispettivamente centosessantacinque e centottanta lettere, avendone in risposta dall’uno centotrè e dall’altro centonovantasette, dal 1910 al 1922. Invitato a scrivere, il Santo lo faceva per dovere, nonostante le malattie, gli impegni e le persecuzioni diaboliche. Scritte in modo piano e semplice, a volte disadorno e non senza difetti, spesso hanno pagine di grande bellezza; il limite loro proprio sta nella difficoltà che il Santo trova nell’esprimere le sue esperienze mistiche. Il loro contenuto è quello dell’itinerario interiore di Padre Pio, oramai avanzato nella via di unione. Obbedientissimo ai suoi direttori, il Santo palesa le grazie che riceve. Ha la presenza infusa soprannaturale di Dio in sé; scorge nella contemplazione le bellezze di Dio e ne prova gioia; subisce l’allontanamento dell’Amato e ne soffre; l’anima è inebriata e inabissata in se stessa; riceve grazie di predilezione che la rendono umile e accendono in lei il desiderio di morire per vedere Dio; soffre perché sa che molti non Lo amano e si offre per espiare la loro freddezza; è conscia dell’unione con Dio a dispetto della violenta tentazione e vessazione diabolica. Il Padre poi giunge a sperimentare la Notte Oscura, descritta in modo nitido e affrontata ricorrendo alla preghiera, conformandosi alla volontà divina, rimanendo fedele alle promesse fatte al Signore e obbedendo ai direttori. Nella Notte Oscura di San Pio i suoi biografi individuano quattro elementi: quello divino, che agisce direttamente infliggendo sofferenze interiori per purificare; quello satanico, di cui Dio si serve per suscitare nel Santo una tenace resistenza e sottoporlo ad una sofferta purificazione, che passa attraverso tentazioni spirituali e contro la fede; quello morale, che è costituito dal timore di non corrispondere o di non aver corrisposto bene alla Grazia; quello psicologico, in cui il contrasto, tipico di questa prova, tra dolcezze e asprezze, dà risalto alle seconde. In concomitanza di questo itinerario mistico, il Padre sperimenta e descrive altri fenomeni soprannaturali: impeti d’amore, tocchi mistici come fusione dei cuori tocchi sostanziali e baci d’amore, ferite e piaghe d’amore interiori (le citate Stimmate invisibili e la Trasverberazione) ed esteriori (le Stimmate visibili e le altre partecipazioni alla Passione di Gesù, con abbondante effusione di sangue), visioni intellettuali e sensibili - di Dio, di Gesù, della Madonna, degli Angeli, dei Santi – locuzioni e rivelazioni.

Il secondo blocco delle Lettere è costituito da quelle scambiate dal Santo con la citata Raffaelina Cerase. Cinquantasei sono del Santo e quarantuno della discepola. I due ebbero dapprima una relazione epistolare indiretta e poi una diretta, ricca e feconda, a cui seguì una breve conoscenza personale, prima della morte della nobildonna foggiana. Padre Pio è consapevole della necessità della direzione spirituale, sia per assecondare un’anima molto avanzata spiritualmente sia per realizzare la sua missione sacerdotale. Il rapporto di affetto soprannaturale che lo legava alla Cerase gli permise sempre di partecipare alle sue vicende umane, assecondando l’azione dello Spirito Santo e smascherando le insidie di satana contro di lei. I due furono facilitati nello scambio perché entrambi franchi e sinceri. Il metodo pedagogico di Padre Pio si basava sul suo fine intuito, mediante cui si adattava alla sua discepola e alle sue condizioni, e su una struttura teologica chiara, per la quale egli mirava a sviluppare in Raffaelina le virtù teologali nel quadro di una spiritualità francescana. Dotate di grande concretezza, le Lettere del Santo, scritte in modo nobile, delicato e signorile, rispettoso della libertà della discepola, la guidarono efficacemente verso la meta della perfezione, considerato quanto di meglio il cristiano possa desiderare. Tale efficacia si deve essenzialmente al fatto che Padre Pio aveva presente sia la santificazione della donna che la sua consolazione in mezzo alle prove. Il Santo aveva una soda preparazione dottrinale, biblica patristica e mistico-pratica; aveva il fascino della sua santità che traspariva parlando della Vergine Maria, dell’Eucarestia, dell’Angelo Custode, della Croce, della carità e del dolore cristianamente vissuto, dell’anelito alla morte per raggiungere il Cielo; aveva infine una particolare illuminazione. In ragione di tutto ciò, Padre Pio, anche con cipiglio cattedratico, seppe dirigere la Cerase in modo esemplare.

Il terzo blocco delle Lettere si identifica con la corrispondenza con le figlie spirituali. Dal 1914 al 1923, nei primi due anni da Pietrelcina e nei seguenti da San Giovanni Rotondo abbiamo quattrocentoventicinque lettere ad una cinquantina di destinatarie, alcune residenti nella cittadina garganica e altre sparse nel resto d’Italia, persone di diversa estrazione sociale, cultura ed età, ma tutte desiderose di andare verso la perfezione. Molte altre lettere sono andate perdute e con esse l’identità di altre destinatarie. Quelle giunte hanno una medesima struttura: un saluto augurale, il corpo del testo contenente il tema svolto e il congedo. Lo stile è piano e semplice, familiare e a volte dimesso. Padre Pio aveva come scopo essenziale la santificazione delle sue discepole. I temi trattati erano svariati, ma tre si concatenano particolarmente, agli occhi dei critici, in vista dello scopo citato: la chiamata universale alla santità, la spiritualità della Passione, l’intimità con Dio. Padre Pio fu direttore per corrispondenza a causa di svariate necessità, con grande senso di responsabilità, che seppe adattare i principi teorici alle circostanze concrete lettera per lettera, discreto nel trattare i fatti privati delle sue dirette, privo di inutili sentimentalismi, riservato nella custodia dei segreti confidatigli e in genere di tutte le cose raccontategli per iscritto.

Il quarto blocco delle Lettere è formato da quelle spedite a destinatari eterogenei: Paolo VI, Cardinali, Vescovi, Padri Generali e Provinciale dell’OFM Cappuccini, confratelli sacerdoti e confratelli laici, confratelli studenti e novizi, sacerdoti diocesani, figli spirituali, amici, familiari ed intere famiglie. Ovviamente i temi trattati con ogni categoria erano molto differenti e a volte anche lo stile ne risentiva, ma lo scopo è sempre eminentemente soprannaturale e si identifica con la santificazione delle anime. Pregevolmente delicate e paterne sono le Lettere per gli studenti e i novizi cappuccini del piccolo Collegio di San Giovanni Rotondo curato dal Santo. In tutto sono cinquecentotrè lettere.

Dalla penna ispirata del Santo sono usciti anche il Testamento spirituale, tre Meditazioni, frammenti di un Diario, il resoconto di una Visione della Madonna, svariati Ricordini commemorativi, una raccolta di Massime Saluti ed Auguri, otto Appunti di Teologia Dogmatica su altrettanti temi, due Appunti su altrettanti temi di Teologia Ascetica e Mistica, due Discorsi, cinque Appunti di Filosofia su altrettanti argomenti, trentanove Casi di morale risolti dal Santo tra il 1923 e il 1950, quattro Poesie composte tra il 1904 e il 1914, più settantuno Componimenti realizzati durante gli studi del 1902, del 1904 e del 1905.

SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE

Rajmund Kolbe nacque a Pabjanice in Polonia nel 1894. Entrò tra i Conventuali prendendo il nome di Massimiliano Maria e studiò nel suo paese natale e a Roma, dove fondò nel 1917 la Milizia dell’Immacolata, associazione di spiritualità e di apostolato. Nel 1919 fu ordinato prete – celebrò la sua prima Messa in Sant’Andrea delle Fratte, dove era apparsa l’Immacolata nel 1842 ad Alfonso Maria Ratisbonne - e tornò in Polonia. Nel 1922 fondò a Cracovia il mensile “Il Cavaliere dell’Immacolata”, che raggiunse un milione di copia nel 1938 -1939. Nel 1927 fondò la “Città dell’Immacolata” presso Varsavia, centro monastico ed editoriale mariano, dai cui dodici reparti uscivano dieci mensili e un quotidiano cattolico. Nel 1930 Massimiliano Kolbe si recò in Giappone col permesso di Pio XI, per fondarvi il “Giardino dell’Immacolata”, centro simile a quello polacco, da cui venne stampato “Il Cavaliere dell’Immacolata” in lingua nipponica. Progettò ma realizzò solo in parte analoghe fondazioni in Cina, India e Corea. Nel 1936 tornò in Polonia come superiore a Niepokalanów. Internato ad Auschwitz dai nazisti che volevano decapitare ad un tempo la Chiesa Cattolica e la cultura polacca, Massimiliano Maria Kolbe offrì la sua vita al posto di un altro condannato che, assieme ad altri nove sventurati, era stato selezionato dalle SS per essere ucciso come rappresaglia su di un fuggitivo. Kolbe, nudo assieme agli altri, stette diversi giorni in una sordida cella. Siccome non moriva di fame nonostante il passare del tempo, fu finito con una iniezione di acido fenico, mentre era in estasi. Era il 14 agosto del 1941. A lui è stato riconosciuto, per primo nella storia, lo statuto di Martire per la carità, da San Giovanni Paolo II.

Kolbe fu organizzatore geniale e dinamico, aperto a tutte le innovazioni, pensatore, teologo, pubblicista, redattore, tipografo, predicatore e attivista, ma soprattutto uomo di enorme spiritualità. Scrisse moltissimo, cominciando dalle sue riviste e pubblicazioni periodiche. Egli voleva creare un Regno sociale di Maria che affrettasse la realizzazione di un altro, simile e più compiuto, in onore di Cristo e a tale scopo usò ogni forma di apostolato. I mass media erano i suoi mezzi preferiti e li usava anche per l’evangelizzazione dei non cristiani, introducendoli peraltro nei chiostri per svariate e rinnovate attività. Nel suo sforzo di predicazione egli volle raggiungere protestanti, ortodossi, laici, comunisti, ebrei, massoni e ogni gruppo esterno od ostile alla Chiesa. Vide con lucidità tre minacce: il nazifascismo, il comunismo bolscevico e il mondialismo finanziario massonico-anglosassone-giudaico, e li combattè. La sua opera continuò oltre la sua morte ed è diffusa in tutto il mondo. Tra i suoi scritti ricordiamo: Più forte dell’odio: una collezione di scritti spirituali, Conferenze romane, Voglio amare: riflessioni per la vita quotidiana, Pensieri su Maria, Intrattenimenti spirituali inediti: Maria ci rivela lo Spirito Santo, Preghiere e meditazioni, Libri spirituali: note per ritratti e meditazioni, Lettere.

LA SERVA DI DIO TERESA NEUMANN

Teresa Neumann nacque a Konnersreuth in Baviera nel 1898. All’età di vent’anni, si procurò una lesione alla spina dorsale mentre correva in soccorso dei vicini cui si era incendiata la casa. A causa di ciò rimase paralizzata alle gambe e qualche tempo dopo, a causa di un altro incidente, divenne anche cieca. Quando suo padre le portò un’immaginetta di Teresa del Bambin Gesù, Teresa Neumann cominciò a pregarla e il 29 aprile 1923, a pochi giorni dalla beatificazione della monaca francese, per la sua intercessione riacquistò improvvisamente la vista. Due anni dopo, sempre per intercessione di Teresa di Lisieux, di colpo Teresa Neumann riacquistò anche l’uso delle gambe. Nel 1926 Teresa Neumann ricevette le Stigmate. Dallo stesso anno fino alla morte si nutrì solo dell’Eucarestia. Per trentasei anni, ogni venerdì, rivisse sul suo corpo la Passione di Nostro Signore. Tutti coloro che ebbero modo di conoscerla e studiarla – compresi i periti nominati dall’Arcivescovo di Ratisbona in una apposita Commissione - non riscontrarono in lei alcuna forma di isteria. Pur conoscendo soltanto il dialetto in quanto analfabeta, durante le sue visioni ripeteva ad alta voce i lunghi dialoghi che sentiva in aramaico, greco e latino e molti specialisti di lingue antiche confermarono l’esattezza delle parole pronunciate da Teresa. La mistica ebbe anche la bilocazione, la xenoglossia, la telepatia e la profezia. Come altri mistici del nostro tempo profetizzò un futuro terribile castigo per l’intera umanità. Le sue visioni e le sue profezie furono trascritte e filmate da testimoni oculari come Padre Joseph Naper e il dottor Fritz Gerlich (1883-1934, morto in campo di concentramento nazista) e hanno avuto grande influenza e diffusione. Durante il Nazismo fu perseguitata ed osteggiata. Teresa Neumann morì nel 1962. Il suo corpo rimase esposto per cinque giorni senza dare alcun segno di decomposizione.

SAN JOSE' MARIA ESCRIVA' DE BALAGUER

San Josè Maria Escrivà nacque a Barbastro nel 1902. A quindici anni decise di diventare sacerdote. Nel 1918 entrò nel Seminario di Logroño e nel 1920 in quello di Saragozza, intitolato a San Francesco di Paola e dove nel 1922 divenne superiore. Nel 1923 iniziò anche gli studi di Giurisprudenza nell’Università della medesima città. Nel 1924 divenne diacono e nel 1925 sacerdote. Fu dapprima parroco a Perdiguera e poi a Saragozza. Nel 1927 si trasferì a Madrid dove svolse un intenso apostolato, specie tra poveri, malati incurabili e moribondi. Cappellano del Patronato per i malati, fu anche docente di un’Accademia Universitaria e si addottorò in Legge. Il 2 ottobre 1928 egli vide in Dio il progetto dell’Opus Dei: un movimento per la santificazione dei cristiani in tutte le condizioni sociali e religiose, e lo fondò. Nel 1930 lo estese alle donne. Nel 1934 divenne Rettore del Patronato di Santa Elisabetta. Durante la Guerra civile spagnola svolse eroicamente il suo ministero tra Madrid e Burgos, a rischio della vita. Sperimentò inoltre molte incomprensioni ed incontrò tanti ostacoli nel suo disegno. Nel 1943 fondò la Società Sacerdotale della Santa Croce, così da inserire anche i Sacerdoti nell’Opus Dei e garantire ai suoi membri l’assistenza di un clero che ne condividesse la spiritualità. Nel 1946 San Josè Maria si trasferì a Roma dove rimase per sempre. Fu Consultore della Pontificia Commissione per l’interpretazione autentica del Diritto Canonico e della Sacra Congregazione per i Seminari e gli Istituti di Studi. Fu insignito del titolo di Prelato d’Onore di Sua Santità e divenne membro onorario della Pontificia Accademia Teologica Romana. Ricoprì l’incarico di Gran Cancelliere nelle Università della Navarra e di Piura in Perù. Dopo aver offerto per anni la sua vita a Dio per la Chiesa e il Papa, morì nel 1975. Nel 1982 San Giovanni Paolo II realizzò il progetto di San Josè Maria Escrivà, che lui stesso beatificò e canonizzò, erigendo la Prelatura Personale della Santa Croce e dell’Opus Dei.

San Josè Maria fu un pastore d’anime, dolce e paterno. Scrisse diverse cose, tra cui il saggio teologico-giuridico La Abadesa de Las Huelgas, e vari testi di spiritualità come Il Santo Rosario, E’ Gesù che passa, Amici di Dio, Via Crucis, La Chiesa nostra madre. Una raccolta di interviste ha dato luogo al volume Colloqui con monsignor Escrivà. Ma i suoi capolavori sono i libri di ascetica, tra i più letti oggi e tra i più adatti ad ogni condizione: Cammino, Solco e Forgia. Essi si leggono e si meditano con calma, nell'orazione personale.

"Leggi adagio questi consigli. Medita con calma queste considerazioni. Sono cose che ti dico all’orecchio, in confidenza d’amico, di fratello, di padre. E queste confidenze le ascolta Dio". Così l’autore introduce Cammino, il suo libro più popolare. Il primo, perché sebbene pubblicato con questo titolo nel 1939, era un rifacimento del precedente Considerazioni spirituali. Novecentonovantanove spunti di meditazione – il numero è dettato dalla devozione dell’autore alla Santissima Trinità – "per far emergere qualche pensiero che ti colpisca; così migliorerai la tua vita, ti avvierai per cammini d’orazione e d’Amore, e diverrai finalmente un’anima di criterio". Pensieri che spaziano in tutti gli aspetti della vita cristiana di chi vuole essere e comportarsi da figlio di Dio in mezzo al mondo. "La maggior parte di questo libro l’ho scritta nel 1934, cercando di sintetizzare la mia esperienza sacerdotale per utilità delle anime di cui avevo cura, fossero o no dell’Opus Dei. Non è un’opera riservata ai membri dell’Opus Dei: è stata scritta per tutti, anche per i non cristiani. Cammino va letto con un minimo di spirito soprannaturale, di vita interiore e di impegno apostolico. Non è un codice per l’uomo di azione. Vuole essere un libro che induca a entrare in rapporto con Dio e ad amarlo, e a servire tutti gli uomini". Cammino è un vero long seller della letteratura spirituale e può esser considerato un classico. Ha venduto quattro milioni e mezzo di copie nelle varie edizioni in quarantaquattro lingue. In un crescendo, il Santo fornisce meditazioni sui seguenti temi, messi in connessione progressiva: il carattere, la direzione spirituale, l'orazione, la santa purezza, il cuore, la mortificazione, la penitenza, l'esame, i propositi, gli scrupoli, la presenza di Dio, la vita soprannaturale, la vita interiore, la tiepidezza, lo studio, la formazione, il piano della santità, l'amor di Dio, la carità, i mezzi, la Vergine, la Chiesa, la Santa Messa, la Comunione dei Santi, le devozioni, la Fede, l'umiltà, l'obbedienza, la povertà, la discrezione, l'allegria, altre virtù, la tribolazione, la lotta interiore, i Novissimi, la volontà di Dio, la gloria di Dio, il proselitismo, le cose piccole, la tattica, l'Infanzia spirituale, la vita d'infanzia, la chiamata, l'apostolo, l'apostolato, la perseveranza.

Nel 1950, nella nota a un’edizione di Cammino, San Josè Maria prometteva al lettore un altro libro intitolato Solco. In realtà uscì postumo nel 1986, benché l’autore fosse stato più volte sul punto di darlo alla stampa. L’intenso lavoro gli impedì sempre di fare l’ultima revisione del testo. Anche Solco si snoda in brevi pensieri per la meditazione e anch’esso è frutto della vita interiore. Ma si concentra su una tematica particolare: "Consentimi, lettore amico, di prendere la tua anima e di farle contemplare virtù umane: la Grazia opera sulla natura". Era questa un’idea cara a San Josè María: nell’organismo soprannaturale i doni della grazia poggiano sulla natura, le virtù infuse su quelle naturali o umane. Le qualità umane, in altre parole, sono indispensabili per poter agire bene sul piano soprannaturale. E sono queste che il libro prende in considerazione nei suoi mille pensieri. A oggi sono state vendute mezzo milione di copie in diciannove lingue. Anche qui, sinfonicamente, abbiamo una meditazione progressiva sui seguenti temi: generosità, rispetto umano, allegria, audacia, lotte, pescatori di uomini, sofferenza, umiltà, cittadinanza, sincerità, lealtà, disciplina, personalità, orazione, lavoro, frivolezza, naturalezza, veracità, ambizione, ipocrisia, vita interiore, superbia, amicizia, volontà, cuore, purezza, pace, Aldilà, la lingua, propaganda, responsabilità, penitenza.

A completare la trilogia di libri particolarmente adatti all’orazione personale, nel 1987 uscì la terza raccolta di annotazioni spirituali di San Josè María, ossia Forgia. Qui i passi sono millecinquantacinque, divisi in tredici capitoli prevalentemente incentrati sul progressivo itinerario della vita interiore verso l’identificazione con Cristo. La chiave di lettura la dà il bel prologo dell’autore: "Quella madre, – santamente appassionata, come tutte le madri – il suo bambino lo chiamava il suo principe, il suo re, il suo tesoro, il suo sole. Io pensai a te. E compresi – quale padre non ha nelle viscere qualcosa di materno? – che non era esagerazione ciò che diceva quella madre buona: Tu… sei più di un tesoro, vali più del sole: tutto il Sangue di Cristo! Come non prendere la tua anima – oro puro – per metterlo nella forgia, e lavorarla col fuoco e col martello, fino a fare di quest’oro nativo uno splendido gioiello da offrire al mio Dio, al tuo Dio?". Anche di questo libro gli esemplari venduti sono oltre quattrocentomila in quattordici lingue. Qui l'itinerario procede, sempre dal basso all'alto, sui seguenti temi: folgorazioni, lotta, sconfitta, pessimismo, “tu puoi”, lottare ancora, risorgere, vittoria, lavoro, crogiolo, selezione, fecondità, eternità.

LA VENERABILE MARTHE ROBIN

Marthe Robin nacque a Chateauneuf-de-Galaure nel 1902. Figlia di contadini, fu pastorella. Marthe ebbe una precoce devozione. Era graziosa e allegra. Nel 1918 per una grave encefalite rimase paralizzata fino alla prima apparizione della Vergine avvenuta il 25 marzo 1921, quando iniziò a riacquistare gradualmente l’uso delle gambe. Nel 1926 Marthe si riammalò e si pensò che dovesse morire. Ma dopo tre settimane di coma si risvegliò e raccontò di aver ricevuto per tre volte la visita di Santa Teresa di Lisieux, che le aveva rivelato che avrebbe continuato a vivere per portare avanti una missione nel mondo.

La sua vita divenne un Calvario mistico. Dapprima ebbe una paralisi totale, che le impedì ogni movimento. Dal 1928 non poté più mangiare a causa dell'impossibilità di deglutire e di digerire e per decine di anni solo l'ostia consacrata la tenne in vita. Nel 1929 perse anche l’uso delle mani e dovette imparare a scrivere servendosi della bocca. Marthe ad un certo momento non fu neanche più in grado di dormire. Nel 1930 Gesù le chiese: "Vorresti essere come me?". Marthe accettò e allora dei raggi provenienti dal Cuore di Gesù le trafissero le mani e i piedi causandole le Stigmate. In seguito ricevette anche le ferite della Corona di spine. Da quel giorno Marthe rivisse ogni venerdì la Passione di Gesù, confortata dalla presenza della Madonna.

Con l’abate Finet Marthe realizzò i "Foyers de charité", comunità di preghiera e carità sparsi in tutto il mondo. La Venerabile aveva anche il dono del discernimento dei cuori e del consiglio. Si rivolsero a lei Charles de Gaulle, cardinali, vescovi, filosofi e scienziati. Fu potentissima taumaturga al servizio della Vergine Maria. Fu profetessa e amava prendere su di sé i mali altrui. Nel 1940, dopo un’offerta fatta al Signore, autorizzata da Padre Finet, contrasse una malattia che la rese quasi cieca e la costringeva a vivere al buio. Il filosofo Jean Guitton fu suo amico e confidente. Marthe Robin morì nel 1981.

La Venerabile scrisse e dettò i suoi Diari (1929-1932), la Dolorosa Passione del Salvatore, Il Cammino della Croce (raccolta di sue meditazioni), Il Rosario, Pregare a Chauteuneuf con Marta Robin, Sotto la guida di Maria (postumo).

SANTA MARIA FAUSTINA KOWALSKA

Elena Kowalska nacque nel 1905 a Głogowiec in Polonia. Nel 1912 sentì per la prima volta, durante una adorazione eucaristica, una voce interiore che la chiamava alla vita perfetta. Dal 1917 al 1919 frequentò la scuola, che lasciò quattordicenne per lavorare come domestica ed aiutare la famiglia. Nell’autunno del 1919 ebbe la visione di un gran chiarore. Nel 1920 decise di entrare in convento, ma i genitori si opposero. La Santa lavorò per farsi la dote, ma quando rinnovò la richiesta di entrare in convento al padre e alla madre, essi si opposero di nuovo (1922). L’anno successivo continuò a lavorare come domestica per farsi la dote per la vita religiosa. Nel 1924, dopo tanti rifiuti da altrettante Congregazioni religiose, Elena Kowalska chiese di essere ammessa in quella delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia. Nel 1925 entrò in essa come postulante e fu assegnata alla cucina. Nel 1926, trasferita a Cracovia, iniziò il noviziato, assumendo il nome di Maria Faustina. Dal marzo del 1927 Suor Maria Faustina attraversò un periodo di oscurità spirituale. Nell’aprile del 1928 la prova cessò e la Santa conobbe più chiaramente quanto Gesù ha sofferto per lei. Il 30 aprile pronunziò i voti temporanei. Rimase per un po’ a Cracovia come addetta alla cucina, poi venne trasferita a Varsavia, nella Casa di Via Żytnia, poi in quella di Via Hetmańska (1929) e infine a quella di Plock, nel 1930. Vi lavorò nel forno, nella cucina e nel negozio. Nel 1931, il 22 febbraio, la Santa vide Gesù che le ordinò di dipingere l’immagine della Divina Misericordia secondo il modello che vedeva. Nel 1933 Suor Faustina emise a Varsavia i voti perpetui e venne trasferita a Wilno. Nel 1934 venne terminata l’immagine della Divina Misericordia; nel corso dell’anno la Santa si offrì come anima vittima per i peccatori, specie per chi avesse perso fiducia nella bontà di Dio. Il 12 agosto la Santa fu in fin di vita, ma il giorno dopo migliorò. Il 26 ottobre la Santa vide Gesù con due fasci di raggi, chiari e rossi, che uscivano dalla Ferita del Costato e che abbracciavano il mondo intero. Su questa visione alla Santa fu ordinato di realizzare una Immagine sacra. Nel 1935 l’immagine di Gesù Misericordioso fu esposta alla venerazione dei fedeli. Nel 1936 la Santa comunicò all’Arcivescovo di Cracovia che il Signore voleva che sorgesse una nuova Congregazione dedicata alla Misericordia – cosa che avvenne solo alla morte di Faustina. Nello stesso anno Suor Faustina venne assegnata alla Casa di quella città come addetta all’orto. Di lì a poco venne ricoverata in Sanatorio, dove trascorse alcuni periodi di tempo. Nel 1937, dopo acute crisi, la Santa guarì del tutto. Trascorse una convalescenza a Rabka ma, al rientro a Cracovia, riprese a soffrire per il clima. Ricevette allora l’incombenza del portierato, più leggera delle precedenti. Nell’ottobre del 1937 Gesù rivelò alla Santa la pratica dell’Ora della Misericordia alle Tre pomeridiane. Nel 1938 Suor Faustina sperimentò atroci tentazioni contro la fede, si ammalò nuovamente e andò in ospedale, fece gli Esercizi Spirituali sotto la guida di Gesù in persona e venne mandata in Sanatorio. Rientrata in convento, dopo lunghe e dolorose sofferenze la Santa spirò il 5 ottobre.

La Santa nella sua vita fu assistita dal Beato Michele Sopoćko (1888-1975) come confessore principale, e dal p. Jozef Andrasz (1891-1963); le forme del culto da lei proposte furono approvate in buona parte dall'arcivescovo metropolita di Cracovia Adam Stephan Sapieha (1912-1951). Gesù in persona predisse tuttavia a Santa Faustina che il culto, nelle forme richieste, sarebbe stato osteggiato e quasi completamente estirpato, cosa che accadde il 28 ottobre 1958, quando la Sacra Congregazione del Santo Uffizio, regnando San Giovanni XXIII, emise un decreto di condanna, che però fu subito ritirato e rimpiazzato con una notificazione del 6 marzo 1959, di carattere disciplinare, in cui si vietava la diffusione della devozione alla Misericordia nelle forme proposte da Santa Faustina. Diverse prove furono riservate anche al Beato Michele Sopoćko. La notificazione lasciò ai Vescovi una certa discrezionalità in merito, cosa che permise all'arcivescovo metropolita di Cracovia Eugeniusz Baziak (1951-1962) di permettere alle consorelle di Santa Faustina di mantenere le devozioni insegnate loro dalla consorella.

Nostro Signore aveva però altresì predetto a Santa Faustina che la devozione sarebbe tornata in auge. In effetti l'arcivescovo metropolita di Cracovia Karol jr. Jozef Wojtyła, nel 1967 concluse il processo diocesano di beatificazione di Maria Faustina Kowalska e, in virtù della sua dignità cardinalizia, potè adoperarsi perché la Congregazione della Dottrina della Fede – subentrata al Sant'Uffizio- mitigasse i divieti della notificazione del 1959, il 15 aprile 1978, sulla base di un esame più rigoroso e completo del Diario, sotto San Paolo VI. Nell'ottobre dello stesso anno, il giorno 16, egli divenne Papa col nome di Giovanni Paolo II. Asceso al Sacro Soglio, compì in terra la volontà di Cristo abrogando definitivamente ogni restrizione sopravvissuta il 12 luglio 1979. Poi promulgò l'enciclica Dives in misericordia (1980) che gettò le basi dottrinali e liturgico-pastorali perché il culto della Divina Misericordia fosse universalmente diffuso. Sarebbe stato sempre lui a beatificare (1993) e canonizzare (2000) Maria Faustina, a rivolgere molte esortazioni ai fedeli sul culto alla Misericordia, a visitare il Santuario ad Essa dedicato in Polonia e ad agire in tutto il mondo come profeta di misericordia, sino ad avere la grazia di spirare, il 2 aprile 2005, dopo i Primi Vespri della Domenica della Misericordia, da lui istituita (1 gennaio 1994) secondo le richieste formulate dallo stesso Gesù alla veggente.

Il Diario – scritto con uno stile chiaro e vivido, composto di sei quaderni e contenente anche poesie - della Santa, adornata delle grazie mistiche più belle, sino alla stimmatizzazione invisibile, ma provata anche nei modi più duri e spesso in forme inedite, contiene la summa della dottrina che Cristo stesso volle insegnarci sulla Sua Misericordia, che appare alla veggente quale il massimo attributo della Divinità, così com'era parsa a Tommaso d'Aquino.

Nostro Signore Gesù Cristo volle instaurare un culto specifico per Essa, così che gli uomini non solo si fidassero di Lui in ogni circostanza, ma non avessero remore nell'avvicinarsi a Lui nonostante le loro colpe. Egli promise pace a condizione che ci si stringesse al Suo Cuore Misericordioso. Garantì altresì che la Santa anche dal Cielo avrebbe continuato la sua missione di apostolato tramite la preghiera e altre azioni spirituali. Egli stesso Le ordinò di scrivere il Diario.

Sempre Gesù comunicò alla Sua Serva fedele quelle forme essenziali della devozione che poi la Sua Chiesa ratificò in terra. Anzitutto ordinò, come dicevamo, che fosse dipinta una Immagine sacra che Lo raffigurasse benedicente e con la veste leggermente scostata dal Suo Cuore, da Cui promanano due raggi, uno rosso e uno bianco, simboli dell'Acqua e del Sangue, l'una che lava e l'altro che giustifica le anime. Prescrivendo che l'Immagine fosse venerata in tutto il mondo, Gesù promise che chi avrebbe venerato tale immagine avrebbe conseguito la salvezza eterna e avrebbe trionfato sui suoi nemici in terra e soprattutto in punto di morte, quando Egli stesso l'avrebbe difeso. Sotto l'Immagine il Signore volle fosse scritto: Gesù confido in Te. Egli proclamò beati coloro che vivono sotto i raggi della Misericordia, riparandosi con essi, perché sono difesi dai rigori della Giustizia divina. Precisò altresì che il Suo sguardo nell'Immagine era come quello sulla Croce, per cui tramite essa avrebbe concesso molte grazie alle anime e avrebbe rammentato loro le esigenze della Misericordia, ossia le opere, perché la Fede, senza di esse, anche se forte, non salva.

Inoltre nella stessa data il Signore Gesù chiese un culto pubblico per la Sua Misericordia: la Solennità ad Essa intitolata nella II Domenica di Pasqua, all'epoca detta In Albis, quando la pienezza giustificatrice della Misericordia stessa era ormai palese attraverso il trionfo della Resurrezione e quando liturgia narra di come a Tommaso sia stato concesso di mettere il suo dito incredulo nelle Piaghe sacratissime del Redentore. In questo giorno il Signore prescrisse che i Sacerdoti parlassero ai fedeli della Misericordia di Dio; promise inoltre testualmente: l'anima che si sarà accostata al Sacramento della Riconciliazione e alla Santa Comunione riceverà la totale remissione delle colpe e delle pene. Il testo polacco del Diario suggerisce una restaurazione dell'innocenza battesimale, tanto è radicale il significato delle parole adoperato da Cristo in quella lingua. La Solennità fu istituita, come abbiamo detto, dal Beato Giovanni Paolo II che sanzionò anche l'Indulgenza generosamente concessa dal Signore (29 giugno 2002) e che consacrò l'umanità alla Misericordia Divina (17 agosto 2002).

A tale solennità Gesù volle che ci si preparasse mediante una Novena di Preghiere. Tali preghiere furono dettate da Lui stesso. Esse devono iniziare il Venerdì Santo e sono rivolte a Dio per i bisogni di tutti, secondo il seguente ordine, giorno per giorno, accompagnando altrettante schiere di anime alle fonti della Misericordia, schiuse nel Cuore del Redentore, onde possano tramite Esso giungere al Padre: l'umanità intera e i peccatori in particolare; i Sacerdoti e i Religiosi; le anime devote e fedeli; colori che non conoscono ancora Gesù; gli eretici e gli scismatici; le anime miti e umili, specie quelle dei bambini; quelle che danno culto e gloria alla Misericordia; le anime purganti; le anime tiepide.

Il Redentore chiese (3 febbraio 1938) inoltre un ricordo speciale e quotidiano della Sua Morte nell'Ora in cui avvenne, ossia le Tre Pomeridiane. A Santa Faustina chiese di implorare la misericordia per tutti a quell'ora, specie per coloro che vivono in peccato; chiese che meditasse almeno un attimo sulla Sua Passione in quell'ora, specie sull'abbandono in cui il Signore si trovò nel Suo Trapasso; la esortò a fare la Via Crucis in quell'ora o almeno ad adorare il Santissimo Sacramento se non a raccogliersi ovunque si trovasse, adorando, glorificando e implorando l'onnipotenza della Misericordia; promise che in quell'ora non avrebbe negato nulla all'anima che lo avrebbe pregato per la Sua Passione. Alla Santa assicurò che avrebbe ottenuto in essa qualunque cosa per sé e per il mondo. In quell'ora può recitarsi la giaculatoria insegnata a e da Santa Faustina: O Sangue e Acqua che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di Misericordia per noi, confido in Te. Questa preghiera recitata con fede e con contrizione otterrà, per divina disposizione, la salvezza di ogni peccatore per cui sarà recitata.

Gesù ancora diede al mondo un grande tesoro, insegnando la recita della Coroncina della Divina Misericordia. Ciò avvenne il 13 settembre 1935, quando la Santa la ricevette per scongiurare l'ira di Dio sul mondo, mostratasi a lei in una terrificante visione. Altre locuzioni interiori precisarono il modo di recitarla. Essa si compone di un Pater, Ave, Credo; di una offerta ripetuta cinque volte (Eterno Padre Ti offro il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo) e seguita da altrettante decine di questa giaculatoria: Per la Sua dolorosa Passione abbi misericordia di noi e del mondo intero. Al termine si recita per tre volte un Trisagio: Santo Dio Santo Forte Santo Immortale abbi misericordia di noi e del mondo intero. A questa Coroncina il Signore annesse delle Promesse, conformemente alla Sua liberalità divina: le anime che Lo pregheranno con essa saranno avvolte dalla Sua misericordia in vita e in morte; otterranno quel che chiedono; se peccatori riceveranno la pace del perdono e una santa morte; sarà tavola di salvezza per chi vive nel peccato; anche il peccatore più indurito che la reciti una volta sola riceverà qualche grazia; recitata accanto ai morenti chiamerà il Cristo a collocarsi presso di essa come Salvatore e la Sua misericordia l'abbraccerà in ragione dei meriti della Sua Passione; alle anime peccatrici che si affidano alla Misericordia non spetterà delusione; recitata insieme alla Novena otterrà ogni sorta di grazie. Il Signore esortò altresì a fare novene con la Coroncina in ogni circostanza.

L'essenza della devozione come traspare dalle Rivelazioni contenute nel Diario è costituita dalla fiducia. Nostro Signore, echeggiando in queste Sue rivelazioni private le cose insegnate in quella pubblica, afferma esplicitamente che nessuno sarà giustificato se non si rivolgerà con fiducia alla Sua Misericordia. I giusti verranno confermati in grazia e i peccatori si convertiranno se avranno fiducia nella Misericordia. I più grandi peccatori hanno pieno diritto, per primi, di confidare in Essa. Vi si attinge solo col recipiente della fiducia. Più l'anima si fida, più avrà grazie. Mentre i peccati diffidenza sono causa di grande dolore per Gesù, il Quale ha fatto tanto per le anime. Egli esorta all'adorazione della Misericordia tutti coloro che aspirano alla perfezione. Allo stesso modo esorta a praticare la misericordia, sempre e dovunque. Se non si praticherà la misericordia, non la si otterrà nell'Ultimo Giorno. Il Signore indica tre modi per praticarla: l'azione, la parola e la preghiera . Addita nel Sacramento della Penitenza il luogo ove la Misericordia trionfa, ove si compiono le più spettacolari resurrezioni e i più grandi prodigi, ove Egli opera attraverso il Sacerdote effondendo a fiumi le Sue grazie sulle anime umili, non potendo i superbi riceverle e rimanendo così miserabili. Perciò insegna che per trarre profitto dalla Penitenza bisogna accostarvisi con sincerità, umiltà e ubbidienza, per ascoltare con frutto il confessore.

Gesù invita a diffondere il culto alla Misericordia. Per rallegrarlo chiede che si parli della Misericordia alle anime; che i Sacerdoti siano formati nella conoscenza di Essa e la predichino; che i peccatori non abbiano paura di Lui e che le anime esaltino la Sua pura bontà, cosa che terrorizza il demonio e lo ricaccia all'inferno. Alle anime che adoreranno la Misericordia e ne diffonderanno il culto Gesù benedetto promette che non avranno paura nell'ora della morte e che la stessa Misericordia li proteggerà. Promette ai Sacerdoti che parleranno alle anime più indurite della infinita Misericordia di Dio la grazia di spezzare i cuori induriti con la contrizione, la forza meravigliosa di commuovere i cuori quando la predicheranno e la celebreranno.

Il Signore vuole che le anime siano formate nella Misericordia. Un movimento d'anime è sorto per questo. Santa Maria Faustina, come dicevamo, fu esortata dal Signore a fondare una nuova Congregazione, anche se materialmente non potè mai lasciare la propria, per una singolare prova a cui fu sottoposta. L'idea si evolse: da un Ordine contemplativo divenne un movimento con una Congregazioni di vita attiva e con laici, Sacerdoti e Religiosi, ossia un movimento ecclesiale.

La devozione alla Divina Misericordia ha trovato, ai giorni d’oggi, un nuovo profeta nel Sommo Pontefice Francesco (2013-).

LA SERVA DI DIO LUCIA DOS SANTOS

Lucia Dos Santos nacque nel 1907 ad Aljustrel di Fatima in Portogallo. Come tanti altri ragazzi e bambine del villaggio, portava al pascolo il piccolo gregge di pecore e capre che costituiva l’unica ricchezza della sua famiglia. Con lei si associavano i due cugini, Francesco (1908-1919) e Giacinta (1910-1920) Marto. Fra l’aprile e l’ottobre del 1916, ai tre bambini apparve per tre volte un Angelo, che si definì l’Angelo della pace e l’Angelo del Portogallo, due volte alla Loca do Cabeço e una volta vicino al pozzo nell’orto della casa paterna ad Aljustrel. Egli li invitò alla preghiera e alla penitenza. Nella prima apparizione l’Angelo insegnò una preghiera di riparazione. Nella seconda inculcò nei ragazzi la pratica del sacrificio quotidiano. Nella terza insegnò una preghiera di riparazione alla Santissima Trinità. Diede poi ai pastorelli la Comunione in una forma mistica.

La domenica 13 maggio 1917, Lucia, Francesco e Giacinta, dopo aver assistito alla celebrazione della Santa Messa, condussero il gregge alla Cova da Iria. Mentre giocavano, verso mezzogiorno apparve in cielo un bagliore come di fulmini. Preoccupati per un probabile temporale, i pastorelli radunarono le pecore e presero a scendere la collina ma, quando furono giunti verso la metà del pendio, vicino ad un leccio, si ripresentò il bagliore e comparve, ritta sopra il verde leccio, una Signora vestita di bianco, che emanava una luce sfolgorante. Sul capo portava un velo che scendeva fino ai piedi. Per cintura aveva un cordone dorato e nelle mani teneva un rosario luccicante con la croce in argento. La Signora li tranquillizzò: «Non abbiate paura, non vi farò del male». Lucia si rivolse alla Signora chiedendo da dove venisse e la Madonna rispose che veniva dal Cielo. Chiese ai ragazzi di tornare per sei mesi consecutivi, nello stesso giorno e alla stessa ora; promise altresì di tornare una settima volta – cosa che si verificò per Lucia in forma strettamente personale terminato il ciclo delle Apparizioni pubbliche. Per sei mesi consecutivi nel medesimo giorno tutti e tre i pastorelli videro sempre la Vergine Maria, ma solo Lucia La sentiva parlare e a sua volta Le pose domande. Giacinta, invece, La vedeva e sentiva, ma non parlava con Lei. Infine Francesco La vedeva senza udirla e si faceva riferire ciò che diceva. La Madonna, nell’apparizione del 13 giugno, annunziò che Francesco e Giacinta sarebbero presto andati in cielo, mentre Lucia sarebbe rimasta ancora nel mondo per farla conoscere ed amare, diffondendo la devozione al Suo Cuore Immacolato, che Gesù voleva instaurare nel mondo per garantire la salvezza a chi l’avesse praticata.

I tre veggenti divennero presto oggetto dell’incredulità e dello scherno dei concittadini. Fu allora Lucia a chiedere, nella terza apparizione del 13 luglio, che la Signora desse un segno miracoloso e il prodigio fu promesso per il 13 ottobre. Fu nella Terza apparizione che la Beata Vergine Maria svelò i primi due Segreti ai pastorelli, ossia la visione dell’inferno e l’annuncio della Seconda Guerra Mondiale, preceduta da una notte illuminata da una luce sconosciuta e seguita dalla fame e dalle persecuzioni contro la Chiesa. Per scongiurare la dannazione dei peccatori e lo scoppio del conflitto ancora una volta la Madre di Dio chiese la consacrazione della Russia, dov’era appena scoppiata la Rivoluzione bolscevica, al Suo Cuore e annunziò la richiesta della Comunione riparatrice nei Primi Sabati del mese, in modalità da specificarsi. Qualora la consacrazione non fosse stata celebrata subito, gli errori del comunismo si sarebbero diffusi, molte nazioni sarebbero state annunziate, sarebbero state suscitate guerre e persecuzioni contro la Chiesa e molti buoni sarebbero stati martirizzati. La Madonna poi profetizzava che la consacrazione della Russia sarebbe stata fatta e che una pausa di pace sarebbe stata concessa al mondo. In quei drammatici frangenti il Portogallo avrebbe conservato la fede. Al termine di queste profezie la Madre di Dio svelò anche quello che sarebbe poi passato alla storia come il Terzo Segreto di Fatima, ossia la visione apocalittica della devastazione della Chiesa e del mondo e l’attentato al Pontefice. Sul momento la Vergine proibì ai veggenti di dire i segreti a chiunque.

I pastorelli incontrarono subito l’opposizione da parte delle autorità civili anticlericali: vennero messi persino in carcere a scopo intimidatorio, saltando per questo l’appuntamento del 13 agosto (nel quale tuttavia avvengono prodigi alla Cova di Iria alla presenza dei fedeli convenuti) con la Signora, differito di qualche giorno, al 19. In quella data la Beata Vergine chiese nuovamente molte preghiere e sacrifici per i peccatori, molti dei quali si dannano perché nessuno prega e si sacrifica per loro.

Il 13 settembre la Beatissima Vergine si lamentò dell’oltraggio fatto ai pastorelli e promise la guarigione di alcuni infermi nella successiva venuta. Il 13 ottobre, giorno dell’ultima apparizione, la Vergine fece roteare il Sole dinanzi a settantamila persone, sulle quali piovve senza che si bagnassero. Esse erano convenute per la notizia data a mezzo stampa del segno promesso dalla Signora sin da luglio. La Beata Vergine si presentò come Madonna del Rosario e chiese la recita di questa preghiera, annunziando la fine della I Guerra Mondiale e scongiurando di smettere di offendere il Signore già tanto offeso.

Lucia, terminate le Apparizioni e morti i cugini come profetizzato dalla Vergine, restò ad Aljustrel fino al 1921, quando partì per Oporto, dove fu ricevuta come alunna interna nel Collegio delle Suore Dorotee a Vilar. Nel 1925 fu ammessa come postulante nel convento della stessa congregazione a Pontevedra in Spagna, per fare il postulantato nella vicina Tuy.

Il 10 dicembre 1925 la Santa Vergine apparve di nuovo a suor Lucia nella sua cella. Aveva accanto a Sè il Bambino Gesù e teneva nelle mani il Suo Cuore circondato da spine. Il Bambino Gesù chiese compassione del Cuore della Madre, coperto di spine, che gli uomini ingrati in ogni momento vi configgono, senza che ci sia nessuno che faccia un atto di riparazione per toglierle. La Santa Vergine aggiunse: «Guarda figlia mia, il Mio Cuore circondato di spine, che gli uomini ingrati in ogni momento mi configgono con bestemmie ed ingratitudini. Almeno tu vedi di consolarMi, e dì che Io prometto di assistere nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie per la salvezza delle loro anime, tutti coloro che per cinque mesi, il primo sabato, si confesseranno, ricevendo la Santa Comunione, reciteranno una corona del Rosario e Mi faranno compagnia per quindici minuti, meditando i quindici misteri del Rosario con l’intenzione di offrirmi riparazione». Il 15 febbraio 1926 il Bambino Gesù, apparve di nuovo a suor Lucia, sempre a Pontevedra, per la divulgazione della devozione al Cuore Immacolato della Santa Madre Sua e dei Cinque Primi Sabati dedicati a Lei. Il 17 dicembre 1927, nella casa delle Dorotee a Tuy, Nostro Signore le fece udire la Sua volontà, di scrivere quanto il confessore e il Vescovo le chiedevano sulla visione di Pontevedra.

Nel 1928 Lucia pronunciò i primi voti, prendendo il nome di suor Maria Lucia dell’Addolorata. Il 13 giugno 1929 la veggente vide la Santissima Trinità a Tuy e accanto a Lei la Vergine, che chiese la consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato per mano del Papa e di tutti i Vescovi del mondo in comunione con lui. La Beatissima chiese anche sacrifici e preghiere per i peccatori, lamentando le numerose dannazioni di chi pecca contro di Lei e annunziando che la Chiesa non avrebbe accettato le Sue richieste se non quando sarebbe stato tardi.

Nel 1930 il Vescovo di Leiria José de Silva (1872-1957) dichiarò degne di fede le visioni dei pastorelli, autorizzando quindi il culto di Nostra Signora di Fatima. Dopo sei anni, nel 1934, Lucia emise i voti perpetui e tornò nuovamente a Pontevedra. Nel 1937 fu inviata nuovamente a Tuy. Nel 1941 la veggente, obbedendo al Vescovo, scrisse per la prima volta due dei tre Segreti rivelatile dalla Vergine, nel quadro di una memoria più ampia. La suora scrisse decine di lettere al suo direttore spirituale padre Bernardo Gonçalves (1894-1967), spronandolo a far realizzare la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria: si rivolse anche ai pontefici Pio XI – che non le diede retta - e il Venerabile Pio XII. Il 31 ottobre e l’8 dicembre 1942 quest’ultimo consacrò la Chiesa e il genere umano al Cuore Immacolato di Maria. Il Terzo Segreto fu riferito da Lucia il 3 gennaio 1944 in una lettera indirizzata al vescovo di Leiria, che glielo aveva richiesto in occasione di una grave malattia che l’aveva colpita.

Nel 1946 suor Lucia rientrò in Portogallo e venne trasferita nel Collegio di Sardão, a Vila Nova de Gaia, presso Oporto, dove rimase per qualche tempo. Poté rivedere il luogo delle apparizioni, andando alla Cova da Iria e nei luoghi delle precedenti visioni. Nel 1948 suor Lucia lasciò l’Istituto di Santa Dorotea ed entrò nel Carmelo di San Giuseppe a Coimbra. Si adempiva così un suo antico desiderio. La scelta della clausura si rendeva necessaria per preservare la veggente dal gran numero di visite, anche di curiosi, che la tormentavano e per farle ritrovare tranquillità spirituale. Nel 1948 Lucia vestì l’abito carmelitano e nel 1949 compì la professione religiosa, assumendo il nome di suor Maria Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato. Nel 1952 Pio XII consacrò a Maria specificamente i popoli della Russia, poiché suor Lucia riteneva che la prima consacrazione avesse lasciato inevasa la questione, in quanto non fatta come la Vergine voleva. Ma anche questa volta il rito non fu come la Beatissima aveva chiesto. Nel 1957 il Vescovo di Leiria inviò a Roma il testo del Terzo Segreto.

Suor Lucia tornò a Fatima molte volte. La prima fu il 13 maggio 1967, quando incontrò San Paolo VI. Questi, nel 1964, rinnovò la consacrazione dell’umanità al Cuore Immacolato della Beata Vergine. Lucia poi tornò a Fatima nel 1981, per dirigere nel Carmelo un lavoro di pittura sulle apparizioni di Fatima. Vi ritornò ancora il 13 maggio 1982, quando incontrò per la prima volta san Giovanni Paolo II, che era scampato ad un attentato sovietico perpetrato contro di lui il 13 maggio 1981, giorno dedicato liturgicamente alla Madonna di Fatima. Questo Papa il 24 marzo 1984, in comunione spirituale con tutti i Vescovi del mondo, consacrò solennemente l’intera umanità alla Madonna, esattamente come aveva chiesto la Vergine. Di lì a poco, nel 1985, andò al potere Mikhail Gorbacev (1931-), l’arsenale sovietico fu messo misteriosamente fuori uso (Severomorsk, 1986) e iniziarono le riforme della perestrojka e della glasnost.

Lucia ancora tornò a Fatima il 13 maggio 1991, quando il Papa vi si recò una seconda volta, nel decimo anniversario dell’attentato che aveva subito e dal quale era stato salvato grazie alla protezione della Madonna. Lucia ancora tornò a Fatima il 13 maggio 2000, per la cerimonia per la Beatificazione di Francesco e Giacinta officiata sempre dal Pontefice. In seguito alla Beatificazione dei cugini, fu reso pubblico il Terzo Segreto, accompagnato dal commento teologico curato dall’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinal Joseph Ratzinger. Suor Lucia morì a novantotto anni il 13 febbraio 2005.

Dalla penna di suor Lucia sono uscite le Memorie, in due volumi. Le prime quattro (1935, 1937, 1941) vertono su tutto il Ciclo di Fatima e sui suoi protagonisti, comprese le eroiche morti dei cugini. Sono state scritte per ordine dei superiori. Raccolte nel primo volume, hanno in tre appendici i racconti delle Apparizioni di Pontevedra e Tuy e del Terzo Segreto. La prima appendice è del 1927, la seconda è stata ricopiata dagli originali della veggente e la terza è la summenzionata Lettera del 1944, con alcuni allegati redatti dai Curatori dell’edizione. Le ultime due memorie, sul padre e la madre della veggente, scritte da lei a Coimbra, sono edite nel secondo volume. Le sue doti stilistiche sono chiarezza e precisione di concetti; sentimenti delicati e profondi; ricca immaginazione; buon senso artistico che conferisce eleganza e grazia alla narrazione; ironia delicata che non ferisce mai nessuno.

La Serva di Dio ha scritto anche numerose Lettere.

SANTA TERESA DI CALCUTTA

Agnese Gonxhe Bojaxhiu nacque nel 1910 a Skopje in Macedonia, all’epoca parte della Serbia, da una famiglia cristiana albanese. Nel 1928 Agnese avvertì la chiamata alla vita religiosa, cosa che in seguito attribuirà ad una grazia della Vergine. Entrò dunque a Dublino dalle Suore di Nostra Signora di Loreto. Meditando gli Esercizi di Sant’Ignazio Gonxha maturò di aiutare tutti gli uomini. La Superiora la mandò quindi in India, a Darjeeling, ai piedi dell'Himalaya, dove, nel 1929, iniziò il suo noviziato. Insegnò seguendo le bambine povere del posto e portò avanti i suoi studi per diventare professoressa. Nel 1931 emise i voti e assunse da quel momento il nome di Suor Teresa, in onore di Santa Teresa di Lisieux. Nel 1935 venne mandata a terminare gli studi presso l'Istituto di Calcutta. Qui si confronta con l’estrema, mostruosa e inumana miseria in cui vive e muore la maggioranza della popolazione. Il 10 settembre 1946, mentre sta pregando, Suor Teresa percepì distintamente un invito di Dio a lasciare il convento di Loreto per consacrarsi al servizio dei poveri, a condividere le loro sofferenze vivendo in mezzo a loro. Si confidò con la Superiora, che la fece aspettare, per mettere alla prova la sua ubbidienza. Nel 1947 il Venerabile Pio XII la autorizzò a vivere fuori della clausura per la sua nuova vita di carità. Dal 1949 numerose giovani andarono a condividere la vita di Madre Teresa. Nel 1950 Pio XII autorizzò ufficialmente la Congregazione delle Missionarie della Carità. Nel 1952 Suor Teresa chiese all'amministrazione comunale un locale per gli agonizzanti abbandonati e le fu concessa una casa che serviva un tempo da asilo ai pellegrini del tempio indù di Kalì la nera ed allora era utilizzata da vagabondi e trafficanti. Nel 1956 Madre Teresa creò il Centro di speranza e di vita per accogliervi i bambini abbandonati.

Negli anni 60, l'opera di Madre Teresa si estese a quasi tutte le diocesi dell'India. Nel 1965 si propagò nel Venezuela. Nel 1967 l'opera di Madre Teresa si arricchì di un ramo maschile, la Congregazione dei Frati Missionari. Nel 1968 San Paolo VI chiese a Madre Teresa di aprire una casa a Roma. Nel 1969 nacque la Fraternità dei collaboratori laici delle Missionarie della Carità Nello stesso tempo, le Suore iniziarono ad operare nel Bangladesh, devastato da un'orribile guerra civile.

Nel 1979 le venne assegnato il Premio Nobel per la Pace. Negli anni Ottanta l'Ordine fondò, in media, quindici nuove case all'anno. A partire dal 1986, si insediò nei paesi comunisti, fino allora vietati ai missionari, come l'Etiopia, lo Yemen Meridionale, l'URSS, l'Albania, la Cina. La Santa, impegnatissima contro l’aborto e per il dialogo interreligioso, godette la stima e l’amicizia di San Giovanni Paolo II.

Chiestole da più parti da dove venisse la sua straordinaria forza morale, Madre Teresa ha spiegato: "Il mio segreto è infinitamente semplice. Prego. Attraverso la preghiera, divento una cosa sola nell'amore con Cristo. PregarLo, è amarLo". Inoltre, Madre Teresa ha anche spiegato come l'amore sia indissolubilmente unito alla gioia: "La gioia è preghiera, perché loda Dio: l'uomo è creato per lodare. La gioia è la speranza di una felicità eterna. La gioia è una rete d'amore per catturare le anime. La vera santità consiste nel fare la volontà di Dio con il sorriso". Madre Teresa non si considerò una suora di vita attiva. Di sé e della altre Missionarie della Carità diceva: "siamo delle contemplative che vivono in mezzo al mondo. [...] La nostra vita deve essere una preghiera continua.” In quest'ottica, il servizio a favore dei poveri era visto come una naturale conseguenza della preghiera e del dialogo con Dio. Questa sua spiritualità aveva tratti di ispirazione francescana ed era sintetizzata da Madre Teresa con l'immagine della "piccola matita nelle mani di Dio".

Madre Teresa ha anche provato l'esperienza dell'aridità e della sofferenza spirituale fino all'incredulità, come emerso dalla pubblicazione postuma delle sue lettere. Questo stato, accompagnò la seconda metà della sua vita.

Dopo varie degenze in ospedale, Madre Teresa si spense a Calcutta, il 5 settembre 1997.

La Santa fu una scrittrice prolifica. Tra le sue opere citiamo: I fioretti di Madre Teresa di Calcutta. messaggi raccolti da José Luis Gonzáles-Balado, Sorridere a Dio. Esperienze, preghiere, spunti di riflessione, Tu mi porti l'amore, La gioia di darsi agli altri, Una speranza per la Chiesa. Tre conversazioni, Una via all'amore. Meditazioni, Missione d'amore, Maria, madre delle riconciliazioni (con frère Roger di Taizé) Con la parola e con l'esempio. Meditazioni spirituali, Saremo giudicati sull'amore. La vocazione cristiana, Via crucis (con frère Roger di Taizé), La mia vita,...Anche quando costa.... Conversazioni spirituali della Madre alle sue suore, Parole bianche di madre Teresa del mondo con 12 sue poesie-preghiere e pensieri di Kahlil Gibran, La preghiera. Freschezza di una sorgente (con frère Roger di Taizé), Con tanto amore. Pensieri, Preghiamo con Madre Teresa. Preghiere-riflessioni, Quel che Dio può fare. Meditazioni, Il cammino semplice, La mia regola, Casale Monferrato, Non c'è amore più grande, Parole sante, Per amore di Gesù, Il segreto di Madre Teresa. Il diario e le lettere inedite dei colloqui con Gesù riportati alla luce dal processo di beatificazione, Alla scuola della carità. Le mie preghiere.

IL SERVO DI DIO ANASTASIO BALLESTRERO

Anastasio Alberto Ballestrero nacque a Genova nel 1913. Entrato nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, nel 1936 fu ordinato sacerdote. Fu cappellano ospedaliero a Genova. Insegnante di teologia presso lo studentato degli Scalzi a Genova, continua ad approfondire gli studi teologici e partecipa, a Parigi, al circolo dei Maritain, dove frequenta personaggi di grande statura umana e culturale come Bergson, Bernanos, Van der Meer, Garrigou-Lagrange. Generale dei Carmelitani dal 1955 al 1967, partecipò al Concilio Vaticano II stringendo amicizia con De Lubac e Wojtyła. Nel 1974 divenne Arcivescovo di Bari. Nel 1975 predicò gli Esercizi Spirituali alla Curia Romana. Nel 1977 divenne Arcivescovo di Torino e nel 1979 fu creato Cardinale da San Giovanni Paolo II. Dal 1979 al 1985 fu Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Le sue lettere pastorali e i due convegni ecclesiali diocesani che si tennero durante il suo episcopato (Evangelizzazione e promozione umana e Sulle strade della riconciliazione) ebbero una notevole influenza sulla Chiesa torinese. Nel 1989 lasciò l’incarico per raggiunti limiti di età. Morì a Bocca di Magra tra i Carmelitani.

La sua parola era pacata, vibrante di fede, capace di allargare gli orizzonti; penetrava nel più profondo dell’anima, non lasciava indifferenti e rincuorava. Il suo parlare era intriso di Parola rivelata, memoria dell’esperienza di S. Teresa di Gesù e S. Giovanni della Croce. La spiritualità carmelitana caratterizzò la sua persona, il suo pensiero, la stessa azione pastorale: l’attitudine contemplativa, il fiducioso abbandono a Dio, il primato della Parola, lo zelo missionario, l’ascesi, la capacità di ascoltare, valutare persone ed eventi in maniera sapienziale, curando i rapporti interpersonali.

Scrisse, tra le altre cose: Vivere in ossequio di Gesù. La regola del Carmelo, Beati quelli che ascoltano, Silenzio e stupore. Brevi riflessioni spirituali, La consacrazione, Alla fonte del Carmelo. Commento alla regola «Primitiva» dell'Ordine della Beata Vergine Maria del monte Carmelo, Meditazione sulla pazienza, Amati da Dio, Prima le radici.

LA VENERABILE MARIA SANTINA SCRIBANO

Emanuela Giovanna Scribano nacque a Ragusa nel 1917 e nel 1938 divenne postulante tra le Suore del Sacro Cuore della città. Nel 1941 fece la professione religiosa temporanea e nel 1947 emise i voti perpetui, assumendo il nome di suor Santina di Gesù. Sin dal noviziato offrì la sua vita a Dio per la santificazione dei sacerdoti e intanto prestò servizio agli ammalati fra le corsie degli ospedali. La comparsa, nel 1946, di un ascesso perianale, aggravatosi nel 1951 come aracnoidite spirale con paralisi progressiva, interruppe il suo servizio, immobilizzandola su di una carrozzella nel 1962. Tuttavia nulla fermò la sua vita interiore: ebbe l’Unione trasformante, la Trasformazione nella Beata Vergine Maria e numerose visioni e locuzioni. Il Signore la scelse per diffondere nel mondo la devozione a Gesù Sacerdote Misericordia Infinita. Perciò le ispirò la fondazione dell’Opera Sacerdotale Bethania, che oggi comprende il Villaggio Bethania, il Santuario intitolato a Gesù Sacerdote Misericordia Infinita e un centro per Esercizi spirituali. Nel complesso operano dal 1973 le Suore Ausiliarie di Gesù Sacerdote Misericordia Infinita, che si considerano figlie spirituali di suor Santina. La Venerabile trascorse gli ultimi anni di vita nella Casa madre del suo Istituto a Ragusa, confortando con grande forza e gioia i sacerdoti e i fedeli che andavano a trovarla. Morì il 12 maggio 1968, dopo sei anni di sofferenze. Scrisse un’Autobiografia e dei Diari Spirituali.

LA SERVA DI DIO RITA MONTELLA

Cristina Montella nacque a Cercola nel 1920, penultima di nove figli. I genitori erano molto poveri e la piccola andò a vivere da una zia. Cristina a due anni cominciò a vedere San Gerardo Maiella (1726-1755), del quale aveva un quadro in casa. Il Santo le profetizzò la vocazione monastica. Tornata a vivere in famiglia, fece sempre più spesso aspre penitenze. A sei anni iniziò a portare il cilicio. Nella notte fra il 25 ed il 26 agosto 1934, mentre era rapita in preghiera, a Rita apparve Padre Pio. Sebbene non si fossero mai visti tra loro nacque una frequentazione spirituale assidua in bilocazione. Ne condivise la missione. Per esempio con lui in bilocazione andò nel 1949 dal Primate d’Ungheria, Jòzsef Mindszenty (1892-1975) incarcerato dal regime comunista. Rita ricevette le Stigmate il 14 settembre 1935, che però poi divennero invisibili per il resto della vita. Entrò nel monastero delle agostiniane di Santa Croce sull’Arno (Pisa) nel 1940 e prese il nome di Rita dello Spirito Santo. Duramente perseguitata come una mistificatrice visionaria, isolata e segregata, la Serva di Dio seguitò a vivere la Passione di Cristo, a recitare il Rosario con Padre Pio, alla presenza di Gesù e di Maria Vergine, con lo scopo preciso di salvare anime. Il 13 maggio 1981 si recò in Piazza San Pietro in bilocazione per deviare la mano sacrilega di Alì Agca che stava sparando a San Giovanni Paolo II. Nel corso degli anni Ottanta la sua salute peggiorò. Spirò il 26 novembre 1992. Scrisse un diario spirituale in diversi Quaderni.

LA SERVA DI DIO CHIARA LUBICH

Silvia Chiara Lubich nacque a Trento nel 1920. La sua famiglia – madre cattolica, padre socialista e quattro figli- si impoverì per la crisi del 1929. La Serva di Dio si mantenne agli studi lavorando e insegnò nelle elementari dal 1938 al 1943, mentre studiava filosofia a Ca’ Foscari a Venezia. Interrotti gli studi per la guerra, il 7 dicembre 1943 si consacrò a Dio coi voti privati, iniziando l’Opera di Maria, meglio nota come Movimento dei Focolari, nel quale attrasse subito alcune amiche. Dopo il bombardamento di Trento, per il quale perse la casa e dopo il quale si diede a consolare la disperazione di una donna impazzita, decise di fare suo il dolore dell’umanità (1944). Nel 1948 conobbe il deputato e Servo di Dio Igino Giordani (1894-1980), che entrò nel movimento da sposato. Nel 1949 ebbe intuizioni interiori sul perfezionamento dell’Opera di Maria. Nel 1956, in reazione alla Rivoluzione Ungherese, fondò i Volontari laici dell’Opera. Una prima approvazione venne da San Giovanni XXIII nel 1962. Nel 1964 nacque la prima Cittadella del Movimento a Loppiano e altre ne seguirono. Nel 1966 fondò il Movimento Gen per i giovani. Nel 1985 San Giovanni Paolo II concesse all’Opera il privilegio di essere presieduto sempre da una donna. Nel 1990 lo stesso Papa approvò definitivamente il Movimento dei Focolari. Nel 1991 visitò il Brasile e, colpita dalla miseria delle favelas, propose l'Economia di Comunione, prospettando una nuova teoria e prassi economica basata anche su una diversa distribuzione degli utili e aggregando in breve tempo un migliaio di aziende. In tal modo orientava l'economia al Vangelo e concretizzava, il suo "Metodo della scomposizione dei parametri”. Dal 1997 al 1998 si dedicò al dialogo interreligioso viaggiando in Thailandia, USA e Argentina. Nel 2006 si ammalò una prima volta e nel 2008, esaurite le possibilità di cura dopo una ricaduta, confortata dalla vicinanza spirituale di Benedetto XVI e da quella fisica di Bartolomeo I ([1940] 1991-), dimessasi dall’ospedale, morì il 13 marzo 2008.

Di Chiara, scrittrice eccezionalmente prolifica, i cui soli titoli italiani sono cinquantotto, a partire da 2012 si è cominciato a lavorare a un progetto sistematico di pubblicazione, una classificazione per “generi letterari”, a loro volta organizzati in tre blocchi: la persona (l’elemento autobiografico rinvenibile, oltre che nei diari e nelle lettere, anche nei testi mistici), la via spirituale (presente specialmente nei testi di meditazione, nelle Parole di Vita, nelle pagine dove viene sviluppato il pensiero spirituale, teologico e culturale) e l’opera (i discorsi in ambito civile ed ecclesiale, gli Statuti e i Regolamenti). Sono previsti quattordici volumi. I titoli sono: Meditazioni, Pensieri, Tutti siano uno. Punti di spiritualità, Frammenti, Fermenti di unità, Diario 1964/65, Saper perdere, Detti Gen, Rivoluzione arcobaleno, La carità come ideale, Sì, sì. No, no, Colloqui con i Gen, Parola di vita, Dove due o tre..., L'Eucaristia, Roma, Uomini al servizio di tutti, Scritti spirituali-I L'attrattiva del tempo moderno II L'essenziale di oggi III Tutti uno IV Dio è vicino, Gesù nel fratello, Essere la tua Parola/1 con cristiani di tutto il mondo, Il sì dell'uomo a Dio, Essere la tua Parola/2 con cristiani di tutto il mondo, Costruire sulla roccia, La vita, un viaggio, L'unità e Gesù Abbandonato, Incontri con l'Oriente, In cammino col Risorto, Parola che si fa vita. Commenti alla Scrittura. Con testimonianze da tutto il mondo, L'avventura dell'unità, intervista di Franca Zambonini, Cercando le cose di lassù, Una famiglia per rinnovare la società, Santi insieme, Cristo dispiegato nei secoli, Scrivere il Vangelo con la vita, con cristiani di vari paesi, Disegni di luce. Meditazioni e immagini, Perché mi hai abbandonato? Il dolore nella spiritualità dell'unità, Colloqui con i gen. Anni 1966-'69, L'amore vince. Trenta storie vere raccontate dai protagonisti, Dove la vita si accende. Dialoghi sulla famiglia, Colloqui con i gen. Anni 1970-'74, Ho un solo sposo sulla terra. Meditazione, La parabola del corpo, Il grido. Gesù crocifisso e abbandonato nella storia e nella vita del Movimento dei Focolari dalla sua nascita, nel 1943, all'alba del terzo millennio, Santità di popolo, L'economia di comunione. Storia e profezia, Colloqui con i gen. Anni 1975-2000, Ogni momento è un dono. Riflessioni sul vivere nel presente, La dottrina spirituale, Una via nuova. La spiritualità dell'unità, Una cultura nuova per una nuova società. Discorsi in occasione del conferimento di lauree honoris causa, congressi e convegni 1966-2001, Costruendo il "castello esteriore", Maria trasparenza di Dio, In unità verso il Padre, L'arte di amare, Il dialogo è vita, Essere tua Parola, Vivere. La Parola che rinnova, L'amore al fratello

La spiritualità di Chiara Lubich e del suo movimento – in cui ci sono focolarini coi voti a vita comune, focolarini sposati con la pratica dei consigli evangelici, suore focolarine di vita attiva, suore di vita contemplativa, volontari, giovani e sacerdoti - si basa sulla scoperta di Dio Amore, sulla ricerca e sul compimento del Suo volere, sul riconoscimento della presenza di Cristo in ogni persona, sulla vita di comunione basata sull’amore scambievole, sull’attenzione alle sofferenze di Cristo, sulla costruzione dell’unità ad ogni livello, sull’Eucarestia intesa come fonte di questa unità in Cristo, sull’apertura filiale a Maria.

IL SERVO DI DIO LUIGI GIUSSANI

Luigi Giussani nacque a Desio nel 1922. Studiò nel seminario diocesano di Milano e poi nella Facoltà teologica di Venegono. Si rafforzò in lui in quegli anni la convinzione che il vertice di ogni genio umano è profezia, anche inconsapevole, di Cristo. Imparò che senso estetico ed etico provengono insieme da una retta ontologia e che un vivo senso estetico ne è il primo segno. L'osservanza della disciplina nella vita in seminario si coniugò con la forza di temperamento, con la vivacità e con l’acume.

Ordinato sacerdote nel 1945, don Giussani si dedicò all'insegnamento presso lo stesso seminario di Venegono. In quegli anni si specializzò nello studio della teologia orientale, della teologia protestante americana e nell'approfondimento della motivazione razionale dell'adesione alla fede e alla Chiesa. A metà degli anni Cinquanta lasciò l'insegnamento in seminario per quello nelle scuole medie superiori. Dal 1954 al 1964 insegnò al Liceo classico «Berchet» di Milano. Iniziò a svolgere un'attività di studio e di pubblicistica sul problema educativo. Nel 1953 entrò nella Consulta della Gioventù Studentesca dell’Azione Cattolica di Milano. Nel 1954 si addottorò in teologia. Nel 1955 diventò assistente spirituale di Gioventù Studentesca. Nel 1956 si stabilì a Milano. Accantonata ogni prospettiva di carriera accademica, si dedicò alla formazione degli studenti, bisognosi di punti di riferimento e di modelli a cui ispirarsi. Dette inizio negli anni Sessanta alla sua attività evangelizzatrice presentando le verità della fede con un dialogo aperto ed incessante, con docilità al magistero della Chiesa e con una esemplare testimonianza di vita.

Alla guida di GS, la rinnovò concependola come una comunità cristiana presente nella scuola. Nel 1960 e nel 1961 compì due viaggi in Brasile, per preparare la partenza di missionari laici di GS. Dal 1964 al 1990 insegnò teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 1964 iniziò a radunare attorno a sè i Memores Domini, laici che compiono una scelta di dedizione a Dio nella verginità. Tuttavia la diffusione di GS provocò incomprensioni e difficoltà. Nel 1965 lasciò la guida di GS, nella quale cominciavano a manifestarsi i segni della crisi sessantottina. Nel 1968, durante una serie di raduni con alcuni Memores Domini, sacerdoti e adulti rimasti legati a lui, Giussani pose le basi di quello che sarà il movimento di Comunione e Liberazione. Nel 1969 comparve per la prima volta il nome “Comunione e Liberazione”, in un manifesto scritto da alcuni studenti dell’Università degli Studi di Milano.

Nel 1971 aiutò la fondazione del monastero benedettino della Cascinazza e conobbe Hans Urs von Balthasar, che gli presentò Joseph Ratzinger. Nel 1973 incontrò in Polonia l’arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyła. Nel 1974, su richiesta della Segreteria della CEI, impegnò CL nella campagna referendaria contro il divorzio. Nella domenica delle Palme del 1975 partecipa insieme a CL all’incontro promosso da Paolo VI, dal quale si sente dire, in un colloquio privato al termine della celebrazione liturgica in piazza San Pietro: “Coraggio, questa è la strada giusta. Vada avanti così”. In una serie di raduni durante il 1976, Don Giussani ricordò la vocazione di CL: “Un Avvenimento da creare, non un’organizzazione da pensare”. Nacque così l’Equipe degli studenti universitari di CL, che furono punto di riferimento per tutta la vita di Comunione e Liberazione per vent’anni (CLU). A questa équipe si affiancarono poi quella degli insegnanti e studenti (CLE) e dei lavoratori (CLL). Nel 1979 Giussani venne ricevuto in udienza da Giovanni Paolo II e per alcuni anni gli fece sempre visita ogni mese con gruppi di giovani.

Nel 1981, su sollecitazione della Conferenza Episcopale Italiana, impegnò il movimento nella campagna referendaria contro l’aborto. Nello stesso anno, insieme ad altri, organizzò a Roma il primo convegno internazionale dei movimenti ecclesiali. Nel 1982, il Pontificio Consiglio per i Laici riconobbe ufficialmente la Fraternità di Comunione e Liberazione, con don Giussani presidente a vita. Nello stesso anno fu presente al Meeting per l’amicizia fra i popoli - la manifestazione culturale a carattere internazionale che si svolge ogni anno a Rimini alla fine di agosto - in occasione della visita del Papa. Giussani intervenne al Meeting anche nel 1983 e nel 1985. Don Giussani venne creato Monsignore da Giovanni Paolo II nel 1983 con il titolo di Prelato d'onore di Sua Santità. Nel 1987 partecipò al Sinodo dei Vescovi sui laici come membro di nomina pontificia. In quell’anno il sindaco di Nagoya, in Giappone, lo invitò a tenere una conferenza. In quella occasione incontra uno dei leader del buddismo giapponese, il professore Shodo Habukawa, con il quale strinse amicizia. Nel 1988 la Santa Sede riconobbe ai Memores Domini la personalità giuridica. Nel 1991 si operò di cancro e si ammalò di Parkinson. Nel 1994 venne nominato consultore della Congregazione per il Clero. Nel 1995 gli venne assegnato il Premio Internazionale Cultura Cattolica. Nel 1997 uno dei suoi libri è presentato alle Nazioni Unite alla presenza di rappresentanti di altre confessioni religiose. Nel 1998 subisce un secondo intervento per il cancro.

Nel 2002, in occasione del ventesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione, Giovanni Paolo II scrisse a don Giussani una lunga lettera autografa. Un’altra gli arrivò per i suoi ottanta anni. Nel 2003 don Giussani ricevette anche il Premio Macchi, tributato dall'Associazione Genitori Scuole Cattoliche a chi si distingue nel campo dell'educazione. Nel 2005 la sua situazione clinica peggiorò e il Papa gli scrisse una nuova lettera di conforto. Il 22 febbraio 2005 Luigi Giussani morì.

Difensore della ragione dell'uomo, don Giussani è stato un profondo conoscitore della letteratura, della musica e un convinto valorizzatore dell'arte come strada che conduce al Mistero. Cristo e la Chiesa. Fu un grande maestro di umanità e come il difensore della religiosità che è inscritta nel cuore di ogni essere vivente.

Scrisse, tra le altre cose: Risposte cristiane ai problemi dei giovani, Il senso religioso, Gioventà Studentesca. Riflessioni su di una esperienza, Tracce di esperienza cristiana, appunti di metodo cristiano, Teologia protestante americana: profilo storico, Reinhold Niebuhr, Il rischio educativo, Il senso religioso: volume primo del PerCorso, L’avvenimento cristiano: uomo Chiesa mondo, All’origine della pretesa cristiana: volume secondo del PerCorso, Perché la Chiesa: volume terzo del PerCorso, Si può vivere così? Uno strano approccio all’esistenza cristiana, Generare tracce nella storia del mondo: nuove tracce di esperienza cristiana. Fu anche giornalista pubblicista per TV e stampa e direttore di collane.

La spiritualità di Don Giussani è quella di CL, oramai diffusa in tutta Italia ma anche in Europa, America e Africa. Lo scopo è di educare ad una fede cristiana consapevole che dia testimonianza in ogni ambito. I settori operativi sono quello caritativo, quello educativo, quello artistico, culturale e ricreativo, quello missionario e quello socio-politico. Per Giussani, come dicevamo, il Cristianesimo non è una dottrina ma una Persona, Cristo, da incontrare. Egli avviene nella nostra storia e ci libera. Questo incontro, progressivo, accade attraverso la preghiera e i Sacramenti, nella fede e nella carità, e corrisponde al bisogno autentico di ognuno. La rigenerazione così operata mette l’uomo in una nuova relazione con la Santissima Trinità, con sé e con gli altri. Poiché Gesù ha voluto che la liberazione dell’uomo avvenga tramite la Chiesa, CL vive intensamente la vita di comunità al suo interno e con la Chiesa stessa. Un posto particolare ha nella devozione di CL la Beata Vergine Maria.

IL SERVO DI DIO ANTONIO BELLO

Antonio Bello nacque nel 1935 ad Alessano. Prete nel 1957, si laureò in teologia alla Lateranense nel 1965. Vice rettore del Seminario di Ugento, dal 1969 fu assistente diocesano dell’Azione Cattolica e nel 1978 iniziò il ministero parrocchiale. Nel 1982 divenne Vescovo di Molfetta. Nel 1985 divenne Presidente di Pax Christi. Si oppose energicamente alla II Guerra del Golfo. Nel 1992 andò in pellegrinaggio a piedi a Sarajevo assediata dai Serbi. Fu terziario francescano. Morì nel 1993 a Molfetta.

Forbito e poetico scrittore, univa il magistero evangelico con il servizio di persona alle famiglie di sfrattati che aveva accolto nella propria abitazione. Ci ha lasciato pagine squisite soprattutto nelle sue opere di devozione mariane. Scrisse, tra le altre cose: Preghiere col grembiule, Maria donna dei nostri giorni, La bisaccia del pellegrino, il Vangelo del coraggio, La Chiesa del grembiule, La Parrocchia, Misericordia servizio missione, Quella notte ad Efeso, Icona della Trinità, Parole d’amore, La carezza di Dio, Senza misura, La coscienza e il potere, Partire dal futuro, Preghiere a Maria, Il Rosario, Mondo.

AUTORI E PRINCIPI SPIRITUALI DEI MOVIMENTI ECCLESIALI

L’Opera di Schönstatt è stata fondata a Coblenza dal Servo di Dio Joseph Kentenich (1885-1968) nel 1914. I suoi membri sono alleati d’amore della Vergine Maria. Hanno un Centro di devozione mariana, una Unione e una Lega apostolica, quattro Istituti Secolari – due maschili e due femminili, una fraternità sacerdotale e un’Opera delle Famiglie. Duttile nelle realizzazioni, il Fondatore voleva che, sulle orme della Vergine, i suoi seguaci salvassero in questo mondo l’immagine di Dio, di Cristo, dell’uomo e della Chiesa. L’Opera è diffusa in tutto il mondo.

I Legionari di Cristo, fondati nel 1941, hanno una spiritualità imperniata nella contemplazione e nella sequela di Cristo che, nel Vangelo, annuncia e realizza il Regno di Dio. Sono stati rinnovati da papa Benedetto XVI e da Papa Francesco a causa degli scandali privati scoperti nella vita del fondatore. Recentemente, Papa Francesco ha ribadito la validità dei principi spirituali del movimento.

Il Movimento Pro Sanctitate è stato fondato a Roma nel 1947 dal Servo di Dio Guglielmo Giaquinta (1914-1994). Diffuso in tre continenti, vuole far capire che la vocazione cristiana è quella alla santità. L’Istituto Secolare delle Oblate Apostoliche è la forza trainante del Movimento, che nutre una profonda devozione all’Immacolata.

I Cursillos di Cristianità sono stati fondati da Juan Hervàs y Benet (1905-1982) e da altri militanti di Azione Cattolica nel 1949. Diffusi in cinquanta nazioni, i CdC sono gruppi misti di laici e cattolici che animano cristianamente le realtà dove vivono e così evangelizzano. Essi operano su quattro fronti: pastorale, teologico, apostolico e metodologico. Se i primi tre li definiscono nei loro fini, il quarto ne espone il sistema operativo: nel Precursillo verificano le condizioni ambientali e selezionano i candidati, nel Cursillo tengono un corso di formazione cristiana e nel Postcursillo forniscono strumenti di rinnovamento agli aderenti mediante riunioni settimanali e la pratica della vita ecclesiale nella cosiddetta Ultreya, basata a sua volta sulla frequenza ai Sacramenti e l’ascolto della Parola. Una presenza particolare tra i CdC è quella materna di Maria.

Il Movimento Oasi è stato fondato nel 1950 da Padre Virginio Rotondi (1912-1990) ed è presente in trentacinque nazioni. Costituito da Gruppi di Servizio, Animatori e dall’Istituto Secolare Ancilla Domini, il Movimento promuove la formazione di ogni vocazione della vita cristiana, partendo dal presupposto dell’opzione fondamentale per Cristo e della vita concepita come servizio per amore. Esso si ispira al Fiat della Vergine Maria.

La Comunità dei Figli di Dio, fondata da Don Divo Barsotti (1914-2006) nel 1954, presente in Italia e all'estero, è costituita da sacerdoti e laici che, in famiglia o in piccole case di vita comune, vivono in unione con Dio una presenza cristiana nel mondo. La Comunità è una famiglia religiosa che vuole offrire la possibilità di vivere come veri figli della Chiesa e di realizzare l'universalità della sua missione. Vuole cioè realizzare l'unità fra tutti gli uomini, non escludendo nessuno, ma accettando tutte le anime di buona volontà senza fare difficoltà di condizione, di età, di stato di vita.

La Comunità Neocatecumenali sono state fondate da Kiko Argüello (1939-) nel 1964 a Madrid, col concorso di altri laici. Diffuso in settanta paesi e anche nella Chiesa Anglicana, il movimento è un cammino di fede e conversione, sotto l’egida dei pastori e al servizio dell’evangelizzazione e della catechesi degli adulti, già credenti o allontanatisi dalla Fede. Il cammino prevede sei tappe: l’annuncio del kérygma, precatecumenato, passaggio al catecumenato, catecumenato, elezione come impegno radicale per vivere la propria vocazione cristiana, rinnovazione delle promesse battesimali. L’annuncio dell’evento Gesù e la realtà di quello della Chiesa sono i confini dell’orizzonte teologico delle CNC, nella cui spiritualità la Vergine Maria ha un ruolo chiave.

Il Rinnovamento nello Spirito Santo è il ramo cattolico del Pentecostalismo, nato a Pittsburgh, presso l’Università di Duquesne, durante un ritiro di professori e studenti nel 1967. I membri di queste Comunità sparse ovunque nel mondo hanno consapevolezza del ruolo dello Spirito Santo nella vita cristiana e mediante l’imposizione delle mani vogliono ravvivare, in soggetti preparati e non sacramentalmente, la presenza latente delle grazie del Paraclito. In alcuni casi appaiono anche carismi straordinari. Uniti così maggiormente a Cristo, i membri del Rinnovamento, caratterizzati da particolari riunioni di preghiera, si avvicinano più profondamente al Padre. Essi considerano la Vergine Maria il modello del carismatico.

Le Comunità di Vita Cristiana sorsero nel 1968 mediante la riorganizzazione delle congregazioni mariane legate alla Compagnia di Gesù. Vogliono liberare l’uomo dalla schiavitù interiore ed esteriore. Federazione diffusa in tutto il mondo, le Comunità ritornano agli esercizi ignaziani, sottolineano la propria laicità a livello di vocazione preminente, hanno un programma di formazione a tappe, sono autentiche nella coesione dei loro gruppi in tutto il raggio della loro azione e presentano la Beata Vergine come modello a cui essere sempre uniti.

Il Sodalitium Christianae Vitae nacque nel 1971 per opera di alcuni giovani del Perù ispiratisi al Servo di Dio Joseph Chaminade (†1850). Essi volevano mettersi alla sequela di Cristo sull’esempio della Vergine Maria. Desiderosi di nutrire per Lei gli stessi sentimenti che aveva Gesù, i membri del Sodalizio vogliono una spiritualità trasparente e contemplativa che non rifugga dall’impegno per il prossimo. Anche il Sodalitium ha avuto un processo di rinnovamento causato dalla scoperta di alcuni presunti scandali nella vita di uno dei fondatori, ma i principi spirituali del movimento sono ancora validi.

Il Movimento Chiesa Mondo è nato nel 1975 dalla fusione di tre comunità formate spiritualmente dal 1968 da don Antonio Fallico (1938-) a Catania e si è dato come scopo la diffusione delle Comunità Ecclesiali di Base in Italia. Animazione vocazionale, promozione umana e cristiana, un percorso in tre tappe di formazione (Vieni Seguimi Vai) sono le caratteristiche di una realtà di comunione e di servizio ispirata al Concilio Vaticano II, il cui modello è la Vergine Maria.

Sono altresì degni di nota i movimenti di spiritualità e apostolato familiare, come le Domus Christianae, parte della Pro Civitate Christiana, fondata nel 1939 da Don Giovanni Rossi (1887-1975); l’Équipe Notre Dame del Servo di Dio P. Henry Caffarel (1903-1996) nate nello stesso anno; il Movimiento Familiar Cristiano dei coniugi Llorente e di p. Pedro Richards (1911-2013) del 1948; i Gruppi di Spiritualità Familiare voluti nel 1961 da Carlo Colombo (1909-1991), di cui abbiamo parlato come teologo della Scuola Romana; il Retiro para Casais di p. Mario Zuchetto (1918-2008) del 1971.

Una nota finale meritano i Movimenti Missionari Giovanili: la Lega Missionaria Studenti del 1927; il Servizio Missionario Giovanile del 1964; il Movimento Mani Tese fondato dal PIME di Milano nel 1966; l’Operazione Mato Grosso di don Ugo de Censi (1924-2018) del medesimo anno.

MOVIMENTI SPIRITUALI INTERNI ALLA CHIESA E LORO AUTORI

Il Movimento Liturgico fu senz’altro il primo di questi di cui dobbiamo parlare. Esso spinse la Chiesa a vivere di liturgia. Prima della Riforma di Pio X l’Abbazia benedettina di Maresdous in Belgio, fondata nel 1863, pubblicò un Messale per i fedeli nel 1882. Anselm Schott (1845-1896), monaco benedettino, ne pubblicò un altro per i tedeschi, durante il Kulturkampf, nel 1884. Dopo la Riforma di Papa Sarto, ispirandosi alle sue idee, Lambert Beauduin (†1960) si impegnò per diffondere nel popolo il Messale come libro di preghiera.

In Germania il movimento uscì dalla cerchia accademica grazie a cinque nomi. Il primo è quello a noi già noto di Romano Guardini. Il secondo è quello di Ludwig Wolker (1871-1955), che pubblicò la guida liturgica “La preghiera della Chiesa” nel 1928 . Il terzo è quello di Joseph Kramp (1886-1940), che scrisse la Missa, nel 1924, per guidare i fedeli alla partecipazione corale ed alta voce alle preghiere della Celebrazione eucaristica. La cosa ovviamente si prestò ad alcune comprensibili critiche. Il quarto nome fu quello di Pius Parsch (1884-1954), che animò coi suoi libri l’Apostolato liturgico-popolare, volto a creare una devozione basata sulla Bibbia. Il quinto nome è quello del grande studioso Josef Andreas Jungmann (1889-1975), che approfondì il tema liturgico in chiave storica e scientifica. Il movimento, che avrebbe potuto subire una battuta d’arresto a causa dei sospetti della Conferenza Episcopale Tedesca, in realtà continuò a vivere assieme ad altri suoi gemelli in altri Paesi grazie alla comprensione di Pio XII, che come abbiamo visto fu un riformatore liturgico. In Italia il Papa trovò un interprete intelligente nel Cardinal Giacomo Lercaro (1891-1976), autore di A Messa, figlioli !, Direttorio Liturgico per la partecipazione alla Santa Messa letta, del 1955, diffuso in ciclostile anche nella Jugoslavia comunista. Vanno in ogni caso segnalati l’Istituto Liturgico di Treviri, il Centro di Pastorale Liturgica di Parigi e il Centro di Azione Liturgica italiano. Il grosso di tutto questo fermento internazionale sfociò nella Riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Accanto al Movimento Liturgico, è degno di nota quello Biblico, che fonda il culto cristocentrico della Chiesa direttamente sulla Scrittura. Assai rilevante è la nuova devozione eucaristica, ad un certo punto collegatasi ai Congressi Eucaristici, nazionali e mondiali. A questa devozione si collega quella al Sacro Cuore di Gesù, inculcata, come la precedente, dai Papi (da Pio IX a Pio XII) e dai Santi dell’epoca.

Gemella di questa devozione è quella del movimento mariano moderno, partito nell’Ottocento e il cui apice si toccò sotto Pio XII ma che pure con Giovanni Paolo II ebbe uno sviluppo notevole. Esso annovera al suo interno praticamente tutti i grandi Santi e i Papi della contemporaneità. Tale devozione fu favorita dalle numerose apparizioni mariane dell’Ottocento e del Novecento, con la diffusione dei relativi messaggi, alcuni dei quali legati alla profezia e all’apocalittica, e dei quali quello di Fatima è il maggiore.

Non mancò nel Novecento l’apporto della vita religiosa alla crescita della tradizione spirituale cattolica. I moti di rinnovamento interni agli ordini più antichi furono assecondati e coordinati dalla Santa Sede, specie se riguardanti gli Ordini femminili. In tal senso Pio XII fu assai sensibile. Invece Pio XI aveva insistito molto per l’impegno pastorale di tutti i religiosi. La grande novità furono gli Istituti Secolari, incoraggiati da Papa Pacelli. La riforma degli Ordini proseguì e culminò nel Concilio Vaticano II.

Tra i fondatori è opportuno ricordare il Beato Giacomo Alberione (1884-1971), fondatore della Famiglia Paolina, composta da dieci istituzioni religiose cattoliche, tra le quali cinque congregazioni religiose -la Società San Paolo, le Figlie di San Paolo, le Pie Discepole del Divin Maestro, le Suore di Gesù Buon Pastore e l'Istituto Regina degli Apostoli per le Vocazioni- quattro istituti secolari – di Maria SS. Annunziata, di San Gabriele Arcangelo, di Gesù Sacerdote e della Santa Famiglia- ed un'associazione di Cooperatori. Egli fu anche fondatore di riviste, periodici e case editrici discografiche e cinematografiche, nelle quali impiegò i suoi figli spirituali. Fu anche prolifico scrittore. Ricordo anche il padre Stefano Maria Manelli (1933-), fondatore dei Frati Francescani dell’Immacolata, delle Suore Francescane dell’Immacolata e della Missione dell’Immacolata Mediatrice. Nonostante la dura tempesta abbattutasi su di lui e sulle sue fondazioni, Manelli rimane un grande autore spirituale di bei libri e le sue creature sono le più floride nella vita consacrata, nonostante la rigidità della Regola.

Degna di nota è ovviamente la spiritualità dell’Azione Cattolica, legata all’impegno dei laici accanto alla Gerarchia, mediante partecipazione e cooperazione. Sostenuta da Pio IX, Pio XI e Pio XII, ebbe senz’altro in Italia una delle sue manifestazioni più significative. I suoi nomi maggiori furono quelli dei fondatori i conti Giovanni Acquaderni (1838-1922) e Mario Fani (1845-1969), Giovanni Battista Paganuzzi (1848-1923), Luigi de Matteis (fondatore della FUCI, 1850-1910), il conte Giovanni Grosoli (aggregatore della stampa cattolica, 1859-1937), Filippo Meda (scrittore, giornalista e politico, 1869-1939), il già citato Giuseppe Toniolo, Achille Grandi (deputato, sindacalista, presidente dell’Assemblea Costituente Italiana e fondatore delle ACLI, 1883-1946), lo scienziato e genetista Luigi Gedda (uno dei massimi artefici della vittoria della DC alle elezioni del 1948, 1902-2000), Carlo Carretto (1910-1988), Mario Vittorio Rossi (1925-1976), Vittorio Bachelet (politico, magistrato e docente universitario, martirizzato dalle BR, 1926-1980). In Belgio l’Azione Cattolica fu fondata da Joseph Cardin (1882-1967), poi cardinale. Dal Belgio passò in Francia e poi in Germania Occidentale.

TESTIMONIANZE DELLA CHIESA DEL SILENZIO

Tra XX e XXI secolo la Chiesa è tornata nell’epoca delle catacombe. Nell’Impero Ottomano dei Giovani Turchi, nella Germania nazista, nell’URSS e nei suoi satelliti, nei Paesi comunisti di tutto il mondo ancora esistenti, negli Stati africani appena diventati indipendenti, nei Paesi islamici, in vari Stati retti da regimi dittatoriali o lacerati da scontri etnici il sangue cristiano è stato versato e ancora scorre a fiumi. Esso è seme di nuova fede. L’ottanta per cento dei perseguitati oggi nel mondo per motivi religiosi sono membra del Corpo di Cristo. Tra i milioni di martiri citiamo alcuni celeberrimi, distintisi anche per il loro insigne pensiero. Li ordiniamo in base alla loro nascita al Cielo.

Il Beato Ignazio Maloyan (1869-1915), Arcieparca di Mardin, fu ucciso dai Turchi nel corso del Genocidio armeno.

Il Servo di Dio Edouard Profittlich (1890-1942) fu Amministratore Apostolico dell’Estonia e fu incarcerato dai sovietici nelle cui prigioni morì alla vigilia dell’esecuzione.

Il Beato Tito Brandsma (1881-1942) fu un carmelitano olandese, docente di filosofia. Arrestato dalla Gestapo durante l’occupazione nazista, fu internato, torturato e ucciso a Dachau per aver protestato contro la persecuzione degli Ebrei. Fondò e diresse diverse riviste e redasse un Diario del suo processo, intitolato La mia cella.

Il Beato Bernhard Lichtenberg (1875-1943, teologo), Alois Grimm (1886-1944, pedagogista e patrologo), Max Josef Metzger (1887-1944,) Rupert Mayer (1876-1945), il Beato Karl Leisner (1915-1945) furono illustri vittime delle persecuzioni naziste anticristiane in Germania. Sacerdoti di ampia cultura, difesero la fede con le loro opere e la illustrarono con le loro ricerche.

Il Servo di Dio Vasile Aftenie (1899-1950), amministratore apostolico dell’Arcidiocesi di Alba Julia in Romania, fu arrestato nel 1948 e ucciso sotto tortura nel 1950 dai comunisti. Con lui condivisero il martirio i Servi di Dio e vescovi Valeriu Traian Frentiu (1875-1952), Ioan Balan (1884-1963), Iuliu Hossu (1885-1970) Ioan Suciu (1907-1953). Tutti loro con la parola e gli scritti testimoniarono il Vangelo.

Il Beato Joseph Thao Tien (1918-1954) fu un sacerdote del Laos martirizzato assieme ad altri trenta correligionari, in tempi diversi, dai comunisti locali.

Il Beato Alojsije Stepinac (1898-1960) fu Arcivescovo di Zagabria e Cardinale Primate di Croazia. Fu processato nel 1946 dai comunisti jugoslavi con l’accusa fasulla di connivenza cogli Ustascia e rimase in prigione fino alla morte, avvenuta per avvelenamento. Scrisse Lettere ed Omelie coraggiose in cui denunziava le malvagità dei tempi suoi.

Il Beato Teofilius Matulionis (1873-1962) fu vescovo clandestino ausiliare a Mahilëŭ e ordinario a Kaišiadorys in Lituania. Fu detenuto una prima volta dal 1923 al 1926 nei gulag sovietici, poi una seconda volta dal 1929 al 1933 e infine una terza dal 1946 al 1956. Fu avvelenato nel 1962 ed è venerato come martire.

Il Servo di Dio Josef Beran (1888-1969), fu Arcivescovo di Praga e Cardinale Primate di Cecoslovacchia dal 1946. Già internato dai nazisti, fu arrestato dai comunisti dal 1949 al 1963 e costretto a riparare a Roma nel 1965. Fu autore di coraggiose Lettere pastorali contro il regime comunista.

Il già menzionato Servo di Dio Joszef Mindszenty fu Arcivescovo di Esztergom e Cardinale Primate di Ungheria. Fu prigioniero dei comunisti dal 1948 al 1956. In quegli anni ricevette in bilocazione il conforto di San Pio da Pietrelcina e della Serva di Dio Rita Montella. Rifugiatosi nell’ambasciata USA in Ungheria, vi rimase fino al 1971, quando fu trasferito in Occidente. Nel 1973 fu sollevato dall’incarico da San Paolo VI per ragioni politiche. Morì nel 1975. Scrisse Le Memorie, Il volto della Madre Celeste, Le più dimenticate nazioni del mondo, La Madre: splendore di Dio.

Sant’Oscar Arnulfo Romero (1917-1980), Arcivescovo di San Salvador dal 1970, fu assassinato dai miliziani della dittatura militare. Scrisse un Diario e delle Omelie.

Il Venerabile Boleslavs Sloskans (1893-1981) fu Amministratore Apostolico di Mahileu in Lettonia e di Minsk in Bielorussia. Fu internato nelle carceri sovietiche dal 1927 al 1933. Rilasciato ed estradato a Roma, ritornò in patria dove fu arrestato e internato dai nazisti dal 1941 al 1945. Liberato, rimase in Germania, non essendogli possibile tornare in URSS, e morì a Bruxelles.

Il Venerabile Stefan Wyszynszky (1901-1981), fu Arcivescovo di Varsavia e Cardinale Primate di Polonia dal 1948 fino alla morte. Dal 1953 al 1956 fu detenuto dal regime comunista. Uomo di profonda fede e devozione mariana, con un senso diplomatico fine ed intelligente, seppe che il comunismo non poteva durare. Scrisse gli Appunti della prigione, Padre Nostro, Tutti voi che lavorate: lavoro e santificazione nella vita quotidiana, Il Calvario della Polonia, Un pezzo di pane: principi guida per un anno cristiano, Le azioni della fede, Lavorando vai in Paradiso, Nell’oscurità e nella morte: Lettere dalla prigionia.

Il Servo di Dio Josip Slipyj (1892-1984) fu Cardinale Arcivescovo Maggiore di Leopoli degli Ucraini dal 1939. Arrestato dai sovietici nel 1945, fu estradato a Roma nel 1963 e continuò a guidare la sua Chiesa dall’estero fino alla morte. Presiedette diversi Sinodi della sua Chiesa, pubblicò le sue ordinanze nell’Evangeliario dell’Arcivescovo Maggiore di Leopoli degli Ucraini e scrisse un Testamento spirituale.

Il Servo di Dio Joseph Chhmar Salas (1937-1977) fu Vicario Apostolico di Phnom Pehn in Cambogia. Assieme a trentaquattro compagni fu martirizzato dai Khmer rossi durante la detenzione in campo di concentramento.

Dominic Tang Ye Ming (1908-1995) fu Arcivescovo di Canton dal 1951. Venne incarcerato nel 1958 e nel 1981 estradato per ragioni di salute. Morì negli USA.

Il Cardinale Mikel Koliqi (1902-1997) fu un presbitero albanese, vicario generale della Diocesi di Scutari, che annunziò il Vangelo attraverso la stampa, le attività ricreative e l'istituzione di una compagnia filodrammatica, con cui espresse la sua naturale passione per l'arte e la musica. Imprigionato dai comunisti nel 1945, fu liberato per ragioni d’età nel 1986.

Il Servo di Dio Ignatius Gong Pin Mei (1901-2000) fu Cardinale Arcivescovo di Shangai dal 1950 e prigioniero nelle carceri comuniste cinesi dal 1955 al 1985. Difese la fede con la vita e gli scritti e morì in esilio negli USA.

Il Venerabile François Xavier Van Thuân (1928-2002) fu arcivescovo coadiutore di Saigon. Prigioniero dei comunisti dal 1975 al 1988, fu poi espulso dal Paese e riparò a Roma, dove papa San Giovanni Paolo II lo nominò Presidente della Commissione Giustizia e Pace e lo creò Cardinale. Scrisse, tra le altre cose: La strada della speranza, Testimone della speranza, Preghiere di speranza, Cinque pani e due pesci, La gioia di vivere la fede, Scoprite la gioia della speranza, Vivere le virtù, Spera in Dio, La speranza non delude, Il cammino della speranza, Pellegrini del cammino della speranza, Io ho seguito Gesù.

Raymond Maria Tchidinbo (1920-2011) fu Arcivescovo Metropolita di Conakry in Guinea dal 1962 al 1979. I comunisti lo internarono dal 1970 al 1979 in campo di concentramento, tra mille torture. Rilasciatolo, lo estradarono in Canada. Divenne membro del Pontificio Consiglio della Famiglia e morì in Francia. Scrisse: Noviziato di un vescovo: otto anni e otto mesi di prigionia sotto Seko Tourè, Mio padre e mia madre, La famiglia cristiana, L’uomo nero davanti alla Chiesa, La Signora della mia vita.

Il Servo di Dio Émile Biayenda (1927-1977) fu Cardinale Arcivescovo di Brazzaville. Fu un fine studioso della situazione sociale e politica del suo paese. Fu assassinato dai militari della Repubblica Popolare del Congo.

Pietro Salvatore Colombo (1922-1989) fu Arcivescovo di Mogadiscio dal 1947 e fu assassinato dai fondamentalisti somali.

Il Beato Pietro Claverie (1938-1996) fu Vescovo di Orano in Algeria dal 1981 e fu martirizzato dai fondamentalisti algerini.

Padre Job Chattilappilly (1932-2004), sacerdote del Kerala, fu ucciso dai fondamentalisti indù.

Paulos Faraj Rahho (1942-2008) fu Arcieparca di Mossul e fu rapito e ucciso dai fondamentalisti islamici dell’Iraq.

Luigi Padovese OFM (1947-2010) fu Vicario Apostolico in Anatolia dal 2004. Patrologo e scrittore, fu assassinato dal suo autista musulmano fondamentalista. Scrisse: La cristologia di Aurelio Clemente Prudenzio, L'originalità cristiana: il pensiero etico-sociale di alcuni vescovi norditaliani del IV secolo, I sacerdoti dei primi secoli. Testimonianze dei Padri sui ministeri ordinati, Introduzione alla teologia patristica, Guida alla Siria, I testimoni della speranza: i Padri e san Francesco, Il problema della politica nelle prime comunità cristiane, Cercatori di Dio. Sulle tracce dell'ascetismo pagano, ebraico e cristiano dei primi secoli, Lo scandalo della croce. La polemica anticristiana nei primi secoli, Piccoli dialoghi fra santi di marmo, La Chiesa che ti è affidata. La missione pastorale in un mondo che cambia, Guida alla Turchia. I luoghi di san Paolo e delle origini cristiane, La Verità nell'amore. Omelie e scritti pastorali (2004-2010).

Padre François Mourad (1964-2013), monaco siriano, fu ucciso dai miliziani fondamentalisti nel suo paese.

Jean Marie Benoit Bala (1959-2017) fu Vescovo di Bafia in Cameroun dal 2003. Fu rapito, torturato ed ucciso forse per ordine di una setta segreta.

Blaise Mada e Celestine Ngoumbango furono due sacerdoti centrafricani, rispettivamente Vicario Generale di Alindao e Parroco di Mindala, assassinati nel 2018 dai miliziani islamici salafiti, in un assalto che ha fatto quaranta vittime.


Theorèin - Gennaio 2019